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Erotici Racconti

Contegno anomalo

By 17 Settembre 2018Febbraio 11th, 2023No Comments

Quella giornata che stavo miseramente vivendo in quel tardo pomeriggio era un assillante giorno di battaglia di fine settembre, in realtà un’abituale, ossessiva e per di più sfiancante giornata, trascorsa fra le misere pareti d’una vecchia biblioteca ubicata del centro storico della mia città, cercando di far trascorrere il tempo indottrinandomi al meglio su dei voluminosi manuali, per accelerare i tempi nello studio del mio periodo universitario quasi giunto al termine. Nel contempo sgobbavo dandomi da fare, giacché conciliavo gli studi svolgendo nel contempo la mansione di specialista addetto alla componentistica per strumenti diagnostici d’alta precisione eseguendo al presente l’incarico di responsabile della produzione, in quanto i macchinari in questione prima d’essere imballati e messi in commercio, dovevano costantemente essere sottoposti a ulteriori, approfonditi e rigorosi controlli sotto la mia diretta e coscienziosa ispezione.

Lo scrittoio di Renato era posizionato in fondo al reparto, nei pressi dell’andito che suddivideva il suo settore da quello della linea dei campioni originali, mentre subito alla sua destra era situato il tavolino d’un altro seguace collega di lavoro. Frammezzato soltanto da una parete divisoria, peraltro contraddistinta da una vetrata spessa e doppia, là dentro si esercitava Renato, poiché quello specifico spazio fu ben presto intitolato la sala raccolta libri, ovverossia la convenzionale biblioteca, per la sua indiscussa tranquillità e per il suo riconosciuto angolo assente da rumori. 

La giornata lavorativa di Renato non era di certo d’ambire, perché la sveglia trillava alle cinque del mattino per essere al lavoro dovendo giustappunto iniziare alle otto, prima d’intraprendere la laboriosa giornata d’affari rinchiudendosi fra quelle pareti isolate della sala libri, dove lo attendeva una mattinata d’intenso studio finalizzato, dovendo in poco tempo superare uno specifico test. La vita che conduceva era zeppa di dilemmi e di rogne, vale a dire il lavoro, l’università, l’agenzia di pratiche assicurative e perfino la famiglia lo assillava. Renato era al limite, eppure con la sua particolare e mansueta indole mascherava le sue personali grane in maniera eccellente, sfoggiando a tutti coloro che incrociava un sorriso incantevole e luminoso. In quella precisa circostanza troncò di netto i suoi propositi, perché appena lasciata la ditta si recò direttamente presso l’agenzia assicurativa senza passare da casa sbottando dentro se stesso: 

‘Quest’oggi non mi va, non sono bendisposto per istruire e per preparare la giovanile e vispa collaboratrice che arriverà in mattinata’ – seguitava a ripetere rumorosamente verso di sé, come se quei brontolii enunciati con dispetto e con rancore potessero dispensarlo dal proprio dovere. 

L’aria fresca di quella serata autunnale di fine settembre pronosticava che il prossimo inverno sarebbe stato alquanto rigido, Renato giunse frattanto a destinazione dopo circa due ore di viaggio, trascorso in gran parte in colonna sulla circonvallazione del capoluogo: 

‘Eccolo, infine è arrivato esclamo Federica la sua archivista personale, vedendolo sopraggiungere dalla vetrata, mentre parcheggiava l’autovettura nella piazzola’. 

‘Buongiorno a tutti, mi scuso per l’inatteso ritardo’ – si discolpò entrando Renato, salutando tutti i presenti.

Franca la sua veterana segretaria presentò frattanto la nuova arrivata a Renato, lei porgendogli la mano e salutandolo cortesemente per la nuova assegnazione precisò:

‘Buongiorno a lei signor Renato, io sono Milena, molto lieta di conoscerla’ – distinguendosi all’istante per il suo singolare accento veneto e per la sua tipica voce squillante, una briosa e fiorente ventiduenne molto graziosa, espansiva e concitata. 

‘Benvenuta fra di noi Milena, un istante che vado a prendere i carteggi e sarò subito di ritorno’ – ribadì Renato.

Milena, animosa e intrepida studentessa universitaria della facoltà di farmacia si era follemente infatuata di quel preparatore, sebbene Renato non si fosse mai accorto di niente, perché lui, invero, appassionatamente ammaliato della sua consorte Teresa, non si era giammai avvalso della propria posizione d’istruttore per estorcere o per importunare le nuove praticanti presso la sua agenzia di pratiche automobilistiche. Si può senza dubbio affermare e avallare, che l’irreprensibile atteggiamento costumato e competente di Renato lo differenziava notevolmente da Luca, l’altro esponente e inoltre responsabile incaricato dell’agenzia, di frequente alla ricerca di qualche tresca mordi e fuggi, con qualche apprendista spregiudicata sperando nel benestare delle nuove arrivate. 

