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Erotici Racconti

Diario di Provincia

By 26 Luglio 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Finalmente avevo trovato lavoro! Un posto fisso, pulito, promettente, ben retribuito, ma… in un’altra città… Quindi… trasferimento in un nuovo ambiente, nuove conoscenze, nuovi negozi, nuova vita…
Insomma, dovevo riorganizzare da zero la mia vita di single trentenne…
Per quei casi della vita a volte fortuiti a volte cercati, pochi mesi prima avevo ereditato da una vecchia zia un appartamento nel centro della stessa città, al settimo piano di un palazzo signorile che superava gli edifici circostanti di almeno un piano, il mio… Soltanto un edificio era alto quanto il mio, ma era dall’altra parte del largo viale su cui si affacciavano le mie finestre.
Benché costruito agli inizi del novecento, il palazzo aveva l’ascensore: uno di quelli con le porte in legno, le pareti di vetro e la gabbia di rete come protezione. Un ascensore non proprio a prova di vertigini e di privacy ma pur sempre un ascensore. E funzionava ancora bene. Per fortuna! Perché altrimenti farsi a piedi sette piani a salire e sette a scendere sarebbe stato davvero impegnativo. La zietta era venuta a mancare proprio nel giorno della manutenzione dell’ascensore…
L’appartamento, l’unico ad affacciarsi sul pianerottolo aveva due ingressi, principale e di servizio ed era composto dall’ingresso, un ampio salone, due camere da letto, un bagno padronale, la cucina e, annessi alla cucina, la camera ed il bagno per la servitù ed il relativo ingresso di servizio: una vera sciccheria.
All’esterno c’era un ampio terrazzo, in parte privato ed in parte condominiale.
Le condizioni generali erano buone ma aveva bisogno di qualche miglioramento e dei normali lavori di idraulica, elettricità, muratura, ecc. dovuti alla vetustà complessiva dello stabile.
Inoltre volevo adattare la nuova casa al mio gusto estetico con mobili di mio gradimento disfacendomi di quelli obsoleti lasciati dalla cara estinta…
Così, all’impegno del nuovo ambiente di lavoro si sommava l’impegno per il nuovo ambiente di vita.
E, come vedremo, anche altri impegni più… personali.
Intimi è la parola giusta…
Da precisare che mi ritenevo, e mi ritengo tuttora, una ragazza seria, senza grilli per la testa. Certo, di ragazzate ne avevo fatte anche io, ma sempre ‘senza passare il segno’, come si suole dire.
Almeno fino ad ora’
Era il mio primo giorno di lavoro nel nuovo ufficio.
La prima persona che conobbi fu Simona, l’addetta al persona-le.
Mi disse che il mio diretto superiore, responsabile del reparto vendite, aveva iniziato i suoi quindici giorni di ferie proprio quel giorno e che, se avessi voluto, avrei potuto approfittare della sua assenza per prendere anch’io la settimana successiva di ferie e terminare il trasloco.
La ringraziai del suggerimento e, vista la sua disponibilità, le chiesi se potesse consigliarmi qualcuno per montare la cucina oltre ad un elettricista ed un idraulico per fare dei lavori urgenti a casa.
Simona mi diede i numeri di Franco, un mobiliere della zona specializzato in arredi da cucina e di un certo Marcello, un elettri-cista che, mi disse, lavorava anche lui molto bene.
Per l’idraulico, non sapeva proprio come aiutarmi giacché non ne aveva mai avuto bisogno.
Telefonai immediatamente a Marcello e fissai l’appuntamento per il pomeriggio successivo. Quindi chiamai Franco che mi disse di essere disponibile quello stesso pomeriggio. Presi l’occasione al volo e concordai l’orario subito prima di cena. Infine contattai un idraulico preso a caso sull’elenco e stabilii la visita per il mercole-dì.
Avevo appena finito di prendere tutti gli appuntamenti che mi chiamò Simona.
‘Scusami se ti disturbo, ma c’è un ultimo adempimento da fare: il Commendatore vuole che tutto il personale venga sottoposto ad una visita medica cautelativa presso l’ospedale a scanso di qual-siasi equivoco sanitario che possa insorgere successivamente”
‘Capisco ‘ risposi ‘ e mi sembra un’ottima cosa: una visita medica garantisce sia il dipendente che il datore di lavoro…’
‘Accidenti! ‘ pensai mentre riponevo la cornetta ‘ Una visita medica così inaspettata: proprio oggi che ho messo le autoreggen-ti’ Speriamo si tratti di una cosa superficiale”
Passai il resto della mattinata a sistemarmi nell’ufficio che mi era stato assegnato e nel primo pomeriggio mi recai a fare la visita medica.
