Skip to main content
Erotici Racconti

Entità indipendente

By 2 Novembre 2016Gennaio 30th, 2023No Comments

A dire il vero non l’ho saputo ingenuamente neppure io perché avevo fatto quella scelta, forse ero dissennata, pazza, probabilmente ero partita di testa, in quanto sentivo la tua voce e i tuoi sospiri, perché non riuscivo più a frenare né a trattenere questo continuo e insistente eccitamento che mi donavi, considerato che io dovevo fortemente averti una volta almeno, quando in conclusione tu m’hai riferito:

‘Lo so perché sei venuta da me, sai per quale motivo? Perché non hai in ultimo resistito’.

Attualmente mi ritrovo reclinata sul letto pieno di vestiti che getto alla rinfusa nella borsa, per il fatto che non entrano né lo spazzolino né l’asciugacapelli, pertanto adesso dove li metto?

‘Sta’ calma’ – dico rivolta verso me stessa, cercando di riordinare le idee, in fondo starai via solamente tre giorni.

In quell’occasione mi fermo, guardo il letto, ma dove credo d’andare con tutta quella roba? Effettivamente sto mettendo in valigia tutto l’armadio, svuoto la borsa sotto sopra e tutti i panni sono di nuovo sul letto, calma, concentrati, ti serviranno unicamente poche cose, però essenziali, poi mi siedo sul letto e afferro la testa tra le mani passando le dita tra i capelli, giacché capto che essi scorrono pigramente, dato che m’accarezzano l’interno delle dita. Io ho voglia di te amore mio, devo partire, però sono eccitata e non so che cosa fare né dove andare. In quel preciso istante mi rialzo, fisso il letto, prendo due maglie, due pantaloni e un vestito, delle calze con poca biancheria, perché voglio stare per tre giorni nuda, vestita unicamente della tua pelle. E adesso? La borsa è pronta, intanto fisso il letto scomposto e pieno di vestiti, mentre borbotto chi se ne frega dentro me stessa.

In seguito m’infilo le scarpe con il tacco alto sotto una gonna nera che arriva appena sotto il ginocchio, essa è con un tubino con uno spacco laterale che arriva quasi all’inguine, sopra indosso una camicia bianca con i bottoni che quasi esplode sotto la mia quinta misura di seno, successivamente corro verso la porta, afferro le chiavi e volo fuori di casa tirandomi la porta dietro, dal momento che sono in macchina e guido rapidamente verso Cagliari, perché solamente un’ora di traffico ci divide, eppure se continuo a pigiare in questo modo sull’acceleratore impiegherò addirittura anche meno tempo. 

‘Ci vedremo a Elmas, all’aeroporto, lì vicino al parcheggio alberato, accanto al chiosco di bibite’ – ripeto frattanto verso me stessa squadrando di continuo l’orologio sul cruscotto.

Il traffico m’innervosisce, però non è soltanto nervosismo, in realtà è la voglia che ho di sentirmi scopata da te, che mi rende indocile, irritabile e riottosa, poi il traffico non scorre, io suono, sorpasso perfino, giustamente mi mandano anche al diavolo, ebbene sì, con ragione incasso anche questo e proseguo, tiro dritta, pazienza passerà ripeto in cuor mio. Finalmente arrivo all’entrata di Cagliari, vedo in lontananza l’aeroporto, dato che ho al presente il cuore che mi scoppia nel petto, sono ferma all’ultimo incrocio che ci divide, sennonché spalanco leggermente le gambe e lo spacco s’apre, tolgo la mano dal cambio e l’infilo sotto la gonna, sotto il perizoma. Sono bagnata, il clitoride è gonfio, il cuore batte come un forsennato, al momento scatta il semaforo verde, tolgo la mano da sotto il perizoma, metto la prima e parto. Eccomi arrivata, soltanto che il parcheggio è vasto, eppure non ti vedo. 

