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Erotici Racconti

Ferro rovente

By 16 Giugno 2018Febbraio 9th, 2023No Comments

Io ti solletico il clitoride con la punta della lingua, la tua recente mania di dormire nuda m’invasa enormemente, la momentanea apertura che mi offrono le tue gambe e il mio desiderio, si esprimono al massimo svelando una miscela esplosiva che m’invasa di continuo facendomi delirare. Il tuo inconscio non sembra particolarmente felice della mia manifestazione d’affetto, a sentire i mugugni e la stretta delle tue gambe, tuttavia il mio muso indugia là negandoti l’occasione di ripiegarti del tutto. 

Io introduco prestissimo la lingua nella tua pelosissima, deliziosa e gustosa fica: sei arroventata, eppure materialmente poco madida, francamente non m’importa più del dovuto e m’incuneo abitualmente con la lingua: questa mia azione tu sembri apprezzarla con grande piacere, giacché sospiri adagio riaprendo le gambe. Io proseguo, hai un ottimo sapore di pulito mischiato accortamente al liquido che lentamente il tuo corpo produce in maniera autonoma. Il tuo non è mai stato un sonno leggero, eppure l’aver strafato con le bevande alcoliche t’ha inevitabilmente condotto verso un intontimento anomalo. Nel mentre mi distanzio da te, malgrado ciò capto che m’implori con il tuo tipico accento di non interrompere, questo che apprendo da parte tua m’infervora stimolandomi ulteriormente, perché mi rituffo fra la tua fragrante e villosissima fica godendomi appieno la tua accogliente e privata fragranza. Ho un’esagerata brama di te, perciò isso il corpo e t’invado spingendo con vigore, mi muovo dinanzi e dietro con limitate mosse vivaci, da farmi sentire d’essere già vicino al culmine. 

In realtà, a ben vedere, ho la nitida valutazione che ti stia arrendendo abbandonandoti all’impeto che t’imprimo, frattanto m’appoggi la mano per verificare l’attendibilità di ciò supponevi che fosse un abbaglio, rendendo in ultimo lampante e senza sottintesi la tua intima e recondita aspirazione. D’altro canto io non voglio sborrare prestissimo, siffatto mi distacco passandoti il cazzo impregnato sull’addome, sulle tette e sul viso. Tu in quel frangente spalanchi gli occhi in modo repentino, appari visibilmente allarmata, stupita e sconcertata. Mi ritorna sollecitamente alla memoria la rappresentazione d’un maltrattamento, ciononostante non sospendo l’idea di scoparmi la tua bocca. In verità tu non puoi impedirmelo né opporti pur volendo, con tutto ciò probabilmente neppure lo richiedi, tenuto conto che inizi a carezzarmi le natiche con una mano e masturbandoti con foga con l’altra. 

Succede tutto talmente in fretta che quasi non si riesce a raccontarlo: mi mordi con forza e non molli, se soltanto tento di muovermi tu mi fai nuovamente più male. In un attimo sei passata alla conduzione del gioco e capisco di non aver assimilato, perché non mi stavi accarezzando né ti masturbavi, ti eri semplicemente lubrificata un dito mentre con l’altra mano m’aprivi le natiche. Mi sodomizzi violentemente e l’uscita del dito impregnato è unicamente il preannuncio per il dinamico, fulmineo e zelante accesso di due dita brusche e inaridite. Il nucleo del mio spasimo si trasferisce in questo modo sul cammino che tanto gentilmente offri al mio intestino, incitando e sobillando l’immagine simile a un ferro rovente, che si muove indisturbato nel posteriore. Nello stesso tempo muovi avanti e indietro la bocca ancora compressa sul mio cazzo, offrendomi una dolenza penetrante, acutizzata ed esasperata dalla cognizione di non poter compiere niente per proibirti di proseguire.

