Skip to main content
Erotici Racconti

Concitazione e scompiglio

By 5 Dicembre 2016Gennaio 31st, 2023No Comments

Esiste il fermento, l’inquietudine e la preoccupazione: ecco che cosa prova coscienziosamente di preciso stamattina, dopo aver sollevato le palpebre a seguito d’un sonno travagliato, pervaso pienamente di sogni angosciati e confusi, disordinati e strani, che attualmente non ricorda più se non per brevi sprazzi, sebbene qualcosa sia rimasto là dentro la mente che s’agita scuotendosi dentro cercando d’affiorare alla coscienza, mentre volge lo sguardo verso la finestra con quei vetri oscurati dai pesanti tendaggi. Lei solleva indolentemente la testa dal cuscino, mentre una mano con le dita aperte a modo di rastrello s’insinua tra i capelli, per il fatto che bada riflettendo già quanto lavoro oggi l’attenderà, dato che ieri ha dedicato ad altre faccende l’intera giornata, così vuole essere libera prima di sera per quel gioco.

‘Giochiamo?’ – le aveva proposto lui, alla fine d’una delle loro lunghe e promettenti ‘parlantine notturne’ nel corso delle quali si scambiavano pensieri, intime emozioni, reciproci e intensi stordimenti.

Lei non aveva risposto, lasciandolo perciò nell’incertezza costringendolo a partecipare al gioco con assoluto e dispotico svantaggio, infatti lei conosce il suo aspetto per il fatto che ha ricevuto alcune foto, mentre lui è interamente all’oscuro dei lineamenti di lei e d’ogni notizia che la riguardi, anche dei dati concernenti la sua età e la sua identità.

‘Dai, incontriamoci vicino al teatro stasera alle diciannove. Vediamo se sapremo riconoscerci. Vuoi giocare così?’.

Lei non aveva risposto, intrigante, malvagia e perfida com’era, perché al presente si butta nel lavoro con laboriosa sollecitudine saltando persino la colazione rimpiazzata celermente da una tazzina di caffè, saltando pure il pranzo, giacché s’accontenta di sostituire il pranzo con delle mele sgranocchiate mentre scrive digitando incessantemente alla tastiera, consultando di tanto in tanto delle carte e degli appunti posti alla rinfusa sulla scrivania accanto. Lei esclude dalla mente ogni pensiero che non sia ciò che sta scrivendo, dal momento che prende sempre più consistenza e forma progettuale, ignora tralasciando automaticamente ogni stimolo esterno che la distrarrebbe deconcentrandola dal suo compito e meccanicamente risponde alle telefonate chiudendole al tempo stesso con comunicazioni d’inusitata e di straordinaria brevità. Diventano nel frattempo le diciotto del pomeriggio quasi senza rendersene conto, perché un fulmineo dolore acuto sotto la spalla destra dovuto alla tensione muscolare causata dalla concentrazione sul lavoro la interrompe in tal modo dalle sue personali mansioni.

Adesso è pronta, s’alza massaggiandosi leggermente la spalla, esegue qualche esercizio di rilassamento e si dirige verso il bagno preparandosi per uscire. La mente è di nuovo in fermento, in palese subbuglio, l’uomo sta camminando spedito in piazza attraversandola di lato, lui è alto, i capelli sono spruzzati di grigio, ha un aspetto distinto sebbene vesta un paio di calzoni di velluto a righe e una giacca sportiva sopra una polo aperta sul collo. La sua linea non è perfetta, però la faccenda non lo preoccupa al momento più di tanto, visto che è immerso in una fantasia che gli fa assumere un’espressione quasi sorridente, di piacevole attesa. Adesso è giunto all’ingresso del teatro rallentando visibilmente l’andatura, guardando con attenzione intorno verso i passanti che incontra e verso le persone ferme davanti alle vetrine. Ogni pochi passi si ferma anche lui, finge di guardare le merci esposte, però in realtà queste pause gli servono soltanto per appurare chi ci sia dentro il negozio, perché sembra cercare qualcuno, perché il suo viso esprime insieme impazienza assieme a una vaga emozione, forse una lieve speranza. Al momento si è fermato vicino all’ingresso del teatro e per darsi un contegno estrae il cellulare digitandoci sopra i tasti, mentre in realtà non fa altro che tenere d’occhio la moltitudine ininterrotta di passanti in un’espressione di lieve imbarazzo che gli fa corrugare la fronte, sennonché scorge in quel luogo una corporatura che procede, sarà lei s’interroga lui, però non l’individua per ora adeguatamente in quanto è troppo distante. La signora che percorre con passo sicuro sotto i portici tiene la testa e le spalle erette nonostante l’età non più giovane, ben nascosta dall’estrema cura che ha dedicato negli anni alla sua persona indossa delle scarpe dal tacco alto, che rendono innegabilmente la sua camminata piacevolmente ondeggiante, mentre quella gonnella fa risaltare il biondo artificiale dei capelli raccolti morbidamente alla sommità del capo, perché la sua eleganza attira polarizzando molti sguardi, ammirati e quotati quelli degli uomini, astiosi e invidiosi viceversa quelli delle donne.