La signorina Milena il pomeriggio successivo si era acconciata in modo provocante: i suoi biondi e lunghi capelli erano raccolti con due lunghe codine laterali che le conferivano un’espressione candida e ingenua, mentre una vistosa canottiera occultava il suo florido seno lasciato intenzionalmente sotto quell’indumento. Una gonna corta imboscava la parte alta delle cosce, giacché la scellerata non indossava per quella circostanza le mutande, mentre gli stivaletti d’una rinomata marca notevolmente affusolati arricchivano l’abbigliamento di Milena, contornati da un triviale trucco che le deturpava il viso dagl’iniziali lineamenti tipicamente amabili e femminili che aveva intravisto il giorno precedente. Renato afferrò i suoi incartamenti e agitando al vento le chiavi dell’ufficio le indicò di seguirlo nel suo personale studio per un breve colloquio prima della definizione finale:

‘Eccoci qua Milena, ti senti pronta per cominciare?’ – le chiese Renato.

‘Signor Renato, io sono sempre desiderosa e propensa, lo sa questo?’ – replicò di rimando la ragazza ammiccando l’occhio in direzione del preparatore.

Milena in quella circostanza salì sul tavolo dello studio mettendo in risalto le proprie splendide e maestose gambe ammaliandolo. Il benevolo e tollerante Renato, che era sì un mansueto e gioviale individuo, però non per nulla un ottuso, intuì rapidamente le lascive e peccaminose intenzioni della ragazza senza scomporsi oltremodo:

‘Direi che ha un bizzarro abbigliamento per essere a contatto con il pubblico, dopotutto Milena &egrave già di per sé un’avvenente ragazza, peraltro gradevole ed estroversa, non ha per nulla bisogno di mostrarsi così, sarà meglio non scervellarsi per certe cose’ – rimuginava più che convinto Renato dentro se stesso, non badando a quello che avveniva là dentro lo studio.

‘Ascolta Milena, se verrai con me ti presenterò un fidato collega in un quartiere qua accanto, perché devo rettificare la pratica per la tua posizione finale’ – le riferì Renato.

Poco dopo uscirono, Milena alla guida della propria utilitaria in comune accordo condusse Renato per le strade della città, fino a quando la ragazza, adocchiata una stradina sterrata che conduceva nei pressi d’un incolto possedimento con numerosi alberi, lo imboccò di propria iniziativa parcheggiandosi là:

‘Milena, che cosa fai, dove credi d’andare, non devi spingerti là nei poderi’ – l’avvertì Renato rimproverandola.

La praticante Milena ironizzò come se lasciasse intendere alla propria balia le disoneste e immorali finalità ispirate dalla sua spontanea mente. Milena spense il motore in prossimità d’una staccionata di legno alta più di due metri d’altezza, che nascondeva totalmente l’intera automobile da sguardi indiscreti. Alla loro sinistra i campi coltivati si estendevano a perdita d’occhio, incorniciando con un velo di sentimentalismo quell’idilliaco e agreste ambito. Renato era sbigottito, vistosamente ammaliato, perché Milena era audace e risoluta nel voler concretizzare la sua opera. Renato stava per articolare qualcosa, che la ragazza con un balzo felino gl’infilò la lingua in bocca baciandolo con un’incontenibile slancio. Renato non sapeva come comportarsi, fu infatti Milena a pigliare la giusta e corretta intraprendenza, acciuffando la mano del proprio preparatore per posarla prudentemente al di sotto della gonna. Renato quando lambì l’intrisa e pelosissima fica della giovane ragazza non capì più nulla: la sua mente s’allargò rimuovendo e sopprimendo ogni affanno, abrogando ogni apprensione e cancellando qualunque inquietudine, disperdendo ogni disciplina bloccante, dettata inevitabilmente dalla diffusa, prevalente e costumata morale quotidiana. La depravazione e la lussuria s’impadronì ben presto del suo corpo, facendogli aumentare a dismisura la massa del cazzo, nel mentre Milena gli proclamava:

‘Renato, hai proprio un bel cazzo, non enorme, ma come piace a me. Da parecchio tempo attendevo bramando questo istante’ – gli confessò Milena, mentre le sue mani stavano liberando quel meraviglioso attributo in modo incontinente e sfrenato.

