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Erotici Racconti

Fragranza meravigliosa

By 4 Giugno 2016Gennaio 30th, 2023No Comments

Le gambe mi fanno male, dal momento che dopo tre ore di volo non è colpa mia se la sistemazione è corta e le mie gambe sono lunghe, se poi questo bifolco che ho davanti portasse il sedile in posizione diritta ogni tanto risolverei la faccenda. Per fortuna che abbiamo attraversato una perturbazione, dato che il comandante ha acceso il segnale d’allacciare le cinture e di riportare il sedile in posizione eretta. Sì, fortuna, ma il villano è sempre buzzurro, infatti ha protestato reclamando con l’assistente di volo che è passata accertandosi che quell’avviso fosse convenientemente eseguito con un tono soave ma risoluto. Lui, lo screanzato, ha sennonché disapprovato criticando, eppure l’assistente di volo è stata ferrea, irremovibile e alquanto tenace, poiché con eleganza e con grazia gliel’ha rialzato, proprio bella, graziosa e determinata come poche.

Io ho viaggiato spesso in aereo con diverse compagnie sia con voli charter sia con voli di linea e rare volte mi è incappata a bordo un’assistente di volo analoga: fiorente, suppergiù sui venticinque anni d’età, longilinea con una corporatura da modella, i tratti del volto abbelliti con precisione, davvero un magnifico spettacolo. La scia del suo profumo pareva un lussuria deflagrata nei calzoni peraltro non del tutto appagata, giacché quest’ultima era persistente, perché unicamente l’impianto di climatizzazione riusciva a disintegrare con la sua scarsa considerazione i sogni avveduti e famelici di noi maschietti, perché stampate tra le iridi restava il segnale delle sue estremità negli spostamenti, visto che neppure le calzature con quel tacco poderoso riuscivano in nessun modo a stravolgere. La gran porzione di gambe che appariva dall’uniforme era un delitto al nostro campo visivo, e l’essenza odorosa che esaltava il suo grazioso incedere ne sottolineava appieno l’andatura. Da quale luogo approdava quell’effluvio di donna? Dal suo organismo oppure da quelle estremità longilinee così leggiadre in manovra? Oppure dal profondo dell’uniforme, là di sotto, proprio dove il collant sfiorava l’interno delle sue cosce slanciate?

Io ne avevo beatamente inalato la fragranza in tutte le occasioni che lei era transitata nella corsia centrale, quel gesto io l’avevo compiuto in passato, facendo festa e rallegrandomi per quell’indiscussa e arrapante femminilità. Dalla favorevole posizione in cui mi trovavo, io avevo in modo concreto la possibilità d’osservarla meglio, perché già avvertivo il cazzo rigido che mi punzecchiava, mentre la cintura allacciata fasciava in modo fastidioso quel piccolo guerriero pulsante, viceversa, lo zotico era ancora là dinnanzi, in tal modo ho soltanto potuto ispezionare osservando da una posizione in verità più protetta la sua cavità pelvica, prima flettersi per un istante, per poi risollevarsi proseguendo la sua sorveglianza. Quell’inattesa flessione aveva sennonché stimolato maggiormente il mio ardore elevando la mia erezione, perché lei essendo vicina a me appoggiata sul bracciolo, m’aveva regalato una vera blandizia, un’autentica e poderosa lusinga. Con un occhio, infatti, io avevo osservato la sua maniera di flettersi in modo professionale, mentre con l’altro scrutavo il tendersi del collant su quelle gambe che percepivo spiccatamente profumate.

Le mie gambe al presente sono indolenzite e quindi m’alzo per andare in bagno. E’ piacevole viaggiare da solo, perché se si è fortunati si riesce a rimanere da soli anche a sedere, godendo della vicinanza d’un posto vuoto che ha sempre l’accortezza e la sagacia di non parlare, di non scocciarti né d’infastidirti. In quel momento esco e mi ritrovo d’improvviso nella corsia, fermandomi prima di riprendere l’equilibrio e guardando la vicina toilette. La stupenda assistente di volo è vicinissima, non sta utilizzando il carrello delle vivande o delle bibite, ha però in mano un paio di collant nuovi ancora imprigionati nell’involucro, io mi fermo, la squadro, vedo che la porta della toilette s’apre e un passeggero esce. Io sono in grande vantaggio, però mi blocco, la porta si richiude, io sono fuori, l’altra toilette è chiusa anch’essa. Che cosa faccio se dovesse aprirsi? In quell’occasione resto indenne, l’altra toilette s’apre, giro inavvertitamente la faccia e noto l’espressione della signora in attesa là di fuori, mentre io ammicco con finezza e con nobiltà concedendole il passo: non è la toilette a dire il vero che m’interessa. La porta scorrevole s’apre e lei emerge, i nostri occhi al presente sono sullo stesso piano e s’incrociano brevemente: sono neutrali e non coinvolti, eppure assai competenti, malgrado ciò suppongo che saprebbero accendersi con dovizia ed entusiasmarsi di passione. Chissà, quali esigenze e quali pretese covano e quali dissimulate e sottintese richieste affollano le sue innumerevoli ore notturne, le sue diramazioni addosso al cosmo indolente a lei e al suo effluvio così avvolgente e penetrante.