Incurante dell’attenzione che suscita lei si ferma un attimo davanti alla vetrina d’una libreria, poi entra. L’uomo rimane fermo, incerto e tentennante sul da farsi, quando la sua attenzione è attirata da una giovane donna che gli rivolge passandogli accanto una rapida occhiata. Il suo sguardo è reso magnetico e scintillante dagli occhiali cerchiati di brillantini, lei si muove velocemente facendo ondeggiare una cartella di cuoio e a tratti le sbatte contro i jeans aderenti che svelano la sua linea snella. Gli occhi dell’uomo sono al momento tangibilmente affascinati dal suo marcato fondoschiena, perché sono chiappe rialzate sulle quali la stoffa dei jeans aderisce naturalmente come una seconda pelle. No, non può essere lei, perché è già passata, perché adesso il suo sguardo è attratto ovviamente da una signora che cammina lentamente con l’espressione concentrata e pensierosa. E’ molto attraente e si ferma proprio accanto all’uomo che non le stacca gli occhi di dosso, fruga in una grande borsetta rossa alla ricerca di qualcosa. Lui s’avvicina pensando: è lei, sta per parlarle, ma ecco che la donna estrae dalla borsa il frutto delle sue ricerche: un cartoncino bianco, forse un biglietto da visita, che legge, subito dopo inverte la direzione di marcia e s’allontana. 

L’uomo adesso è indeciso, perché sul suo volto appare un’espressione avvilita e frustrata. Che cosa deve fare? Da più di mezz’ora sta aspettando che succeda qualcosa, che si realizzi quel gioco, ma evidentemente lei ha deciso che non valeva la pena parteciparvi e poi che sciocchezza è stata da parte sua proporlo. Non conosce nemmeno il suo aspetto, come potrebbe distinguerla e notarla fra le decine di donne che gli stanno passando accanto? Lei invece ha ricevuto delle foto sue, lei potrebbe riconoscerlo, poiché se nessuna si è avvicinata significa che lei ha deciso di non giocare, del resto non gli aveva nemmeno assicurato né garantito la sua partecipazione. Deluso e scontento riprende a camminare dirigendosi all’uscita dei portici verso il teatro. In quest’istante tiene la testa bassa, la fronte è corrugata, perché dall’aspetto e dall’atteggiamento appare chiaramente contrariato, poi si dà una scrollata di spalle e pensa che già che si trova lì potrebbe fare un giro al grande magazzino e comprare un paio di oggetti di cui per pigrizia rimanda sempre l’acquisto, perciò gira sui tacchi e torna indietro per dov’era venuto. Seduta a uno dei tavolini all’esterno lei ha tenuto l’occhio l’uomo per tutto il tempo, sgranocchiando stuzzichini e sorbendo lentamente un aperitivo. Guarda l’orologio d’oro da polso: quarantacinque minuti sussurra verso sé stessa soddisfatta, mentre s’alza e posa una banconota sul tavolino poi di nuovo in fermento s’accinge nel seguire l’uomo.

E’ davvero divertente vagare per i vari reparti, salire con la scala mobile e cercare tra le merci esposte quei due regali che dovrebbe comporre. L’uomo si sta dimenticando del disappunto provato per non aver potuto incontrare la sua interlocutrice del monitor del computer, che evidentemente ha deciso di non partecipare al gioco dell’incontro cieco, perché gironzola a caso, giacché è finito senza accorgersene nel reparto delle confezioni femminili e da lontano adocchia un manichino che ruota su sé stesso indossando un completo intimo color violetto, il colore di moda. In verità quel colore gli è sempre piaciuto, così s’avvicina preso dalla curiosità. Il reggiseno di pizzo è imbottito, gli slip presentano sul davanti a un vasto triangolo di pizzo anch’esso, mentre dietro spariscono, infine si vede soltanto un cordoncino viola che risalta tra un gluteo e l’altro del manichino. Risalta sì, ma l’uomo pensa che probabilmente non si vedrebbe, ma scomparirebbe scivolando in quella piega se indossasse gli slip una modella vera. La mente gli corre dietro accompagnata da lubriche, piacevoli e scabrose fantasie dalle quali si riscuote sentendosi urtare:

‘Oh, mi scusi tanto’.