Nel frattempo con una dovizia e con una meticolosità fuori dal comune, Milena chinò la testa tra l’inguine di Renato prodigandosi in un fenomenale e spettacolare pompino, che avrebbe certamente fatto perdere i sensi perfino a un bisonte. Appena Milena s’accertò della totale erezione, si sfilò la canottiera sfregando con un’innata competenza il cazzo di Renato sulle proprie tette, in seguito s’intrattenne facendo fluire abilmente il cazzo lungo lo sterno e l’addome, per adagiarlo in conclusione tra la foltissima e bionda lanugine del proprio inguine. Fu in quel preciso istante che Renato attorniò per i fianchi Milena, per adagiarla supina sul sedile posteriore della vettura, penetrando con smania Milena con un’inattesa libidine scordandosi d’essere un uomo lietamente accoppiato, facendo scivolare il proprio cazzo dentro la splendida e pelosissima fica di Milena, finché quest’ultima non godette strillando per il sollecitare delle poderose spinte cagionate da quel solido, turbolento e vivace cazzo. Milena boccheggiò dal piacere, quando la sua fica rilasciò i fluidi dell’amore, Renato non perse tempo estraendo il cazzo per completare la soddisfazione carnale della partner con una straordinaria leccata di fica. Milena stavolta strillò più forte venendo una terza volta, riversando la propria intima essenza fra le labbra di Renato:

‘Che meraviglia, prosegui amore’ – gl’ingiunse la ragazza in maniera infervorata e invasata.

Lui soggiacque ubbidendo senza farselo ripetere, perché Milena gradiva assaporare le proprie secrezioni, leccandolo e succhiandolo direttamente dalla lingua dello spasimante, dopo appena il suo languore venne rimpinzato la bionda si rannicchiò accanto a Renato, giacché sedendosi confortevolmente sul sedile posteriore e abbrancando Milena per ambedue i codini dei capelli alquanto aizzato le confidò:

‘Milena cara, desidero sborrarti sulla faccia e sulle tette’ – le rivelò Renato, avendo a questo punto sormontato il limite del disonesto, dissoluto e impuro morale traviamento.

Milena in principio leccò il cazzo dell’uomo soffermandosi in special modo sui testicoli, in un secondo tempo iniziando a succhiargli il cazzo con una sfrontata e un’impudente sagacia. In quel momento Renato afferrò Milena alla base della testa nel tempo in cui presentì approssimarsi la fremente sborrata, poiché brandì stabilmente il proprio cazzo estraendolo celermente appena in tempo dalla bocca della ragazza, dal momento che improvvisi getti di liquido seminale adornarono il grazioso viso di Milena, che adesso era ben lieta e radiosa d’assaggiare il seme denso di Renato. Il cosmetico di Milena cominciò a colare sotto la naturale abrasione causata dallo sperma, tanto da renderla praticamente imbruttita e stravolta in volto:

‘Mi auguro che tu abbia gradito’ – gli rivelò Milena tra una slinguata e l’altra pungolandolo nuovamente.

‘Sei stata abile e magnifica, un vero portento, sei veramente un’esperta e valida ragazza’ – replicò Renato sentendosi fluttuare in aria per la soddisfazione.

Al presente la comunicativa, esuberante e socievole Milena aveva conquistato il suo personale proposito, di conseguenza era appagata in pieno. Da quel giorno, invero, ambedue seguitarono a frequentarsi con maggior frequenza, fino a quando Teresa, la sposa di Renato, non li colse sul fatto che scopavano bestialmente appartati vero sera in un posteggio nei pressi d’un centro commerciale.

La signora Teresa davanti a quella visione troncò in maniera radicale la loro relazione, perché esigette pretendendo in maniera celere il divorzio dal marito, il quale licenziatosi anch’egli al tempo stesso dalla ditta, in conclusione s’addottorò a pieni voti con grande merito, dedicandosi in seguito totalmente alla sua prediletta attività di responsabile generale d’una nota compagnia d’assicurazioni per veicoli.

Nel corso del tempo, inoltre, essendo la sua occupazione ben avviata e al tempo stesso rinomata nel quartiere dove risiedeva, Renato con la sua indole pacifica e rassicurante era riuscito a radunare nel periodo del suo impiego un numero impressionante di peripezie amorose, con praticanti donne anelanti di congiungere sia le questioni pratiche a quelle divertenti.

{Idraulico anno 1999} 

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