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Erotici Racconti

Così puoi vedermi meglio

By 11 Agosto 2016Gennaio 30th, 2023No Comments

Quella volta il perito dell’elaboratore aveva fatto un esemplare e inappuntabile manufatto, per il fatto che adesso quelle varie telecamere avvedutamente piazzate in casa, avrebbero in tale maniera consentito al cliente a pieno titolo d’esaminarmi e d’osservarmi in modo oculato sia in camera sia nella vasca dell’idromassaggio, in aggiunta a ciò c’è persino nondimeno d’aggiungere, che esse sono addirittura girevoli per buona parte della loro angolazione, possono essere messe in azione con un semplice clic ed essere in ultimo nientemeno telecomandate a distanza. In realtà mi sono costate notevolmente, eppure calcolo a ragion veduta di ripagarmele in breve tempo, perché ho già bene in mente a chi farle adeguatamente e opportunamente usare.

‘Ciao caro, sai ho una novità per te, perché la prossima volta che ti collegherai al mio talamo avrai più armi per spiarmi e per comandarmi. Leggi presto questo messaggio, t’aspetterò. Tua Nives’.

Io non attesi molto, dato che la sera successiva, infatti, puntuale arrivò per primo Enzo. Lui amava vedermi mentre mi sfioravo, in quanto era uno dei miei più assidui e zelanti ammiratori, mentre parlavo con lui chiese nel contempo d’entrare anche Luca. Enzo acconsentì all’ingresso, non per risparmiare denaro, dal momento che lui è ricco, poiché è stato primario per una vita in un grande ospedale, ma perché è un libidinoso e in particolar modo un dissoluto e uno scostumato individuo, un libertino e un vizioso di primo livello. A seguito dei rituali preamboli come invocato dai due partecipanti, Luca lo conosco di meno, eppure anche lui credo non se la passi male almeno economicamente, giacché mi elargisce duemila euro al mese di connessioni, però lui è più ermetico, indecifrabile e misterioso, dal momento che non mi ha ancora detto di che cosa si occupi nella vita, lui parla davvero poco, trascinandosi appresso quel velo affilato e sottile di mistero che tanto mi fa folleggiare e vaneggiare.

Di solito, Enzo mi chiede d’utilizzare giochini hard, visto che io ne sono ben fornita, per il fatto che a lui piace vedermi invasa e posseduta dall’enorme cazzo di colore nero di lattice, oppure con delle molle ai seni e dalle candele accese che lasciano gocciolare sulla mia pelle la cera fusa. Luca invece, preferiva essere più delicato e più garbato, aspettando le mie implicite e sottintese movenze, mentre io gli roteavo dottamente la lingua sin dentro la telecamera. Certo che adesso con le telecamere rotanti, vedremo che cosa pretenderanno e quanto reclameranno poi ambedue insieme. L’uno e l’altro persero almeno un po’ di tempo per capire il funzionamento delle telecamere, perché vedevo i led rossi accendersi convulsamente e freneticamente di continuo: iniziò Luca a parlare e a chiedermi di spogliarmi, dato che non riusciva a sciogliersi, in quanto era timido e chiese l’approvazione e l’assenso all’altro. Enzo viceversa, invece ordinò subito di sdraiarmi sul letto e di prendere i soliti arnesi. Io non rispondevo con le parole, perché cercavo di trovare un punto d’incrocio tra quelle menti angosciate e tormentate da quella voglia sfrenata, così iniziai a spogliarmi lentamente come se andassi in realtà a letto, poiché captavo i motori di quelle telecamere che ronzavano continuamente:

‘Sì brava, sì così, ecco fammi uno spogliarello in diretta, a tutto campo, molto bene’ – esordì Luca, Enzo invece famelico e impaziente incalzava:

‘Su, animo, dacci dentro, che cosa aspetti a far passare quell’arnese’.

