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Erotici Racconti

Fermento innaturale

By 5 Agosto 2016Gennaio 30th, 2023No Comments

Quella mattina Lorena s’alzò molto presto, eccezionalmente già ben carica e predisposta per intraprendere una dinamica e operosa settimana di faccende. Le ore notturne non passavano più, in quanto erano risultate notevolmente torride, perciò rinfrescarsi facendo una doccia sarebbe stato il semplice e scontato intervento che avrebbe potuto mettere in pratica, scacciandosi definitivamente da dosso quell’arsura e quella canicola eccessiva e insopportabile accumulata, per il fatto che aveva lungamente patito durante quelle ore notturne. In seguito si sarebbe truccata, avrebbe avvolto i suoi capelli con un legaccio affagottando a modo di coda di cavallo i suoi lunghi capelli, alla fine avrebbe indossato una maglietta senza maniche sopra una gonna corta, la sua preferita d’altronde.

Lei con la sua quarta misura di reggiseno, abbondante ma non esagerata, però dalla rotondità desiderabile e invitante, insieme alle sue gambe lunghe e magre, Lorena era una ragazza eccezionale e perfetta nei suoi ventisette anni d’età, visto che si poteva tranquillamente concedere e permettere quel genere d’abbigliamento. Lei uscì con notevole lentezza dall’entrata principale della sua abitazione come per sua abituale usanza, affrettandosi di corsa per raggiungere in tempo la fermata della corriera, visto che tutti i giorni attraversava la parte opposta della città per recarsi al lavoro. Quando da lontano vide sopraggiungere la sua corriera Lorena aumentò di più la marcia, visto che giunse alla stazione a fatica, giusto in tempo per salire faticosamente scantonando con le terga e potersi a quel punto accomodare il più in fretta possibile.

In quell’occasione la corriera era gremita di gente d’ogni età, peraltro già designate e destinate verso altre svariate direzioni. In quell’esatto istante Lorena individuò una collocazione che fosse più riparata rispetto a quei gradini a ridosso delle porte, mentre a forza di spallate e di spintoni riuscì a raggiungere la parte finale della corriera. L’angolo della corriera era però sfortunatamente intralciato e reso difficoltoso dalla presenza d’un ragazzo, tuttavia lei si piazzò proprio dinnanzi a lui schiacciata tra un individuo con un abito dal doppiopetto che sbraitava al cellulare e una studentessa intenta a ripassare la lezione del giorno, accompagnata dalla musica proveniente dalle cuffie del suo gingillo. Il viaggio era fiaccante, perché fra una spinta e una gomitata Lorena ebbe modo d’esplorare e d’ispezionare da vicino il ragazzo, poiché dall’aspetto e dai lineamenti da ventenne non era in alcun modo da evitare, tutt’altro.

Lui aveva i capelli lisci a caschetto schiacciati sulla fronte come nel vecchio stile dei Beatles con le labbra carnose, gli occhi a mandorla di colore verde e alquanto scaltri, pure lui la guardò un attimo di sfuggita, intanto che la corriera era lanciata nella sua dissennata corsa, finché un semaforo rosso scattato all’improvviso costrinse il guidatore a compiere una frenata repentina, trascinando nel senso contrario alla marcia tutti i passeggeri rimasti in piedi. In quell’istante, Lorena fu strattonata da quell’imprevista e brusca manovra e si ritrovò praticamente schiacciata contro il ragazzo che le stava di fronte, giacché avvertì il seno premere contro il suo petto florido, mentre sul ventre percepiva il suo membro duro e parecchio eccitato.

Lei lo guardò negli occhi arrossendo non per la vergogna, ma per quell’inaspettato calore che le scivolò fra le gambe, perché sentì all’improvviso il suo gonfiore e s’accorse d’avere il perizoma bagnato sotto la gonna leggera, dato che provò fortemente quell’urgente necessità di sentirlo dentro e persino di masturbarsi se avesse potuto. Pensò di staccarsi dal ragazzo, eppure la fermata compiuta dalla corriera al semaforo aveva dato libero accesso ad altre persone, in quanto costringeva e imponeva a tutti i passeggeri a viaggiare pigiati e stipati l’uno contro l’altro, come se stessero ammucchiati dentro un carro per il bestiame rimanendo in tal modo stretti come delle sardine.

Lorena non ne poteva davvero più, la sua eccitazione cresceva ogni attimo e la sua voglia di toccarsi diventava impellente e prepotente, mentre il membro del ragazzo contro di lei diventava sempre più sodo. L’itinerario era di lunga durata e Lorena a questo punto avvertiva chiaramente il senso di bagnato tra le sue cosce, dato che la cupidigia e la smania si poteva osservare nella sua espressione se soltanto qualche passeggero avesse potuto analizzarla e scrutarla con più attenzione, eppure intorno a lei ognuno era assente, distratto e svagato totalmente dai propri pensieri in attesa di terminare quel viaggio di per sé logorante e a prova di nervi.

