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Erotici Racconti

Frequenti richiami

By 20 Luglio 2018Febbraio 10th, 2023No Comments

Talune concrete cognizioni e certe assodate prove, restano innegabilmente conficcate e inconfutabilmente impresse nell’intelletto di noi tutti persino dopo anni di distanza, giacché creano daccapo sia rivoluzione quanto scompiglio interiore. A ben vedere, nel mio caso, in special modo tutt’oggi riappare per puro caso un delizioso episodio accaduto tempo addietro, precisamente una mielata stravaganza di giovinezza, della quale non interromperò in nessun caso d’esserne rimasta valorosamente fiera, rimanendo in definitiva completamente soddisfatta della mia opera attuata. 

A quei tempi frequentare l’università era stato indubbiamente alquanto arduo e disagevole, per chi come me proveniva da molto lontano, studentessa novella ventenne qual ero giungendo dalle remote zone della provincia di Siracusa. Il secondo anno, di comune accordo con altre ragazze, decidemmo in conclusione di dimorare nei pressi d’un eterogeneo collegio peraltro molto ben organizzato, davvero un posto grazioso nel quale ci si poteva esercitare in tranquillità e nel contempo svagarsi in modo adeguato. In quel periodo io avevo vissuto insolite storie con alcuni studenti delle facoltà vicine, giacché il mio aspetto fisico mi garantiva tante occasioni, per il fatto che i miei ricordi più eccitanti dell’epoca non sono in ogni caso associati né connessi a queste storie.

Nel corso del terzo anno avevo corposamente stretto altre amicizie, stavolta altresì con delle ragazze, in modo specifico nella fattispecie con Marzia, una comunicativa, esuberante e prosperosa studentessa della provincia di Novara per davvero molto seducente e di belle maniere, perché ricalcava precisamente l’indole della mia personalità amplificandola nel suo insieme. Ambedue eravamo infatti coese e inseparabili, dato che ci rivelavamo in modo totale le peripezie che avvenivano con i rispettivi ragazzi dell’epoca, per il fatto che con il passare del tempo si era forgiato un legame d’enorme connivenza, io l’ammiravo notevolmente, e, non lo nego, la sua presenza fisica mi donava impressioni ed emozioni assai esclusive, che all’inizio ancorché amabili e garbate non riuscivo neppure a spiegare verso me stessa.

Marzia, differentemente da me, aveva però deciso col tempo d’impegnarsi giudiziosamente con un ragazzo piemontese delle sue parti, anch’egli facente parte del collegio. Io, all’opposto, seguitavo a mantenere vicende che m’offrivano davvero poco e tutto ciò espandeva la mia personale scontentezza ingigantendola, perché nel mentre la mia adorazione iniziale ideata e vissuta totalmente per Marzia, adesso si stava a poco a poco modificando, assumendo ogni giorno di più i profili di un’attrazione fisica in tutto e per tutto: la visione della sua armoniosa faccia, della sua fisicità aggraziata e curvilinea, il suo stesso effluvio corporeo mi sconvolgevano sbalordendomi di continuo, perché sovente vagheggiavo di baciarla.

Io non ero lesbica, eppure era ormai eloquente che la volessi. Con molto riserbo, soprattutto perché trattenuta dall’ansia di demolire la nostra ferrea e robusta amicizia iniziai a verificare, ma senz’ottenere soddisfacenti risultati: ai miei introversi approcci lei replicava con appelli di grande coinvolgimento per il suo ragazzo e smentiva di volerlo raggirare sia pure con un’altra femmina per amore. Nonostante ciò, io l’avevo sorpresa tante volte a squadrarmi con degli occhi che non erano genuinamente quelli di un’amica: io ero più che certa che dietro quella fittizia e simulata indifferenza pure lei mi desiderasse, in tal modo decretai in quell’occasione di mettere in pratica la mia personale sventatezza.

Una sera, infatti, ci eravamo fissate un appuntamento per fare degli acquisti, nel contempo lei m’interpellò dalla guardiola del collegio per mettermi al corrente di scendere, malgrado ciò io la pregai di salire con la giustificazione di non essere ancora pronta per uscire. In quella circostanza mi feci trovare interamente svestita, poiché non ero indubbiamente una sgraziata visione, al contrario, il mio seno era florido, la mia capigliatura nera e lunga che approdava fin quasi al fondoschiena sodo, e infine l’abbondante peluria pubica che non nascondeva del tutto le sporgenze delle mie intimità. Allorquando Marzia entrò in camera rimase colta nel segno, perché ben presto lo sbalordimento fu annientato dall’impaccio, tuttavia cercò coerentemente di far finta di nulla. Io iniziai a mulinarle intorno con il pretesto di cercare gl’indumenti sparpagliati qua e là per la stanza, mentre osservavo che Marzia era a disagio, molto sconcertata, era divenuta rossiccia in faccia come un peperone, ma appena mi voltavo, sicura che io non la guardassi, si soffermava con lo sguardo sul mio corpo vagliandolo.

