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Erotici Racconti

I Diari di Lorybeth

By 28 Luglio 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Cap. 1 ‘ Introduzione (Luglio 2009)

Chi sono? Forse ancora non l’ho capito nemmeno io quindi è piuttosto difficile descrivermi ad altri, ma per dare un’idea di me che possa aiutare a capire e interpretare meglio le mie storie ci proverò.

Io qui sono Lorybeth, nella vita privata ho un nome simile che non posso usare per ovvi motivi di privacy.

Ho 43 anni, spero portati bene e faccio l’avvocato, forse di ’cause perse’. Non nel senso che perdo le cause, anzi non sono una ‘habituè’ dei tribunali, ma nel senso che faccio un lavoro che ormai si concilia male con la mia vita privata.

Che vita faccio? In una parola ‘LIBERA’.

Libera da legati sentimentali fissi.
Libera da preconcetti verso gli altri.
Libera da preoccupazioni per il giudizio degli altri.
Libera da pregiudizi verso il sesso’

La sola cosa che mi rende meno libera è la presenza importante nella mia vita di un giovanotto di 17 anni, mio figlio, gradito lascito di un matrimonio (fortunatamente) fallito.

Non mi descrivo più qui, avrò modo di farlo tramite e nei miei racconti.

Tengo a precisare che in queste storie io racconto episodi degli ultimi anni della mia vita con una giusta dose di ‘fantasia’ per rendere la lettura più stimolante al lettore ma che essenzialmente questi SONO la mia vita.
Sono infatti basati sui alcuni diari che ho scritto per testimoniare a me stessa un cambiamento di rotta magari non con la continuità che mi ero ripromessa all’inizio ma sufficienti da permettermi di ricordare gli eventi con un certo dettaglio.

In questi racconti si parla anche di situazioni anche familiari, un po’ ‘inusuali’ per la morale comune.
Chi avesse problemi etici nel leggere queste parti è pregato di non giudicare più di tanto ma di cambiare immediatamente lettura.

Un’ultima nota: questi racconti non seguiranno probabilmente un ordine cronologico esatto in quanto verranno pubblicati secondo il mio umore e voglia di scriverli dovendo richiamare alla memoria momenti passati da parecchio tempo.
Spero comunque di riuscire a mantenere un filo logico e ringrazio già il lettore per la comprensione per le possibili discrepanze temporali.

Cap. 2 ‘ L’inizio ovvero La Sauna Olandese (Gen. 2002)

Che stanchezza che avevo. Me ne stavo rendendo conto solo ora. Era da un anno che mi ero divorziata da Franco e solo ora riuscivo a rimettere insieme in qualche modo i pezzi della mia vita.
Tutto sommato non mi era andata male rispetto a tante altre situazioni simili.
Mio marito aveva deciso di trasferirsi all’estero e dunque non aveva fatto problemi per l’affidamento a me di nostro figlio Marco, 10 anni, riservandosi solo la possibilità di vederlo ogni tanto senza obblighi di legge.
In più, dopo varie discussioni legali e personali, mi aveva lasciato in comodato la casa in cui vivevamo, una villetta circondata da un bel giardino sulle pendici delle colline intorno a Firenze. Grazie al suo lavoro ben remunerato e a un bel lascito della famiglia i problemi economici per noi non erano mai esistititi.
Il mio lavoro in un grande studio di avvocatura aveva iniziato a ingranare bene e da qualche anno avevo iniziato a percepire uno stipendio niente male.
Purtroppo i problemi emersi dopo qualche tempo dal matrimonio alla fine erano scoppiati in maniera violenta e l’unica decisione possibile era stata quella del divorzio.
Ora però avevo bisogno di riposo e svago. Fra l’altro giorno dopo giorno ero diventata sempre più irritabile, me ne rendevo conto anche io e non mi riconoscevo più.
Anche se era difficile ammetterlo, la totale mancanza di sesso o almeno di quello ‘non solitario’ per più di un anno aveva un bel peso sul mio cambiamento di umore e di atteggiamento negativo verso gli altri.
Un giorno mentre ero in ufficio a rimuginare sulle mie carte mi ‘apparve’ per telefono quello che sarebbe diventato il mio angelo custode e iniziatore per un po’ di tempo.
Stavo lavorando a una causa internazionale con dei colleghi olandesi e in particolare con una giovane avvocatessa di nome Helen, 36 anni (e dunque mia coetanea), piuttosto carina nel fisico e nei modi di fare anche se con tratti un po’ troppo ‘mascolini’ per il mio senso estetico.
Il fatto poi che fosse una stangona di quasi un metro e 80 rafforzava la mia sensazione.
Era però una ragazza con un carattere molto allegro e disponibile e questo fin dal primo incontro me l’aveva resa molto simpatica. Parlava poi diverse lingue fra cui un ottimo italiano e dunque i nostri rapporti erano sicuramente facilitati. Sapevo solo che non era sposata, ma non avevo mai indagato molto sulla sua vita privata.
Quel giorno stavano discutendo di un punto piuttosto critico della causa, quando a un certo punto mi disse:

‘Ti sento davvero irritata oggi. C’è qualche problema ?’

Lei sapeva più o meno dei miei problemi familiari, ne avevamo parlato durante uno dei nostri incontri, non nei dettagli, ma certo in maniera sufficiente da poter capire quale poteva essere il mio stato d’animo.

‘Non più del solito. Ma sono davvero stanca e con poca voglia’ – risposi.

‘Ho una bella idea’ ‘ mi disse tutta allegra ‘ ‘Perché, visto che la prossima settimana dovevo venire da voi per definire le questioni aperte, invece non vieni tu da me, stai a casa mia e passiamo insieme anche il fine settimana? Magari ti porto in qualche bel posto alla moda e ti faccio rilassare un po’.’

‘Mi piacerebbe’ ‘ risposi dubbiosa ‘ ‘Ma dovrei sistemare Marco”

‘Non ci sono problemi, porta anche lui. In qualche modo si fa, alla peggio se andiamo in giro lo lasciamo con la ragazza alla pari che vive da me’

‘Beh, in questo caso’ma sì, penso di poterlo fare’ ‘ conclusi rimuginando la cosa e pensando comunque di potermi divertire un po’.

Ancora non sapevo quanto e come sarebbe iniziato il ‘divertimento’.

Comunque, da lì a pochi giorni mi ritrovai con bagagli e bambino da lei tutta che era evidentemente felice di potermi dare una mano e di avere compagnia.
Devo ammettere che vedendola fuori dell’ambiente di lavoro, senza tailleur o simili, l’impressione che faceva era davvero diversa, aveva un qualcosa che la rendeva molto più attraente e affascinante.
Il primo giorno comunque lo passammo a discutere nel suo ufficio mentre la sera, vista anche la stanchezza di entrambe, cenammo in maniera tranquilla a casa sua.

Con noi cenò anche la ragazza che viveva con lei, una bella brasiliana morena di nome Juliana molto espansiva e allegra che parlava anche un buffo italiano. Certamente non era il tipo da passare inosservata, vuoi per il fisico prorompente sia per l’abbigliamento piuttosto ridotto che indossava.

Marco sembrò avere subito un bel feeling con lei, non saprei dire se per la simpatia che emanava o per la visione di tutta quella abbondanza esposta.
Avendo una stanza per gli ospiti, oltre a quella per Juliana, non ci furono problemi per la sistemazione.

Il giorno dopo, durante la colazione, mi disse che avremmo avuto un incontro di lavoro con dei loro partner in un grande e lussuoso albergo in un paesino sulla costa e che finito quello mi avrebbe fatto una sorpresa.
La cosa mi incuriosì e mi tenne sulle spine tutta la mattinata fino a che, finita la riunione, mi spiegò che sotto l’albergo c’era un Centro Wellness ben rinomato, inclusa piscina e sauna e possibilità di massaggio.

La prima cosa che mi venne in mente di dire fu: ‘Ma io non ho il costume con me”

‘Non ti preoccupare, nemmeno io, ma vedrai che questo si risolve’ mi rispose ridendo.

Io pensai in maniera un po’ stupida che forse li prestavano, ma ben presto capì che le cose non stavano proprio così.
Infatti, dopo che Helen ebbe parlato velocemente nella loro lingua incomprensibile con l’addetta all’ingresso, mi ritrovai ad entrare in un grande spogliatoio con fra le braccia tutto un kit di accappatoio, tovaglie e cose varie ma apparentemente niente traccia di costume.

Helen mi spiegò solo allora cosa è una Sauna olandese e il fatto che lì dentro era ‘obbligatorio’ stare nudi. La cosa mi imbarazzò non poco (‘a pensarci oggi mi viene da ridere), io non ero certo una bacchettona, ma da lì a pensare di poter stare nuda in mezzo a degli sconosciuti ci correva un bel pezzo.
Stavo quasi spiegando che la cosa non faceva molto per me, ma Helen non me ne diede il tempo e in un decimo di secondo (o almeno mi sembrò tale) si sollevò il vestito rimanendo per un attimo tutta nuda prima di infilarsi l’accappatoio.

Io rimasi con aria un po’ perplessa sia per la rapidità dell’azione sia per il fatto che avevo realizzato che non portava biancheria intima.

‘E dai” – mi disse con aria complice – ”che aspetti? Non mi dirai che a questa età ti vergogni? E poi ora non c’è nessuno. Non vedi che siamo sole? In questo periodo a questa ora praticamente non ci viene nessuno’.

Effettivamente era vero. Non avevo fatto caso che non c’era davvero nessuno nello spogliatoio. Questo mi rincuorò un poco, in palestra o piscina ero abituata a cambiarmi con altre donne e dunque decisi che la cosa si ‘poteva fare’.

Piano piano mi liberai di tutti i miei indumenti (molti di più rispetto a lei) con Helen che mi guardava fisso.

‘Ma che avevi da guardare ?’ ‘ le dissi a un certo punto dopo aver indossato l’accappatoio.

‘Quello che io non ho’un po’ di chili nei posti giusti’e in particolare qua. Cosa hai una terza o una quarta?’ rispose ridendo e sfiorandomi leggermente il seno con la mano.

Quella confidenza un po’ troppo intima fu un po’ inaspettata e rimasi senza sapere cosa dire. Fu lei comunque a rompere quel momento di leggero imbarazzo.

‘Beh, tanto lo scopro fra un po’. Forza, ora andiamo a rilassarci’ ‘ mi disse, indicandomi la strada.

La seguì e, dopo essere passati accanto a una grande piscina che mi spiegò essere riservata a ‘quelli vestiti’, scendemmo una scala di lussuoso marmo per ritrovarci davanti a una porta di cristallo fumè da cui proveniva un profumo davvero piacevole.
Accanto alla porta c’era un cartello in olandese che mi spiegò vietava l’uso del costume nella sauna e nella vasca idromassaggio e l’ingresso ai minori di 16 anni.
Quando entrammo mi resi conto di cosa si intendeva davvero per posto di relax. Oltre al gradevolissimo profumo di varie essenze, c’era solo silenzio rotto solo da un leggero rumore d’acqua, luci soffuse e un senso notevole di’pace.
Sì, questa mi sembra la parola giusta per descrivere la sensazione che provai in quel momento.
Attorno a noi c’erano dei lettini con dei morbidi materassini e porte di cristallo opaco, evidentemente l’ingresso delle grandi cabine sauna.
Quel che era incredibile non c’era nessuno. Mi confermò che quella era per gli olandesi e ospiti dell’albergo l’ora di cena (‘erano circa le 19.00 !) e dunque difficilmente si trovava qualcuno.
Dopo aver scelto un angolo appartato ci sdraiammo senza una parola su due lettini affiancati con l’accappatoio addosso e rimasi per qualche minuto ad occhi chiusi a godere di quella sensazione particolare e nuova per me.

Fu ancora lei a rompere quel silenzio dicendo:

‘Ti piace? Cosa vuoi fare? Io propongo una bella sauna’ok? A proposito l’hai già fatta?’

‘Beh, sì, un paio di volte in Italia. Ma mai in posti come questo e soprattutto’sempre in costume” risposi un po’ imbarazzata.

‘Ma dai’lo so che da voi ‘incivili’ si fa così’ma che brutta sensazione il costume appiccicato addosso” – disse ridendo e stressando la parola ‘incivili’ ‘ ‘e poi vuoi mettere il senso di libertà?’.

E nel dire questo si sfilò l’accappatoio, prese una tovaglia e mi disse in tono di sfida:

‘E’ l’ora della doccia, bambina!’

Devo dire che mi iniziavo a sentire davvero una bambina agli ordini della mamma. Era una sensazione piacevole di rilassamento, del non pensare.