In quel momento mi fermo e mi guardo intorno, sono persa, però a un tratto m’accorgo di te in macchina che m’osservi accuratamente da lontano, con la tua solita posizione pensierosa e con la mano appoggiata al mento accompagnato da un sorriso sornione sulle labbra, le mie adorate labbra. Quante volte ho sognato di sfiorarle, e adesso? Tu non accenni a scendere, eppure io non mi faccio intimidire, dal momento che apro la portiera della macchina e scendo decisa, però metto il piede a terra e sembra che le gambe non reggano. In quel frangente m’impongo di stare calma, m’alzo decisa dritta sulle spalle con l’aria della donna più sicura del mondo, quando invece mi sento come un canarino allarmato e spaurito. Dopo mi dirigo diritta alla macchina, tu continui a mantenere la stessa posizione e il solito sorriso, finché non sono davanti alla portiera della macchina, allora scendi piano con una lentezza infinita, apri lo sportello e fai il giro. Adesso non ci sono più barriere, non ci sono più linee telefoniche che ci dividono, tu alzi la mano, m’accarezzi il braccio con prudenza con un dito scendendo dal gomito verso la mano. L’emozione è troppo forte, perché sento i brividi salire brandendomi dietro la nuca, il dito scende fino all’interno della mano, io stringo racchiudendo tutta la tua mano nella mia.

Sento i capezzoli all’interno del reggiseno che s’induriscono come dei piccoli chiodi e tra le gambe il miele dell’eccitazione che mi fa impazzire dal desiderio di sentirti scivolare dentro di me. Attualmente è già l’imbrunire, poiché iniziano ad accendersi i lampioni, quasi non ci salutiamo neppure, tu m’apri la portiera, poiché è evidente la tua urgenza d d’avermi, perché io noto ammiccando un evidente gonfiore che ben altre volte ho avuto modo di vedere tra le tue gambe, soltanto che è sempre stato presumibile, virtuale, adesso siamo in viaggio, ma per dove? Io non ho preso lo zaino, ho soltanto chiuso la macchina, siamo lungo Viale Colombo verso la zona dei giardini, allora capisco che cosa vuoi fare e senza pensare troppo m’inclino passando sotto il tuo braccio destro, mi schiaccio sulla tua coscia e piano inizio ad aprire i bottoni dei pantaloni, sentendo il tuo cazzo che vuole esplodere mostrandomi tutta la sua magnificenza. 

Io agguanto sennonché il cazzo tra le mani mentre tu continui a guidare, sorrido tra me e lui, apro golosamente la bocca e me lo infilo tutto dentro fino in gola accompagnando benevolmente il movimento della bocca con la mano. Io ti sento sussultare, il respiro diventa forte e irregolare, a tratti ti sento sussultare, sento il primo squisito liquido uscire dalla punta che entra ed esce in modo regolare dalla mia bocca. Lo succhio voracemente, lecco e mi fermo, poi con la lingua percorro tutta la sua lunghezza fino alla punta del glande insistendo sul frenulo, considerato che lo riacciuffo nuovamente in bocca continuando a succhiare. Tu nel frattempo cerchi di preannunciarmi qualcosa, però la macchina si ferma, io alzo appena gli occhi per vedere e noto che siamo al buio, forse in un piazzale, non saprei di preciso. Mi rituffo sennonché in maniera famelica sull’oggetto della mia lussuria sentendoti quasi rantolare, poiché il tuo respiro è al momento sempre più affrettato, dato che fai in tempo a borbottare a stento: 

‘Se continui così, credo che sborrerò presto, che meraviglia di bocca che hai’.

Tu mi spingi volontariamente in quel modo la testa sempre più in basso per farmi ingoiare fino in fondo il tuo cazzo, poi un attimo di pausa, un sussulto, in quanto capto chiaramente che il cazzo al presente in un baleno s’irrigidisce, pulsa ininterrottamente per brevi secondi, giacché in un attimo fuoriescono fiotti intensi, io avverto distintamente il tuo sperma che mi piomba in gola, pressappoco mi soffoca per l’intensità del getto colandomi fuori ai lati della bocca, nel tempo in cui percepisco ancora il tuo cazzo granitico che continua la sua opera. Io continuo a succhiare leccando e asciugando minuziosamente tutte quelle preziose lacrime di candido e vischioso miele, che continua frattanto a sgorgare dal tuo cazzo riempiendomi la bocca e bagnandomi le labbra, dato che non le faccio cadere cercando di non disperderne neanche una goccia, mentre continuo a succhiare fino ad asciugarti completamente. Nel frattempo m’applico così diligentemente per soddisfarti, in quanto tu ti lasci beatamente andare accompagnato da gemiti di piacere intensi, perché nell’attimo dell’orgasmo e dell’inondazione della mia bocca tu ripieghi la testa all’indietro lasciandoti andare con tutto te stesso. Adesso rialzi la testa e mi fissi negli occhi, io sorrido, al presente gli occhi mi brillano alla luce della luna, poi completi la frase che stavi per finire e che l’orgasmo ha interrotto:

‘Nella tua bocca’.

