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Erotici Racconti

Confronto al crepuscolo

By 3 Ottobre 2016Gennaio 30th, 2023No Comments

Sulla città scendeva un acquazzone eccessivo e insopportabile, giacché c’erano poche persone in giro e tante pozzanghere, l’insegna del pub vicino al porto era scolorita dalla pioggia, all’interno oltre i vetri appannati s’intravedevano soltanto pochi clienti, c’era solamente una coppia seduta a un tavolo nei pressi d’un angolo, mentre sul bancone a braccia conserte con la testa nascosta fra di esse Federico sonnecchiava davanti a una birra ormai finita, intanto che il barista asciugava dei bicchieri.

Una vellutata luce arancione rischiarava le pareti ricoperte di quel legno scuro nel tempo in cui l’orologio tondo dietro al bancone batteva le ventitré sopra tutte quelle bottiglie colorate. A dire il vero pochi rumori della città riuscivano a oltrepassare la pioggia e la porta, per il fatto che ogni tanto Federico alzava la testa e senza guardarsi attorno beveva dal bicchiere la birra ormai diventata tiepida, poiché lui lì era di casa. Sì, perché lui conosceva bene l’odore della coppale di quel legno che emanava quel bancone, in quanto spesso se lo ritrovava nelle narici passando le sue serate in tal modo quando non c’erano i suoi amici, tutti sposati o quasi, senza più bisogno d’uscire la sera per cercare chissà che cosa o per bere chissà quanto.

La maggior parte di loro, infatti, aveva capito che la birra è buona anche se viene dal tuo frigo oppure se te la bevi comodamente sul divano, persino in compagnia d’una ragazza che poi s’addormenta addosso come se tu fossi la sua spiaggia o il suo porto, mentre lui s’arenava incagliandosi su quel bancone. Erano state certamente delle scelte sbagliate, donne mancate, momenti inopportuni, erano state le donne disastrose e fatali che lo avevano portato fuori rotta su quegli scogli fatti di legno e bagnati da un mare giallo e gassato. Federico alzò la testa per bere l’ultimo sorso di birra e vide che accanto a lui s’era accomodata seduta una ragazza: una circostanza in conclusione lo aveva colpito, un particolare dato che incominciò a osservarla con dovizia. La ragazza aveva davanti a sé una pinta di birra scura, già un avvenimento anomalo e insolito per una ragazza sia nella qualità della birra sia nella quantità, eppure la cosa più inverosimile era che non l’aveva nemmeno assaggiata.

Lei la guardava da sotto gli occhiali con la montatura rettangolare, però non la beveva. Federico rimase un poco a guardare la scena, osservava quei capelli rossi raccolti in una coda dietro la testa, le orecchie piccole senza gli orecchini, dal momento che stava dritta e fiera sullo sgabello, ogni tanto adocchiava il telefono, poiché pigiava nervosamente i tasti, malgrado ciò non toccava la birra. Federico ordinò una pinta di birra scura e fece lo stesso guardandola mentre la schiuma risaliva le pareti del bicchiere per sistemarsi lentamente in alto e squadrava con la coda dell’occhio anche la ragazza. Forse era un donna in carriera, una manager, o più semplicemente una segretaria, visto che l’aspetto era quello. Lei cominciò ad accorgersi di lui fino a che trovandosi ingabbiato da uno sguardo risoluto di lei, dovette giustificare e motivare la sua curiosità:

‘Scusa, perché non bevi la birra?’.

‘Sto aspettando che si scaldi un poco’.

‘Cioè? Spiegati meglio’. La ragazza sorrise esponendo il suo spontaneo concetto.

‘Sai, forse ti sorprenderai, però a me piace calda’.

Lei aveva un collo stupendo, lungo e bianco che terminava su quelle spalle larghe, nascoste appena da un maglione con il collo molto largo:

‘Dai, stai scherzando non ci credo’.

‘Sì, a me piace così, è vero’.

Lei agguantò la birra e ne assaggiò un sorso, si tolse la schiuma dal labbro superiore, mostrando solamente la punta della lingua con un gesto infantile:

‘E’ quasi arrivata alla giusta temperatura’.

Federico sorrise, lei posò il bicchiere e lo guardò. Aveva uno sguardo limpido e sereno, anche se solcato da un velo d’avvilimento e di malinconia, il barista frattanto cambiò il CD e mise su un tango, la coppia seduta nell’angolo s’alzò, l’uomo invitò la donna a ballare e i due cominciarono a volteggiare, mentre Federico si rivolse alla ragazza di fianco:

‘T’inviterei volentieri per ballare anch’io, però non sono capace’.

‘Se è il pensiero che conta, allora fa’ come se avessi accettato’.

Federico sorrise, il suo telefono squillò per un SMS, ma lui non gli diede ascolto:

‘Sono Federico’.

‘Io sono Michela’.

Entrambi si scambiarono una stretta di mano, le dite di Michela erano calde e lunghe. Lei aveva sulla mano destra tre anelli, uno per ogni dito e sulla destra nessuno. Il telefono richiamò la sua attenzione con un bip, la ragazza lo guardò e poi lo ripose sbuffando:

‘Qualcuno t’ha fatto per caso il bidone?’.