La situazione in verità non era delle migliori, sebbene fossi effettivamente persuasa che stesse per cedere, c’era la reale e fondata incognita che da un momento all’altro potesse saltare tutto per quel convenzionale e insulso intoppo. In quella precisa circostanza io potenziai il mio approccio approfondendolo, in maniera tale che non ci fossero più indecisioni né titubanze, tenuto conto che passandole accanto sfioravo le sue braccia scoperte con i capezzoli ormai duri. Marzia era costantemente più purpurea, decisamente confusa e turbata, presumibilmente infoiata ed esaltata, malgrado ciò provava di fare in ogni caso finta di nulla, contrastata e travagliata com’era tra il suo desiderio e la paura di commettere qualcosa di sbagliato. D’improvviso, accomodandosi sul letto mi domandò per l’ennesima volta, seppur con sempre minor convinzione di far presto e di rivestirmi, io le sorrisi in maniera canzonatrice e derisoria riferendole che avrei acciuffato le mutandine, pensando che così finisse il suo tormento Marzia annuì con la testa.

Io, viceversa, spalancai di netto gambe incurvando la schiena, in tal modo Marzia si ritrovò a ispezionare la totale visuale esplorando il meglio di me stessa, a pochi centimetri di distanza dalla faccia. Restai in quella posa non proprio comoda, abbondantemente più del necessario, sperando che accadesse qualcosa, perché insperatamente qualcosa invero sopravvenne, perché percepii dal calore del suo alito che si stava avvicinando a me, dopo mi baciò la parte interna della natica e poi passò riservatamente la lingua in mezzo alle grandi labbra: io ansimai per propinarle il netto e distintivo segnale che apprezzavo molto, ma dopo avermi baciato nuovamente la natica si sollevò di scatto, dicendomi che doveva andare urgentemente in bagno.

In quel preciso frangente capii subito che era la superlativa manovra di sfuggirmi o, meglio, di sgattaiolare sottraendosi al suo desiderio, ciò nonostante non potei fermarla. Passò del tempo e Marzia non usciva, ormai ipotizzavo che la faccenda volgesse al peggio, eppure ancora una volta con attiva ed esuberante sconsideratezza decisi d’impugnare il coraggio a due mani e approfittando del fatto che il bagno della mia camera non aveva la chiave, accedei di soppiatto ed ebbi sollecitamente la radicale riprova d’aver compiuto la cosa giusta. Quello che intravidi aveva dell’incredibile e del lussurioso, perché Marzia era un concupiscente e libidinoso spettacolo, in quanto seduta sulla tazza del gabinetto aveva sollevato la maglietta aderentissima sopra al grosso seno, che così pressato spiccava ancora maggiormente, le mutandine e la gonna cortissima erano ai suoi piedi e plausibilmente si stava masturbando.

Senza la minima esitazione mi diressi da lei sedendomi sulle sue gambe di traverso, trasmettendole tutta la focosa e lasciva acquosità del mio ardente e smanioso desiderio. Le sfiorai nel mentre i capezzoli diventati irti, mentre la sua mano era già in mezzo alle mie gambe, le tirai giù la testa per baciarla, perché fu una sensazione incredibile, aveva il respiro vigoroso dovuto all’eccitazione, giacché ancora oggi mi pare d’avvertirlo, ma in quel momento non mi spiacque affatto, anzi, mi eccitò elettrizzandomi e scatenandomi da tirare le cuoia.

Quella là, invero, fu una giornata fenomenale, eccezionale e incomparabile, arricchita da quei tantissimi odori e numerosissimi sapori che ci scambiammo, perché di lì in poi ci regalammo incondizionatamente tutto: quando ci baciavamo la mia bocca aveva la sua esclusiva sapidità, la sua altrettanto della mia, poiché era un ulteriore stimolo di concederci interamente l’una all’altra.

Adesso che ci ripenso, benessere, delizia, gioia e felicità si ripeterono durante tutto il periodo dei miei anni accademici all’università, che ancora oggigiorno mi eccitano attizzandomi e fomentandomi, al solo lascivo e lussurioso incancellabile ricordo. 

{Idraulico anno 1999} 

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