La donna che gli si rivolge sorridendo tiene in mano dei capi d’abbigliamento da cui pendono i cartellini, mentre è diretta ai camerini di prova. I capelli corti e neri le incorniciano il viso sbarazzino, le lunghe ciglia conferiscono ai suoi occhi scuri un tocco di mistero, mentre intercetta con finta indifferenza lo sguardo interessato dell’uomo su di lei. Lei cammina lentamente passandogli davanti e ondeggiando sui tacchi con un’andatura sensuale, mentre lui avverte nell’aria la sottile fragranza d’un profumo aspro, un aroma quasi maschile. Adesso lei è davanti ai piccoli box che fungono da camerini, allunga una mano bianca dalle unghie laccate di rosso per scostare la tenda pesante d’uno di essi, entra e tira di nuovo la tenda dietro di sé. L’uomo l’ha seguita con lo sguardo affascinato e s’accorge che la tenda non è accostata del tutto, perché tra la parete del camerino e il tendaggio è rimasta una bazzecola di spazio, una striscia di pochi centimetri ma alquanto sufficienti a impedire un completo isolamento, un’intimità assoluta dell’occupante del box. Là dentro quella donna si muove e attraverso lo spiraglio, lui vede due braccia che s’incrociano protendendosi verso l’alto, poi un tratto di schiena che s’abbassa come se lei si chinasse per raccogliere qualcosa da terra o per sfilarsi qualcosa di dosso. Adesso si è rialzata, si gira e il profilo d’un seno nudo e rigoglioso sembra riempire, anzi, dilatare la striscia di pochi centimetri di quella visione accessibile. 

L’uomo sente un brivido dentro, un formicolio si diffonde per le membra, qualche pulsazione nel sesso lo avverte che lo spettacolo cui sta casualmente assistendo non lo lascia per nulla distaccato né indifferente. Che cosa fa lei adesso? Al presente si è girata su sé stessa e nella striscia di quella visione sono inquadrati due glutei torniti, al disopra del quale due deliziose fossette sembrano ammiccare invitanti: c’è da perdere la testa con questo spettacolo a strisce pensa lui, mentre un leggero gonfiore inizia a farsi notare in un posto preciso dei calzoni. Presto ogni centimetro di pelle nuda è ricoperto da un velo nero: la donna si sta provando un completo da notte che rivela le forme nascondendole, oppure le nasconde rivelandole? A ogni modo è veramente seducente quella striscia di pelle chiara che s’intravede dalla striscia di velo scuro che la riveste, ma ecco che in quel momento avviene qualcosa d’inaspettato. La donna gira su sé stessa per rimirarsi meglio negli specchi, che rivestono il camerino su tre lati e così facendo scosta ancora di più la tenda che lo chiude sul davanti, forse senz’avvedersene o forse sì. Al presente lui la può ammirare apprezzandola per intero con un’ampiezza e con un’inattesa estensione tale della visuale, peraltro nemmeno paragonabile a quella precedente, così quando lei si toglie di dosso quei veli e rimane di nuovo completamente nuda, l’uomo si sente quasi girare la testa mentre una violenta erezione gli scuote il sangue scompigliandolo in modo radicale.