Risposi a tono: ‘Sì mamma” e senza pensarci più mi spogliai anche io e la seguì verso le docce.

C’era infatti una parte del locale dedicato alle docce di vario tipo, da quelle calde a quella con secchio d’acqua gelata.
Dopo alcuni tentativi io scelsi una di quelle tiepide, mentre lei si buttò senza timore in una di quelle ghiacciate.
Era la prima volta che ci trovavamo di fronte nude per tanto tempo. Ebbi modo di vedere che Helen nonostante la magrezza aveva davvero un bel corpo scolpito e flessuoso. Aveva davvero poco seno ma, forse a causa anche dell’inturgidimento dovuto all’acqua fredda, l’impressione era davvero di una struttura armoniosa.
Io, anche se non ero certo insoddisfatta del mio corpo e delle mie forme ‘ ho davvero una terza abbondante di seno ‘ mi sentivo però un po’ ‘troppa’ in quel momento di confronto visivo.

Un’altra cosa che comunque fino a quel momento mi aveva preoccupato era il fatto che qualche giorno prima mi era rasata il pube alla ‘mohicana’, tanto per giocare con me stessa ed ero preoccupata che la cosa apparisse troppo volgare.
Vidi però che Helen era invece totalmente rasata il che mi rilassò notevolmente dato che giocavano quasi ‘alla pari’.
Finita la doccia entrammo nella sauna a temperature più bassa. Io mi sdraiai in una della panche più basse e Helen invece si mise a sedere proprio sulla panca sopra.
Che strana sensazione provai. Avere una donna che mi guardava nuda da 1 metro di distanza. Iniziai ad avere strani pensieri che fino ad allora avevo rimosso.
E se fosse entrato un uomo e si fosse messo accanto a noi? Che avrei fatto? Mi sarei alzata o fatto finta di niente? Mentre pensavo a queste possibilità Helen se ne stava in silenzio con gli occhi socchiusi. Nel girarmi per guardarla mi resi conto che con la posizione che teneva le stavo in pratica guardando direttamente la figa e che, forse per la rilassamento, le labbra le si erano leggermente aperte. Mi sentii subito imbarazzata e chiusi gli occhi cercando di far vagare la mente verso il nulla.

Dopo qualche minuto di totale silenzio fu lei a rompere il ghiaccio.

‘Stai meglio ora? Mi sa che avevi bisogno di un po’ di relax’ disse sottovoce.

‘Beh sicuramente, hai avrai capito che sono piuttosto stressata in questo periodo’ risposi senza però girarmi a guardarla.

‘L’ho capito sì” – disse evasiva ‘ ‘da come ti comporti sembri un’altra persona, eri così allegra’e ora invece”

‘Si nota dunque così tanto che” – iniziai a dire.

”che non scopi da un bel po’ ! ‘ – mi interruppe ridendo ‘ ‘Mi sa che stai girando intorno al problema, bella mia, ma se è vero che non hai rapporti con nessuno da un anno ti credo che sei nervosa e stressata’.

La sua frase mi colpì quasi come una schiaffo. Le avevo accennato durante le nostre discussioni che non mi ero messa più con nessuno dopo il divorzio ma sentirmelo dire in quei termini un po’ crudi mi dette quasi un senso di colpevolezza.

La prima frase di risposta che mi venne in mente fu davvero stupida.

‘Beh, capita a tutti o no un periodo di astinenza? ‘

‘A me no, stai sicura’ ‘ rispose decisa ‘ ‘da quando avevo 16 anni forse a contare bene avrò passato massimo un mese senza avere rapporti’e con questo intendo non da sola’

‘Ma non ti credo’ ‘ le dissi girandomi a ‘guardarla’ ‘ ‘lo dici per farmi passare per una suora, ma che tu abbia avuto tutti questi uomini”

Mi interruppe di nuovo ridendo : ‘ E chi ha detto solo uomini’io ho detto ho avuto rapporti’intendi?’

‘Vuoi dire che sei’lesbica? ‘ ‘ fu l’unica cosa che mi venne da dire con un po’ di voce strozzata.

‘No, voglio dire che mi piace il sesso, farlo spesso e che non ho grosse limitazioni nella scelta dei compagni di gioco e’nei giochi stessi. E ne conosco tanti sai?’ – rispose e mentre parlava si passò una mano sulla figa come a rafforzare il concetto.

Io rimasi totalmente irrigidita. Ero passata dalla rilassatezza più assoluta alla rivelazione che la mia amica, la cui figa era a un metro dalla mia faccia, era un’affamata di sesso bisessuale e si stava pure toccando davanti a me.

‘Mi spiace di averti scioccato. O almeno così pare dalla tua faccia’ ‘ continuò mentre io mi sollevavo dalla mia posizione supina per togliermi almeno in parte da quel imbarazzo ‘ ‘Ma con questa atmosfera di intimità mi sembrava il momento giusto per parlare delle mie’umhh’abitudini”

‘Beh, ti ringrazio della confidenza’ ‘ le risposi e forse senza rendermi ben conto del significato delle mie parole aggiunsi ‘ ‘Ne terrò conto e’magari ti chiederò presto aiuto per sciogliermi un po”.

Non sapevo ancora quanto vicino fosse quel ‘presto”.

Ad ogni modo, dopo quella riscaldata ‘dentro e fuori’ dichiarai a Helen di essere cotta a dovere e le dissi di voler uscire.

Lei rispose solo: ‘OK’ e quindi, dopo una doccia per lavare via il sudore ci rimettemmo di nuovo sdraiate sui lettini. Io però mi rimisi l’accappatoio mentre Helen si sdraiò nuda a pancia in giù.

Non so quanto tempo passò senza che nessuna delle due dicesse una parola. Io stavo ancora pensando a quanto successo dentro la sauna e alle parole di Helen. Comunque, a parte le parole, l’immagine che non riuscivo a togliermi dalla mente era quella della sua figa bagnata dal sudore’iniziai a pensare se la troppa astinenza non mi avesse giocato un brutto scherzo. Non mi ero mai ritrovata a pensare a una donna dal punto di vista sessuale, magari ad ammirare un bel corpo o viso sì, ma mai ad avere questo tipo di idee.
Oddio non è che capita di tutti i giorni di vedersela sbattere in faccia, ma insomma io ERO ETERO, su questo non avevo dubbi.
Mentre pensavo a ciò non mi ero nemmeno resa conto che la mia mano era lentamente entrata sotto l’accappatoio e stava quasi in maniera autonoma accarezzando i miei pochi peli pubici.
Mi girai verso Helen con timore che mi stesse guardando. Vidi però che era girata dall’altra parte sembrava dormire. Mi sorpresi di nuovo ad ammirarle il sedere. Pensai che i pantaloni o le gonne non rendevano giustizia alle sue forme.
Ripensando ai momenti precedenti mi iniziarono a balenare in mente i ‘giochi’ ai cui lei aveva parlato. Anche quella ‘sua parte’ faceva parte dei giochi? Mi rivenne anche in mente i primi periodi del matrimonio durante i quali mio marito aveva tentato molte volte a ‘giocare’ in quel modo e a come, in un modo o nell’altro, io glielo avevo sempre negato.

Solo una volta che ero mezza ubriaca ce l’aveva quasi fatta, ma per la sua inesperienza ‘ credo ‘ il dolore iniziale era stato tanto da farmi passare subito anche la sbornia.
Nel pensare queste cose la mia mano era partita davvero, discostando anche i lembi dell’accappatoio, e iniziavo a sentire i primi sintomi dell’eccitazione ma’
‘Helen’sta entrando qualcuno!’ ‘ gridai quasi sentendo la porta a vetri aprirsi e alcune voci far capolino.
Helen che si era davvero quasi appisolata, borbottò qualcosa del tipo ”e allora? Guarda che non è mica riservata a noi? Te lo sei dimenticata? ‘

In effetti, nella nostra pace solitaria me lo ero quasi dimenticata.

E qui feci un’altra domanda stupida: ‘E ora che si fa?’ – a cui Helen sempre borbottando rispose : ‘Io rimango così’tu che problema hai?’.

In quel momento effettivamente non ne avevo, ero in accappatoio e, a parte il fatto che mi ero mezza bagnata ed eccitata, avevo accanto una donna con il culo per aria’ nella pratica non avevo nessun problema.

Il problema, anzi ‘i problemi’, però mi si presentarono presto davanti. Le voci che avevo sentito, piuttosto squillanti, erano di tre ragazzi di apparente età intorno ai 15/16 anni che parlavano fra loro in tedesco e che iniziarono ad aggirarsi davanti a noi in costume da bagno fino a piazzarsi seduti su alcune sdraio piazzate accanto alla parete di fronte a noi, e dunque con ottima visuale del ‘panorama’ offerto.

Io rimasi molto sorpresa della loro presenza ricordando quanto mi aveva detto Helen riguardo ai minori e alla nudità obbligatoria. Decisi comunque di riferire dell’intrusione a Helen.

La risposta, sempre senza muovere un muscolo, fu lapidaria: ‘Capita spesso o perché non capisco l’olandese o perché non lo vogliono capire. E poi a questa ora i controlli dei ragazzi all’ingresso sono molto rari’.

‘E ora che si fa?’ ‘ le dissi piuttosto ansiosa ‘ ‘Si va via?’

‘E se ci divertissimo un po’, invece? Io un’idea ce l’avrei’ ‘ rispose alzandosi dal lettino con una specie di stiramento.

E poi chinandosi verso di me sussurrò: ‘Guarda che ho visto che cosa stavi facendo porcellina guardandomi il culo” e nel dire questo ammiccò verso uno specchio laterale.

Diventai rossa come mai in vita mia. Facendo finta di dormire mi aveva vista mentre’.oddio, che figura.

Comunque non ebbi tempo di pensare più di tanto a quanto mi aveva appena detto, visto che lei partì con fare tranquillo verso le docce tutta nuda e ovviamente sotto lo sguardo fisso dei nostri visitatori che iniziarono a parlottare fra di loro.

Vidi che nonostante ci fossero docce nascoste alla vista, Helen si piazzò in bella vista in una di quelle che sia io che i ragazzini potevamo vedere. Iniziò a strofinarsi con una specie di sapone profumato in polvere con gesti lenti, girando e rigirando come se fosse stata a casa nella propria doccia.

Io non sapevo più se guardare lei o guardare quei ragazzi che stavano già dando evidenti segni di divertimento, dandosi gomitate e sgranando gli occhi.

Iniziai a pensare che per me era forse troppo e di andare via, quando Helen fece una cosa che non mi aspettavo. Messo un asciugamano alla vita si avvicinò seno al vento ai ragazzi e iniziò a parlare in tedesco con loro. Io non capivo, prima perché so solo qualche parola di questa lingua e poi per il tono di voce bassa.

Capì solo qualche ‘Ja’, ‘Danke’ e poco più. Poi Helen si avvicinò verso di me e si stese di nuovo sul lettino. Mentre le chiedevo spiegazioni, con la coda dell’occhio vidi i ragazzi che si toglievano il costume e si sdraiavano uno accanto all’altro tutti nudi.

‘Helen, ma che succede?’

‘Succede che ho spiegato loro che non potrebbero stare qui e che potrei chiamare la sorveglianza” – rispose – ‘ma che potevo evitarlo se almeno avessero rispettato la regola della nudità’.almeno così siamo pari. Loro hanno giurato che hanno più di 18 anni’ma io ho i miei seri dubbi’.

‘Ma tu sei davvero una matta!’ ‘ esclamai ‘ ‘Matta e perversa, andare da quei poveretti mezza nuda”

‘Su questo forse hai ragione, mi sa che gli ha fatto effetto’guarda un po”ma con discrezione’ mi disse facendo cenno con la testa verso i ragazzi.

Girai appena lo sguardo e vidi che effettivamente i giovanotti erano tutti e tre piuttosto ‘in tiro’ e che con atteggiamento spavaldo stavano esibendo le loro nudità.

‘Che porcella che sei Helen’ le dissi ridendo divertita dalla situazione assurda che aveva creato.

‘Io porcella? E tu che ti toccavi guardandomi il culo? Che santarellina, ora ti sistemo io per punizione’ – mi rispose di rimando ‘ ‘Ora farai quello che dico io per un po’ sennò lo racconto a tutti in ufficio”

‘Ma tanto non ci crede nessuno” ‘ le risposi con aria dubbiosa.

‘Non ci giurerei, io so essere molto convincente’e poi comunque, ti vuoi divertire un po’? Dammi 10 minuti della tua triste vita e ti giuro che stasera avrai qualcosa da raccontare’.

Forse perchè ero già eccitata da prima risposi in maniera ubbidiente:

‘Va bene’ma io nuda davanti ai ragazzini non ci vado, OK?’

