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Erotici Racconti

Encomiabile sotterfugio

By 14 Gennaio 2019Febbraio 12th, 2023No Comments

Le giornate estive erano opprimenti e canicolari, il mio partner si trovava per mansioni lavorative fuori dalla nostra regione a quattrocento chilometri di distanza, durante il tempo in cui i due nostri scapestrati adolescenti scorrazzavano qua e là baloccandosi presso i nostri avi, alla ricerca d’un gradevole e chiassoso diversivo nel latifondo adiacente a pochi chilometri dalla città. In quell’occasione mi trovavo presso la mia dimora alquanto impensierita e taciturna, mi arrovellavo angustiandomi costantemente, perché quei pochi quattrini che il mio consorte m’aveva consegnato io li avevo utilizzati per un’occorrenza irrimandabile, per effettuare delle compere smussando in tale maniera la mia ossessiva e pressante emarginazione. Di recente, invero, avevo collezionato nello stesso giorno due sonore infrazioni al codice della strada, una per eccesso di velocità nella tarda mattinata e l’altra per essere transitata alle due di notte a seguito del festeggiamento d’un compleanno presso l’abitazione d’una mia amica d’infanzia, nel centro storico non avendo prestato attenzione alle telecamere collocate all’accesso riservato al traffico ZTL, accumulando perciò una pesante pena pecuniaria di circa quattrocento euro tutta in un solo colpo. 

La contravvenzione in questione decadeva in breve tempo, i punti sulla patente mi sarebbero indubbiamente stati decurtati, e pertanto la violazione andava regolata, d’altro canto io non avevo l’intenzione di pretendere dei quattrini dal mio consorte, per il fatto che si sarebbe infuriato assai, dal momento che auspicavo che potesse dissipare totalmente la fiducia nei miei confronti. Io dovevo racimolare celermente quei denari, ma che cosa potevo svolgere nell’immediato? Come avrei potuto risolvere la questione in così breve tempo? Congetturando e facendo illazioni telefonai a una mia fidata alleata di vecchia data, la consueta intrallazzatrice e maneggiona, per domandarle se avesse potuto spalleggiarmi, tenuto conto che aveva numerose conoscenze. Ascoltò con diligenza e con scrupolo la mia rocambolesca vicenda porgendomi il numero di telefono d’una sua affezionata e benevola seguace, che commerciava peraltro dei profumi presso la sua dimora, assicurandomi che avrei ben presto eliminato agevolmente il mio cruccio. Io benedissi la mia amica e telefonai alla donna in questione spiegandole che avevo l’urgenza di trarre quel profitto entro la fine del mese. Lei intese tutto manifestando nell’immediato tanta apertura, comprensione e gentilezza, offrendomi un incontro presso la sua dimora nel medesimo giorno.

Io mi recai presso quel domicilio all’ora stabilita, suonai, il portone in ferro ben presto si spalancò e salii al terzo piano utilizzando le scale. L’uscio era socchiuso ed entrai, là dentro notai una ressa di ragazze che provavano dei profumi e delle creme, sollecitai chiedendo della signora Teodora e all’istante una dama di circa una sessantina d’anni d’età si presentò facendomi sistemare all’interno d’una sala ricavata dentro quell’inedita retrobottega di quell’inusuale appartamento, annunciandomi che si sarebbe presentata all’istante da me. Attesi pochi minuti e la signora Teodora arrivò, ci presentammo e collocandosi accanto mi brandì la mano interessandosi subito della mia afflizione, io le esposi l’accaduto rivelandole che era un grattacapo di quattrini, lei controbattendo rapidamente mi svelò che per una donna come lei non sussistevano difficoltà di quattrini. Teodora volle sapere chi m’aveva consegnato il suo numero telefonico, da dove provenivo, se ero ammogliata, se avevo della prole, se avevo avuto mai spasimanti o altri maschi occasionali prima della vita coniugale, io le ribadii che l’unico uomo della mia vita era stato il mio attuale consorte, che non lo avevo mai ingannato né raggirato e che avevo due ragazzi adolescenti. In quell’occasione Teodora m’agguantò l’altra mano tra le sue mani svelandomi:

“Devo riferirti, che per una donna come te, che ha indubbiamente frequentato soltanto un uomo, di conseguenza encomiabile ed esemplare comportamento, anche da un punto di vista di floridezza, ci sarebbe attualmente un’eventualità da non lasciarsela sfuggire. Mi rendo conto che per te sarà inizialmente arduo e tormentato, però pondera rettamente la faccenda, rifletti e vaglia bene su quello che sto per rivelarti, cerca di non opporti con istintività e riflettici su, considera che potresti intascare addirittura quattromila euro in un unico pomeriggio” – mi riferì lei in modo entusiasta e piuttosto ottimista per la riuscita dell’avvenimento prospettato.

