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Erotici Racconti

Condotta forante [Autobiografico]

By 29 Dicembre 2018Febbraio 12th, 2023No Comments

Ci pensavo diffusamente da parecchio tempo, lo speculavo ampiamente con molta caparbietà come quando una determinata cosa te l’immagini focosamente che si verifichi, in seguito in modo talmente impensato e insperato essa avviene, quando ormai non ci fai più assegnamento né l’attribuisci coerentemente come tale. Da qualche giorno, infatti, era giunta presso il nostro corso scolastico una giovane ed espansiva ragazza di ventisette anni d’età di nome Elisabetta, dal momento avrebbe dovuto intrattenerci, aiutando nel contempo la nostra prediletta veterana docente. Elisabetta, invero, da pochissimo approdata nella sede scolastica, aveva rapidamente suscitato un inatteso quanto lascivo e vizioso putiferio, perché squadrandola attentamente la sua avvenenza era fuori dal normale e la sua indole peraltro ammodo e garbata ti disorientava, in aggiunta a ciò circolavano multiformi peripezie sulla sua trascorsa esistenza di poco di serioso. 

Quel giorno era effettivamente assai torrido, lei indossava un indumento attillato, mentre i suoi capelli s’appiccicavano di frequente sul viso, essendo accaldata a causa di quell’alta e insopportabile temperatura. Io abbozzai a osservarla, la squadravo in verità ininterrottamente in modo sentito con uno sguardo bucante e perspicace. Elisabetta era realmente deliziosa e leggiadra, il suo fascino compariva in ogni suo gesto, lei questo lo sapeva, ma pur ignorando quest’aspetto, con questo fatto ci prendeva gusto. Io avevo gradualmente acquisito esperienza, gradualmente l’avevo conosciuta, in quanto ci eravamo molto avvicinati, grazie un mio progetto di studio, giacché adesso sapevo dove abitava, avevo il suo numero di cellulare e inoltre potevo andare da lei quando volevo. 

Io squadravo da più di trenta minuti le sue grazie esaminandola con meticolosità, lei se ne accorse e iniziò a baloccarsi prontamente di me. Debuttò facendomi dei sorrisi, dopo intraprese a giocherellare con la sua maglia, per il fatto che si tastava lievemente i capezzoli e poi di scatto la ritraeva, ma non aveva di certo finito. Afferrò la sua bottiglietta dell’acqua stappandola a rilento facendo passare il suo dito sul foro della bottiglia in maniera circolare, poi prima di bere, senza farsi accorgere diede una leccata alla bottiglia e tirò giù un sorso d’acqua. Nel vedere tutto questo io avevo reagito prontamente d’istinto e il mio cazzo aveva iniziato a gonfiarsi, sollecitai la docente di poter andare al bagno, sperando che anche Elisabetta mi seguisse. Mentre uscivo dalla classe il mio vagheggiamento in modo insperato s’avverò, perché Elisabetta nel contempo palesò alla docente che anche a lei aveva bisogno di recarsi in bagno, in tal modo uscì subito dopo di me, avviandosi celermente verso i gabinetti e io la seguii, lei entrò per prima io immediatamente dopo, perché subito dopo lei appreso chiuse la porta a chiave.

Al momento eravamo faccia a faccia, mi sembrava un miraggio, un incantevole abbaglio, lei mi diede un bacio appassionato, intanto che le nostre lingue si rintracciavano in maniera frenetica quasi senza respiro, io le sfilai la maglietta e cercai le sue floride tette, le slacciai il reggiseno e le leccai i capezzoli, Elisabetta iniziò a sbottonarmi i pantaloni, acchiappando tra le mani rendendo il mio cazzo e maneggiandolo come aveva eseguito poco prima con la bottiglia dell’acqua. Mi dichiarò che voleva essere agguantata lì, sicché si tirò giù la sottile gonna mostrandomi un tanga di color avorio. Era già notevolmente intrisa, ma per trastullarmi un istante le ficcai due dita dentro iniziando a tastarle quell’odorosa e deliziosa fica. 

Elisabetta sussultava, i suoi lamenti diventavano più acuti, appresso si voltò dandomi le spalle e donandomi le sue chiappe nel suo completo, brioso e incantevole splendore. Si chinò sul lavabo e in quel preciso frangente cominciai a brandirla da dietro, all’inizio a rilento, in seguito sempre con più passione e con fervido slancio. Le rubai un grido più forte degli altri, mentre l’espugnavo impadronendomi svisceratamente da dietro, lei girò la testa per farsi vedere, per il fatto aveva gli occhi inverecondi, libidinosi e smaniosi come ne esistono pochi. Mentre ero ancora dentro di lei Elisabetta girò il corpo, al presente eravamo faccia a faccia, perché la spostai sul muro e continuai a prenderla con esorbitante foga e con una smisurata forza.

Io captavo distintamente che lei stava per venire, la sua schiena s’incurvò più volte e feci appena in tempo ad affievolire il suo grido di piacere con un lungo e appassionato bacio girandola di fronte a me. Durante il tempo in cui lei stillava abbondantemente d’appagamento e di soddisfazione, io sborrai tutta la mia densa e lattescente esuberanza sopra le sue splendide tette, mentre lei m’osservava nientemeno che meravigliata e sbalordita, per quel lascivo e lussurioso carnale gesto, rivelandomi che lei adorava da sempre sentirsi imbrattata in tal modo dal maschio, squadrandolo negli occhi durante l’amplesso e osservandolo in volto insolitamente alterato e strabuzzato dal piacere. 

Subito dopo, con un modo di fare ferrato e valente Elisabetta cogliendomi in contropiede m’annunciò:

“Devi sapere e ti confesso mio caro, che io gradisco molto quando il mio ragazzo mi eiacula addosso, poiché è un gesto enormemente energetico, procace e sostanzioso, assai corroborante, rinfrancante e stuzzicante, finanche notevolmente confidenziale e tonico, anche se al vertice della mia personale predilezione permane la sborrata sulle tette e sulla fica, dal momento che lui va fuori di testa e di conseguenza oltre a ciò adocchiando lui che gradisce molto io di riflesso mi entusiasmo oltremodo, proclamava e ribadiva lei alquanto aizzata. E’ una situazione che non a tutte le ragazze piace né incontra il pieno gradimento ottenendo il reale interesse, malgrado ciò, secondo me può restituire ampie compiacenze e pienezze ad ambedue i partner. Assai attizzante e eccitante per una femmina è farsi sborrare sulla persona, giacché è una sensazione unica, poi intravedere lui che perde la ragione è una realizzazione sconfinata. Perlomeno per me è così, provare per credere, seriamente, parola di Elisabetta” – argomentava lei in maniera esaustiva e deliziata.

In un secondo tempo, come due svigoriti senza forze e per di più ansimanti per la circostanza, rapidamente ci dividemmo ricomponendoci al meglio. Elisabetta si sciacquò lestamente la faccia, io mi ripulii rapidamente risistemandomi, allontanandoci in conclusione simultaneamente dal bagno.

Lei fu la prima a rientrare in classe, io subito dietro, m’accomodai al mio posto e dopo dieci minuti il campanello rintoccò la fine dell’ora della lezione. Una nuova e incantevole epoca era per me giustappunto incredibilmente iniziata. 

{Idraulico anno 1999}

 

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