‘E chi ti ci manda? Comunque mi ubbidirai per i prossimi 10 minuti? ‘ disse con aria autoritaria.

‘Promesso, Mistress!’ risposi facendo il segno militaresco del signorsì.

‘Bene, allora sarai mia schiava per 10 minuti. Per prima cosa alzati e levati questo accappatoio’.

Presa nel gioco mi alzai e girando la schiena verso i ragazzi mi spogliai nuda.

‘Bene! E ora sdraiati di nuovo a pancia in giù e chiudi gli occhi fino a nuovo ordine’.

Feci anche quello. L’idea che tre ragazzini stessero guardando il mio culo era una senzazione davvero nuova per me e stavo iniziando a eccitarmi di nuovo.

Sentì Helen armeggiare con la borsa. Ero curiosa, iniziai a temere che avesse qualche scherzo in serbo ma decisi di ‘tenere duro’, avrei rispettato la promessa e tenni chiusi gli occhi. Non ce ne fu nemmeno bisogno più di tanto visto che subito dopo sentì Helen che mi metteva una benda tipo quella usata sugli aerei sugli occhi.

‘Questo per stare sicuri’ ‘ disse ‘ ‘e questo per rilassarsi”. Mentre diceva questo sentì qualcosa di freddo che mi colava sulla schiena e subito dopo la mano di Helen che iniziava a massaggiarmi.

La sensazione fu così piacevole che per un attimo dimenticai la situazione in cui mi trovavo, in pratica due tardone che si mostravano nude a dei ragazzini.

Comunque in quel momento le mani di Helen mi davano una sensazione così buona che non avrei interrotto quel momento per niente al mondo.

Fu questione di pochi minuti prima che le mani, dopo aver davvero massaggiato spalle e schiena, raggiungessero i miei glutei iniziando a palparli e alternando vigore e leggerezza. Ogni tanto partiva un leggero schiaffetto che aveva solo il risultato di farmi eccitare i più.

A un certo punto sentì che le dita di Helen concentrarsi sul mio buchino. Ebbi una specie di scatto, ma Helen mi sussurrò di stare rilassata e così tentai di fare.

Mi stavo davvero dimenticando degli spettatori e ormai il mio obbiettivo era quello di vedere dove sarebbe arrivata Helen.
Sentì un dito forzare la mia stretta apertura e quando un po’ alla volta si fece strada non provai dolore come avevo tenuto ma solo una leggera sensazione di qualcosa che mi stava ‘aprendo’.
Helen sembrava non avere nessuna fretta e muoveva il suo dito con una lentezza quasi diabolica dando tempo alle strette pareti di abituarsi all’intrusione allentando piano piano l’effetto di risucchio che sentivo comprimere il dito.
Un po’ alla volta, con un tempo che mi sembrava infinito, Helen riuscì a farsi strada completamente e iniziò ad andare in profondità avanti e indietro.
Sentivo la sua mano arrivare a dividere i miei glutei sempre con più forza e l’effetto fu dirompente più sulla mia mente che sul mio corpo.

Dopo una nuova energica lubrificata, ricominciò la dolce tortura con due dita. All’inizio sembrava che il mio buchino non avesse intenzione di permettere la nuova intrusione e il dolore iniziò a farsi sentire.

Ebbi però solo modo di mormorare un : ‘Helen’piano’fa male”

Lei non dette l’impressione di dare peso alle mie parole tanto che un po’ alla volta forzò il passaggio e iniziò a penetrarmi sempre più velocemente.
Era una sensazione totalmente nuova, era in pratica la mia prima volta e, come avrò modo di raccontare in seguito, la scoperta di una zona erogena incredibilmente sensibile per me.
Non saprei dire quanto fu il tempo che Helen dedicò a quel gioco. Dopo qualche lamento soffocato io iniziai invece a passare al piacere, a contorcermi, a gemere rumorosamente e a bagnarmi in una maniera che avevo totalmente dimenticato.
Quando lei iniziò a titillarmi il clitoride non riuscì a resistere che pochi secondi e raggiunsi un orgasmo devastante che mi scosse talmente tanto da lasciarmi quasi priva di sensi.

Fu solo quando ripresi almeno in parte coscienza di me mi resi conto di cosa avevo fatto e della situazione in cui mi trovavo.

Mi girai immediatamente, levandomi la benda e cercando di coprirmi alla meglio con la tovaglia e quello che vidi mi mise ancora di più in stato di confusione.
I tre ragazzi, ancora sdraiati, si stavano masturbando furiosamente ammiccando verso di noi e emettendo versi che a me in quel momento suonarono come dei veri e propri grugniti.

Guardai Helen con aria inebetita e stavo quasi per mettermi a piangere dall’imbarazzo che stavo provando quando lei, con la sua solita aria decisa, mi fece un segno con la mano come per dirmi di non fiatare.
Rimasi immobile, quasi paralizzata, a guardarla alzarsi ed avvicinarsi ai ragazzi che non smisero comunque di toccarsi. Borbottò qualche cosa e si allontanò, sparendo alla mia vista, per entrare in una delle saune seguita subito dopo dai ragazzi stessi.

La cabina era piuttosto insonorizzata ma fu impossibile nel silenzio assoluto non sentire almeno in parte quello che stava succedendo là dentro.
Io, rimasta sola, iniziai a realizzare forse solo in quel momento che cosa avevo fatto e la situazione di depravazione (così la vedevo’) in cui Helen mi aveva trascinato.

Ma le sua urla che sentivo in sottofondo mi provocarono un nuovo senso di eccitazione che per poco non mi fecero alzare per raggiungere quella che capivo essere ormai un’orgia.
Forse fu solo la spossatezza post-orgasmo che mi impedì di farlo o quel minimo di barlume di coscienza che ormai mi restava.

Fatto sta che rimasi sdraiata per almeno mezz’ora a sentire quelle voci e suoni gutturali. A un certo punto guardai l’orologio e vivi che erano quasi le 22.00 che sapevo essere orario di chiusura. Fui subito terrorizzata dall’idea che qualcuno potesse entrare per avvisare dell’imminente chiusura ma proprio in quel momento sentì la porta della sauna aprirsi e Helen ricomparire alla mia vista.

Mentre Helen si sdraiava nuda accanto a me vidi anche i ragazzi dirigersi verso la doccia fra urlettini e commenti vari.
Mi girai a guardarla e quello che vidi mi lasciò davvero senza fiato. Lo SAPEVO che cosa aveva fatto ma a vederla sorridere beata ricoperta in ogni dove di sperma e umori vari fu davvero troppo per me.
Helen aveva evidenti tracce dappertutto ma erano il viso, i capelli corti e ‘ le labbra imbrattati di sperma che mi sconvolsero di più. Io non avevo mai permesso a un uomo di venirmi in faccia figuriamoci in bocca. Solo una volta mio marito ci aveva provato preso dall’eccitazione e per poco non gli avevo staccato il pene con un morso.

Ricordo che sul momento mi venne in mente un pensiero ‘da uomini’ davvero stupido: lo aveva ingoiato?

Mentre la mia mente cercava di ritornare alla realtà, vidi i ragazzi uscire dalle docce e dopo un velocissimo ‘Guten Nicht’ uscirono come dei fulmini dalla stanza e, per fortuna, dalla nostra vita.

Mentre li guardavo scappare via sentì Helen alzarsi dicendo : ‘E’ bene andare anche noi prima che arrivi davvero qualcuno’. E nel mentre si rimise l’accappatoio e un asciugamano in testa a mo’ di turbante.

L’unica cosa che obbiettai fu : ”ma non fai la doccia?’

La risposta fu: ‘Magari dopo a casa’.mi piace averlo addosso per un po”capisci?’

Io che non capivo alzai le spalle e rivestendomi anche io la seguì verso lo spogliatoio dove velocemente senza dire una parola ci rivestimmo. Notai solo che Helen si era almeno lavata il viso e sciacquato rapidamente i capelli cosa che almeno mi fece vergognare un po’ meno quando passammo a riconsegnare gli accappatoi alla ragazza che controllava l’ingresso.

Entrammo in macchina e mentre ci dirigevamo verso casa in assoluto silenzio capì, ripensando a quanto successo e a cosa mi sentivo, che in quel momento stava nascendo una nuova Lorybeth.

Prima di scendere presi Helen per un braccio e sporgendomi verso di lei le sfiorai le labbra con le mie sussurrando solo: ‘Grazie’.

E quel grazie fu solo il primo di una lunga serie’

Cap. 3 ‘ Cambio di lingerie e di rotta (Gen 2002)

Passai una notte molto agitata stentando a prendere sonno. Quanto era successo poco prima mi ritornava inevitabilmente alla mente provocandomi le sensazioni più disparate.
In cuor mio provavo un pesante senso di vergogna aggravato dal fatto che nel lettino accanto al mio dormiva mio figlio Marco.
Mi sentivo ‘sporca’ a pensare che i ragazzi davanti ai quali mi ero esibita e con cui Helen aveva fatto sesso avevano forse pochi anni più di lui. La parola pedofilia mi balenava davanti agli occhi come un’insegna al neon sfavillante solo debolmente offuscata dal residuo dubbio sulla loro ‘maggiore età’.
Inoltre alcune parti di me portavano ancora il vivo ricordo dei giochi un po’ irruenti di cui erano stati protagonisti e questi ‘strascichi’ fisici mi spingevano a dimenarmi nel letto per trovare una giusta posizione di rilassamento.

Comunque la spossatezza alla fine prese il sopravvento e mi addormentai profondamente.

La mattina dopo, essendo Sabato e quindi libere da impegni di lavoro, dormimmo un po’ tutti un po’ più a lungo. Fui svegliata solo in tarda mattinata dai rumori provenienti dalla cucina dove, a giudicare dall’odore di caffè nell’aria, qualcuno stava preparando la colazione.
Mi alzai e trovai lì Helen e Juliana intente a sistemare la tavola per la colazione. Nel frattempo anche Marco si era alzato e quindi, come una bella famiglia (a parte il fatto che mancava l’uomo) divorammo fra banalità mattiniere tutta quella quantità di roba che ci fu messa davanti in puro stile olandese.
Finita la colazione, Helen mi prese da parte nel suo studio e guardandomi dritta negli occhi mi domandò: ‘Come va oggi?’.

Io avevo temuto quella domanda fin dal risveglio, avendo paura di dover riparlare di quanto successo il giorno prima. La risposta a dirla oggi può apparire banale, ma in quel momento racchiudeva tutto il mio pensiero.

‘Direi bene anche se” – iniziai.

”anche se cosa? ‘ ‘ mi interruppe lei con voce ansiosa.

‘Mi sembra di essere dentro un film”

‘Sì magari porno’ma se non hai fatto niente tu, mi è toccato fare tutto da sola! Una fatica” ‘ squillò lei scoppiando a ridere da sola alla sua battuta.

Fui spiazzata dalla sua schiettezza: ‘Ma davvero’tu’? ‘

‘Tu cosa? Oggi parli a monosillabi, dimmi quello che ti passa per la testa’.

‘Quei ragazzi’tu li hai’.’

‘Scopati? Parliamo chiaro, dai non siamo più bambine. E’ questo che vuoi sapere curiosona?’ – mi disse lei con aria di rimprovero.

Io mi sentì avvampare. Non ero certo abituata a quei discorsi così espliciti.

Riuscì sola a dire: ‘Beh, sì”

La risposta mi sorprese.

‘No, non mi sono fatta scopare. A parte gli aspetti ‘morali’ non avevo con me nemmeno le dovute precauzioni, capisci?’

‘Non proprio” ribattei io perplessa.

‘Lasciami spiegare e ricordati bene per il futuro quello che ti dirò ora. A me piace il sesso, te l’ho detto ma’c’è un ‘ma’ fondamentale ‘ e aggiunse ‘ ‘Non sono pazza o malata a tal punto da non sapere i rischi che si corrono. Ho degli amici che a furia di provare la roulette russa si sono ritrovati a mal partito’e per fortuna nessuno ha preso l’AIDS’.

Io rimasi un po’ interdetta: ‘Ma allora ieri?’

‘Ieri mi sono divertita un po’ a giocare con loro ma senza andarci pesante, capisci?’

‘No’forse’ma ti ho vista con”

‘Ah, ho capito a cosa ti riferisci. Lo sperma? Li ho fatti giocare un po’ a fare gli attori da film porno, è una cazzata per me ma agli uomini piace, figurati a dei ragazzi. Praticamente si sono masturbati davanti a me e mi sono fatta venire addosso’.

‘Ma non ci credo’ti ho sentita sai? E ho visto dove avevi” ‘ risposi scettica.