Arrivata all’ambulatorio venni ricevuta da un’infermiera sulla quarantina, la quale dopo avermi chiesto i dati anagrafici, avermi fatto firmare le solite pratiche, mi invitò a togliermi la gonna e la camicetta, rimanendo solo con la biancheria intima; quindi mi ras-sicurò che il medico sarebbe subito arrivato.
‘Biancheria intima’ Speriamo che al dottore non gli venga l’infarto” pensai mentre mi sedevo sul lettino indossando reggi-seno, mutandine e autoreggenti.
Dopo pochi minuti di attesa, entrò il medico, un uomo sulla sessantina, alto, robusto e pelato.
‘Prego, signorina, si alzi in piedi’ ‘ mi disse senza neanche salutarmi ‘ Si volti, si pieghi in avanti, si rialzi, si volti di nuovo’ Mmm’ Vedo che all’apparenza sta bene’ Sta molto bene” concluse guardandomi dal basso in alto e soffermandosi con lo sguardo sul mio seno.
Quindi si avvicinò, mi fece tirare fuori la lingua, mi guardò la gola, gli occhi, le mani, mi controllò le articolazioni, i riflessi e poi prese lo stetoscopio per sentirmi il cuore.
Nell’appoggiarmi lo strumento sul petto portò l’altra mano sul seno opposto e notai che più che tenere lo stetoscopio era impe-gnato a palpeggiarmi il seno. Dopo circa un minuto di toccamenti mi fece sedere sul lettino volgendogli le spalle per essere ausculta-ta anche sulla schiena.
‘Ecco, ora respiri profondamente con la bocca aperta che sen-tiamo i bronchi” e nele dire questo mi slacciò il reggiseno che feci appena in tempo a sorreggere con l’avambraccio.
Al termine dell’auscultazione portai le mani dietro la schiena per riallacciare il reggiseno ma il dottore mi fermò con la voce.
‘No, signorina, lo tolga pure che controlliamo le mammelle’.’
‘Mi scusi, dottore, ma’ non vedo il nesso con il lavoro”
‘Signorina, il certificato lo vuole oppure no? Se non lo vuole lo dica subito che la finiamo qui e lei non ottiene il lavoro”
‘D’accordo” acconsentii controvoglia.
‘Ecco, da brava’ Si sdrai a pancia all’aria’ ed iniziò a pal-parmi le tette soffermandosi sui capezzoli, strizzandoli come nes-sun medico aveva fatto prima: ebbi la chiara sensazione che ci stesse prendendo gusto.
Finita la ‘palpazione’, mi alzai dal lettino e feci per rimettermi il reggiseno e rivestirmi ma il dottore mi fermò di nuovo.
‘Eh no, signorina’ Ora tolga pure le mutandine e passiamo al-la visita vaginale ed anale”
‘Eh no lo dico io, dottore, qui mi sembra che si stia passando il segno’ dissi piuttosto alterata.
‘Sa dove se lo deve mettere il segno, signorina? E con quello anche il certificato ed il lavoro! ‘ reagì prontamente il medico ‘ Si rivesta pure se vuole”
Ormai rassegnata, mi sfilai lentamente gli slip rimanendo com-pletamente nuda davanti a quel porco di un medico.
‘Come vuole esaminarmi, dottore’?’ dissi tra lo scocciato ed il provocatorio.
‘Si sdrai di nuovo a pancia all’aria’ – disse mentre indossava un guanto di lattice e passava le dita in un vasetto di vaselina ‘ E divarichi bene le gambe, grazie”
Mi palpò rapidamente l’interno delle gambe fissando la mia fessura semiaperta quindi, senza alcun presvviso, mi infilò d’un colpo tre dita nella figa facendomi sobbalzare per la sorpresa e per il dolore.
‘Le avevo detto di aprire bene le gambe” disse fissandomi negli occhi e muovendo contemporaneamente le dita dento il mio utero.
Mi esplorò per qualche minuto facendomi iniziare ad eccitare.
‘Ecco, brava, si rilassi’ ‘ disse il porco sentendo allentarsi i muscoli della figa ‘ Ed ora si volti a pancia in sotto ma carponi”
‘Giacché c’era, poteva dirmi a pecorina” pensai tra me e me obbedendo mentre lui cambiava guanto.