Ti sei aggiudicata il primo tempo, mi hai battuto, soltanto adesso che lo abbiamo sperimentato tutti e due puoi sospendere, pertanto le tue dita escono da me con la stessa sveltezza con le quali m’avevano attraversato e la tua bocca si spalanca offrendomi la condizione di dileguarmi. Mi stendo al tuo fianco, indolenzito e svigorito nella zona del bassoventre:

‘Fammi venire, non resisto, voglio godere come si deve’ – m’implori con una delicatezza, una squisitezza e un tatto che niente s’assomiglia a tutto ciò che è accaduto poc’anzi. L’intontimento adesso pare trascorso, perché ti vedo nientemeno che sei diventata alacre, fervida e operosa siccome tenti di reagire, nel mentre t’osservo bene poiché in modo indebolito mi comunichi: 

‘Non credo di riuscirci, m’hai troncato di netto l’energia che avevo’.

In quella circostanza neppure mi contesti, ti collochi normalmente sulla mia faccia avvicinando la tua al mio sesso decisamente meno in forma di poco fa: 

‘Adopera solamente la bocca’ – enunciandomi in maniera determinata questi quattro vocaboli, che sento diramare dapprincipio in attesa di blandirmi il glande presentemente tumido.

La tua cavità mi spaventa, perché ho la cognizione che possa divenire un espediente deleterio e temibile, sennonché inizio a lambirti a malavoglia, con manifesta indolenza. Adesso non sei più brusca né dispotica né distaccata, tutt’altro, appari amabile, garbata e gentile avvolgendo tutto il cazzo nel tuo innato bollore. Attualmente comincio a leccarti con ambizione crescente, concentrato come sono nell’effluvio acidulo e pungente, eppure mostruosamente stuzzicante del sudore che t’impregna La mia lingua entra ed esce di continuo passando dal clitoride all’ano e viceversa. Tu muovi freneticamente la cavità pelvica lasciandomi, interrompendo quel gesto soltanto di tanto in tanto, per masturbarmi sempre con un’infinita e inspiegabile affettuosità. Io cerco di rimandare l’acme del piacere, tento di trattenermi, non voglio sborrare all’istante, anche perché ho la nitida diffidenza che non mi lascerai andare fino a che non sarai soddisfatta appieno pure tu, ma con tutta la buona volontà non ce la faccio più ed esplodo marchiandoti interamente con la mia densa linfa vitale.

Tu spalanchi quell’appassionata cavità per non restare soffocata e mi sento repentinamente impantanato dal ventre alle gambe, in un’enorme quantità di sperma, che non sembra voler smettere di fuoriuscire. Come sospettavo, non dai segno di voler cessare, anzi, riprendi con vigore nel succhiarmi il cazzo a questo punto alleggerito e vuoto. Sono al limite, non provo alcun desiderio se non quello di provocarti un orgasmo per concludere la nottata, seppure immaginare la tua lingua che mi pulisce, provochi ancora ben più d’un fremito nella zona inguinale. Ti sento deglutire spesso mentre ansimi, rendendomi conto che stai ingoiando tutto quello che ho prodotto come non hai mai fatto prima, peraltro dimostrando cupidigia, diligenza, dinamismo e premura.

In conclusione esplodi anche tu, spingi ripetutamente la cavità pelvica contro la mia faccia con forza, giacché per un attimo il mio naso ti scopa esteriormente in modo bizzarro, nel momento in cui hai ancora il mio cazzo dentro la bocca, in seguito aspiri interamente il liquido rimasto sul mio corpo.

Dopo ti risollevi, perché con una nuova intraprendenza e con un’inconsueta premura mi esibisci lo stato di pulizia in cui m’hai lasciato. Ti passi un fazzoletto sull’inguine e tra le natiche, poi lo annusi dandomi un bacio istintivo facendomi sorseggiare una parte dello sperma che ti ricopriva la bocca. Ingoi il resto, ti stendi accanto a me e mi comunichi solamente la buonanotte. 

{Idraulico anno 1999} 

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