‘Ah, gli urletti? Tutta arte di recitazione mia cara e poi’.comunque qualcosa dovevo fare pure io, no?’ – mi interruppe strizzandomi l’occhio ‘ ‘E ti riferisci alla mia bocca? Beh, in quei momenti non puoi mica controllare dove decidono di buttare i loro frutti’non credi? E farlo in viso li eccita sempre tanto.’

‘A me farebbe schifo!’ – esclamai indignata ‘ ‘Ma che ci proveranno, poi?’

‘Senso di potere soprattutto’se poi alla donna piace o no a loro interessa poco o nulla’ – mi rispose con aria quasi cattiva.

‘Ma a te’piace?’ – domandai d’istinto.

‘Dai Lory, giochiamo allo scoperto senza tanti giri di parole’ ‘ mi interruppe ‘ ‘Se mi piace? A me personalmente si’, lo trovo eccitante e mi dà quel giusto senso di sottomissione che in un rapporto sessuale è giusto che esista. Poi ovviamente dipende da caso a caso’ ‘ e guardandomi dritto negli occhi aggiunse:

‘E tu? Che mi dici di te?’

‘Beh insomma” ‘ dissi esitante ‘ ‘A dir la verità”

‘Lo immaginavo. Mai provato, vero?’ ‘ domandò rimanendo in attesa di un mio cenno di assenso ‘ ‘Anche io da ragazza avevo schifo solo a pensarci, poi una volta capitò che un mio ragazzo quasi per sbaglio mi venne in bocca e in quel momento capì che non era poi così tremendo. Non dico che sono un’appassionata ma insomma’se capita non mi tiro indietro’.

‘E le malattie?’ domandai io ripensando alle raccomandazioni di prima.

‘Touchè!’ ‘ rispose pronta’ ‘ ‘E’ il mio limite e confine. So che c’è un certo rischio anche qui e dunque non lo faccio con tutti, ma se sono ragionevolmente convinta che per vari motivi il rischio è accettabile, beh, allora si può anche andare fino in fondo’ ‘ e aggiunse ‘ ‘Comunque avremo modo di riparlarne, ma ora cambiamo argomento’OK?’

E dopo aver fatto qualche secondo di pausa melodrammatica riprese con aria di rimprovero:

‘Senti, te lo devo proprio dire. Ho visto ieri la tua biancheria intima, mentre ci spogliavamo. Ma come fa una bella donna come te ad andare in giro con quella roba da’vecchietta?’

Effettivamente nell’ultimo periodo mi ero lasciata un po’ andare e di shopping ne avevo fatto davvero poco. Combinando questo al fatto che non avevo nessuno a cui far vedere (‘e togliere) la mia biancheria mi ero davvero ridotta ad utilizzare della biancheria piuttosto ‘magazzinale’ senza nessuno sforzo di fantasia.

Con una battuta ora potrei davvero dire che in quel momento mi sentì davvero ferita nell’ ‘intimo”

‘Che vuoi dire? Lo so che non sarò il massimo del sexy, ma insomma è comoda”

‘Sarà anche così. Ma se ti capita di incontrare un uomo che gli racconti? Che ti sei messa le mutande di tua nonna per sbaglio? Ma dai” ‘ e con aria da comandante in capo aggiunse ‘ ‘Comunque ho deciso io per te. Oggi si fa a fare shopping e si compra qualcosa di sexy per la tua’carrozzeria’.

E qui, con un gesto più evidente del giorno prima, mi accarezzò un seno come a far capire meglio a quale ‘carrozzeria’ si riferiva.

Helen aveva già organizzato tutto nei minimi dettagli. Dopo aver lasciato Marco da una coppia di suoi amici pieni di bambini, ci dirigemmo in auto insieme a Juliana verso il centro di Amsterdam.
Mentre eravamo in macchina, parlando del più e del meno, capì che Juliana era davvero una ragazza ‘alla pari’. Nonostante avesse la metà dei nostri anni si dimostrò davvero capace di tenere banco nella discussione e sembrava che anche Helen avesse il suo bel da fare a tener a freno la sua irruenza giovanile e sudamericana.

Durante il tragitto, parlando nel suo buffo italo-portoghese mi spiegò che era arrivata in Olanda da qualche anno insieme alla madre e ai due fratelli maggiori e che aveva deciso di lavorare a casa di Helen visto che le rimaneva abbastanza tempo per studiare. Stava infatti studiando lingue per diventare interprete e sperava di poter tornare in Brasile a lavorare per qualche grossa società olandese.

A un certo punto, alla mia domanda se le piaceva stare da Helen dette una risposta che mi sembrò alquanto intrigante: ‘Beh, certo’il lavoro non è cattivo, la casa è ‘bonita’ e anche la ‘padrona è muito bonita ”.
Il fatto che mentre diceva questo avesse furtivamente accarezzato i capelli di Helen e lanciato uno sguardo malizioso verso di me rafforzò molto i miei sospetti.
Comunque, dopo aver lasciato l’auto in un grande parcheggio sopraelevato, Helen ci condusse in un grande magazzino del Centro entrando in un negozio di lingerie che sembrava una Disneyland delle donne.

Era enorme, pieno di scaffali e appendiabiti con roba di intimo di tutte le fattezze e colori. Quello che mi colpì subito fu la presenza di manichini con sembianze femminili di apparenza talmente realistica da far sembrare le clienti (vestite) delle intruse in una specie di pigiama party sexy.

Helen sembrava davvero di casa in quel posto con tutte le commesse che le facevano moine e sorrisoni. Anche Juliana non era da meno e la cosa mi stupì un poco pensando come una ragazza alla pari potesse frequentare un simile posto evidentemente piuttosto costoso.
Helen agganciò comunque una delle commesse di nome Ann, una bella ragazza sui 30 anni, anche lei altissima rispetto al mio metro e 65, e si mise a parlottare con lei per qualche minuto. Mentre parlottavano ogni tanto si soffermavano a squadrarmi come a prendermi le misure.

Questa specie di esame visivo mi imbarazzò non poco.

Finita la breve chiacchierata, Ann ci fece accomodare su dei divani in una specie di salottino pieno di specchi e separato da spesse tende dal resto del negozio e ci fece segno di attenderla là.
Dopo qualche minuto ritornò con un carrellino sul quale aveva sistemato tutta una serie di indumenti intimi, dai reggiseno alle camicie da notte e rimase lì accanto come nella attesa di qualcosa.
Helen si avvicinò al carrello e iniziò a rovistare fra indumenti e scatoline varie mormorando qualcosa, mentre io e Juliana rimanendo sedute come due scolarette in attesa di interrogazione.
Dopo aver esaminato la roba fece un segno di assenso ad Ann che uscì dal salottino lasciandoci sole.

‘Bene’ ‘ esclamò ‘ ‘Direi che ancora una volta Ann ha avuto buon gusto. Sai, Ann ha fatto la modella di lingerie per anni e le è sicuramente rimasto il buon gusto acquisito a frequentare le sfilate. Comunque ora direi che potete iniziare a indossare questi capi’.

Mentre io la guardavo con aria interrogativa Juliana disse solo: ‘Bom’ ‘ e alzandosi in piedi iniziò a spogliarsi. Io rimasi un po’ sorpresa, non pensavo che Helen intendesse quello per ‘provare’.
Per tutta risposta lei mi guardò fissa e, mettendo le mani sui fianchi, mi disse con tono di rimprovero:

‘E tu che aspetti? La vogliamo provare o no queste raffinatezze? Guarda Juliana, lei ha capito che come al solito per lei pago io e vedi come corre la furbacchiona” – finì la frase ridendo e ammiccando verso di lei.

Come il giorno prima ebbi la profonda sensazione che la situazione mi stesse sfuggendo di mano e riuscì solo a balbettare la prima cosa mi venne in mente: ‘No’ma’io credevo ci fossero i camerini”

‘Ma questo è ‘camarino’ ‘ – intervenne Juliana con aria giuliva mentre si sfilava il top striminzito che indossava ‘ ‘un grande ‘camarino’, non vedi?’.

E nel dir questo finì il suo spogliarello rimanendo tutta nuda e rivolgendo verso di me con una specie di piroetta esclamò :

‘Ta-dan! Io ho fatto’ora sta a te Lory, io non voglio essere unica tutta pelada qui’.

A distanza di tanto tempo devo ammettere una cosa. Mi ero sempre considerata una donna piuttosto carina, perfino un po’ ‘appariscente’, ma trovarmi di botto davanti a un corpo come quello di Juliana mi fece sentire davvero come il ‘brutto anatroccolo’.

Juliana non era molto alta, più o meno come me, ma per il resto era davvero uno spettacolo della natura. Il seno era di una terza misura abbondante, ma stava come sospeso in aria con due grandi aureole di un color rosa leggero che sembravano dipinte sulla sua carnagione morena.
Era pure abbronzata e le sue minuscole zone un po’ più chiare mi fecero subito capire le dimensioni minime dei costumi che usava portare.
Aveva il pube rasato con solo una minuscola e quasi invisibile strisciolina di peli che non nascondevano nulla alla vista, ma quello che era davvero il suo top era il sedere.

Anzi nel suo caso è proprio il caso di chiamarlo ‘un gran culo’.

Non ne avevo mai visto uno simile, nemmeno nei giornali o in TV. Non era grande per quello che viene considerato lo standard brasiliano ma i glutei erano di una rotondità e ‘pienezza’ che sembravano come due sfere di marmo scuro piazzate in fondo a un corpo di donna.

Rimasi come una scema a osservarla talmente imbambolata che Helen esclamò:

‘Lory, inizio a pensare che tu abbia una passione per il culo femminile’prima io ora Juliana’dai bella, fai vedere anche a lei il tuo ora’.tanto io lo conosco ormai bene, vero?’

Quel commento mi fece ritornare alla mente la scena della sauna e avvampai come investita da un getto di calore. Helen se ne accorse e in maniera un po’ perfida aggiunse:

‘Dai Juliana, dalle una mano a uscire da quei vestiti sennò facciamo buio’.

Senza darmi tempo di profferire parola Juliana mi si avvicinò di dietro e mi sussurrò nell’orecchio:

‘Tu lascia fare me, sennò padrona si arrabbia, ok?’- e nel far questo mi aprì la zip del mio vestito facendolo poi scivolare ai miei piedi procedendo dunque a sganciare e a sfilare dolcemente il reggiseno.

Io avevo uno specchio davanti e la scena che stavo vedendo era davvero come quella di un film non porno ma’muto.
Nessuno profferì parola, nemmeno io, mentre Juliana mi tirava giù gli slip lasciandomi nuda e ammutolita per la seconda volta in due giorni.

In quel momento mi venne in mente un vecchio film che avevo visto molto tempo prima, ‘Histoire d’O’, in cui la protagonista si ritrovava in una situazione simile prime di finire in un oceano di perdizione. A quel pensiero di similitudine provai una sensazione di paura che scaricai con un grosso respiro.

Il momento d’imbarazzo fu interrotto da Juliana che, girandomi intorno con un’ape sui fiori, esclamò con contentezza:

‘Ma che bonita che sei. Mi piace il tuo corpo’ ‘ e subito dopo andò da Helen a sussurrarle qualcosa nell’orecchio.

Sentì Helen rispondere a bassa voce : ‘Calma Juliana” e subito dopo passò a tutte e due alcuni reggiseno che nel frattempo aveva scelto dal carrellino.

I reggiseno erano davvero belli e molto sexy ma, mentre Juliana cinguettava giuliva ammirandosi negli specchi e chiedendo in continuazione il nostro parere, a me il fatto di doverli provare rimanendo praticamente nuda faceva davvero uno strano effetto anche se nel salottino c’erano solo donne.
Senza darsena cura, Helen andava avanti e indietro, annuendo o scuotendo la testa secondo il suo apparente gradimento per i capi indossati.

La stessa cosa continuò ancora con maggiore imbarazzo dopo che ebbe scelto per noi gli slip ‘ per lo più perizoma quasi invisibili ‘ ovviamente in questo caso da provare senza indossare il reggiseno.

Dopo circa un’ora di quella che stava diventando una specie di tortura psicologica ma a cui non sapevo o volevo porre fine, Helen ci passò due scatole che contenevano due sottovesti praticamente del tutto trasparenti. Le indossammo e Juliana continuò a rimirarsi rigirandosi davanti allo specchio ottenendo subito l’approvazione dell”esaminatrice’.
Quando toccò a me disse che c’era qualcosa che non le piaceva e senza profferire parola uscì.

Io guardai Juliana che, dopo aver dato un’alzatuccia di spalle, continuò ad ammirarsi nello specchio.

