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Gli amori di Antonella (parte ottava)

By 24 Dicembre 2021No Comments

Mia moglie e il suo nuovo amico avevano affidato al caso la possibilità di incontrarsi di nuovo, ma il caso andava aiutato. Con gonne sempre più corte e camicette sempre più scollate Antonella andava spesso, con la scusa di far prendere aria al bimbo, al parco, dove aveva fatto la conoscenza con Marco. Questo compatibilmente con i suoi turni di lavoro, preferibilmente il pomeriggio, visto che era di pomeriggio che aveva incontrato quel bel moretto che le aveva fatto battere il cuore. Anche lui sicuramente non avrà perso occasione per passare a salutare il padre, giocatore assiduo di bocce nell’impianto posto all’interno del parco. Quindi fu facile che il caso li facesse incontrare di nuovo. Lui rimase molto colpito dalla bellezza di Antonella, per niente scalfita dalla maternità e alla fine riuscì a superare la sua timidezza e le disse: “Mi stai facendo fare un figurone…qui nessuno mi conosce e chi mi vede con te immagina sia il tuo compagno e di certo mi invidia. Io invece invidio tuo marito…è un uomo fortunato”.
Antonella rispose sorridendo mentre continuava a spingere il passeggino: “In effetti saremmo una bella coppia tu ed io”
“Magari…ma potrebbe succedere?” azzardò lui.
Lei si fermò, lo guardò con quello sguardo malizioso che io conosco bene e rispose: “Chissà…dipende da quanto sei bravo a corteggiarmi…” Lui rimase stupito dalla risposta e la guardò con aria interrogativa, ma lei aggiunse: “Dai, vedi che sto scherzando…sono una donna sposata”.
“Va bene” disse allora lui “allora ti farò da guardia del corpo…se vieni qui al parco sempre vestita (si fa per dire) così ne avrai bisogno…ti mangiano con gli occhi e non parlo solo dei rincoglioniti della bocciofila, ci sono quei ragazzi che stavano giocando al pallone che hanno smesso di farlo quando sei passata tu”.
“Ma dai…sono ragazzini”
“Si, ma adesso hanno gli ormoni a mille…e anche io”
“Dai rilassati, ci prendiamo un gelato, questa volta offro io”
Si sedettero su una panchina, lei si chinò per slacciare il bimbo e tirarlo fuori dal passeggino, c’era un suo amichetto che giocava su una coperta stesa per terra li vicino. Così facendo mostrò completamente il seno grazie all’ampia scollatura. Poi nell’adagiare il figlio vicino al compagno di giochi si chinò in avanti e la mini minigonna lasciò vedere tutto.
Poi si sedette di nuovo accanto all’amico che aveva smesso di mangiare il gelato, stava lì inebetito con due coni in mano (Anto gli aveva chiesto di tenere anche il suo mentre liberava il figlio). Lei lo guardò fra il sorpreso e il compiaciuto e lui balbettò: “Sai dove dovrei metterlo adesso il gelato? Non fare più queste mosse…”
“Dai…non avrai mai visto un culo…”
“Ne ho visti tanti…ma come il tuo mai, perdona la franchezza”.
“Che scemo che sei…però…grazie del complimento”
Poi il bimbo dava segni di irrequietezza e Antonella si convinse che era arrivato il momento di rientrare e farlo riposare un po’.
Lui le chiese se avesse avuto la possibilità di rivederla. Antonella disse decisa: “Certo, ma non si può star dietro ai capricci del caso, domani lavoro nel pomeriggio, però dopodomani sono libera, se vuoi e se puoi io sono qui…magari lascio mio figlio da mia madre così il gelato ce lo mangiamo con calma”.
“Ci sarò, ci sarò…non dubitare”.
Antonella si fece bella per l’incontro, un abbigliamento sobrio, non troppo appariscente e anche la gonna non era particolarmente corta, avrebbe dato meno nell’occhio, però indossò un intimo da urlo, un completino sexy con perizoma e un reggiseno di pizzo che lasciava poco all’immaginazione e che le avevo regalato io. E naturalmente prese anche una confezione di preservativi che le avevo comprato io perché lei si vergognava a chiederli in farmacia. Non pensava ci sarebbe stata l’occasione di usarli però…meglio essere previdenti. Lei non prendeva la pillola perché stavamo cercando di fare un fratellino a Luca.