Non appena fui in posizione, mi infilò d’un solo colpo il dito medio nel culo facendomi sobbalzare in avanti.
‘Eh no, signorina, non deve scappare’ Altrimenti’ ‘ disse mettendomi una mano sul culo ‘ Altrimenti non riesco a visitarla a’ fondo” e mi infilò nel culo anche l’indice.
A culo in aria com’ero, potevo sentire chiaramente le due dita muoversi dentro il mio intestino.
L’inculata andò avanti per un paio di minuti buoni finché non estrasse le dita dal mio culo e mi lasciò libera.
Mentre mi rivestivo, il dottore compilò il prezioso certificato e me lo porse.
‘La ringrazio, signorina. Lei gode di ottima salute’ Le auguro successo nel lavoro con’ mio cugino’ A presto!’
Dopo aver cenato, andai ad un discopub un po’ fuori città.
Anche se era presto il posto era abbastanza affollato. Il mio ingresso attirò l’attenzione su di me.
Indossavo una minigonna nera di pelle, calze autoreggenti nere, scarpe a sandalo con tacco alto e un perizoma a filo interdentale di pizzo nero che entrava tra le labbra della fica ed a vedersi era come se non lo portassi, ma io lo potevo sentire costantemente sfregarsi contro le labbra della fica e contro il clitoride…
Sopra indossavo un giubbino di pelle nera, un maglioncino bianco scollato ed un reggiseno bianco anch’esso, a balconcino, che mi lasciava scoperti i capezzoli e le relative areole.
L’aria condizionata del pub mi fece inturgidire i capezzoli: quando tolsi il giubbino era come se fossi in topless.
Andai al bancone e ordinai da bere per poi dirigermi verso un tavolo d’angolo.
Il DJ suonava canzoni veloci ed avevo voglia di ballare ma sapevo che il mio balconcino non sarebbe stato in grado di mantenere il seno a posto, così come ero cosciente che la minigonna si sarebbe sollevata abbastanza da mostrare il mio culetto tondo e sodo, quindi mi limitai a sollevare il davanti della gonna esponendo lentamente il mio pube accuratamente rasato.
Dopo due o tre birre non si poteva più intuire se il rossore che imporporava il mio viso fosse dovuto all’alcol oppure…
A biliardo me la cavo, e così mi avvicinai al tavolo, ma, con una minigonna così mini avevo in mente ben altre stecche e palle…
Dopo aver assestato le palle, tirai il primo colpo e mentre mi chinavo in avanti per prendere la posizione la gonna mostrò la balza di pizzo delle mie calze e le persone attorno iniziarono a notarlo… Man mano che proseguivo nella partita gli spettatori aumentavano. Piegandomi in avanti le mie tette minacciavano di uscire dalla scollatura del maglioncino. Essendo alta 1,65 dovevo quasi arrampicarmi sul tavolo per colpire la palla. E così i ragazzi attorno si potevano gustare la vista della mia topina esposta.
Uno degli ammiratori mise delle banconote sul bordo del tavolo per giocarsi la partita successiva e diversi ragazzi si fecero sotto per giocare. Rapidamente sconfissi 5 ragazzotti ma nessuno si lamentò più di tanto: pensavano solo a a godersi lo spettacolo…
‘Ora basta’ dissi, ma i ragazzi mi invitarono a sedermi con loro e mi ordinarono da bere. Mi divertivo a mettermi in mostra tanto quanto si divertivano loro a guardare le mie grazie.
Ad un certo punto i due ragazzi che mi stavano a fianco cominciarono a toccarmi le cosce, prima uno e poi l’altro.
Io ero imbarazzata e non sapevo cosa fare. La mia incertezza però diede loro coraggio e dopo pochi minuti, mi ritrovai con un paio di dita infilate nella passera. Non sapevo cosa fare. Forse avrei dovuto alzarmi e tornare a casa. Ma non volevo sembrare scortese con i ragazzi… O forse cominciavo ad eccitarmi…???
Di sicuro, le dita dentro di me scivolavano avanti ed indietro con facilità, ed io decisi di far finta di niente, anche se sentivo montare l’eccitazione.
Dopo alcuni minuti, i due che mi stavano toccando si alzarono per andare in bagno. Ma il loro posto venne preso da altri due amici, che come se nulla fosse cominciarono a toccarmi sotto il tavolo come avevano fatto gli altri due.