Io mi misi a sedere sul divano dietro di lei e nonostante cercassi di pensare ad altro non riuscì a distogliere lo sguardo dal quel corpo che si dimenava davanti a me e che anzi dopo l’uscita di Helen sembrava stesse cercando di mettersi sempre più in mostra.

I miei cattivi pensieri furono interrotti dall’ingresso di Helen seguita da Ann. Helen mi chiese subito di alzarmi e di mostrare a Ann come mi stava la sottoveste che, a parte lasciare intravedere tutto, arrivava a malapena a coprire la mia ‘vergogna’.

Ormai mi stavo abituando all’esibizione gratuita del mio corpo e con un po’ di aria di rassegnazione mi alzai a mostrare anche a lei la mia ‘mercanzia’.
La commessa disse qualcosa che Helen tradusse in un ordine:

‘Puoi per favore camminare un po’? Voglio il parere di Ann su come ti sta’.

A quel punto, nonostante l’aria professionale della ragazza e l’apparente logica motivazione, iniziai a convincermi che Helen volesse solo esibirmi e mi senti un po’ umiliata.

Sapevo comunque di non potermi tirare indietro (con quale motivazione poi?) e decisi quindi di fare la donna emancipata tirando fuori il mio migliore sorriso e iniziando a fare una goffa sfilata davanti a loro cercando di apparire più disinvolta possibile.

Tutte e tre si misero a ridere alla mia buffa esibizione sexy e questo mi rilassò notevolmente. Iniziai forse per la prima volta a sentirmi a mio agio nella quasi totale nudità e dopo qualche svolazzamento ulteriore mi fermai davanti a loro chiedendo solo: ‘Allora?’

‘Allora sei quasi perfetta’ ‘ mi rispose Helen sorridendo ‘ ‘manca solo un piccolo ritocco’secondo me è un po’ troppo lunga’ e disse qualcosa ad Ann.

‘Lunga? Ma se” ‘ ma non feci in tempo a finire la frase che Ann si era già inginocchiata davanti a me iniziando ad armeggiare con alcuni spilli.

Aver il viso della ragazza a pochi centimetri dalla mia figa mi fece passare in pochi secondi la spavalderia e mi sentì di nuovo come violata nell’intimità.

Rimasi quasi immobile mentre Ann mi faceva girare per fare una sorta di orlo alla sottoveste. Quando ebbe finito, dopo un cenno di assenso di Helen, mi fece segno di guardarmi allo specchio.

Quello che vidi mi fece capire che la mia vita stava cambiando.

La donna che stava praticamente nuda con una sottoveste che ora le copriva a malapena i peli pubici lasciando intravedere la fessura della figa e con tre donne che la ammiravano da dietro con aria più o meno morbosa non poteva essere certo la Lorybeth pudica e noiosa di due giorni prima.

Quello che mi stupiva di più erano i pensieri che in quel momento mi passavano per la mente. Io non ero lesbica, almeno non lo avevo mai pensato, ma in quel momento iniziai a desiderare che quelle tre donne mi ‘prendessero’ in qualche modo, magari facendomi anche di più di quello che Helen aveva fatto il giorno prima nella sauna.

Iniziai a sentirmi eccitata davvero e ebbi lo stimolo di stringere le gambe e fu solo quando Helen parlò di nuovo che mi risvegliai dal mio sogno erotico.

‘Ok, mi sembra che le scelte siano state fatte’ ‘ ci disse ‘ ‘Voi risistematevi che io vado a saldare il mutuo” – aggiunse ammiccando verso una delle costose etichette.

Mi spogliai e mentre cercavo di ritrovare i vestiti mi sentì battere sulla spalla. Mi girai e mi trovai faccia a faccia con Juliana tutta nuda. Senza darmi tempo di reagire mi strinse forte a lei facendo premere i nostri seni l’uno contro l’altro.
Sorpresa dal gesto rimasi senza parole e senza sapere cosa fare fino a che lei sussurrò:

‘Sei bonita Lory’ma a te piace il mio corpo?’.

Ebbi solo il tempo di rispondere un flebile: ‘Sì’ma” – prima che Juliana incollasse le sue labbra alle mie iniziando a forzarmi verso un bacio davvero inaspettato.

La mia resistenza a quella nuova esperienza fu inesistente. Presa dall’eccitazione, aumentata dal calore di quel corpo stupendo incollato al mio, mi lasciai andare e fu davvero un bacio di un erotismo incredibile.

Solo la voce di Helen che ci richiamava all’ordine al di là delle tende ci costrinse a interrompere quel momento e a tornare alla realtà.

Uscimmo piene di pacchetti e di voglie a stento represse.

Credo che solo il fatto di dover passare a prendere Marco prima di tornare a casa impedì che accadesse quella sera quello che tutte ormai ritenevamo inevitabile’ma che si sarebbe presto avverato.

Cap. 4 ‘ Giochi allo specchio (Gen 2002)

Dopo un’altra notte più o meno insonne, durante la quale non riuscì a impedire ai miei pensieri di focalizzarsi sul quel bacio saffico totalmente fuori dai miei schemi mentali, ci ritrovammo come il giorno prima a fare a colazione la parte della famigliola felice.
Io ero piuttosto tesa, soprattutto avevo paura che Juliana dicesse o facesse qualcosa di non opportuno davanti a Marco.

La tensione si allentò quando Helen ci annunciò tutta felice che aveva organizzato una visita in un luogo molto caratteristico dell’Olanda, un villaggio ricostruito nello stile dell’inizio del ‘900, ma che Juliana non sarebbe venuta con noi perché doveva andare a trovare la famiglia.

All’inizio fui quasi delusa da quella notizia e guardai Juliana che mi fece quasi un broncino a sottolineare anche l’ineluttabilità della cosa.
Poi però pensai che forse fosse meglio così e che avrei potuto ragionare con più calma sulla situazione inusuale in cui mi stavo ritrovando.

Partimmo dunque per questo villaggio verso il nord del paese dove arrivammo dopo circa un’ora di viaggio. Marco fu molto contento di passare anche sopra una delle dighe più grandi dell’Olanda e del racconto entusiasmante che Helen fece della ‘lotta contro il mare del suo fiero popolo’.

Ascoltando Helen mi resi davvero conto di quanto quella donna fosse affascinante, nel senso che sia la sua figura sia il suo modo di parlare sembravano fatti apposta per ammaliare la gente.

In questo caso anche Marco sembrava pendere dalle sue labbra e mi sorpresi a sentirmi quasi ingelosita della cosa.

La giornata, per fortuna non tanto fredda, passò in maniera molto divertente, fra visite di case e vecchi mulini (finti), assaggio di tipici cibi del secolo passato – con annessa faccia schifata di Marco al momento inevitabile dell’aringa affumicata ‘ e passeggiate fra canali e verdissimi prati pieni di mucche.

Non ci fu molto tempo per rimanere sole e dunque nemmeno per riallacciare discorsi imbarazzanti.

Mi sentivo comunque felice di essere lì e iniziavo già a rimpiangere il momento della partenza prevista per la mattina dopo. Ma anche riguardo a questo le cose non stavano proprio come me le stavo immaginando io in quel momento.

Quando ritornammo a casa, piazzato Marco davanti alla TV a vedere incomprensibili cartoni animati in tedesco, Helen mi prese da una parte e mi sussurrò:

– Che ne diresti di un bel bagno nella Iacuzzi ? –

Nella casa c’era infatti un bagno con una vasca idromassaggio non molto grande ma sufficiente per due persone.

– Beh, perché no? Vai prima tu? – risposi già ipotizzando un bel momento di rilassamento e volendo fare l’educata verso la padrona di casa.

– Guarda che intendevo insieme sai? E poi ti devo parlare di un’idea che mi è venuta’ – aggiunse.

Mi ritrovai di nuovo spiazzata ma incuriosita dalla ‘idea’ risposi d’istinto:

-OK! ‘

E fu così che dopo un altro strip-tease ci ritrovammo di nuovo entrambe nude una di fronte all’altra a condividere il piacere del massaggio d’acqua.
Pensai che, se non ci fossero stati i due giorni precedenti, la situazione sarebbe stata davvero di rilassamento totale e invece ero tesa come prima di un esame.
Avevo allo stesso tempo timore di quello che Helen avrebbe potuto dire o fare e ansia per l’attesa della stessa cosa.
Rimanemmo abbandonate nell’acqua a occhi chiusi per qualche minuto senza profferire parola.
La mia nudità e la presenza accanto del suo corpo aumentarono a poco a poco la mia ansia e riuscì a stento a trattenermi a stento dall’essere io a rompere quel silenzio vocale solo mascherato dal rumore del motore.

Fu invece Helen a farlo:

– Lory, lo so che questi due giorni sono stati strani per te e abbiamo fatto cose per te altrettanto ‘strane’ ‘ disse stressando l’ultima parola, e aggiunse ‘ ma credo anche che non sarebbe ideale per te partire lasciando tante cose in sospeso’capisci? ‘

– Beh, non so’ma cosa intendi? ‘

– Come ti ho detto ‘ rispose seria ‘ non credo sia il momento per parlare. Io non credo molto al parlare quanto al fare, e so che tu ‘vorresti fare’ ma non sai come ‘ e anche qui forzò delle parole come per convincermi meglio di quello che stava affermando.

– Ma io devo partire’ – iniziai a dire abbozzando una timida difesa.

– E chi lo dice? Guarda che io ho pensato anche a questo, sai’.? ‘

E lì mi spiegò quello che intendeva fare, in pratica aveva già avvisato il mio ufficio della necessità di dover continuare la discussione sulla causa in corso e che dunque io potevo rimanere in Olanda.

A quella sua affermazione la mia risposta fu un po’ piccata: – Ma potevi dirmelo prima almeno’e poi Marco deve tornare a scuola’-

Non mi dette nemmeno il tempo di finire che mi sorprese di nuovo con la sua rapidità e organizzazione. Quella donna diabolica aveva predisposto tutto, sapeva che la coppia di amici presso cui era stato Marco il giorno prima andava in Italia e aveva chiesto loro di accompagnarlo direttamente da mia madre a Firenze.

– Allora, siamo d’accordo? Basta che chiami tua madre e glielo dici, penso sarà contenta di stare un po’ con il nipotino, no? ‘ mi disse per concludere il suo piano d’azione.

Io ero allibita da tanta sfrontatezza e allo stesso tempo ammirata dalla determinazione. Riuscì solo a dire un timido:
‘ Ma’come fai a sapere di mia madre? ‘ ricordandomi però subito dopo che le avevo parlato io del fatto che mia madre abitava vicino a me e che aveva una passione per Marco.

Mi morsi quasi la lingua per ricordarmi di non dare in futuro troppe informazioni sulla mia vita privata.

– Beh, direi che non so che dire’hai pensato davvero a tutto tu. OK, se mia madre accetta rimango qui qualche giorno’. ‘

– ‘a rilassarti davvero. A lavorare andrò solo io la mattina, tu penserai solo a fare shopping e ‘divertirti’- disse lei concludendo in maniera allusiva la frase per me.

Naturalmente mia madre fu così contenta della notizia che non chiese troppe spiegazioni del fatto che io rimanessi fuori e pure Marco, che lei viziava spudoratamente, non sembrò troppo dispiaciuto di allontanarsi da quel consesso di donne.

Quindi la mattina seguente, dopo i saluti e raccomandazioni di rito e l’ultima sbirciata di Marco alle tette di Juliana, Helen caricò in macchina bambino e bagagli per accompagnarlo all’aeroporto di Schiphol dove lo attendeva la coppia di amici che lo avrebbe condotto fino da mia madre.

Prima di andar via Helen parlottò in olandese con Juliana che rispose alle sua parole solo annuendo e sorridendo. Mi incuriosì comunque dire diverse volte la parola ‘spiegel’, una delle poche di cui conoscevo il significato a causa del nome dell’omonimo giornale tedesco ‘Der Spiegel’ vale a dire ‘Lo Specchio’.

Nel vederlo partire con accanto Juliana che mandava bacini con la mano mi sentì come una madre snaturata che abbandonava il figlio per’.
Effettivamente in quel momento capì che in quei giorni solo Marco aveva rappresentato una sorta di barriera e remora verso il cammino ignoto verso cui le mie ‘amiche’ mi stavano conducendo.

