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Erotici Racconti

Down – Concerto in minore

By 4 Novembre 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

Oh, i Culture. Finalmente.
La nera da urlo &egrave avvolta su un nero.
Le ragazzine cotte mi guardano sempre.
Let’s talk about down, down, down, dabadibidown, down in Jamaica where Garvey was bo-orn…
Fuffo da dietro mi dice dai, non fare il finocchio. Che poi Fuffo parla parla ma di tacche sul fucile, parole sue, ne ha meno di me.
Però forse ha ragione lui. Si vive una volta sola. Dammi una buona ragione per non farti valere. La biondina ti sta spogliando con gli occhi. Se poi vuoi, mi sa che racimoli anche la rastona. Pensa se son lesbiche coinquiline e ti portano a casa.
Tutte quelle cazzate lì.
Comunque &egrave vero che mi devo svuotare le palle, o a furia di siti porno gratis mi becco un virus che mi cancella tutta la discografia dei Black Uhuru prima che mi decida a metterla su cd.
Ma la biondina no. Ha la faccia di brava ragazza ribelle. Avrà diciott’anni. Tempo una laurea breve e me la vedo in tailleurino proprio come la mamma.
La rastona, però. In effetti mi fissa spudorata. E’ carina. Di viso, direbbe Fuffo. E poi direbbe quella cosa orribile…DI CORPO, PERO’ &egrave bruttarella.
Fuffo &egrave così. Sarà per quello che scopa poco. Sarà per questo che si incapponisce duro a far scopare gli altri.
Tutto sommato, però, perch&egrave no. Guardo Fuffo e faccio l’occhiolino.
Poi si gioca facile. Le ballo davanti e la guardo e sorrido, basta alzare i piedi al ritmo e sembro un ballerino in mezzo all’orda di sballati ondeggianti.
Lei sorride come non ci credesse.
Con la coda dell’occhio vedo la biondina che scuote la testa parlando all’amica occhialuta criceto. Ne rido.
La squadro come da copione.
Adidas gazelle rosse. ok
Pantaloni verdoni militari oversize con otto tasche. ok, però…
Felpa nera a collo alto. ok
Fascia arcobaleno nei capelli. bah. ok, dai.
Ora la fuffa di Fuffo. La immagino pinguetta, poche tette sul totale. Culo abbastanza piatto.
Ora le cose serie. Le metto le mani sui fianchi e balliamo.
Let’s talk about down, down, down, dabadibidown, down in Jamaica where Garvey was bo-orn…

Fuori. Jimmy Cliff da lontano, aria fresca d’autunno.
You can get it if you really want…
Si chiama Marika. Piacere. Mi dice che ballo bene. Ha una voce acuta. Troppo acuta.
But you must try, try and try, try and try…
La bacio diretto, che non ne ho voglia. Lei reagisce con entusiasmo, foga. Mi dice vieni in macchina con me. Io dico ok.
Il parcheggio al limitare del bosco. Una twingo rossa.
Odore di fumo freddo attaccato agli interni. Noi sul sedile dietro ci baciamo e ci tocchiamo di carezze fugaci e superficiali, lei mi si avventa sulla patta e si insinua, lo tira fuori, mi guarda e sorride, lo prende in bocca. Ha mani fredde, tese, distanti, la bocca ferma. Un buco come un altro. Mi sottraggo alle sue meccaniche e raggiungo il suo epicentro, speranzoso di suscitare qualcosa, innescare processi erotici.
Le sfilo i pantaloni. Gli slip bianchi. Tiene i calzini neri di cotone spesso. Ha la pelle chiara, mi sembra piccole vene in controluce. Faccio per scendere a leccarla, baciarla, succhiarla. Lei mi dice no. Dice che mi vuole dentro.
Il cazzo la sente, &egrave un brutto colpo. Allora gioco in difesa, glielo rimetto in bocca mentre cerco la plastica. Lui reagisce, trovo la plastica. Lei si tocca mentre la srotolo su me, mi guarda mordicchiandosi le labbra, eccitata di una strana non-eccitazione.
Si mette a novanta, si apre davanti a me, le sue grosse natiche bianche e il cespuglio nel mezzo. Le scosto le labbra ed entro.
E lei da subito urla, si dimena, mi incita come fossimo alla fine.
E tiene questo ritmo e questi toni, che non si alzano, non si abbassano. Una strana reazione indipendente dall’azione.
E mi frastorna, quest’assenza di connessioni, come un diagramma di flusso non logico. Mi astraggo, ipnotizzato dalle sue urla e dai suoi gemiti, sempre eccessivi, sempre uguali. E dopo non so quanto tempo, per un fenomeno puramente meccanico, aumento il ritmo e vengo, rabbioso, implacabile, quasi silenzioso ad eccetto di un ringhio sommesso. E lei sembra per un istante reagire, cambiare lo schema, ma &egrave solo la fusione dei suoi gemiti in uno unico, lungo, monocorde. Non &egrave venuta e la cosa già mi fa incazzare. Mi piace pensare sia altruismo, ma temo sia solo l’idea che possa dire a qualcuno che non l’ho fatta venire quando in realtà la medaglia ha due facce.
Ma non importa. Perch&egrave lei mi bacia e mi dice vieni a ballare ancora mentre si riveste. E io mentre mi rivesto le dico ti raggiungo fra un attimo. E lei torna nel capannone dismesso mentre io mi appoggio alla Punto di Fuffo e giro in fretta una canna di northern lights. Il fumo pungente buca l’aria frizzante della sera, mi invade la gola e la mente.
Fuffo fra un quarto d’ora circa mi dirà che sono un grande. Mi darà del puttaniere per farmi un complimento. Io, però, sto di merda. Penso a lei. E quando credo di adoprarmi per pensarla meno, la penso un po’ di più. E non posso smettere di voler segnare tacche sul fucile. Certo, io non dico così, io dico dare amore. Sembra molto più nobile. E’ facile giocare con le parole e con i genitali tuoi o di qualcun altro. Per il resto &egrave tutto un gran casino.

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