A questo punto cominciai a perdere tutti i freni inibitori. La mia fica era fradicia di umori e altre dita si erano sostituite a quelle che mi sditalinavano prima.
‘Dove hai imparato a giocare così bene a biliardo?’ mi chiese uno di loro.
‘Al liceo giocavo ogni fine settimana… Non perdo mai…’ replicai con un pizzico di presunzione.
‘Mai?’
‘Mai!’
E dicendo così mi divincolai dalla loro presa e mi alzai in piedi aggiustandomi la gonna sui fianchi come se si fosse sollevata un po’ troppo.
Lanciai loro un bacio di ringraziamento dicendo che dovevo proprio andare a casa.
Mi chiesero di accompagnarli a casa giacché erano in sei ma avevano una sola auto, quindi ne feci salire due sulla mia macchina e seguii l’altra con gli altri quattro a bordo.
Dopo un breve tragitto arrivammo a destinazione e, per ringraziarmi del passaggio, mi offrirono di salire a bere almeno un bicchiere d’acqua…
Mentre gli altri andavano a prendere delle birre io salii con i due che avevo portato in macchina.
La mia passera era sempre fradicia e quando uno dei due cominciò a toccarmi le mie difese caddero definitivamente.
In un attimo mi trovai inginocchiata davanti a loro con due membri turgidi che si alternavano tra le mie labbra.
Mi toccavano sapientemente i capezzoli e le tette, mantenendo la mia eccitazione al limite dell’orgasmo.
Uno dei due si andò a mettere seduto sul divano della sala.
‘E adesso, se vuoi continuare a ciucciarmelo, vieni qui a quattro zampe, bella cagnolina” mi disse guardandomi fissamente negli occhi ed agitando nell’aria il suo cazzo dritto.
Senza neanche farmelo ripetere mi misi carponi e, tirando su la gonna sui fianchi per muovermi meglio, scoprii completamente il culo.
Non appena imboccai il cazzo di quello sul divano, sentii la cappella dell’altro appuntarsi sul mio buchino ed iniziare a spingere per entrare. Alla terza spinta la cappella entrò come nel burro e sentii scorrere tutta l’asta nel mio sfintere accogliente.
Io non ci vedevo più per il desiderio.
Quasi non mi accorsi che eravamo stati raggiunti dagli altri 4 amici. Ma loro erano ben presenti e si alternavano a stuzzicare la mia passera ed il mio culetto con i loro membri.
Poi il gioco finì e cominciarono a scoparmi sul serio. D’altra parte io li stavo implorando di fottermi. Mi ritrovai con un cazzo in ogni pertugio. Uno nel culo, uno nella fica e uno in bocca. Cominciarono a ruotare nelle varie posizioni. Chi mi stava nel culo si faceva succhiare il cazzo, e chi si era bagnato nella mia passera mi sfondava il culo, mentre l’uccello che avevo fino a quel momento insalivato ben bene mi penetrava la passera. Alla fine mi sborrarono in bocca uno dopo l’altro facendomi ingoiare litri di sperma.
Per essere appena arrivata in città, avevo già fatto parecchie conoscenze’ approfondite’!!!
Volendo organizzare le mie cose per bene approfittai della relativa calma di quei giorni e, senza sprecare neanche un minuto del mio limitato tempo, telefonai ad un dentista per fissare un appuntamento.
‘Studio dentisticooo… Mi dicaaa…’ mi rispose una voce femminile da zoccola.
‘Buongiorno, vorrei fissare l’appuntamento per una visita di controllo”
‘Seee… Va beneee… Dunque vediamooo… La settimana prossima le va beneee…?’
‘Veramente preferirei durante questa settimana… Sa, essendo in ferie non ho limiti… di tempo…’
‘Mi dispiace, signorinaaa… Il dottore è impegnato per tutta questa settimanaaa… Le fisso un appuntamento per venerdì della prossima settimana alle 19. Le va beneee…?’
‘Se proprio non è possibile prima… Però, se qualche appuntamento dovesse essere disdetto, non esiti a chiamarmi, d’accordo? Verrò… subito!’
‘Seee… Va beneee…’
Ancora scombussolata per la piega che aveva preso il pomeriggio andai a casa per l’appuntamento con Franco, il tecnico della cucina.
Avevo fatto appena in tempo a togliermi gonna e camicetta che suonò il citofono, indossai una vestaglia ed andai ad aprire.