Rimanere poi da sola con Juliana dopo quanto successo il giorno prima mi fece davvero sentire sull’orlo dell’abisso.
Cercai comunque di allentare quella sensazione e, forse il momento della caduta, con una scusa banale. Essendo piuttosto presto, circa le 7.00, le dissi con aria esagerando uno sbadiglio:

– Scusa ma io ho ancora sonno, torno a dormire un po’, ci vediamo dopo, ok? ‘

Evidentemente non avevo ancora capito il gioco in cui mi ero ritrovata. Infatti Juliana, dopo aver dato l’impressione di rimanere dispiaciuta, con una specie di broncino triste disse:

– Va bene, anche io voglio dormire ‘ma ti dispiace se vengo nella tua stanza nel lettino di Marco ? Non voglio stare da sola’ti prego”

– Ma il letto di Marco è poco più che da bambini ‘ tentai di obiettare con una mezza verità.

– Allora ho un’altra idea ! ‘ rispose come se avesse fatto una grande scoperta. E nel dir quello mi prese per un polso trascinandomi con foga nel corridoio senza darmi tempo di frenare quella specie di corsa.

– Ta, dan! ‘ riannunciò nel suo solito urletto di battaglia aprendo la porta della stanza di Helen e indicando il letto enorme della ‘padrona’ di casa.

– Ma dai Juliana, stai buonina ‘ le dissi cercando di divincolarmi ‘ andiamo a dormire ognuno nella propria camera e poi’. ‘

Mi interruppi però da sola. Avevo dato un’occhiata veloce alla camera nei giorni precedenti ma non avevo realizzato subito cosa la rendeva differente dalle altre. Le pareti erano quasi interamente circondate da specchi. Alzando gli occhi al soffitto cercai quello che credevo fosse ormai logico, senza però trovarlo, un altro specchio rimanendo quasi delusa.

Mi ritornò subito in mente la parola magica sentita quella mattina e la curiosità che mi venne fu tale da indurmi a un grave errore.

Infatti mentre Juliana, facendomi anche un po’ male, cercava di trascinarmi dentro riuscì a dirle:

– Juliana, per favore’va bene, aspetta! Ti prometto che vengo anche io in quel letto A DORMIRE se’ –

– Se’ io faccio tutto, dimmi’ –

– Se mi dici perché stamani Helen ti ha detto più volte la parola ‘specchio”si riferiva a questa stanza ? ‘

A quelle parole Juliana mi lasciò andare immediatamente come se l’avessi colpita con una schiaffo.

– No..no’Helen non dice di stanza. Helen detto di non fare ‘specchio’ subito, ma’ ‘ borbottò abbandonando nell’evidente imbarazzo la grammatica e interrompendo la frase con una mano sulla bocca.

Io rimasi un po’ interdetta. Non capivo come la parola in questione potesse avere un significato tanto drammatico. Ero ormai incuriosita a morte dalla vicenda che tentai perfino la strada della corruzione.

Le dissi dunque con fare scherzoso:

– Senti Juliana, facciamo un patto come ho detto prima, ok? Io sono curiosa e tu vuoi dormire con me in questo letto, vero? ‘

– Sì ‘ annuì lei.

– Bene, allora se tu mi spieghi cosa volevate dire prima e cosa non dovresti fare io mi metto in questo letto e facciamo una bella dormita insieme, che ne dici? ‘

La faccia le si illuminò come prima e con aria maliziosa rispose:

– Prometti che se io ti spiega tu non ti arrabbi’e non dice Helen ? Lei tortura me se sa’ –

– Prometto ‘ dissi incrociando le dita.

– Allora noi prima andiamo a letto, poi viene spiegazione ‘ e nel dir quello si tolse la camicia da notte che indossava e si sdraiò nuda sul letto ‘ Ora tu vai’come detto ieri io non voglio essere unica donna ‘ ‘pelada’ ‘ aggiunse ridendo.

Alla vista del suo corpo mi venne istintivo e quasi necessario fare lo stesso e dunque mi sedetti nuda accanto a lei appoggiando la schiena alla testata del letto.

– Bene, il mio l’ho fatto’ora sta a te. Spiegami e poi si dorme davvero ‘ le dissi quasi come dandole un ordine.

– Lory, lo specchio è un gioco che io imparato in Brasile ma’.difficile da spiegare ‘

– Perché? Si fa con uno specchio ? ‘ la interruppi sempre più curiosa.

– No, no’specchio vero se c’è meglio ma non necessario ‘

– Ma insomma? Ti vuoi spiegare ? ‘ la rimproverai quasi ‘ non mi dire che mi sono messa qui nuda accanto a te per niente. Dai Juliana, che ci sarà di così strano in un gioco? ‘

Juliana parve scossa dalla mia irritazione evidente e rispose dunque con un tono deciso:

– Bene, io ti spiego ma tu mi lasci spiegare’e non ferma gioco’ok? ‘

– Oh, bene. Accordo fatto ! Inizia’ – le dissi girandomi verso di lei.

Attaccò con decisione:

– Allora, primo passo. Immagina di essere davanti a uno specchio magico’. ‘

– Magico ? ‘

– Sì, lo specchio magico ripete i tuoi movimenti’. ‘

– Come tutti gli specchi’ –

– Non interrompere, per favore ! ‘ mi sgridò quasi ‘ Certo, è vero ma il TUO specchio magico è diverso. IO sarò tuo specchio magico finché tu non dirai la parola magica…’basta’, capito? ‘

– Mi sembra una stupidaggine’comunque andiamo avanti ‘ dissi sempre più perplessa iniziando a pensare che mi stesse prendendo in giro o a qualche ‘magica’ macuba brasiliana.

– Bene, allora iniziamo il gioco’alzati in piedi Lory ‘

Eseguì mettendomi in piedi in fondo al letto guardandomi nello specchio enorme accanto a me.

Juliana fece lo stesso mettendosi di fronte a me a circa un metro di distanza. La situazione mi sembrava assurda. Io nuda di fronte a una ragazza altrettanto nuda che mi voleva far giocare a un gioco che non capivo…

– Bene, inizia! ‘ disse lei.

– A fare cosa, scusa? ‘ ribattei io un po’ irritata.

– Qualunque, pensa che io non sono Juliana ma Lory nello specchio’.dai chiudi gli occhi è più facile’ti aiuto io –

Chiusi davvero gli occhi e a poco a poco iniziai a capire cosa era quel gioco.

Probabilmente lo scarso italiano di Juliana o il suo residuo imbarazzo le avevano impedito di spiegarlo bene ma iniziavo a capire cosa aveva tentato di dire. Sentivo poi nell’aria il suo profumo e percepivo la sua presenza dietro quel odore di donna che ora non emetteva più nessun suono lasciando la stanza nel silenzio più assoluto.

Sempre tenendo gli occhi chiusi allungai quasi d’istinto la mano destra verso quella presenza silenziosa.

Sentì la mano sfiorare della pelle e’.nello stesso tempo mi sentì toccare leggermente un seno. Iniziai a allargare il movimento della mia mano e capì che le stavo toccando anche io il seno.

Quello che mi sembrò incredibile era il fatto che capii presto che ogni mio movimento era replicato con un ritardo impercettibile dalla mano di Juliana su di me.

Capì in quel omento quello che intendeva Juliana prima e il significato di ‘specchio’: era come se mi toccassi da sola, io non avevo davanti Juliana ma una copia di me stessa.

Iniziai a palpeggiare il seno di Juliana (o il mio?) con una mano, passando leggermente le dita intorno ai capezzoli e sulle aureole quasi senza rilievo. Sentì i capezzoli indurirsi e lo stesso effetto avvenne nel mio corpo.

Tenevo sempre gli occhi chiusi, avevo quasi paura che riaprendoli avrei potuto trovarmi davvero davanti a uno specchio magico.

Iniziai a essere pervasa dall’eccitazione della situazione e della ‘mia’ mano che continuava a esplorarmi con sempre più insistenza.

Feci un passettino in avanti e iniziai a percepire il respiro del mio ‘clone’ che ansimava sempre più forte all’unisono con i miei polmoni.
Avevo ormai tutte e due le mani sui seni e iniziai a palpeggiare con vigore, arrivando anche a dare quasi dei pizzicotti che con puntualità mi furono prontamente restituiti con la stessa intensità.

Lascia dunque i seni per dedicarmi al culo di Juliana.

Nel fare questo i nostri due corpi si avvicinarono inesorabilmente e i nostri seni si incollarono dandomi la sensazione di essere quasi punta dai capezzoli induriti di Juliana. Il pensiero che anche lei provasse la stessa cosa mi eccitò da morire.

Avevo comunque fra le mani quello che il giorno prima mi era sembrato un’opera d’arte e avevo la conferma di quanto fosse esatto il paragone con il marmo. Ebbi solo un attimo di vergogna nel pensare che il mio non poteva certo paragonarsi con quello che stavo stringendo.

Iniziai davvero a perdere il controllo e a cercare di ‘farmi’ fare dal mio specchio magico quello che forse avevo desiderato da tempo ma non avevo mai avuto il coraggio di fare da sola.

Misi d’istinto un dito e poi due in bocca a Juliana che all’unisono ricambiò il gesto. Lasciai vagare le mie dita nella sua bocca, per poi ritornare a esplorare il suo buchino e tentare di forzarlo con le mie dita inumidite.

Rimasi un po’ sorpresa dalla facilità con cui andò in porto il mio tentativo che invece nel mio caso riuscì con più difficoltà facendomi anche strappare un piccolo gemito di dolore e facendomi desistere presto da quel gioco.

Non resistetti più. Volevo ‘baciarmi’. Incollai le mie labbra al mio alter-ego e mi lasciai andare ad un bacio quasi violento tanta era la voglia repressa che in quel momento sentivo pervadermi.

Juliana rispose al bacio con altrettanta foga come se avesse atteso da tanto tempo quel momento. Era la prima volta che baciavo una donna ma in quel momento di eccitazione quello di cui avevo bisogno ero solo ‘sesso’ e non mi importava chi me lo stesse dando.

Il contatto con la sua bocca morbida e il sentore del suo profumo forte nelle mie narici ebbero il sopravvento sulle mie esigue remore che furono ricacciate nei più lontani meandri nella mia mente.

Ci baciammo in maniera quasi animalesca a lungo fino a che lei si staccò dalla morsa in cui la stringevo e, guardandomi negli occhi, mi sussurrò:

– Lory’seguimi, continuiamo il gioco’ ‘

E nel dir questo mi guidò a sdraiarmi sul letto mettendosi sopra di me nella classica posizione del ’69’.

Mi ritrovai dunque con negli occhi solo la visione della sua figa e del suo culo. Ebbi un attimo di titubanza. Nella mia vita non avevo mai immaginato che mi sarei potuta ritrovare in una posizione come quella.
Anzi, l’idea del rapporto fra donne e soprattutto di quelli orali mi avevano sempre dato l’idea di qualcosa come di ‘schifo’.
Ed ora era quello che mi stavo apprestando a fare. Senza pensarci un attimo mi misi a sfiorare con la lingua le grandi labbra di Juliana.

Sentì che la cosa era subito ricambiata. Il gioco dello specchio continuava’.

Mentre continuavo nel leggero ‘cunnilingus’ pensai dunque a cosa mi sarebbe piaciuto farmi fare.
Iniziai ad allargare con le mani le labbra della mia partner e nell’osservare da vicino quella fighetta rosea da giovane ragazza mi venne da pensare a cosa stava vedendo lei.

Realizzai che a parte qualche ispezione di scoperta giovanile era da tanti anni che non mi ‘guardavo dentro’. Ma ora era Juliana che lo stava facendo per me.

Allargai il più possibile quelle labbra e iniziai a spingerci dentro la lingua per arrivare più in fondo possibile. Sentivo il desiderio di essere penetrata in quel modo e sapevo che ero io a dover dare il ‘comando’ a quello splendido robot replicante che mi stava cavalcando.

Ero eccitata come forse non lo ero mai stata. Iniziai a martoriare quella figa alternando colpi violenti a leggerezza.
Lo stesso faceva ovviamente Juliana con la mia. La sensazione di piacere che provavo era tale che non riuscivo a smettere, mi venivano in mente tante cose che avrei voluto farmi fare, ma il sapore dolce di quelle labbra mi drogò e continuai ad alternare leccate e piccoli morsi in maniera forsennata.

Iniziammo ad ansimare e gemere all’unisono con oscene urla di piacere che uscivano dalle nostre bocche.

Come era diversa la situazione dagli ultimi stanchi rapporti che avevo avuto con mio marito duranti i quali al massimo scappava qualche mugolio di falsa eccitazione.

Iniziai a sentire l’orgasmo avvicinarsi ma volevo accadesse insieme a Juliana. Capì che anche lei era quasi al punto di arrivare dalla quantità di umori e fluidi che iniziavamo a inondarmi la bocca e il viso e ero costretta a inghiottire per non interrompere la mia azione.

E poi’arrivò!

