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Erotici Racconti

Costruirò di te un adulto

By 18 Gennaio 2017Gennaio 31st, 2023No Comments

Io arrivo a casa e trovo mia madre con la sua nuova amica, dal momento che sono mezze nude abbandonate e sdraiate sul letto. Resto un attimo a osservarle, mi sento molto a disagio, giacché me ne vado correndo, però con l’immagine impressa e ben stampata negli occhi. Dopo un paio di giorni tua madre m’invita a pranzo, lei indossa una gonna nera sopra il ginocchio, una camicetta bianca e dei sandali altissimi, poiché è molto diversa dalle abituali e familiari amiche di tua madre. In questo momento siamo seduti a tavola, voi parlate d’argomenti e di ragionamenti diversi come se niente fosse, io mi trovo sempre più a disagio e d’impaccio, per il fatto che mi nutro in modo taciturno estromettendo di sollevare l’attenzione e la concentrazione dal piatto, interrogandomi e indagando la ragione per cui mi scopro nel pretesto di questa circostanza tra l’altro abbastanza indefinibile, losca e sfuggente.

Inaspettatamente mi cade il tovagliolo e ti chiedo di raccoglierlo, tu sei di fronte a me, dato che m’accorgo chiaramente che l’hai fatto di proposito, io non capendo il perché innocentemente mi chino, infine cerco il tovagliolo, lo prendo, però nel raccoglierlo mi blocco un attimo di troppo attardandomi. Tu osservi le mie gambe intenzionalmente aperte, siccome non ho alcun bisogno di guardare sotto il tavolo per saperlo, poiché non puoi farne a meno, giacché la fica è la mia trappola. Quasi con indifferenza ti passi una mano sugli slip, sfiori il tessuto e ritrai la mano ancora più turbato e anche un po’ eccitato, intanto io mi ricompongo sulla sedia, sono rosso in viso e ti guardo, dal momento che penso tra me quale segreto nasconda questa donna comparsa e snidata dal nulla?

Io rido a fior di labbra mentre tu mi porgi il tovagliolo, la mia mano ritarda sulla tua pressandoti il polso, ti guardo dritto negli occhi, mi soffermo sui tuoi occhi neri, intensi, profondi e mi scosto, giacché c’è sempre mia madre tra di noi, allora mi domando che concetto e che senso abbia tutto ciò. Tua madre sorride, s’alza dal tavolo e va in cucina per preparare il caffè come convenuto lasciandoci da soli. Il tuo sguardo è così intenso, visto che riesco a sorreggerlo soltanto per alcuni secondi, infatti non vola una mosca, dato che attualmente c’è il silenzio più deliberato e inespresso, quasi raccolto, tuttavia pieno di carica eccitabile e di spinta emotiva che abbia mai vissuto, poi tu finalmente mi sorridi deliberatamente sussurrandomi:

‘Ho saputo da tua madre che tu non sei mai stato finora con una ragazza’.

‘E se anche fosse? Non vedo come questo giudizio possa coinvolgerti e riguardarti’ – pronuncio io, accanito, forzato e oltraggiato da quest’inattesa e per di più tagliente affermazione.

Che cosa ne può sapere e intendersene in fondo quest’anonima estranea? E perché mia mamma le avrebbe annunciato, riferito e segnalato tutto questo? Dalla tua risposta aggressiva e prorompente io intuisco che ho colto nel segno, poiché non sei mai stato con una donna, allora ti rispolvero annunciandoti:

‘Non ci siamo capiti, tu sei mio’ – perciò adesso rispondi alle mie domande. Lei è insolente, irriguardosa e sfrontata, però io accetto ugualmente in contrasto e in netto disaccordo la sfida. 

‘Non è vero, qualche ragazza l’ho avuta’ – ribatto io atteggiandomi e fingendo in modo temerario. Si capisce sennonché molto bene che racconto delle frottole, eppure faccio finta di crederci, io non attendo la tua reazione, così t’affibbio un cartoncino con su scritto un indirizzo e ti sussurro:

‘Domani alle quattro vieni da me, perché t’aspetterò ben volentieri’.

Nel frattempo mia madre ha approntato e mescolato il caffè, la situazione è costantemente inquieta, malgrado ciò l’allusività e l’astuzia passa nei vostri occhi. Sorseggiato il caffè io raggiungo i miei amici, giacché sono radicalmente scombussolato e spaesato, dal momento che penso a quell’incontro e che cosa in definitiva lei vorrà. Vado o non vado, trascorro totalmente la tarda serata con questo penetrante sospetto e alla fine scelgo d’andare, in fondo mia madre la conosce, sicché non potrebbe mai farmi del male, almeno spero. Arrivo un attimo prima delle quattro, in quanto sono eccitato, incuriosito e pure lievemente impaurito. Il luogo dell’appuntamento è una villetta isolata con una cancellata e un giardino immenso. Sono indeciso, poi trovo il coraggio e raggiungo il portone d’ingresso.

Dalla vetrata io ti vedo arrivare, ti guardi attorno, giacché sembri impaurito e sgomento. Tutto è pronto per il tuo arrivo, le candele sono accese, il brano ‘Games Without Frontiers’ di Peter Gabriel come sottofondo musicale diffonde la sua melodia per creare e suscitare la giusta atmosfera. Sì, ho programmato tutto nei minimi particolari, compreso il mio abbigliamento molto morbido, niente pelle però, solamente una morbida gonna color viola e un maglioncino leggero nero, un intimo in pizzo nero, le calze autoreggenti nere e altissimi sandali in vernice nera con gli strass. Nell’aria un leggero profumo di lillà, poiché adoro questa fragranza, in quanto m’inebria i sensi, alla fine vengo ad aprirti sorridente e ti dico:

‘Vieni su, entra pure’.