Per me, sarebbero state in verità pressappoco quattro ore di mansioni erotiche lascive e d’incarichi viziosi, acconsentendo e concordando di trascorrere questo tempo per concedere un insolito piacere carnale a un suo dissoluto e licenzioso famelico conoscente, che era alla ricerca d’una bella femmina da soddisfare con la quale chiavare liberamente, magari ammodo, intatte e salubri, in maniera tale da distendersi interamente spartendo con la donna di turno le sue intime e sfrenate pulsioni. Quest’individuo, invero, peraltro distinto e d’alto lignaggio sborsava queste cifre per ottenere il pieno sfruttamento del suo insolito piacere, mentre Teodora m’aggiunse altresì:

“Te ne accorgerai ben presto, da quei pochi commenti furbacchioni e peccaminosi che ho afferrato, tutte le femmine che sono state in sua compagnia si sono allietate, distratte e golosamente intrattenute parecchio” – mi proclamò Teodora in maniera quasi lussuriosa, incalzante e febbrile.

A dire il vero, se io avessi accolto quest’offerta, avrei lestamente intascato duemila euro sotto forma d’un sostanzioso acconto, restando sbalordita per quell’incarico che m’attendeva, sicché restai confusa e disorientate sul da farsi, ma con l’acquolina in bocca che sempre svolazzava nella mia mente. Teodora nel mentre pigliò accordi telefonici davanti a me indicandomi il giorno esatto e l’ora dell’incontro in conclusione annunciandomi:

“Se per te è più agevole e funzionale, potrai venire qua da me, in tal modo potrai conteggiare senz’indugio i quattrini che ti saranno elargiti, sancendo in tal modo l’accollo dell’assoluta disposizione nei confronti del presunto avventore”. 

Ascoltai con meticolosità la sua esposizione, però in caso contrario non accettando l’offerta, io non avrei dovuto più farmi rivedere e avrei dovuto scordare tutte le sue parole per non pensarci più. Dopo, in maniera ammaliatrice incorporò ulteriormente il resoconto:

“Bada bene, rammenta che è molto più elementare e fattibile di quello che potrebbe apparire, in ultimo il compenso è certo, immediato e garantito”.

Io in quella circostanza sgattaiolai lestamente da là, filando di corsa da quell’immorale e traviata dimora, dove Teodora m’aveva annotato il recapito con il giorno e con l’ora dell’appuntamento. All’uscita di quello stabile mi fiondai senz’indugio in un bar là di sotto accanto per acciuffare qualcosa di molto alcolico per ridestarmi e per scuotermi da quello che avevo appena udito, in seguito cercai di far scemare l’apprensione mitigando alla svelta l’emozione, accomodandomi piuttosto pensierosa nei pressi d’un tavolo all’aperto nella veranda ponderando sull’accaduto. Pensai di telefonare nel contempo alla mia affezionata che m’aveva amichevolmente indirizzato da questa Teodora, magari inveendo contro di lei, ma dopo riflettendoci su, esaminai e saggiai in ultimo che probabilmente la mia fidata amica non era al corrente delle depravazioni, delle perversità e dei vizi innati di Teodora, finanche del suo ruolo incalzante e di quell’inusuale barattante incarico di reclutare donne, per appagare in definitiva l’appetito corrotto e scellerato di facoltosi uomini che ricompensavano profumatamente le loro femmine di turno.

Io rimuginavo e speculavo, contemplavo e consideravo a fondo questa ghiotta quanto bizzarra e bislacca occasione, sì, perché in effetti intascare nell’immediato duemila euro come anticipo, non soltanto sarebbero bastati per sanare l’infrazione stradale, ma avrei potuto levarmi qualche sfizio lusingandomi l’animo e perfino coccolandomi il corpo con l’acquisto di qualche abito. Mi sentivo talmente addolorata e sconfortata, eppure girovagare per i negozi sotto i portici m’avrebbe di certo risollevato e affrancato lo spirito. Di quest’episodio non avrei spifferato nulla al mio uomo, in quanto non avrebbe saputo niente di questa mia briosa, inedita e sfavillante provvidenziale tenuta di cassa di questo mese, cosicché non immaginando nulla non si sarebbe imbestialito. Valutati sennonché i giovamenti e analizzati i vantaggi, sia pure i danni conseguenti, con completa neutralità mi sono messa a ragionare finanche ai danni e agli sfavori, accompagnati stavolta da una fremente e danneggiante spinta emotiva, perché in seguito non sarei di certo più stata capace d’abbandonarmi sul talamo con un altro uomo differente dal mio consorte, per lo più nelle braccia d’un attempato e traviato individuo come mi enunciava Teodora e peraltro senza protezione.