Mi sentì inondare da un calore interno quasi insopportabile e il mio basso ventre iniziò a alzarsi e abbassarsi con violenza battendo sul seno di Juliana che in risposta iniziò a dimenarsi avanti e indietro come a cercare con forza la mia bocca ansante e iniziando a leccarmi con foga parossistica.

L’orgasmo ci colpì insieme e fu tale da provocare un groviglio di mani, corpi e fluidi corporei difficile da descrivere.

La descrizione dell’orgasmo come la ‘piccola morte’ si poteva adattare bene a quel momento. Non avevo mai provato niente di simile. L’urlo che mi venne da dentro fu quasi qualcosa di primordiale, di bestiale. Una ‘bestia’ che mai avevo immaginato potesse albergare dentro di me.

Entrai in uno stato fra lo svenimento e il torpore, rimanendo in quello stato a lungo e perdendo cognizione del luogo e del tempo.

Ricordo che a un certo punto ebbi la sensazione che qualcosa si muovesse attorno a me ma che mi sentì troppo esausta perfino per aprire gli occhi.

Occhi che riaprì invece lentamente quando percepì la netta l’impressione che qualcuno stesse parlando.
Realizzai che ero sola, nuda e in un’oscena posizione di totale spossatezza.

Stavo infatti al centro del letto a braccia e gambe aperte come a cercare refrigerio dal calore che mi continuare a bruciare dentro.

Girai lentamente la testa verso la porta e rimasi di pietra nel vedere Helen a braccia conserte che mi guardava con uno strano sorriso sulle labbra.

La sola cosa che ricordo disse prima che scoppiassi a piangere fu:

– Buongiorno Lory. Divertita con Juliana ? ‘

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Cap. 5 ‘ La storia di Juliana (Gen 2002)

L’apparizione di Helen, le sue parole e la sua sparizione dalla stanza furono per me un vero choc.

La consapevolezza che sapesse quanto era successo fra me e Juliana mi colpì come un maglio nella coscienza.

Passata l’eccitazione mi resi conto di cosa avevo fatto.

Avevo fatto l’amore con’.una donna !

Anzi, quello che mi sembrava davvero imperdonabile era il fatto che mi ero fatta sedurre da una ragazza molto più giovane di me’.e che’non sapessi nemmeno quanti anni aveva.

Mi sentì colpevole ma non sapevo di cosa.

Avevo infranto molte barriere ma non sapevo chi le avesse erette.

Ero mamma e ‘puttana’ allo stesso tempo.

Tutti questi e altri pensieri mi vorticavano nella mente mentre piangevo di un pianto senza possibilità di consolazione e di ritorno al passato.

Non avrei mai potuto cancellare quanto avevo fatto con Juliana e’ a me stessa.

Era incredibile, non volevo crederci. Mentre piangevo mi ritornavano in mente in ordine casuale le cose fatte negli ultimi giorni.

I ragazzi della sauna, il nudo di Helen, i miei orgasmi’Juliana’.

Avevo sempre pensato che il pianto fosse associato a qualcosa di triste e ora invece si mescolava all’eccitazione per quei ricordi così vivi che trafiggevano come stiletti il mio cervello.

Iniziai senza rendermene conto a stringermi con forza la figa quasi come volessi punirla e a far scorrere le mie dita furiosamente per stimolare il mio clitoride affamato.

Iniziai presto ad alternare i singhiozzi con sobbalzi e grida di piacere. In quel momento non mi importava che qualcuno potesse sentirmi o vedermi.

Io avevo bisogno di godere.

La tensione emotiva era talmente alta che venni dopo un tempo infinitamente breve permettendo così al mio corpo e alla mia mente di liberarsi da quella specie di soffocamento.

Lo scuotimento violento delle mie membra fu quasi come un esorcismo, una liberazione.

Percepì in quel momento che la vecchia Lorybeth, casta e pura e bigotta, stava uscendo dal quel corpo nudo e sudato per farsi sostituire da’

Non avevo il coraggio di pensare a cosa mi aspettava, a come avrei potuto riprendere il ruolo di madre e di serio avvocato dopo’essermi fatta scopare da una ragazzina brasiliana.

Fui interrotta dal bussare alla porta. Mi ricoprì alla meglio con il lenzuolo e dissi solo un:

‘ Helen? ‘vieni pure”

Era infatti Helen, che affacciandosi con un sorriso radioso, disse semplicemente:

‘Grazie, visto che questa è la mia camera e quello se non sbaglio è il mio letto’anche se ora sembra un campo di battaglia inondato” ‘ disse indicando con un dito inquisitore un’evidente macchia rivelatrice.
La sua battuta, anche se grossolana, ebbe il pregio di sdrammatizzare la situazione e io cercai di reagire cercando di reggere il gioco:

‘Immagino che mi toccherà fare il bucato stasera’.’ ‘ risposi facendo una faccina triste.

‘Beh, io inizierei a fare una bella doccia visto come sei’anzi siete ridotte, tu e quell’altra porcellina che si è chiusa in camera sua’ ‘ mi rincalzò sempre sorridendo ‘ ‘ma’a questo ci pensiamo dopo. Prima ho bisogno di parlarti’

‘Beh, credo che anche io debba”

‘Scusarti? Dare spiegazioni? E questo che stavi per dirmi? ‘ mi interruppe lei.

‘Credo di si’ ‘ risposi abbassando lo sguardo.

‘Allora ti sbagli di grosso’ ‘ disse sedendosi sul letto accanto a me che ero ancora sdraiata sotto le lenzuola ‘ ‘Tu non mi devi nessuna spiegazione. Anzi sono io che te ne devo dare a te’.

‘Non capisco’scusa.. ma? ‘ ‘ dissi rimanendo molto sorpresa di quel atteggiamento.

‘Lasciami parlare e capirai, OK? Allora, ti sarai forse chiesta come hai fatto in solo due giorni a ‘ridurti così”è vero? ‘

‘Beh..sì’direi di sì…’

‘Bene, la risposta è semplice: colpa mia! La colpa è mia che ho deciso per te’

‘Ma io’non ho detto niente’anzi” ‘ controbattei titubante.

‘E come avresti potuto? Rivestendoti in sauna, scappando dal negozio’tutte cose che nel tuo perbenismo ti avrebbero creato più imbarazzo momentaneo di quello che hai subito. E oggi? Un incidente di percorso dovuto alla mia imprudenza e ad aver sottovalutato la tua attrazione per Juliana’.

‘Ma veramente io” – tentai di dire abbozzando una timida difesa.

‘Ma se nel negozio te la sei mangiata con gli occhi ! Credi che non abbia notato come la guardavi?’

‘Ma no’era che lei ha un”

‘Un bel culo’lo so! Ormai so come la pensi su questo, bella mia’ ‘ esclamò scoppiando in una risata fragorosa e continuando ‘ ‘E comunque la colpa non è tua, avrei dovuto immaginare che quella puttanella non avrebbe resistito davanti a questo bel bocconcino”.

E nel dir questo afferrò un lembo del lenzuolo che mi copriva facendolo volare via e lasciandomi nuda e’rossa come un peperone dall’imbarazzo.

‘Dai Helen, sto già morendo dalla vergogna e tu mi lasci pure nuda’ ‘ reagì tentando di coprirmi alla meglio con le mani.

‘Beh, almeno ti abitui’visto quello che ho previsto per voi due per punizione” ‘ disse facendo l’occhiolino e continuando:

‘Comunque quello che volevo dire era questo. Io credo che tu, anzi voi, abbiate corso troppo, tu non eri pronta per questo e la tua reazione e il tuo pianto di ‘coccodrillo’ me lo confermano. Io SO che tu ora ti senti un po’ come se ti avessero violentata, non è vero?’

Annuì leggermente pensando che in fondo era proprio quello che stavo pensando. Lei continuò:

‘E sai chi ti ha ‘stuprata’ nel corpo e nell’anima? TU stessa! ‘

‘Helen che vuoi dire?’ ‘ reagì sorpresa.

‘Voglio dire che Juliana è stata solo un mezzo, magari un po’ invadente, ma io credo che facendo quel tipo di gioco tu hai voluto e accettato di fare violenza a te stessa. Io avevo chiesto a Juliana di non farlo perché la conosco e sapevo che aveva voglia di farlo con te, ma per me non eri ancora pronta ad affrontare un test così ‘invasivo”

‘Helen io sono confusa’mi sembra di essere caduta in qualcosa più grande di me” ‘ abbozzai ‘ ‘Io non sono lesbica’almeno credevo’ma”

‘Ma con Juliana ti è piaciuto, è questo che intendi dire? ‘ ‘ aggiunse lei.

‘Sì’molto”

‘Lo immagino, non credere che non sappia cosa hai provato. Io ho avuto molte esperienze ma ti posso assicurare che la prima volta che ho fatto quel gioco con Juliana rimasi quasi sconvolta, non tanto dal sesso in sé ma per il fatto che mi era davvero sembrata di’scoparmi da sola’.’ ‘ disse guardandomi fissa negli occhi ‘ ‘Comunque prima di tornare a parlare con Juliana e fare quello che va fatto bisogna ti racconti una storia e capirai meglio il contesto di tutto ‘.

Helen iniziò a parlare e a raccontarmi la storia di Juliana e il perché stesse lì con lei. Mi disse innanzitutto che Juliana aveva quasi 20 anni e che abitava con lei da due.
Era arrivata in Olanda a 16 anni insieme con una madre molto giovane e due fratelli gemelli di due anni più grandi di lei. Il padre aveva abbandonato la famiglia quando lei e i fratelli erano molto piccoli e dunque era sempre vissuta senza una vera figura paterna in casa.
Era praticamente dovuti scappare dal Brasile a causa di una denuncia che alcuni parenti avevano fatto verso la madre per una storia non chiara di abusi familiari.
Prima che l’indagine vera e propria iniziasse, la madre Isabela aveva preferito emigrare e, con il supporto di alcune amiche, era riuscita ad approdare in Olanda ed avere un permesso di lavoro come cameriera in una famiglia portoghese abitante lì da molti anni e ovviamente all’oscuro dei problemi in Brasile.

Il lavoro di Isabela non le permetteva di reggere le spese familiari e gli studi che i figli tentavano faticosamente di fare e dunque sia Juliana che i fratelli cercarono fin da subito di fare qualche lavoretto per arrotondare l’entrate e permettersi qualche sfizio extra.

Juliana aveva trovato lavoro come babysitter tramite l’assistenza sociale in una famiglia olandese con una bambina piccola e due adolescenti maschi. All’inizio tutto era andato per il meglio e la famiglia era molto soddisfatta del suo lavoro e dell’affiatamento che Juliana aveva con i ragazzi.

Helen aggiunse che questo era ovviamente quanto le era stato raccontato in tempi successivi dai diretti interessati e da Juliana stessa.

Continuò dicendo che alla padrona di casa a un certo punto era sembrato strano che i due ragazzini di 12 e 13 anni, terrore fino ad allora di tutte le babysitter capitate in quella casa fossero diventati tanto gentili e affettuosi nei suoi confronti.
Dopo aver trovato un giorno un reggiseno di Juliana sotto un mobile i suoi sospetti nei confronti di quella procace ragazza era aumentati ma visto che a domande precise fatte a lei e ai figli veniva sempre risposto ‘No problem’ decise di informare il marito.
Purtroppo per Juliana ‘ e i due pargoli ‘ il padrone di casa lavora presso una nota casa di strumenti elettronici e non aveva avuto nessun problema ad installare di nascosto un sistema di sorveglianza e registrazione video.

La prima sera che, al ritorno da una uscita serale durante la quale Juliana si sarebbe dovuta prendere cura della piccola, mi misero ad esaminare la cassetta registrata per vedere se c’era qualcosa di strano, i loro più foschi timori furono immediatamente confermati.

Le ottime immagini a colori e il sonoro annesso non lasciarono dubbi sul perché dell’affiatamento fra i loro figli e quella bella ragazza.

Nel video ‘ che Helen aveva successivamente visionato ‘ si vedeva Juliana che, dopo aver messo a dormire la bambina, faceva uno spettacolo di strip-tease degno di una ballerina professionista davanti ai ragazzi stesi nudi sul divano.
Solo dopo un quarto d’ora di balletto si era poi dedicata ad una parte più hard prima da sola e poi insieme ai ragazzi stessi in un crescendo di palpate di tette e rapporti orali.

Helen commentò che la prima volta che aveva visto per motivi professionali quel video insieme alla madre, aveva avuto però l’impressione che l’indignazione di facciata verso quei ‘pompini sacrileghi’ fosse però quasi esagerata per mascherare la morbosità che in un modo o nell’altro quella vicenda aveva ingenerato nella famiglia.

