Skip to main content
Erotici Racconti

Esente da confini

By 26 Febbraio 2019Febbraio 12th, 2023No Comments

Fulvio quella sera pareva d’essere fuori dall’assennatezza, non lo riconoscevo infatti come tale, perché mi rifiniva lusingandomi in maniera fervida e impaziente, così come compiono per l’appunto tra di loro i cuccioli quando si dilettano spassandosela e rotolandosi, in quanto giocherellano talvolta in modo pressappoco sgarbato. Lui, infatti, s’accaniva su di me tartassandomi iniziando dall’orecchio, proseguendo sulla gola e terminando sulla zona della cervice, mentre il suo addome era appoggiato sul mio groppone, io mi trovavo allungata sul fianco disadorna e pressata fra il torpore e lo stare in guardia. 

Fulvio mi carezzava i fianchi, il didietro con la punta delle dita, giacché quest’ultimo era il suo innato modo di fare, io lo avevo appreso in quella circostanza. Successivamente mi curvò la gamba in avanti, dislocò ben presto la sua mano sulla mia odorosa e lanutissima fica. L’agguantò brandendola a modo d’un nicchio e me la baciava, tenendomi inizialmente la nuca, appresso il dorso trattenendomi fasciata con l’altro braccio tangibilmente pressata sul giaciglio. 

Al presente m’ispezionava con due dita, esplorava con il dito medio, dopo le altre dita le conficcava a rilento tra le grandi labbra, ci giocava un poco, dopo giungendo alla sommità dov’era posizionato il clitoride, lì insisteva, facendomi provare come delle inedite e vigorose scariche elettriche. Io lo lasciavo fare, gustandomi pienamente quelle inedite quanto viscerali e viziose lussurie, proferendogli parole rozze, sconce e triviali. Lui d’altro canto sproloquiava nell’udire tali vocaboli, mentre io di proposito lo stuzzicavo eccitandolo di continuo per vedere dove potesse spingersi.

Tutto questo lascivo cerimoniale e libidinoso rito lo compivamo in armonia, talvolta in totale incomunicabilità, altre ancora in una ricercata e viziosa parlantina, esplorandoci e sondandoci, poiché ogni cosa avveniva costantemente in pieno e solenne radicale erotismo. Subito dopo lui collocava il cazzo sulla mia villosissima e aperta fica, nondimeno in una postura per me malagevole, sosterrei poco ospitale, malgrado ciò per quest’aspetto maggiormente provocante e finanche tonica.

Fulvio mi penetrò con gradualità, brevi apatici affondi, io mi sentivo tra le sue grinfie senza principio e senza fine, captavo d’essere denudata e spolpata, sprovvista integralmente di barriere, di cippi che ne delimitano la frontiera. Verosimilmente una massa materiale, una persona in stabile e perseverante naturale estensione.

Lui iniziò sennonché a mettersi in azione, si spostava, svolgeva l’atto d’amore per me e non con me, d’altro canto pure io per lui. Ero il suo corpo e lui il mio, perché si era talmente conficcato dentro e non c’era più, io m’affliggevo deprimendomi e dopo ricompariva. Andava via da me in modo indolente e svogliato, in seguito allorquando si ripresentava l’intermezzo diventava detestabile e fastidioso.

Fulvio seguitò questo bizzarro ed estroso svago per due ore abbondanti, senza soste, in quanto risultava veramente deprimente, scoraggiante e pure fiaccante, fintantoché non sopraggiunse la prima luce del giorno. Lui in quella circostanza divenne brutale, travolgente e vorticoso come sovente. Io tentavo angosciosamente di liberarmi, eppure la sua pesantezza collocata sul dorso mi tratteneva ostacolando ogni mia restante ritirata.

Fulvio ne approfittava, eccedeva di continuo, io m’adattavo, accettavo e tolleravo, lo abbracciavo e lo spronavo, lui farneticava durevolmente, vaneggiava costantemente, non era mai sfibrato, io bramavo di togliermi, perché era alquanto lascivo e piacevole farmi lacerare, facendomi in conclusione scopare da lui.

Un effettivo fenomeno, un credibile e vero portento, una rara quanto indicibile e smisurata stupefazione, arrischierei aggiungere e svelare che si trattava d’uno sterminato incanto dei sensi. 

{Idraulico anno 1999}  

Leave a Reply