Tu sorridi estasiato, con la lingua io lecco gli ultimi residui di sperma che mi colano ai lati della bocca, assaporando il sapore agro-dolce e amaro al tempo stesso che mi provoca brividi infiniti, successivamente mi sollevo sul sedile e ti guardo, tu mi squadri per un attimo che sembra infinito, m’agguanti la faccia tra le mani e mi baci appassionatamente sulla bocca, intrecciando la tua lingua alla mia, che ha quel sapore che solamente pochi attimi prima io avevo potuto assaporare, cosicché chiudo gli occhi per la sorpresa perché non pensavo che avresti mai fatto una cosa del genere, alla fine t’allontani per un attimo e sorridendo mi esponi:

‘Ho sempre desiderato bere il mio nettare dalla tua dolcissima bocca’.

In questo momento mi gira la testa come se avessi ingerito litri di alcool, sono ubriaca, sento colare il nettare del mio desiderio tra le gambe e adagio infilo la mano sotto la gonna, sotto il perizoma raccogliendo il liquido della mia eccitazione. Tiro fuori il dito colmo di fluidi, m’avvicino alla tua bocca e ti bacio, ma oltre alla lingua nella tua bocca c’infilo anche il mio dito e così ci baciamo assaggiando stavolta il liquido del mio desiderio, quel bacio dura un’infinità, appena ci stacchiamo tu mi guardi negli occhi e mi dici:

‘Sei pronta per farti scopare?’ – giacché io sussurro un sì quasi inesistente.

‘Non soltanto da me, tesoro’.

Io continuo a fissarti e sussurro un altro sì, perché il nostro sogno più nascosto, che tante volte ci siamo raccontati, adesso sta per realizzarsi. Tu mi fai sdraiare sul sedile e apri la portiera, solamente allora m’accorgo che quello in cui siamo è un parcheggio pieno di macchine, nella quale ci sono persone che chiaramente stanno facendo la stessa cosa. Distintamente, perché quasi tutti hanno la portiera aperta e s’intravedono scene di sesso, che mai in vita mia avevo visto: non sarà forse è un parcheggio per scambisti? Non lo so, non ci sono mai stata, però girandomi attorno con la mano che accarezza le labbra tra le mie gambe, mi gusto scene eccitanti ed elettrizzanti d’orge comuni che si svolgono nelle macchine là nelle vicinanze. Io mi focalizzo su d’un trio che esprime rispecchiando praticamente ciò che ci siamo sempre detti: una femmina abbastanza rotonda è attualmente piegata a novanta gradi al di fuori della macchina che succhia voracemente il cazzo d’un uomo, che al presente è comodamente sdraiato sul sedile anteriore dell’autovettura; la donna in questione è in sostanza vestita solamente con dei collant, le calze autoreggenti e il reggiseno, mentre da dietro un altro uomo la sta sodomizzando voracemente tra le chiappe, in quanto si percepisce in modo netto ogni sospiro cagionato da ogni spinta che l’individuo gl’imprime, lui è in pratica vestito soltanto di sopra, in quanto i pantaloni sono ai suoi piedi insieme ai boxer, dove si vedono le cosce scoperte come se nulla fosse. 

Questo stato di libertà, che io esamino, dove tutti scopano osservandosi a vicenda, mi fa eccitare ancora di più e continuo a strofinare il dito sul clitoride, andando di tanto in tanto ad assaggiare le secrezioni prodotte gustandomele tra le labbra. In quel frangente io mi giro meravigliata verso di te nel tempo in cui proseguo a toccarmi, tu mi guardi e sorridi, poiché anche la nostra portiera è aperta, giacché possono scrutare diffusamente pure noi due. Tu scendi dalla macchina e fai il giro dell’abitacolo venendo verso la mia portiera e l’apri, adesso c’è luce piena, così mentre mi fai girare con le gambe verso fuori allargandomele, io ripongo nuovamente sguardo indirizzandolo verso quei tre individui. L’uomo in piedi è sul punto di sborrare chiaramente tra le chiappe della donna, poiché è visibilmente scosso da brividi e da gemiti continui, intanto che io mi gusto la scena tu mi sollevi la gonna e mi sfili il perizoma lanciandolo sul sedile posteriore, in tal modo io rimango con la gonna tutta arrotolata sulla vita con la fica pelosa grondante e per di più scoperta. 