Io entro e mi richiudo la porta alle spalle, il gabinetto è piccolo e lei l’ha come me stipato integralmente. Io cerco mio malgrado di sbaragliare nuovamente sul tempo l’aria climatizzata, anonima e sterilizzata, m’inebrio e mi riempio di quell’aroma di donna, i pantaloni mi cadono per terra, lo slip scivola giù, l’eccitazione è al culmine e lo specchio me la rimanda indietro sfrontatamente, irriguardoso apro il cestello e cerco con la mano quel tessuto; eccolo, è lì tra le mie dita, lo porto al mio naso e ne assorbo interamente l’aroma di quei piedi di donna profumata. In realtà pure il collant ha la sua esalazione, io vaneggio, forse sprigiona lo stesso aroma del profumo che lei si sparge sul corpo con moderazione, chissà, probabilmente la crema se la spalma percorrendo tutto il corpo, prima di ritornare indietro pronta a ricominciare. Suppongo che adoperi parecchia pomata, lasciando che le mani scivolino comodamente facendola interamente assorbire dall’epidermide.

Io fantastico ugualmente che le gambe siano lucide a causa di quell’unguento profumato, il mio naso è ancora in preda dell’altro piede, mentre l’altra mano accarezza il cazzo indiscutibilmente arroventato. Il desiderio circola espandendosi dentro di esso, ma non è ancora il tempo, cosicché tiro leggermente il collant, la gamba si tende allungandosi, in tal modo lascio il mio ardore verticale e infilo la mano nel cestello liberando tutto il collant e portandomelo alla faccia. S’avverte marcatamente un profumo di dama, d’indumenti adoperati, di piedi che hanno camminato, che si sono strofinati nell’interno delle scarpe di pelle, lungo quelle gambe accavallate per non mostrare l’interno umido di quell’inguine odoroso, profumano assai e io ne sono universalmente esaltato e inebriato. Porto le mani sul mio cazzo, lo massaggio avvolgendolo sopra quel tessuto femminile, colgo in modo lucido l’orgasmo salire, ormai pronto per rendersi concreto, però mi fermo. In seguito afferro il collant e lo allungo riportandolo alla sua forma originale, ma che porta con sé il ricordo di colei che lo aveva riempito.

Dopo riparto intraprendendo la mia indagine odorosa, cominciando da entrambi i piedi, immaginandoli su di me, sul mio desiderio che aveva già conosciuto una simile estasi di godimento. Il tessuto elastico è certamente riposante per le sue preziose gambe, si dispone facilmente sul mio viso, scivolando come una carezza sognata. L’odore è intenso, caratteristico, ha il profumo di femmina dabbene e pulita, attenta all’igiene, che traspira quel tanto da donare in modo naturale ai suoi indumenti intimi il tocco piacevole di sé stessa, del cuoio delle sue scarpe, del tessuto del suo collant. Io risalgo, percorro la gamba, il profumo diventa lieve, l’essenza del suo sudore, per essere sostituito dall’inebriante aroma della crema che ha accarezzato la pelle delle gambe. Il profumo del tessuto sintetico è comunque forte, perché anche le gambe si sono accaldate durante tutto il tragitto dentro l’aereo. Io bramerei leccarle, ma non voglio aggiungere i miei liquidi ai suoi seppur leggeri, così arrivo all’inguine. E’ un collant tutto nudo, con il piccolo tassello di cotone che si posa sulla fica sugosa, i piedi sono sul mio cazzo, il glande è piuttosto teso e violaceo prossimo per sborrare. Non portava alcun indumento intimo la mia meravigliosa e sublime assistente di volo, forse per non lasciar trasparire l’elastico dello slip attraverso la divisa per lei aderente o per non stimolare oltremisura gli adulti presenti nella cabina, nonostante ciò vedo la curvatura del suo fondo schiena sotto la divisa blu inalandone il profumo intenso della sua fica, perché lo avverto captandolo ancora impetuoso per il recente contatto.

Io apro il corpo del collant, giacché porta ancora le tracce umide della fica. C’è una macchia scura, chiaramente asciutta, ma sopra di essa una è più chiara, densa e ancora umida, cosiffatto allungo la lingua e ne tasto la consistenza, per il fatto che è ancora tiepida, appresso esamino riflesso nella specchiera un peduncolo svilupparsi, lo spezzo portandolo all’interno delle labbra: è liquido femminile, sono certo, lo annuso, il mio glande sbraita predisposto per erompere, allora lecco avidamente quelle tracce residue di desiderio, infine gemendo sborro completamente di gusto. Sento in modo distinto il tessuto inumidirsi per il contatto tiepido del mio sperma, malgrado ciò non mi fermo, proseguo a frizionare per non sospendere il palpitare dell’orgasmo ormai troppo rimandato e per lungo tempo trattenuto. Il carattere e la sapidità del suo fluido si paragona ad altri gusti lambiti smaniosamente tempo addietro, però il suo è unico, incomparabile, differente in tutto e per tutto.