Io continuai normalmente e ogni indumento tolto lo ripiegavo sistemandolo nei vari posti della stanza, salii in piedi sul grande letto, nel tempo in cui la luce diffusa creava sulla seta sprazzi di tonalità di colore arancione scuro, veramente incantevoli e suggestivi. Cominciai in tal modo a rimuovere il reggipetto, lo scaraventai a casaccio, poi m’introdussi sotto l’elastico flessuoso degli slip girandoci un poco intorno, successivamente sui fianchi e in conclusione le lasciai cadere. Dopo m’inginocchiai, intanto che pezzetti di strilli e di particelle evidenti di piagnucolii uscivano dalle casse acustiche, in quanto lo spettacolo sembrava senza veli e appariva puro e schietto di godimento. Io mi sciolsi i capelli e feci degli sguardi estenuati e svigoriti in direzione dei due apparecchi, Luca improvvisamente gemette, io m’accarezzai le tette, infine toccai i capezzoli già adeguatamente diventati eccitati e appuntiti come due chiodi. Mi scapparono sennonché dei gemiti di piacere che provocarono la prima vittima, infatti Luca, già adeguatamente provato lo sentivo nitidamente agonizzare rantolando e combattendo convulsamente alle prese con il suo liquido seminale, mentre Enzo, notoriamente più resistente e stabile mi mandava accuratamente messaggi audaci e indecenti, io mi toccai ancora un poco per aumentare in tal modo la mia già smisurata eccitazione. A fianco dell’ottomana possiedo due comò straripanti di gingilli vari, ne presi due tra quelli più grandi, uno me lo appoggiai ritto al centro del giaciglio, iniziai a strofinarlo nelle labbra carnose del mio sesso inumidendolo per bene:

‘Dai, spingilo dentro’ – gridò Enzo assecondandomi e incoraggiandomi.

In quella rigorosa contingenza me lo introdussi pigramente fino a metà del suo formato, afferrai il successivo inumidendolo, lo allinea all’apertura del deretano e m’inclinai, l’indolenzimento cagionato era cospicuo, pur non essendo la prima volta indietreggiai:

‘Che cosa fai, dai spingi, che cos’aspetti’ – sbraitando nell’altoparlante in modo elettrizzato.

Un trucco che io avevo imparato e memorizzato da una mia amica, per reggere e per sopportare il dolore, consisteva nell’astuzia di nasconderlo camuffandolo con dell’altro spasimo, come quando per esempio ti fa male un dente per non sentirlo ti mordi la gengiva, quindi acciuffai le mollette, le appesi ai capezzoli non senza farmi scappare ghigni di dolore e riprovai. Iniziai a ondeggiare il didietro per farlo arrivare dritto all’ingresso, ripresi ad abbassarmi sui due falli piegando le ginocchia. L’attimo dell’ingresso è pertanto tormentoso, in quanto devo farlo uscire e poi riprovare, perché se smetto poi il dolore dei fermagli diviene troppo duro da sopportare, quindi è una competizione tra il dolore e il supplizio, che mi provoca però un piacere immenso ma diverso sia a me che in ugual modo a Enzo. Nel frattempo m’accorgo osservando che Luca è ancora connesso, però non lo sento più, allora inizio ad ansimare e incomincio a salire e a scendere sopra quelle due aste perennemente solide, le sento entrare a fondo, a questo punto rotti completamente gl’indugi il movimento diviene più frenetico e forsennato, alla fine un colpo troppo assestato mi provoca un urlo:

‘Strilla puttana, così, eccomi’.

Enzo era all’apice del piacere, giacché lo ero pure io, così nitidamente senz’accorgermene, dato che era passato il tempo massimo di connessione, i led sennonché si spensero, io continuai ancora per qualche minuto fino a che, spossata e completamente bagnata tolsi in fretta i fermagli estraendo i due falli dagli orifizi. Soltanto allora, m’accorsi d’essere rimasta da sola, effettuai una piccola smorfia di disappunto e di rammarico, poi mi distesi sul lungo letto e senza avere sonno chiusi infine gli occhi, mentre giudiziosamente e libidinosamente pensai:

‘Non so se faccio cose immorali, inopportune o sbagliate, però quando mi sento così affaticata e indebolita dal sesso, anche se forzato e simulato, in parte mi sento completamente appagata e felice. Che cosa potrei desiderare e pretendere di più?’.

{Idraulico anno 1999} 

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