Skip to main content
Erotici Racconti

Fuga da scuola

By 27 Aprile 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Quella mattina fuori il sole splendeva meraviglioso, gia’ di primo mattino il caldo era pesante e sicuramente prima di pranzo si sarebbe fatto insopportabile. Spedii un sms a Sara che avevo voglia di far shopping, non attesi molto la sua risposta fu’ immediata “SIIII….” c’era scritto sul display del cellulare. Mi comparve un grosso sorriso sulle labbra nel leggerlo mentre mi preparavo nel bagno, mi guardai nello specchio, ero bellissima cosi’ mi lasciai acqua e sapone, capelli raccolti con un elastico a formare una coda alta nella testa lasciando totalmente scoperto il mio esile collo a risaltare ancor di piu’ i lineamenti del mio viso. Giunta in camera scelsi il mio abbigliamento, pochi capi giusto per coprire il senso del pudore pubblico, decisamente l’ideale pensai. Estrassi quindi un perizoma che definire minuscolo e’ poco, mi scivolava dentro le labbra della vagina secondo i movimenti che facevo e spariva totalmente tra le natiche scoprendo totalmente il mio sedere. Per di piu’ per portarlo in maniera giusta risaltava sopra la gonnellina a righe che scelsi adeguatamente corta a coprire il giusto stando attenta a non coprire piu’ del dovuto. una magliettina attillata con il musetto di gatto silvestro rabbioso davanti che mi regalo’ un mio ex per il mio compleanno due anni fa’ e che ora calzava ancor meglio sui miei fianchi lasciando scoperto l’ombelico dove brillava il mio piercing. Un paio di scarpe da tennis a evitare di sforzar i piedi visto che si prospettava una lunga scarpinata con la mia amica quel giorno per negozi.
Presi il sacco a spalla per dissimulare l’uscita diretta a scuola, e mi affrettai a uscire di casa senza pero’ evitare gli occhi attenti di mio fratello che per altro mi sbircio’ anche dalla porta del bagno facendo finta di nulla.
-“Ciao Naty, vuoi un passaggio a scuola ?” mi disse raggiungendomi nel vialetto di corsa e assestandomi un sonoro bacio sulla fronte
-“No tranqui, vado da sola tanto son in anticipo” feci per evitare che scoprisse le mie reali intenzioni
-“Dai allora, facciam colazione al bar e ti accompagno almeno alla fermata” prosegui’ insistente cingendomi le spalle.
Un secondo rifiuto avrebbe potuto insospettirlo e per altro il cappuccino che facevano al bar vicino casa era talmente squisito che accettai di buon grado. Mandai un messaggio a Sara che avrei tardato e ci infilammo nel bar. Son davvero buffe le facce delle persone appena sveglie, molti son ancora spettinati, qualcuno ha le divise in disordine e la maggior parte si nasconde sotto occhiali da sole le borse degli occhi. Mio fratello pure portava degli occhiali da sole blu’ di quelli con lo specchio per cui scrutarci dentro era impossibile, il vigliacco poi mi fece di proposito accomodare al bancone per consumare dovevo salire su quegli sgabelli altissimi divaricando le gambe e lasciandomi pressoche’ spoglia. Se accavallavo le gambe la gonna cadendo di lato mi scopriva le cosce quasi sino al sedere e li’ era infatti il suo intento. Per fortuna non restammo molto per consumare la colazione, visto che anche se nascosti dagli occhiali oramai gli occhi erano volti tutti verso la mia direzione. Non mi dispiaceva affatto la cosa, semplicemente mi stavo eccitando anche io e non avrei voluto lasciarne il segno evidente sullo sgabello. Scendere per me poi che non son molto alta l’impresa era difficile, aspettai il momento che mio fratello mi desse le spalle per andare a pagare in cassa e con mossa lenta e voluta scivolai strusciandomi sul bordo in maniera che la gonna si alzasse totalmente lasciandomi nuda a chiappe fuori, feci qualche passo e mi risistemai facendo finta di nulla e sentendo il commento del cameriere che ci aveva serviti arrivare puntuale mentre mi avviavo a raggiunger Maurizio.