Si incontrarono come pattuito e lui lodò la sua bellezza, parlarono molto, ma furono più i gesti e gli sguardi che li fecero sentire molto vicini.
Poi lui azzardò: “Perché non fai un salto su in studio da me, ti faccio vedere qualcosa del mio lavoro…tranquilla, c’è anche un mio collaboratore, dirò che sei una potenziale cliente…”
Lo studio dell’architetto, in una via che costeggiava il parco, era costituito da una grande stanza dove spiccavano due grandi tecnigrafi, oltre ad un tavolo pieno di fogli da disegno, una fotocopiatrice, varie scaffalature, un personal computer che allora non era un accessorio molto comune e un divanetto… poi c’era il suo ufficio. Non molto grande, con una bella scrivania in legno e tre comode poltrone. Si fece dare un paio di cartelline dal suo collaboratore e poi disse che doveva discutere alcune cose con la sua ospite in merito ad un possibile nuovo progetto…non voleva essere disturbato.
“Bene” disse Antonella “Adesso so dove pensarti quando sei al lavoro”.
“Perché tu mi pensi quando non sei con me?”
“Tu cosa dici?” e intanto si avvicinò a lui…le loro labbra erano a pochi centimetri. Lui l’abbracciò e la strinse a se abbandonandosi ad un bacio dolce e intenso, le sue mani esploravano il corpo di Antonella, prima i seni, poi le cosce e i glutei e infine il centro del piacere. Lei era bagnatissima e le sue mutandine erano intrise dei suoi umori, le disse che forse era meglio se le toglieva, erano così carine che rischiavano di sciuparsi. Lei ubbidì immediatamente e lui, senza staccare le labbra da quelle di mia moglie, la fece sedere in una delle poltroncine, le sbottonò la camicetta e le sollevò la gonna. Scese poi a baciarle i seni e Antonella si tolse il reggiseno affinché il contatto fosse più diretto, ma lui scese ancora fino ad affondare la lingua in mezzo alle gambe della sua preda che dovette trattenersi e mordersi le labbra per non urlare di piacere…nell’altra stanza c’era qualcuno. Lei allungò la sua mano sul membro di lui, era duro come il marmo, anche se non grosso come quello del suo ultimo amante…era più o meno come il mio…forse meno che più, ma per Antonella non era mai stato un problema di dimensioni del pene, quanto del modo come veniva usato e del coinvolgimento psicologico che il partner poteva darle.
“Basta amore, altrimenti inizio a urlare di piacere e ci sentono tutti”.
Mi dava un po’ fastidio lo chiamasse amore e lei di sicuro ha omesso di raccontarmelo…ma sono sicuro lo abbia fatto. Comunque le concedo il beneficio del dubbio dato che io non ero presente e questa narrazione è solo una ricostruzione in base a quello che mi ha raccontato lei.
Lui ebbe un’ idea…si ricompose e uscì dall’ufficio, chiamò il geometra alle sue dipendenze e gli disse: “Senti dovresti andare in cantiere a prendermi i progetti di quelle villette che stiamo costruendo, ti do la mia macchina”.
Il collaboratore, abbastanza sorpreso, rispose “Scusi architetto ma mi ci vorrà almeno un’ora e devo sistemare quella pratica che sa, dobbiamo consegnarla domani e poi…non avevamo anche qui una copia dei progetti?”
Ma lui deciso: “Per la pratica non preoccuparti, casomai faccio più tardi io stasera e riguardo ai progetti, me li ero portati a casa, adesso è più comodo se vai a prendere quelli in cantiere”.
Cosa non si fa per la figa? Certo che una come quella di mia moglie non capitava tutti i giorni…
Uscito il geometra, Marco chiuse bene la porta e tornò da Antonella che intanto si era tolta anche la gonna e si aggiustava il trucco, anche se sapeva che non sarebbe durato, nuda con in dosso solo le scarpe: un bel paio di decolletè tacco 12. I capelli rossi lunghi leggermente mossi le scendevano sulle spalle fin quasi ai seni, i suoi occhi verdi lo scrutavano con desiderio…conosco quell’espressione di mia moglie…può pietrificarti come lo sguardo di un basilisco. E così lui rimase davanti a lei…deglutì a fatica e poi esclamò: “Dio quanto sei bella!” Lei le fece avvicinare, gli slacciò i pantaloni e lo spogliò dalla vita in giù e, sempre in equilibrio sui tacchi, si piegò a dargli piacere con le sue labbra. Lui si finì di spogliare e poi la portò sul divanetto nell’altra stanza dove avrebbero fatto l’amore.