Io in modo famelico sennonché annuso, lecco e godo, apro un occhio e mi scruto nello specchio: mi adoro, penso in silenzio tra me e me, progressivamente capovolgo il collant sul cazzo sodo affagottandolo e indugiando pigramente ma carezzandolo, dopo serro con vigore il glande per far uscire tutto il liquido seminale contenuto, il cazzo pulsa ancora, ma l’orgasmo a questo punto è terminato. Il suo profumo è ancora presente nella toilette, io non ho sudato, nonostante la forte emozione che ho potuto far sfogare, quindi non ci sarà traccia della mia presenza, ma solamente della sua. Il collant è diventato una massa di tessuto anomala, inconsueta e irregolare sul mio cazzo che si sta progressivamente afflosciando. Ebbene sì, adesso c’è marchiato addirittura il mio di profumo su quella stoffa, eppure il suo è ancora il più compatto, consistente e sostanzioso, il suo è vivente. Con gli occhi chiusi acciuffo il sacchetto trasparente e deposito quello splendore d’articolo, mi rivesto, sul ripiano non esiste nessun indizio della sua presenza, così faccio scorrere lo sciacquone per due volte come giustificazione. Fuori non c’è nessuno ad aspettare il proprio turno: quanto tempo sarò stato lì dentro? Cinque minuti? Dieci? Quindici? Che importa, perché adesso avverto realmente una grande armonia e un’immensa pace interiore nella zona dell’inguine e nelle narici, poiché ho ancora il suo profumo e la morbidezza del suo collant.

Quel becero zotico è ancora là con il sedile reclinato, chi se ne frega, perché anch’io reclinerò il mio e mi farò un pisolino ricordando tutto. Lei è appena entrata dopo di me, è ritornata dopo di me nella toilette, perché? Mi siedo, visto che non devo temere nulla, allora chiudo gli occhi e ricomincia il ricordo: il profumo del sudore che esala, quello che ha nel frattempo spiccatamente elettrizzato animando la mia lussuria, il tono e la sapidità del suo inguine, la morbidezza sul glande, il pulsare improvviso e ingente su quanto da lei scagliato, il suo profumo persistente, robusto e tenace, finché mi sento repentinamente scuotere:

‘Signore, mi perdoni, mi sente?’.

Io apro gli occhi, lei attualmente è china su di me, giacché sono sempre accomodato nel posto vicino al finestrino lontano dalla corsia, lei sorregge in mano un bicchiere d’acqua e me lo porge:

‘Lei m’aveva chiesto dell’acqua, non ricorda? Bisogna bere molto in aereo. Non sembra sa, però si perdono molti liquidi’.

‘Ha ragione, lentamente mi sono inaspettatamente assopito, le chiedo scusa’.

‘S’immagini, nessun cruccio, non è niente, tenga’ – offrendomi il bicchiere.

Il suo sguardo è trasparente, non ammicca, non sottintende, non è nemmeno acceso né carico di pensieri, eppure mi trapassa la coscienza risvegliandomi il cazzo dal torpore. Lei si raddrizza arcuando leggermente il corpo nella mia direzione, il suo inguine teso s’avvicina leggermente alla mia mano, mentre capto avvertendo il profumo del suo corpo fortissimo, mentre dietro di lei passa un’altra assistente di volo. E’ amabile, garbata e graziosa anche questa, però più giudiziosa, è di carnagione bruna, dalle forme tuttavia più rotonde, di petto come nei fianchi, perché regge anche lei una confezione nuova di collant, lo stesso modello, sì, ma senz’altro d’una taglia inferiore.

‘Io m’assento per un attimo’ – le riferisce alla mia, sì, mia ormai notevole e splendida assistente di volo, muovendo leggermente la busta sigillata, indicando l’altro settore della corsia.

‘Va’ pure e fa’ con comodo, qui ci penso io’ – le riferisce in modo cortese.

Lei non mi guarda e s’allontana, io viceversa sì, perché nemmeno di lei s’intravvede il segno dello slip, il sedere rotondo e invitante è liscio allo sguardo, visto che il mio sguardo scivola lentamente addosso. Le gambe diffondono nella camminata un’intensità autoritaria e decisa, immagino soltanto, dato che non posso farne a meno di pensare, che quelle cosce si strofinino spremendo calore e rilasciando aromi a più non posso, per lo più adeguatamente trattenuti da quel tessuto. Adesso la mia assistente di volo è nuovamente chinata verso di me, con il bicchiere teso:

‘Se vuole, dopo le porterò ancore dell’altra acqua’.

Io bevo e mi sollevo, i nostri occhi s’incrociano, in quanto sono alla stessa altezza, il suo profumo è magico, meraviglioso e strabiliante, perché ti stordisce. 

Io m’avvio sennonché verso il fondo dell’aereo, dato che il desiderio aumenta ingrossandosi nel pantalone.

{Idraulico anno 1999} 

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