In quel preciso istante t’abbassi e t’immergi tra le mie cosce, iniziando a leccare voracemente, io trattengo il respiro sentendo che è la tua lingua che m’infilza, dopo bevi i miei fluidi sempre più intensamente. Nel frattempo continuo a guardare il trio davanti a noi, l’uomo in piedi è ormai al margine e mentre si muove con movimenti convulsi, noto che l’uomo sdraiato in macchina mi guarda osservando attentamente pure te che mi lecchi voracemente tra le gambe. Io trattengo il respiro, vedendo chiaramente l’orgasmo dell’uomo manifestarsi, giacché lui è in piedi che estrae il cazzo dal sedere della donna e continua a masturbarsi lasciando cadere abbondanti scie di sperma tra le natiche della donna e sulla sua schiena. Intanto lei continua audace e irremovibile a lavorare con la bocca sull’uomo sdraiato, che notando il mio interesse si scosta leggermente lasciando intravedere le sue labbra che lo masturbano ingordamente.

Io quasi mi vergogno, sono in netto impaccio, perché lui si è accorto della mia presenza, tuttavia oltre l’eccitazione che c’è nell’aria capto sempre la tua lingua che mi stuzzica abilmente il clitoride in modo straordinario, poiché mi sento tesa come una corda di violino, giacché ti sussurro sommessamente dell’uomo che ci sta guardando, malgrado ciò tu ti alzi appena, lo guardi e amabilmente gli sorridi, successivamente ti riappropri delle mie cosce e inizi con una mano a sbottonare la camicia, che in un attimo vola sul sedile posteriore come pure il reggiseno e la gonna, io mi ritrovo rapidamente nuda seduta sul sedile con le gambe divaricate fuori dalla macchina con il busto leggermente inclinato, vestita unicamente con le scarpe con il tacco, mentre tu fra le mie gambe continui a masturbarmi facendomi godere infinitamente. Io ributto indietro la testa lasciandomi andare alle sensazioni che mi trapassano tutto il corpo e rabbrividisco dalle piccole scosse di piacere, allargo sempre di più le gambe poggiando i tacchi sul sedile ed esponendo il clitoride alla tua fantastica lingua, che continua a torturarmi e chiudo gli occhi. Per un attimo ti fermi, però io non apro gli occhi perché un istante dopo sei di nuovo tra le mie gambe, mi divarichi la fica passando dal buchino del sedere fin sopra il clitoride. Io sragiono, sono ormai fuori di senno, alzo la testa e chiudo gli occhi quasi terrorizzata, quando vedo tra le mie gambe la testa, una testa che non è la tua, perché quasi urlo di soprassalto per la paura, però alzo lo sguardo e ti vedo in piedi dietro il tizio inginocchiato tra le mie gambe, con la donna mezza nuda che prima gli stava facendo un pompino, attaccata come un’ossessa al tuo cazzo che da docile e morbido inizia a indurirsi progressivamente, in tal modo mi rassicuro. 

Lei è attualmente inginocchiata sull’asfalto, dato che la vedo benissimo mentre apre la bocca affamata senza darti tregua, finché il tuo cazzo non diventa granitico, di nuovo pronto a dar libero sfogo a tutto il piacere. La stizza che mi prende pervadendomi nel vedere quella puttana attaccata al tuo cazzo, quasi mi fa alzare per reagire, eppure io ho sempre il tizio tra le gambe che non mi fa muovere, tuttavia vengo gradualmente rincuorata e tranquillizzata dal tuo sguardo, perché mi lascio andare ai totali piaceri di quell’attimo, di quella degenerazione bizzarra, di quella depravazione completa, oserei aggiungere di quell’inedita e per di più inusuale stravaganza. L’eccitazione cresce sempre di più, perché mi sento cullata dalle braccia del sesso, del piacere e dell’esplosione di me stessa cosiffatto continuiamo così per un po’ di tempo, poi con uno sguardo di sfida, azzarderei esprimere di genuino duello, io allontano il tizio dalla mia fica e lo faccio sdraiare dentro la macchina abbassando il sedile, così senz’incertezze né timori mi posiziono sopra di lui e m’impalo con il suo cazzo nella posizione della smorza candela, con la schiena rivolta verso di lui iniziando a strofinarmi su e giù senza sosta, sfregando il clitoride contro il suo pube e sentendo il suo cazzo arrivarmi fin dentro le viscere, mentre continuo a muovermi sempre più velocemente guidata dalle sue mani che mi spingono i fianchi avanti e indietro, frattanto che mi faccio scopare da lui io guardo te che ti fai succhiare il cazzo da quella persona, che non ha nessun diritto di stare lì a suggere.