In realtà con il mio consorte adopero abitualmente il profilattico, perché sono sempre rimasta facilmente incinta, figuriamoci se dovessi trascorrere un periodo con un forestiero attempato senza peraltro alcuna salvaguardia. Mentre medito suppongo di non recarmi a quell’incontro, sicché mentre sono arrovellata nei miei pensieri, evitando d’evitare brutture successive e cercando di rintracciare una mansione più semplice e accessibile per intascare quattrini in misura minore, d’improvviso una telefonata sul mio cellulare interrompe i miei intrinsechi interrogativi. Rispondo rapidamente alla chiamata e in linea c’è Gloria, la mia cara amica, alla quale avevo fatto la prima telefonata per chiedere un insperato appoggio, lei mi confida d’aver confabulato con Teodora delucidandomi ulteriormente. Mi confida diffusamente che la mia permanenza nella stanza da letto con l’attempato e vizioso individuo si protrarrà solamente al massimo una ventina di minuti, non come le quattro ore inizialmente previste, tenuto conto che in conclusione verosimilmente sarebbero diventati unicamente esigui minuti, per il fatto che quasi certamente lui avrebbe sborrato rapidamente, non trattenendosi a causa della sua prematura eiaculazione, per di più per tutta questa libidinosa e frettolosa operazione scenica t’intascherai in poco tempo duemila euro, m’aveva costantemente ribadito Gloria.

Gloria al telefono mi svela tutti gl’incontinenti e i lussuriosi retroscena collezionati tempo addietro, a ben vedere, al momento che mi espone tutte queste inedite indiscrezioni, io cambio rapidamente tono sul suo conto, giacché inizialmente avevo tentennato di spedirla volutamente al diavolo, ma al presente m’aveva rasserenato consolandomi e schiarendomi le idee in modo globale, in fin dei conti non era forse così come dapprincipio appariva, sicché mi convince e accetto. Nel giorno stabilito mi presento a casa di Teodora alle sedici in perfetto orario, Teodora è ben lieta e raggiante d’ospitarmi, immediatamente mi elargisce dieci banconote da duecento euro ciascuna per l’acconto sul totale dell’ammontare convenuto, dopo m’invita ad accedere nella stanza da bagno, raccomandandomi di predispormi e di rinfrescarmi, ma senza spruzzarmi nessuna fragranza ulteriore. L’avventore apprezzava avvertire l’aroma naturale del corpo, gli effluvi intimi che una femmina emana, giacché io dovevo restare sobria e svestita solamente con indosso una veste da camera pulita, in seguito avrei dovuto spalancare la porta attigua dove ci sarebbe stata l’enorme alcova, con là di sopra il frequentatore sdraiato.

Adesso ero propensa, mi sentivo incline e desiderosa, allestita con la vestaglia trasparente, in verità vacillavo leggermente, perché per svariati minuti restai dietro quella porta prima di spalancarla, dopo espirai profondamente ed entrai in modo trionfale accedendo dentro la stanza scacciando i residui dubbi rimasti. Al mio ingresso lui m’accoglie immediatamente in maniera appagata ed entusiasta, la sua voce pacata e sensuale mi cattura: 

“Buongiorno bellezza, benvenuta nella mia dimora, piacere, mi chiamo Oreste” – mi sentii dire da un attempato signore disteso sul talamo interamente svestito.

“Buongiorno a lei, io sono Agnese” – risposi con un velo d’eloquente e tangibile iniziale timidezza.

In quel frangente m’avvicinai al talamo fermandomi sul bordo in piedi.

“Tu sei realmente stupenda” – mi manifestò Oreste squadrandomi da cima a fondo.

“Mi dica, che cosa posso eseguire per Lei?” – gli domandai io incuriosita e intrigata al tempo stesso.