Lei che cosa fa nel frattempo con provocante intenzione? Barcolla adagio intenzionalmente tremolando con il corpo, mette fuori una mano e sorride, no, lui non ha le allucinazioni, nessun abbaglio, lei gli ha sorriso per davvero, non sta sognando. Allora è lei, come non ha potuto capirlo da subito afferrando inizialmente il concetto? Senza dubbi né equivoci, è certamente lei che ha voluto metterlo palesemente alla prova, tenuto conto che l’ha seguito e che adesso lo invita manifestamente ad aprirsi rispondendo al suo richiamo seduttivo e innato di femmina. Lui è pieno di timore, gonfio di comprensiva e benevola ansia, tuttavia esitante ma eccitatissimo s’avvicina sennonché al box, perché attualmente sbircia apertamente e sfacciatamente, lei ha lo sguardo fisso sui suoi calzoni: è evidente che sta valutando l’effetto della sua esibizione, a questo punto l’uomo non si trattiene più, perché entra deciso nel camerino senza trascurare di tirare con cura la tenda di chiusura. Lei appoggiata con la schiena a uno specchio, riflessa perfino dagli altri due, sembra potenziata nella sua nudità, lui tende le mani per appropriarsene serrandole intorno alle spalle, alle braccia, ai seni, ai fianchi, ai glutei, mentre incolla le labbra avide sulla sua bocca, sulla gola, sui capezzoli, ansimando. Lei sospira in maniera frenetica, in seguito gli accarezza il sesso da sopra i calzoni, poi inizia a sbottonarli velocemente, giacché con perizia consumata gli estrae il cazzo e lo chiude nella mano addossandosi tutta al suo corpo, spalanca le cosce, lo guida nel suo nido accogliente, bagnato abbondantemente dei suoi succhi odorosi, ondeggia divincolandosi facendoselo ruotare dentro, mentre gli sfiora un orecchio, una guancia, le labbra, infine l’interno della bocca stampandogli un bacio che gli toglie il fiato. Successivamente lei si estromette dal maschio facendogli sgusciare il cazzo quasi del tutto, tuttavia trattenendolo agganciato, dopo lo aspira dentro di sé sigillandolo in modo vigoroso piagnucolando di puro godimento. Allora lui spinge con colpi di reni ripetuti e così forti che il box dalle pareti sottili sembra traballare leggermente, nel tempo in cui lei lo incita con lo scintillio nero degli occhi socchiusi sotto le lunghe ciglia mentre mormora un appassionato e caloroso sì.

Quella sbirciata bizzarra effettivamente lo entusiasma, lo scuote galvanizzandolo, lui esce da lei poggiandole saldamente le mani sui fianchi, la gira premendole il seno contro lo specchio, poi sempre afferrandola per i fianchi tira il suo sedere verso di sé, le spalanca i glutei insinuando nella piega i pollici e si china per baciarla. Attualmente si risolleva agguantandola in un convulso mugolio di piacere. Lui sta per perdere il controllo, sta per eiaculare nel tempo in cui le loro mani si sfiorano: quella di lei nel frattempo si sta toccando delicatamente il clitoride, quella di lui viceversa le sta violando la fica, lui intuisce che lei sta godendo intensamente all’apice della voluttà più profonda.

Da quanto tempo ha bramato e sperato che quest’incontro avvenisse, quante volte ha desiderato questa donna, che in questo preciso e magnifico istante enuncia con la voce diventata flebile dal manesco e sublime piacere carnali, fervide e lussuriose parole? Lei lo allontana però bruscamente in modo inatteso facendolo uscire da sé, si volta e alla svelta s’abbassa in modo agguerrito davanti a lui sorprendendolo, spalanca la bocca per ricevere quel cazzo fremente, che lui non può più trattenere bevendone in tal modo in conclusione il suo potente e succoso getto, succhiando con forza tutto il suo denso e candido orgasmo. Lei si rialza e in seguito s’abbandonano entrambi abbracciati e tremanti contro lo specchio del camerino, perdendosi pieni di sussulti nell’estasi d’un ultimo bacio. Più tardi il maschio si sistema gl’indumenti, si ricompone e uscendo si trattiene più avanti accanto agli scaffali per attenderla. La donna frattanto si riveste, allusivamente lo sbircia in modo velato, si dà una rapida ravvivata ai capelli, riprende in mano i capi di vestiario che aveva portato con sé ed esce a sua volta dal camerino di prova allontanandosi.

Lì di fuori, seduta su d’un divanetto di velluto, nell’ampio spazio prospiciente accanto ai box come se fosse in attesa, un’avvenente, elegante e graziosa signora sta consultando l’orario dell’orologio d’oro da polso: lei esamina l’uomo che nel passarle davanti nemmeno si è accorto di lei quando è uscito dal camerino, poi valuta con occhio censorio e critico la donna trovandola piuttosto ordinaria. Alla fine sorride, s’alza e se ne va.

{Idraulico anno 1999}  

Leave a Reply