Dopo pochi minuti Franco armeggiava in cucina con il metro prendendo le misure dei lavori che avrebbe dovuto fare per sostituire i vecchi mobili della zia con quelli miei.
Mentre lavorava non potei far altro che osservarlo: era un ragazzo sulla trentina, alto circa 180 cm, asciutto, chiuso in un giubbino di jeans che gli metteva in evidenza le spalle larghe e gli fasciava le braccia ostacolandogli un poco i movimenti.
‘Posso togliere il giubbetto, signorina? Ho bisogno di infilarmi sotto il lavello per controllare gli attacchi di acqua e gas” mi chiese gentilmente come se mi avesse letto nel pensiero.
‘E me lo chiede? Anzi mi stavo proprio chiedendo come potesse lavorare bene con tutta quella roba indosso” risposi rendendomi conto che avrei potuto essere fraintesa.
Sotto aveva soltanto una maglietta bianca aderente che lasciava intendere la muscolatura da lavoratore.
Liberatosi dell’indumento, Franco si infilò sotto il lavello appoggiandosi con la schiena al pavimento del mobile e il viso rivolto verso l’alto.
In quella posizione, con il busto quasi completamente infilato dentro il mobile, schiena sul pavimento e pancia all’aria, il rigonfiamento che Franco aveva nei calzoni era ancor più in bella mostra. Ed io non persi l’occasione di ammirarlo.
Finito di controllare i tubi Franco fece per alzarsi da quella scomoda posizione sotto il lavandino. Era ormai quasi in ginocchio quando, vuoi per il caldo, vuoi per un calo di èpression, ebbe come un giramento di testa e, per non cadere a terra, si aggrappò istintivamente alla mia vestaglia che, anziché sostenerlo, si lacerò mettendo in mostra le mie gambe coperte dalle autoreggenti, il ridottissimo slip ed il reggiseno.
‘Oh, mi scusi’ – disse Franco imbarazzatissimo per l’incidente ma senza togliermi lo sguardo di dosso ‘ Non volevo”
E così dicendo, mentre cercava di rimettere a posto i lembi della ormai inutile vestaglia, prese a tastarmi per tutto il corpo.
‘Neanche io volevo’ Ma visto che ci siamo” dissi spingendo il corpo in avanti e appoggiandogli una mano sulla patta rigonfia.
Senza mostrare nessuno stupore per la mia reazione, Franco fece scivolare con decisione dalle mie spalle quel che rimaneva della vestaglia e, sfilatami rapidamente con una mano una tetta dal reggiseno, si portò alla bocca il capezzolo iniziando a leccarlo e a morderlo.
L’altra mano, anch’essa calda e un po’ ruvida, aveva preso a scendere e a salire lungo le mie gambe completando la mia eccitazione.
Incoraggiato da quell’approccio, Franco si è inginocchiato ed ha scostato i bordi dello slip per annusare i miei odori che cominciavano ad essere intensi perché mi stavo veramente eccitando per la situazione.
Ho chiuso gli occhi e ho sentito le dita che cominciavano a frugarmi tra la figa mentre l’altro braccio mi cingeva la coscia e la mano mi aveva afferrato saldamente una chiappa del culo stringendola fin quasi a farmi male.
La mano sulla figa mi ha imposto di allargare le gambe così ho sentito un dito ruvido che cominciava a massaggiarmi il clitoride e dopo un pò il medio me lo sono sentito in figa con una certa impetuosità. Certo bagnata ero bagnata ma mi eccitava molto questa situazione poi mi vedevo riflessa sulle porte a vetro della cucina e mi sentivo proprio una troia. Il lavoro sulla figa continuava e aumentava tanto da imporgli di togliermi le mutande senza domandare così mi sono trovata in piedi a gambe aperte con scarpe e calze ma con la figa aperta da due mani grosse e ruvide che mi mettevano 2 o 3 dita contemporaneamente dentro, poi mi ha aperto e mi ha sputato sulla figa e ha cominciato a leccarmi tanto che la sua saliva si mescolava con i miei umori.
I minuti passavano ed io non riuscivo più a resistere e l’istinto era quello di aprire le gambe e il desiderio di essere posseduta aumentava. Franco, stanco forse di stare in ginocchio, si alzò sdraiandomi di peso sul tavolo della cucina.
Aprendomi completamente la vestaglia, si attaccò con la bocca ai miei capezzoli tesi allo spasimo succhiandomeli.