Non entro nei dettagli perché sarebbe pura fantasia, già fino a qui ho ricamato un po’ sui racconti di mia moglie che mi aveva raccontato tutte le cose principali, ma non proprio tutti i dettagli. Non so se continuarono con i rapporti orali o ci fu subito la penetrazione, se e quanti orgasmi hanno avuto, ecc. Scriverò solo quello di cui sono certo. Ci sono però due cose che posso dire con certezza: intanto il rapporto non durò più di 45 minuti in modo che fosse tutto in ordine per il ritorno del collaboratore e che lui si mostrò molto sorpreso quando lei tirò fuori i preservativi.
“Vedo che sei organizzata per questi incontri…ti capitano spesso?”
“Non hai capito niente” disse lei “ma è colpa mia, non mi sono spiegata”
Ho avuto solo due amanti, e l’ultima storia è di quasi 4 anni fa. Odio usare i preservativi, non ho rapporti occasionali e comunque, anche se noi ci conosciamo poco e non è male usare qualche precauzione, avrei fatto a meno. Però sto cercando di avere un altro figlio con mio marito e non prendo anticoncezionali”.
Lui rimase un po’ interdetto…lei stava cercando di avere un figlio col marito però veniva a scopare con lui…e ancora non gli aveva detto che io sapevo.
Quando rientrò il geometra, loro stavano sorseggiando un caffè al distributore automatico e avevano cancellato tutte le tracce dell’amplesso, lui si era ricomposto e rinfrescato, mentre Antonella si era rifatta il trucco. L’architetto ringraziò il suo sottoposto che gli porse, oltre ai progetti, anche le chiavi della macchina. Notò un attimo di imbarazzo, ma non ci fece caso. Poi si chiuse di nuovo in ufficio con Antonella con la scusa di mostrarle i disegni, chiuse la porta, appoggiò il plico su uno scaffale e si misero seduti uno di fronte all’altro sorridendo. Dopo poco il sorriso di Antonella si trasformò in una sonora risata che lasciò l’altro senza parole e con uno sguardo interrogativo.
Dopo aver ripreso un po’ di contegno lei gli disse: “Caro Marco, il tuo geometra ti ha sgamato”
Lui non capiva, ma lei continuò: “Guardati allo specchio, hai una macchia di rossetto sulla camicia e lui se n’è accorto, ma che t’importa, ti vergogni forse di me?”
Antonella, uscendo, si fermò a salutare il collaboratore e mischiando la verità a una bugia che non lo facesse sentire preso in giro per la commissione che aveva dovuto fare gli disse: “Quel progetto è molto interessante ci penserò e comunque, prima che lei si faccia idee strane…si è vero, sono l’amante del suo capo”.
Antonella passò a recuperare il figlio da sua madre e tornò a casa. Quando rientrai stava preparando la cena e mi accolse con un sorriso radioso, mi venne incontro mi abbracciò e mi baciò come negli ultimi tempi si era dimenticata di fare. Stavo per chiederle com’era andata, ma lei mi anticipò:
“Amore, mi sono fidanzata…non ti dispiace vero?”
“Lo sapevo puttanella che sarebbe andata così…poi mi racconti, però prima mangiamo, ho visto che hai fatto un sacco di cose buone, non vorrei mi passasse l’appetito”.
Lei mi guardò e mi disse seria: “Se vuoi che non lo riveda più lo faccio lo sai”.
“Non era per questo…è che se il tuo racconto mi fa eccitare, non mangiamo e ti scopo qui sul tavolo”.
“Io sono una puttana, ma tu sei un gran porcellino amore mio”
“E glielo hai detto che cerchiamo di avere un figlio? Se rimani incinta che farai?”
“Si gliel’ho detto, comunque continueremo a scopare finché posso, con le dovute cautele…è successo anche nell’altra gravidanza…a meno che a lui non disturbi scopare una donna gravida…non tutti sono come te”. Alludeva forse alla mia relazione con Martina che adesso era già all’ottavo mese.
(Continua)

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