Lui mi supplicò di sfilarmi la veste da camera perché bramava squadrarmi discinta, Oreste voleva esaminarmi interamente sobria e spoglia. In un secondo tempo mi domandò quanti uomini avessi avuto nella mia vita, io di rimando gli riferì unicamente il mio consorte. Osservandolo con attenzione da vicino, poteva avere approssimativamente poco più di settant’anni d’età ben trascinati, un apprezzabile cazzo per niente eccitato che faceva però riflettere sulle dimensioni intrepide che avrebbe potuto raggiungere, l’inguine rasato senza peli e i testicoli molto pendenti caratteristici di quell’età avanzata. Subito dopo aprì il cassetto del comodino ed estrasse un flacone con del miele, Oreste mi supplicò d’afferrarlo, dopo con un cucchiaino mi sollecitò di spanderglielo sul suo cazzo in abbondanza, dopo sui testicoli e infine sull’inguine.

Io restai alquanto affascinata e al contempo sbalordita, tuttavia memorizzando l’impegno stretto con Teodora, dovevo al presente caldeggiare e soddisfare le pretese del vecchio auspicando che terminasse. Io confidavo che non fosse quello che pensavo, in tal modo iniziai a cospargere con il cucchiaino il cazzo, i testicoli, diffusamente il glande come lui m’aveva indicato. Dopo riconsegnai il flacone di miele a Oreste e lui lo collocò sul comodino. Gradualmente m’avvicinai, ponderando che essendo una persona con un’eiaculazione anzitempo iniziai a leccare dai testicoli, catturando con la lingua il miele, cercando sempre più di leccare il miele e non i testicoli. Io lambivo e lisciavo, a rilento il tronco del cazzo si stava svegliando e quello che pensavo, cioè delle misure che già apparivano grandi, erano realmente enormi in erezione. Succhiando adagio sopraggiunsi in definitiva al glande, giacché era diventato grosso. 

Io bramavo di poter terminare alla svelta, volevo andarmene, perciò in quella circostanza ripetei verso me stessa che dovevo farlo giungere all’orgasmo, perché anziché continuare a leccare agguantai nella mia bocca il glande cosparso di miele e cominciai a succhiarlo agitando velocemente la lingua. Adesso era diventato duro ed eretto, giammai mi sarei attesa da quell’anzianotto individuo una prerogativa così, il mio affettuoso consorte al confronto sarebbe stato sconfitto all’istante. Oreste m’afferrò per le gambe invocandomi di mettergli il sedere sul viso, mentre io succhiavo il suo glande, sicché comincio a leccarmi. Percepivo di netto la sua fuggevole lingua insinuarsi dappertutto, anche nel didietro, dove entrava ed usciva dall’ano, non nascondo che quel piacere diventava abbastanza intenso, dopo coglievo la sua lingua, tutta la sua bocca sulla mia pelosissima fica.

Io cercavo il suo cazzo, lo impugnavo con le mani e con la bocca, eppure lui lo muoveva tirandomelo fuori dalla bocca, in seguito lo conficcava dentro, io me lo riprendevo tutto in bocca, credendo che era quasi alla fine e che stava finalmente per sborrare. Invece no, niente di tutto ciò, perché mi brandì e mi disse di distendermi sul letto riferendomi che ci saremmo abbondantemente divertiti come non mai. Oreste m’abbracciò in modo energico con una forza inusuale che non credevo, conficcò il suo cazzo nella mia pelosissima fica in una modalità inusuale che mi donava un colossale, sconfinato e inedito carnale piacere. Lui mi scopò per circa mezz’ora alternandoci in svariate posture, fino a farmi raggiungere uno strepitoso orgasmo come giammai avevo sperimentato prima d’allora. 

Successivamente Oreste scese dal talamo e costantemente con il suo cazzo eretto si collocò in piedi, mentre io genuflessa dinanzi a lui succhiavo con bramosia ed esuberanza il suo cazzo, fino al quando lui non mi sommerse inondandomi prima le tette e in ultimo la gola con la sua briosa e densa vitalità, sborrando la sua lattiginosa e tiepida linfa, che mi pregò per l’occasione d’ingoiare.

Oggigiorno, ancora ci rifletto, devo ammettere e proclamare manifestando un reale e sincero grazie a quell’anziano ed esperto signore, per avermi fatto godere smisuratamente con sapori che ancora ricordo, ma che di frequente nel mio intelletto ambisco arrischiare e ritentare, per cimentarmi in quell’esperienza che non sarà giammai più come quella. 

{Idraulico anno 1999} 

 

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