‘Dovevo vedermi con un mio amico qui stasera, però m’ha detto adesso che ha avuto un imprevisto a lavoro e non può più venire’.

‘Era soltanto un amico?’. La ragazza sorrise, mentre continuava a guardare la coppia che ballava fra i tavoli vuoti.

‘Sì, lui sì, tuttavia mi doveva presentare un suo amico, che è sempre qui’.

‘Allora, era una specie d’appuntamento al buio?’. 

Michela bevve un sorso di birra, si girò e guardò di sfuggita Federico che gli stava guardando il collo e le pieghe che nella torsione s’erano prodotte:

‘Quasi un appuntamento al buio, per l’esattezza’ – appoggiando la birra sul bancone.

‘Hai un collo bellissimo, sul serio’.

Michela si girò e lo guardò, mentre un violinista maltrattava strapazzando le corde del violino sulle note di quel tango.

‘Io vorrei un’altra birra’ – disse al barista, nel momento in cui si sistemava i capelli lunghi dietro la schiena.

Il secondo giro di birra ben presto arrivò, la coppia che ballava il tango si fermò per bere un sorso di vino rosso, intanto che Michela e Federico continuarono a conversare guardandosi di nascosto. Lei era estroversa, maliziosa e spigliata, visto che continuava a parlare e le sottili rughe che s’affacciavano ai bordi delle sue labbra lo eccitavano, dato che cresceva in lui l’ardore di baciarle. Lei si proiettava spesso dentro gli occhi di Federico che l’accoglievano sempre più ghiottamente, alla fine la distanza fra i loro sgabelli si ridusse a niente e si ritrovarono a essere spalla contro spalla. Il barista si versò un rum, la coppia di ballerini riprese a volare sul tango, mentre la pioggia continuava a battere forte, cosicché anche il secondo giro di birra scura finì:

‘Accidenti, devo proprio andare, si è fatto tardi’.

‘Vado anch’io’.

Ambedue lasciarono il bancone del bar mentre i ballerini danzavano sempre più stretti l’uno all’altra, si scambiavano passione e baci, fermando la musica e il ritmo sulle loro bocche e sui loro fianchi. Al presente pioveva forte, Federico aprì l’ombrello e Michela con un gesto immediato e spontaneo s’attaccò al suo braccio, pertanto Federico si perse sulle labbra della ragazza così vicine alle sue:

‘M’accompagni all’auto?’.

‘Certo, con piacere. Dov’è?’. Arrivarono frattanto all’autovettura della ragazza.

‘Entra, che ti accompagno alla tua’.

Federico salì e chiuse l’ombrello. Nel buio dell’abitacolo i loro volti s’incontrarono e non riuscirono a evitarsi, pertanto si baciarono fino a che i loro corpi non cominciarono a cercarsi, intanto che la pioggia violenta sul tetto dell’auto colpiva la macchina con ripetute raffiche. Le dita s’incrociarono, le bocche cercarono la pelle da baciare, nel momento in cui Federico assaggiava con leccornia e cupidigia il corpo della ragazza. Le sue mani s’introdussero sotto il maglione, avventurandosi nel seno prorompente e stupendo che lo accolse con i capezzoli già manifestamente eretti. La ragazza offriva il collo alla sua bocca e al tempo stesso alla luce debole del lampione lontano, le sue mani cercarono i fianchi dell’uomo, la cintura, i pantaloni e l’addome. La piccola autovettura sembrava al momento come una nave in balia d’un mare burrascoso e inquieto, mentre all’interno due naufraghi cercavano di rimanere aggrappati l’uno all’altra, in balia di quell’irruente passione. Lui digradò dal collo al seno, in seguito alla pancia, indugiò sull’ombelico e scese sul pelosissimo pube scoperto dalla gonna, sguainato dalle mutande.

Il profumo della donna salì velocemente dal naso al cervello di Federico scompigliandolo oltremisura, giacché tra il cambio, il volante e il sedile trovò finalmente la posizione per salpare fra le onde del mare di quell’incontenibile passione che gli appariva davanti. Prese sennonché il largo baciando il volto della donna che frattanto le si era aggrappata alla vita, serrando le gambe alla sua schiena. Pioveva forte, però loro due non sentivano altro che il loro respiro in quell’attimo d’assoluto, in quel ristretto spazio dell’abitacolo in cui una luce invisibile però enorme li abbagliò immobili e persi l’uno dentro l’altra. Michela lo accompagnò all’automobile, Federico guardò il telefono e si ricordò del SMS che gli era arrivato poche ore prima, lo lesse e sorrise:

‘Come si chiamava il tuo amico che non è potuto venire stasera?’.

‘Stefano, perché me lo chiedi?’. Federico fece leggere il messaggio alla ragazza.

‘Il tuo appuntamento al buio non è andato perso, dal momento che sono io l’amico di Stefano’.

La ragazza sorrise e lo baciò, nel momento in cui fuori dall’auto la città era ancora ricoperta da una fitta e persistente pioggia, sancendo nel modo più naturale possibile quell’entusiastica, inattesa e vibrante unione.

{Idraulico anno 1999} 

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