Mi accompagno’ sin quasi alla fermata stando sempre un passo dietro a stupirsi dello spettacolo che dava la sua sorellina camminando con in dosso quella gonna vedo non vedo, mi diede un bacio e si affretto a tornar indietro per evitare di giunger in ritardo a lavoro. Aspettai che la sua figura scomparisse dietro l’angolo per poi fuggire di corsa verso la fermata dell’autobus che mi avrebbe portato nel luogo dell’appuntamento fissato con Sara. Quel pulman a differenza di quello che prendevo ogni mattina per andar a scuola era frequentato da persone piu’ grandi di eta’ che si dirigevano negli uffici posti nel centro, la situazione mi intrigava, gia’ salendo qualcuno si volto’ nella mia direzione a guardarmi. Posti a sedere chiaramente neppure a pagare, mi posai su una sbarra di conseguenza, man mano che si proseguiva il pulman si faceva piu’ affollato, se da una parte non avevo piu’ gli occhi addosso, dall’altra addosso sentivo altro piu’ tangibile diciamo. I maschi son tutti uguali questo e’ vero, ma a differenza dei ragazzi, gli adulti si mettono piu’ scrupoli e questo mi fa’ uscire di testa totalmente e fa’ salire in me’ la voglia di fare l’esibizionista come poche cose.
Iniziai a stimolare il contatto per vedere sin dove si spingevano quei maschi, una mano giunse a sfiorarmi da dietro, quasi impercettibile il contatto, mi fece sorridere. A parte qualcuno che di tanto in tanto per farsi strada verso l’uscita mi si strusciava addosso la situazione era pressoche’ piatta. Decisi quindi di far io la prima mossa, di fianco a me c’era un uomo sui cinquanta, brizzolato con un po’ di pancetta che fuoriusciva dalla camicia appena infilata tra i calzoni. Apparentemente era distratto, non fu’ cosi’ quando feci scivolare piu’ in basso la posizione della mia mano sull’asta a cui mi sorreggevo. La fermai esattamente all’altezza del suo ventre sfiorandolo quasi impercettibilmente sulla patta con le dita. L’impressione era giusta, era fintamente distratto, e da quel contatto in un istante si noto’ un gonfiore salire, segno che aveva gradito. Di tanto in tanto si sospingeva in avanti ricercando il contatto con il cazzo sulla mia mano, feci finta di nulla per un po’ affinche’ si sentisse piu’ tranquillo.
A quel punto piu’ sicuro di se, o forse preso dall’eccitazione si poso’ totalmente all’asta premendo sulle mie dita, leggeri movimenti dissimulati al proseguire del bus per goder di quel poco di contatto. Mi faceva tenerezza, mi voltai a guardarlo in volto aveva un espressione buffissima, lui mi noto’ e incrociando il mio sguardo si scosto’ indietro.
-“Scusa” mormoro’ imbarazzatissimo
-“Nulla!” feci io sorridendo e allungando la mia mano a tastare io un poco le conseguenze di cio’ che avevo fatto all’uomo. Si ritrasse nuovamente andando a urtar contro un altro passeggero dietro di lui, mi misi a ridere di gusto a quella scena cosi’ comica e mi voltai di spalle.
Si fece nuovamente vicino
-“Non puoi fare cosi'” mi sussurro’ alle spalle
-“Scusami non volevo” dissi senza voltarmi e posando il mio sedere su di lui
-“Sei una vigliacca smettila ti prego” prosegui’ mangiandosi in parte le parole e allungando una mano sotto la gonna tastandomi le chiappe velocemente
-“Io ? Cosa ho fatto scusa di male” dissi strusciandomi come una gatta in calore su quel pene eretto che a stento non esplodeva al mio contatto.