Io sono ancora incerto e tentennante varco la soglia, mi guardo attorno, dal momento che siamo in un salotto ampio e scuro. La casa sembrerebbe normale senz’eccessi, tranne quei grandi specchi che mi mettono addosso l’affanno e l’inquietudine. Continuo a domandarmi che cosa m’abbia spinto a venire a questo stravagante appuntamento. Io m’accomodo sul divano facendoti rimanere volutamente in piedi, mi servo una bibita senza porgerti niente, non ti rivolgo neppure la parola, sì, francamente me ne infischio e ti trascuro radicalmente. Al momento il tuo impaccio è avvertibile e chiarissimo, io ho raggiunto quello che ambivo, in altre parole complicare, ingarbugliare e sovvertire le tue idee e poi impensierirti e turbarti con il mio modo individuale di fare.

Io cerco di trovare la forza di reagire, penso che sei pazza e sto per dirtelo, però come decifrando le mie intenzioni tu mi fai un gesto per farmi comprendere di tacere. Io t’informo di non vociare se non vengo interpellato e che da questo momento dovrai darmi del ‘Lei’. Tu provi a opporti e a ribellarti, però io t’afferro per i polsi e t’affondo le unghie nella carne facendoti volontariamente male e ti ordino di baciarmi i piedi. Io desidero allontanarmi, tuttavia le gambe rinunciano a spostarsi, ti guardo cercando di capire che cos’hai in mente e penso per quale motivo dovrei baciarteli. Io disubbidisco e insorgo, ti trascino sul canapè, vorrei farti del male, ma sei una donna, giacché mi è stato insegnato e suggerito che le donne non si toccano, ma si rispettano. Oltretutto non so il perché, eppure questo gioco inizia a piacermi, pertanto m’inginocchio davanti a te e chino la testa fino a sfiorare i tuoi piedi, poi ti guardo rigorosa e con la voce calma ti dichiaro:

‘Io non gioco. Io ti comunicherò imponendoti di mettere in atto quello che man mano ti chiederò. Per di più inoltre, rammenta che da questo momento dovrai chiamarmi magnifica Olivia’.

Fantastico, splendido penso tre me, magnifica Olivia, questa è davvero scriteriata e squilibrata, però m’adeguo e obbedisco ai tuoi ordini. Tutto è molto bizzarro e stravagante, dato che non mi sono mai sentito tanto infamato né sguarnito finora, ciononostante non protesto né ribatto, non so il perché e continuo a lambire con la lingua. Poggio il piede destro sulla tua spalla, le gambe sono aperte, una bacchetta è comparsa sulla mia mano e t’ordino di leccare bene. Sfioro i piedi, le caviglie, le ginocchia, poi con la lingua salgo ancora più su, visto che non so fin dove posso azzardare, tuttavia non mi fermi, quindi proseguo e ti chiedo a che cosa serva la bacchetta. Io ti ribadisco che non giova per niente, nel tempo in cui converso adopero le mani sovente sulle mutandine e scoprendo ciò cui tu aspiri, dopo mi trattengo per esaminare interrompendo di baciare le tue cosce e immediatamente mi richiami al compito appoggiandomi la bacchetta sulla testa. Con gli occhi sempre fissi sulle tue mani, che giocano con lo slip e che mi lasciano intravedere il tuo sesso, ricomincio a toccare da dove ho lasciato salendo a ogni passaggio, in conclusione in modo allusivo ti rivendico:

‘Lo hai capito che sei mio, vero? Dimmi, che cosa saresti disposto a fare pur d’assaporare il mio miele?’ – a quel punto io rispondo così: 

‘Io sarei disposto a seguirti fino all’inferno, compiere ogni cosa che possa accontentarti e soddisfarti in pieno incantevole e magnifica Olivia’.

Io sono ammaliato e incantato dal potere che tu trasmetti anche soltanto muovendo la testa, dato che mi sento completamente soggiogato e sottomesso, eppure è un’ora scarsa che sono in tua presenza:

‘Bene mio tenero cucciolo, toglimi le mutandine, però con la bocca’.

Io procedo fra le tue gambe, m’imprigiono e mi trattengo per appropriarmi e per spadroneggiare, per adorare, per apprezzare e per possedere le tue sottili mutandine al momento distanziate ed escluse, dopo le acciuffo esitando di proposito e te le sfilo, alla fine continuo a provocarti lasciandoti intendere e interpretare.

‘Ti piace la mia fica gentile, è intatta e liscia, tra l’altro persino depilata, vero? Gli slip li puoi conservare benissimo, in quanto sono un pensiero per te’. Io piuttosto emozionato e visibilmente trepidante rispondo:

‘Sì, questi deliziosi slip li conserverò con estremo accorgimento, con enorme coscienza e grande cura mia gentildonna’.

Io cerco d’indugiare con la lingua all’interno delle tue cosce per arrivare al nucleo del piacere, lecco forte con concitazione e con esasperazione, in quell’istante tu mi fai rallentare, dal momento che m’illustri come fare per donarti piacere. Ecco il mio premio, il tuo orgasmo nella mia bocca, per il fatto che vale qualsiasi mortificazione e ogni scoraggiamento da parte tua nei miei confronti, dal momento che questo è un regalo bellissimo e delizioso, intanto volgo lo sguardo sul tuo viso e pretendo:

‘Quale sarà il tuo prossimo ordine, magnifica Olivia?’. Io astuta e in maniera intuitiva ribadisco acutamente:

‘Tu impari e memorizzi decisamente in fretta piccolo mio, altroché. Sai, io non faccio mai bozze né progetti né studi preparatori, però stanne certo, perché farò di te un uomo’.

{Idraulico anno 1999}  

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