Il ragazzo la guardava imperioso negli occhi quasi in segno di sfida e fu allora che Lorena decise, poiché s’abbandonò cedendo e lasciando che la folla la spingesse ancora di più verso il ragazzo, visto che s’appoggiò con le mani al suo petto e ricambiò lo sguardo di duello. Una mano di Lorena si fermò mentre l’altra inizio a scendere giù dal petto per tracciare un solco immaginario, dato che iniziò ad accarezzare su e giù il membro con il palmo della mano sopra i pantaloni, in quanto lo percepiva diventare ancora più grosso e sempre più duro.

Quel cazzo era ormai in posizione verticale, giacché lei iniziando con le dita a sfiorarlo dallo scroto riuscì a coglierne addirittura la punta del membro e si divertì per qualche istante toccandolo delicatamente con le dita. Lui emise un inatteso, estasiato e soddisfatto gemito e spinse ancora di più il suo cazzo svettante in direzione di lei, Lorena afferrò il membro e sempre da sopra i pantaloni lo posizionò dritto verso di lei, sollevò leggermente la gonna davanti e l’adagiò fra le gambe come se dovesse cavalcarlo. Iniziò a strofinarsi sopra muovendo soltanto il bacino avanti e indietro, eppure anche se le sembrava incredibile, era certa che stesse diventando sempre più granitico.

Il ragazzo non ce la faceva più, cercava di muoversi, tuttavia era lei a predominare e a dettare il ritmo. Lorena ormai colava, il suo perizoma era completamente inzuppato dei suoi stessi fluidi, lo scansò da un lato, mentre il suo ventre nudo sotto la gonna batteva colpi sempre più rapidi. Accorgersi e toccare quel cazzo giovane e duro attraverso i pantaloni l’eccitava al momento come non mai, in quanto non le era mai accaduta prima d’ora una circostanza simile. In quella ghiotta e per di più inattesa e insperata occasione s’abbandonò di sopra, lasciò che fosse l’efficacia e la prestanza di quell’erezione autoritaria e imperiosa a tenerla, così ricominciò ad andare avanti e indietro.

Lui la guardava quasi implorandola e scongiurandola di proseguire, perché stava per sborrare, lei lo vedeva distintamente, lo avvertiva molto chiaramente. In quel preciso istante si fermò, agguantò la sua mano sinistra e se la portò fra le gambe rimanendo sul suo pene, gli afferrò due dita, si sollevò in un attimo impercettibile sulle punte e s’impalò sulle due dita. Lui avvertì il senso di bagnato, il clitoride perfettamente e a meraviglia gonfio e umido, assieme alla foga e al calore della fica di quella sconosciuta. Lui non ce la faceva più, doveva sborrare, lei iniziò a muoversi in modo convulso e forsennato, colse avvertendo innanzitutto quella forma e quel genere d’impulso e di stimolo che preannuncia l’acme culminante del piacere. In quel momento concentrandosi più che poteva aumentò la cadenza, piegò l’addome per far aderire anche il clitoride spingendolo e strofinandolo sulle dita, in quanto percepì il piacere approdare.

Lei potenziò il passo, il clitoride era indolenzito, lei conficcava e sfregava ancora più smaliziata, inarrestabile, finché quell’eccitazione e quell’euforia bruciante, fantastica e impensata irruppe, giungendo ad atterrarla, a disarmarla e a sconquassarla completamente lasciando scorrere sulle dita un fiume di fluidi, eppure tutto questo non poteva finire unicamente lì. Lei ritirò le dita, cambiò di posto obbligando il cazzo granitico del ragazzo con un’accorta stimolazione a erigersi, poi introdusse la mano nelle sue braghe, siccome lo distinse ben presto tornare sodo e la sua voglia come d’incanto ammaliata risalì nuovamente. In quel momento s’introdusse all’interno dei suoi slip, s’accorse della cute del cazzo stiracchiata, rasentò per un attimo la punta, successivamente lo afferrò tutto per sé. Il ragazzo divaricò leggermente le gambe per porgerglielo nel migliore dei modi, Lorena raccolse l’invito e lo agguantò più stretto, allargò le gambe anche lei e s’appoggiò quel membro durissimo sulla fica ancora colante e iniziò a masturbarlo.

Da quella posizione sembrava che lei si stesse masturbando, poiché se lo strofinava addosso manipolandolo abilmente con una connaturale e con un’innata perizia. Lorena si eccitò di nuovo, dato che lui era al limite, perché stava per sborrare, lei avvertiva il cazzo palpitare pronto per esplodere, per sfogarsi, il suo clitoride ancora una volta si era dilatato diventando pomposo, alla fine orientò il cazzo a suo piacimento più risoluta e più lesta come se ce lo avesse intimamente dentro di sé. Lei sussultò ancora più intensamente, lui emise un gemito e finalmente sborrò agevolmente tutto quel nettare trattenuto colandole sulla mano e nei pantaloni, lei ebbe un sussulto e raggiunse di nuovo l’orgasmo. La corriera era oramai approdata alla stazione iniziale, i passeggeri scesero di fretta senza neanche scambiarsi uno sguardo.

Questa sera, senza dubbio, da sola nel letto, Lorena avrà certamente e innegabilmente alcune piacevoli e forse quegli irripetibili e meravigliosi episodi trascorsi senza eguali a cui ripensare.

{Idraulico anno 1999} 

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