-“Potresti esser mia figlia” fece lui accompagnando quel movimento ponendomi una mano sul fianco.
Mi stavo bagnando non resistevo a quel gioco che io stessa avevo iniziato, volevo prenderglielo e farlo saltar fuori per brandirlo con le mie mani e condurlo a donarmi piacere. Mi voltai e lo presi per mano trascinandolo sino alla porta del bus, eravamo intanto quasi giunti alla fermata a cui sarei dovuta scendere e incurante che avrei potuto far ritardo scelsi di scender prima con l’individuo incollato dietro.
-“Vieni papa’, facciamo colazione assieme vuoi?” gli dissi facendo brillare i miei occhi sui suoi, stette al gioco e mi segui’ all’interno di un bar ancora incredulo di cio’ che stava succedendo. Giunti al bancone ordinai.
-“Un succo e un cornetto caldo alla crema” dissi con voce scemotta rivolta al tipo che fece cenno al cameriere aggiungendo un caffe’ ristretto per lui.
Lo sguardo del cameriere si poso’ su di me squadrandomi da capo a piedi per poi filar via sfuggendo allo sguardo del mio presunto padre.
-“Cosa vuoi da me ?” mi disse con voce roca
-“Il cornetto alla crema .. e il succo” risposi ridacchiando e avvicinando il mio volto al suo.
Rigirava lo zucchero con frenesia nella tazzina, sfuggiva nuovamente al mio sguardo forse troppo malizioso e spavaldo per lui ma non staccava gli occhi di dosso al mio seno. Non volevo proseguire troppo nel supplizio ma lo spiazai nuovamente quando gli dissi
-“Papa’ mi accompagni in bagno mi scappa, mi tieni la borsa per favore” e lo presi nuovamente per la mano trascinandolo via sotto gli occhi sbalorditi dei presenti senza attendere nessuna risposta da parte sua.
Arrivati in fondo al corridoio chiusi la porta e lo spinsi dentro, mi buttai ai suoi piedi e velocemente lo sbottonai, calai le mutande e imboccai il cazzo dando le prime sboccate a quel pene gia’ eretto.
-“Sei una puttanella” proferi’ lui facendomi fuoriuscire solo un mugugno di piacere senza interrompere il lavoro che gia’ stava dandomi tanto piacere. Mi alzai successivamente spingendolo a sedere sulla tazza del cesso e sollevandomi la gonna mi posizionai lentamente sul suo palo indirizzandolo sulla mia fessura.
-“Il cornetto” gli dissi mentre mi impalavo piano scendendo sino a farlo scomparire totalmente al mio interno e reclinando il capo indietro a posar la testa su una sua spalla. Presto iniziai a cavalcarlo svelta raggiungendo un orgasmo che mi squasso da quanto fu’ improvviso, mi lasciai andare un poco e fu’ lui a sostenere i movimenti dandomi colpi secchi da sotto e sollevandomi aiutandosi con le mani. Sentivo che non avrebbe resistito per molto e un istante prima che venisse mi estrassi veloce e mi tuffai con il capo ad avvolgere il cazzo serrandolo tra le mie labbra e limitandomi a puntellarlo un poco con la lingua.
-“Che puttana” mi disse smorzando l’urlo di piacere che gli creo’ il calore della mia bocca, fiotti di sperma schizzarono potenti sul mio palato riempiendomi la gola e scendendo giu’ verso il mio stomaco a riempirlo di quel liquido caldo. Sollevai gli occhi per osservare il suo volto stravolto
-“Il succo..” borbottai ancora impiastrata e lisciando l’asta per poi riporla nella sua custodia. Non attesi neppure che si rialzasse afferrai la borsa e fuggii dal bagno, vedendomi il cameriere rimase stupito e io sorrisi allontanandomi svelta, ero in ritardo, “ma chi se ne frega” pensai.

Leave a Reply