Sentivo che con una mano si stava slacciando i pantaloni ed armeggiava con gli slip per estrarre il cazzo in tiro. Ho sentito la punta del suo uccello strusciarmi sul ginocchio per poi risalire lungo la coscia fino a raggiungere le labbra bagnate della mia fica in calore.
Non appena me lo ebbe appuntato alla fica, spinsi in avanti per quanto potevo: volevo fargli capire che lo volevo dentro, subito.
Bagnata come ero, mi è scivolato dentro come nel burro riempiendomi tutta con un membroche ancora non avevo visto con gli occhi, ma che potevo apprezzare con le pareti della fica.
Ha cominciato ad andare avanti e indietro, lentamente poi è diventato un martello a percussione. ho avuto il primo orgasmo senza potermi controllare, ho sborrato più che mai.
‘Aaahhh’ che bellooohhh avere un bel cazzo durooohhh dentro la fica’
“Solo in fica?! Girati che te lo metto anche nel culo!’ e si è sfilato dalla fica girandomi a pecorina sul tavolo.
Non ebbi neanche il tempo di spostare la vestaglia che già mi aveva trapanato di nuovo la fica d’un sol colpo.
‘Solo qualche colpetto per bagnarlo bene’ – disse quasi a giustificarsi ‘ E poi” e con un affondo di cazzo nella mia fica, mi infilò il pollice nel buco del culo.
Nella posizione in cui ero, con le tette schiacciate sul piano del tavolo ed il culo bene in aria, non potevo di certo oppormi ai voleri diel maschio che mi stava montando in quel momento’
Continuando a pomparmi la fica, Franco mi afferrò la parte alta delle chiappe con le mani ed infilò entrambi i pollici nel mio buchino ormai allentato dalla penetrazione di un attimo prima: cercava di aprirmi il culo come se fosse una pesca’
Quando ritenne che il mio sfintere anale fosse sufficientemente rilassato, Franco estrasee il cazzo dalla mia fica e me lo sbatté nel culo senza tanti complimenti.
A quel punto iniziai a spingere all’indietro per farmi entrare nell’intestino tutto l’arnese di Franco.
‘Piano, bella’ E’ tutto per te’ Sta tranquilla” mi disse sottraendosi un poco alla mia foga e piazzandomi una mano sulla fica a titillarmi il clitoride mentre con l’altra mano mi abbrancava una tetta e me la stizzava forte forte.
‘Aaahhh… Siii’ Cosììì” ansimai sul punto di venire un’altra volta.
Poi Franco lasciò la presa e mi spinse di nuovo sul tavolo afferrandomi saldamente per i fianchi e sparandomi delle bordate di cazzo nel culo quasi da sfondarmi.
Le mie tette sbalzavano in avanti ad ogni colpo che Franco mi assestava nell’intestino. Sentivo le chiappe vibrare ad oggni affondo mentre le palle mi sbattevano sulle labbra della fica quando il cazzo giungeva a fine corsa dentro di me.
In quelle condizioni durammo entrambi pochi secondi ancora, poi sentii Franco serrare la presa attorno ai miei fianchi e, dopo un paio di affondi più intensi, si irrigidì ancor di più dentro di me spruzzandomi il suo seme nell’intestino.
Anch’io godetti per quel trattamento vigoroso e quasi animalesco.
Dopo aver goduto dentro di me, Franco estrasse il suo cazzo ancora non del tutto ammosciato dal mio culo. Dal buco ormai aperto una parte dello sperma appena eruttato fuoriuscì colandomi lungo le cosce e mescolandosi ai miei umori vaginali di poco prima: dovevo avere veramente l’aspetto di una vera maiala’
Franco, nel frattempo si era asciugato il cazzo con uno strofinaccio e, dopo essersi ricomposto, mi disse:
‘Bene, signorina, ho preso le misure ed ho visto che tipo di lavoro c’è da fare qui’ Tornerò con un paio di assistenti per rifinire il lavoretto: ci vorrà mezza giornata, perciò’ si tenga pronta”
‘Grazie, Franco ‘ dissi senza turbarmi più di tanto ‘ Non c’è problema: io sono sempre disponibile”
‘Ora è meglio che vada ‘ replicò Franco ‘ La chiamerò io, d’accordo?’
E se ne andò lasciandomi bagnata, con il culo nudo e dolorante ma soddisfatta del lavoretto che mi aveva fatto’

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