E’ un attimo d’insolita gelosia, di rara rivalità, eppure la leggo anch’io nei nei tuoi occhi, quando mi senti ansimare mentre il tizio con movimenti sempre più rapidi si lascia andare totalmente esplodendo in un orgasmo spettacolare, perché io lo accolgo tutto, lui mi sborra dentro la sua linfa avvertendo spiccatamente un lungo fiotto di calore liquido che m’inonda dentro, nel tempo in cui le pulsazioni diventano sempre più poderose. Il gioco finisce però, perché quando vedi che io sto per venire, in quel frangente fai allontanare la puttana che ti succhia il cazzo e mi strattoni via dal tizio, che resta disteso ed esausto nella macchina. Ancora nuda mi trascini via, i vestiti sono buttati chissà dove, mi porti davanti al cofano della macchina e m’appoggi sopra con prepotenza, mentre tra le gambe ho ancora tutto lo sperma dell’altro individuo che attualmente mi cola. Senza troppi complimenti mi spalanchi le gambe, ti prendi il cazzo in mano infilandomelo direttamente dentro, infilzandomi quasi per punizione, per aver goduto con un altro, cosicché io mi lascio spensieratamente andare all’apoteosi, ti stringo le gambe attorno alla vita e tu m’afferri per i glutei e cominci a muoverti con movimenti e con dei colpi sempre più veloci, sempre più costanti e poderosi. Io t’abbraccio forte, i miei seni premuti contro il tuo petto rimbalzano per la foga dei colpi e mentre mi scopi così vogliosamente cominci a dirmi segretamente:

‘Hai goduto sgualdrina? Racconta, te la sei spassata mentre quello lì te lo infilava? Oppure ti copiaci attualmente che ti sto scopando io? Sembravi proprio una piccola puttanella mentre lo cavalcavi, però adesso ti cavalcherò io’.

Io non riesco a esprimere nulla, soltanto pochi e sussurrati sì, uniti a sospiri e a dei gemiti di piacere, per il fatto che mi lascio andare ai tuoi insulti, dato che mi fanno sentire autonoma e libera, perché mi lascio andare alla danza senza ritmo del tuo entrare e uscire da me, ormai persa nei meandri dei sensi, tesa solamente ad ascoltare il godere che mi danno quei meravigliosi attimi. Tesa fino allo spasmo, finché entrambi ci lasciamo andare in un grido all’unisono di piacere io ti sento esplodere dentro di me, con l’impeto di un’onda che s’infrange contro uno scoglio. Adesso sento il tuo cazzo pulsare contro le pareti della mia fica e sento il calore del tuo sperma che mi riempie, in tal modo mi lascio andare abbandonandomi esausta e quasi in trance sul cofano della macchina, tu resti dentro di me accasciandoti sul mio seno, io resto con le gambe attorcigliate alla tua vita, carezzandoti la testa in quell’attimo di tenerezza. Tu mi baci placidamente i seni e torni a poggiarci la testa, io mi sento indipendente e libera amore, felice e sciolta, sazia dei miei desideri, soddisfatta dei tuoi, poi ricordo la coppia che prima si era prestata al nostro gioco perverso. Mi giro carezzandoti la testa che ancora è poggiata sul mio seno, però loro non ci sono più, neanche la loro macchina. Sorrido, alzo il tuo viso e ti stampo un bacio enorme sulle labbra, con gli occhi che luccicano per la gioia e tu pure sorridendo mi manifesti: 

‘Che cosa dici? E’ bene che ci vestiamo? Se ci trovano, vengono qui e ci arrestano conciati così come siamo. E’ meglio sparire’. 

In conclusione ridiamo insieme, io scendo dalla macchina e felici anche se ancora nudi andiamo alla ricerca dei nostri indumenti sparpagliati chissà dove, circondati da gemiti e da sospiri dei godimenti.

Ridiamo sempre più forte, ci rivestiamo, saliamo in macchina e scappiamo da quel luogo di perdizione e di traviamento, che tanto però ci ha fatto divertire e ricreare.

{Idraulico anno 1999} 

Leave a Reply