Il comportamento di Juliana era stata subito segnalato all’Assistenza Sociale e solo la mediazione della responsabile e il fatto che non avesse ancora la maggiore età l’aveva salvata da una denuncia per violenza sessuale.

Era stata però subito inserita in una lista di ‘minori sotto osservazione’ e spedita subito ad un centro specializzato ‘ a cui Helen faceva da consulente legale – dove fu sottoposta ad una serie di esami fisici e psicologici.

Per fortuna, gli esami fisici avevano scongiurato qualunque tipo di problema con grande sollievo dei genitori dei ragazzini che a quel punto decisero di uscire di scena e ritirarsi dalla vicenda senza suscitare alcun clamore ulteriore.

Le sedute psicologiche furono invece piene di sorprese. Juliana, che a quel tempo aveva 17 anni, si dimostrò subito un fiume in piena con la voglia di rompere tutti gli argini e di raccontare a tutti la sua storia.

Quello che fu subito evidente ai dottori fu l’assoluta ingenuità della ragazza di fronte alle vicende torbide di cui era stata protagonista volontaria o meno.

Juliana raccontò più volte e senza mai cadere in contraddizione di fronte a dottori allibiti una storia di sesso familiare ‘ quella per cui alla fine si capì erano stati denunciati in Brasile ‘ in cui lei e la madre si erano confrontate e affrontate senza esclusioni di colpi.

Juliana raccontò a tutti della sua vita di bambina piuttosto povera in un paesino del nord del paese e di come la loro madre ‘ che l’aveva avuta a 18 anni dopo un parto gemellare a soli 16 ‘ l’avesse trattata insieme ai fratelli più come dei ‘giocattoli’ che come figli.

Raccontò del piacere che la madre Isabela aveva sempre avuto nel vivere ‘fuori dagli schemi’ e di come la nudità fosse sempre stata normale nella loro modesta casa di fronte al mare.
I ricordi dei bagni nuda in piena libertà con la madre e i fratelli erano uno dei punti preferiti nei suoi sproloqui.

Raccontò che, arrivata a 13 anni, con una mente da bambina ma il corpo in pieno sviluppo, aveva iniziato a notare cose a cui prima non faceva caso. Il fatto che i fratelli avessero una ‘virilità’ aveva iniziato a incuriosirla e a spingerla ad interessarsi al mondo maschile che a sua volta, anche sotto la forma di ‘fratelli’, iniziava a interessarsi a lei.
Aveva però anche capito che il suo corpo cresceva e tendeva sempre più a rassomigliare a quello della madre, spingendola inevitabilmente verso un confronto fisico.

A domanda precisa dei dottori se ricordasse di ‘molestie sessuali’ subita da bambina, Juliana rispose con grande ingenuità ‘NO’, salvo poi chiedere serafica che cosa fossero queste molestie.

Ricordava però bene di come una sera, assenti i fratelli, la madre l’avesse portata nel suo letto e le avesse insegnato come dare e ricevere piacere.

Helen mi spiegò che il ‘Gioco dello specchio’ di Juliana aveva origini familiari e lei lo considerava quasi come un patrimonio genetico da conservare e tramandare.

I giochi con la madre avevano trasformato Juliana da tenera ragazzina in una vogliosa donna alla ricerca continua del piacere.

Il passo successivo fu piuttosto breve.

Juliana ricordava bene di come una sera in cui mentre lei e la madre ‘si stavano scopando’ (parole sue) i suoi fratelli Carlos e Miguel fossero rientrati senza preavviso trovandole in una posizione piuttosto imbarazzante.

Il coinvolgimento nei giochi fu questione di attimi e dunque la quattordicenne Juliana si ritrovò a ‘giocare’ con mamma Isabela che guidava le danze insieme ai due gemelli sedicenni.

L’ingenuità di Juliana era tale che alla domanda su quando avesse perso la verginità rispose che non lo ricordava.

Probabilmente ‘ aggiunse Helen ‘ lo aveva fatto ancora prima di incontrare il sesso maschile durante i giochi con la madre.

Juliana, durante le innumerevoli sedute psicologiche a cui fu sottoposta, aveva sempre tenuto a rimarcare come fosse stata lei alla fine ad assumere il ‘ruolo dominante’ sostituendo la madre nel suo ruolo iniziale.

——

Io ero rimasta a bocca aperta ad ascoltare Helen che con fare professionale sciorinava questa storia come se stesse facendo un’arringa in tribunale.

Ero morbosamente curiosa ma allo stesso tempo iniziavo a vergognarmi di avere inserito me stessa in una vicenda così torbida e ‘immorale’.

Mi resi conto che nell’ascoltare Helen mi ero però dimenticata della situazione ‘fisica’ in cui mi trovavo e della mia nudità.
Iniziai a sentirmi ‘bene’ e mi congratulai con me stessa per aver superato quella fase di imbarazzo.
Manifestai questo senso di soddisfazione e benessere mentale stiracchiandomi e mettendo le mani dietro la testa in un atteggiamento di evidente relax.

Helen notò questo cambio di posizione e ridendo mi disse:

‘Vedo che non ti vergogni più ora’tu e le tue tette ! ‘ ‘ rimarcando la cosa con una strizzatina del mio seno a cui io reagì solo con un evidente sorriso di consenso – ‘Comunque andiamo avanti”

E continuò’.

Disse che in una seduta fiume in cui davanti a due donne, una psicologa e una psichiatra specializzata in devianze sessuali – che aveva stilato un rapporto dettagliato letto da Helen in maniera riservata ‘ Juliana era stata indotta a raccontare più nei dettagli questo aspetto della sua ‘dominazione’.

Senza riserve e scioccando anche le specialiste avvezze alle peggiori nefandezze, Juliana aveva raccontato per filo e per segno i giochi sessuali sempre più fantasiosi che lei inventava e di cui spesso la madre era vittima consenziente.
I loro giochi sessuali erano diventati un’isola di piacere in un mare di desolazione e povertà e dunque Juliana ‘ a detta degli psicologi ‘ non aveva mai percepito quella depravazione come un obbligo o qualcosa di cattivo.

Anzi la fantasia che aveva nell’inventare situazioni, giochi e metodi nuovi per dare o ricevere piacere la gratificavano sempre di più.

I dettagli che Juliana riportava potevano essere descritti solo da una persona intimamente coinvolta i quei rapporti.
Helen mi disse che una delle dottoresse con cui lei aveva più confidenza, le aveva confessato come spesso, durante i racconti entusiastici e dettagliati della ‘paziente’, lei si fosse bagnata e fosse dovuta uscire a completare l’opera non resistendo più dall’eccitazione.

Comunque la conclusione di mesi di analisi e colloqui era stata che Juliana era affetta da ‘una specie di forma compulsiva di desiderio sessuale continuo per sé stessa e per gli altri aggravata da tendenze masochiste come desiderio ulteriore di punizione riparatrice’.
Questa era stata più o meno ‘ disse Helen ‘ la formulazione ufficiale rilasciata dai dottori.

——————–

Mentre ascoltavo questa ‘diagnosi’ mi venne spontaneo chiedere:

‘Ma allora vuol dire che è ninfomane?’

‘ Beh, non nell’accezione corrente del termine. Nel suo caso lei ha BISOGNO di soddisfare più gli altri che sé stessa’e tu ne sei la prova’ma questo non le basta. Per ‘darsi pace’ non ha bisogno solo di godere e far godere ma vorrebbe essere punita per suo comportamento”

”che casino’.’

”che nel suo intimo le provoca turbamento e senso di colpa. E con questo mia caro avvocato l’arringa è finita’ – concluse Helen facendo una faccia seria e dandomi una forte pacca su una coscia.

‘Solo una domanda Helen’ma come è finita a casa tua Juliana ? ‘ le dissi mentre mi strofinavo la gamba già arrossata.

‘Già dimenticavo. Durante tutto questo casino durato mesi Juliana era stata messa in una specie di ‘casa famiglia’ perché l’ambiente familiare era stata ritenuto evidentemente degradato. I fratelli, invece, essendo maggiorenni non hanno avuto nessun problema di questo tipo. Nel frattempo però Juliana era diventata maggiorenne e quindi sarebbe potuta ritornare a casa. Io ero stata contattata dal Centro per dare un parere legale sulla vicenda. Dopo aver letto tutto il dossier la mia parte professionale è rimasta scioccata dalla vicenda ma’.’

‘Immagino già il ma’.’ – la interruppi con malizia negli occhi.

”ma la mia parte di donna libera è stata subito incuriosita da questa altra donna ‘molto libera’ ‘ disse facendo l’occhiolino ‘ ‘E dato che stavo già cercando una ragazza alla pari per aiutarmi in casa ho colto l’occasione e ho ottenuto una specie di custodia legale provvisoria per la sua tutela’.

‘Ma lei è stata subito d’accordo?’ ‘ chiesi dubbiosa.

‘Subito no’ma dopo un paio di colloqui a quattr’occhi e dopo aver visto quali erano le possibilità economiche e di studio che le ho prospettato non ci ha pensato molto a trasferirsi armi e bagagli a casa mia’

‘E la famiglia? ‘

‘Questo è il bello. Essendo maggiorenne Juliana può andare a trovare quando vuole la famiglia ma di principio solo dopo il mio consenso che posso negare in qualunque momento. Questo è il nostro accordo ‘privato’ e finora non ci sono stati problemi ‘ ‘ rispose lei decisa aggiungendo ‘ ‘Comunque dopo averti descritto l’antefatto penso sei pronta ad affrontare quello che vedrai ora”

E lasciando la frase in sospeso si alzò dal letto e iniziò a spogliarsi.

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Cap. 6 ‘ La punizione (Gen 2002)

Io rimasi a guardarla mentre dopo essersi denudata completamente aprì un armadio e alcuni cassetti estrasse un reggiseno microscopico che subito dopo indossò.

L’effetto che faceva era quanto di più erotico avessi mai visto. Le scarpe a tacco alto che non aveva tolto combinate alla sua altezza me la facevano sembrare come un gigantessa semi nuda di fronte a me.

Avevo in pratica ‘ ancora una volta ‘ la sua fessura totalmente depilata davanti agli occhi e i due minuscoli pezzetti di seta che nascondevano i suoi capezzoli avevano il solo effetto di farla risaltare ancora di più.

Mi buttò sul letto un reggiseno ‘ uno di quelli più sexy comprati nel negozio di lingerie ‘ invitandomi ad alzarmi ed ad indossarlo.

Quando mi guardai in uno degli specchi che circondavano il letto, essendo io bassina e pure senza scarpe, l’effetto visivo fu quasi buffo: sembravamo come ‘il gigante e la bambina’ ‘se non fosse stato che tutte e due avevamo la figa al vento.

Mi chiese di seguirla e la vista del suo culo oscenamente altalenante sui tacchi di fronte ai mio occhi mi condusse fino alla porta della camera di Juliana, dove Helen mi ingiunse con fare perentorio di non dire più una parola fino nuovo ordine.

Io annuì come una brava scolaretta di fronte a una maestra ‘cattiva’ .

Senza bussare spalancò la porta ed entrò decisa, mentre io rimasi sulla soglia in attesa degli eventi.

Juliana era distesa nuda a pancia in giù, con le braccia accanto al corpo e il culo in bella mostra. Sembrava che stesse dormendo e non dette segno di vita al nostro ingresso.

Helen continuò ad andare avanti e indietro attorno al letto per un po’ scuotendo la testa e mormorando fra sé, mentre io guardavo la scena senza sapere cosa fare e in attesa del suo passo successivo.

A un certo punto la situazione si sbloccò.

Helen si piazzò a gambe larghe e mani sui fianchi affianco al letto e con fare deciso disse a voce alta:

‘Juliana, stavolta l’hai fatta grossa! Mi hai disubbidito. Alzati immediatamente che dobbiamo parlare ‘.

La voce perentoria di Helen ebbe l’effetto di un colpo di frusta nella stanza facendo scattare Juliana come una molla.
Si piazzò di fronte a Helen quasi sugli attenti fissandola negli occhi ma con un atteggiamento quasi di sfida non di paura come mi sarei aspettata.

Io non mi ero mai trovata in una situazione con una carica di erotismo così palpabile. La visione di quei corpi nudi che si fronteggiavano e la mia stessa quasi totale nudità ebbero su di me un effetto di eccitazione così forte che a stento repressi il desiderio di toccarmi e dare al mio corpo quello che stava di nuovo reclamando.

Non riuscì però ad impedire alla mia mano di raggiungere inconsapevolmente un seno e iniziare a sfiorarlo attraverso la stoffa del reggiseno.

Quel mio movimento non sfuggì ad Helen che subito mi riprese:

‘Lory’per favore’ ‘ disse con fare grave ‘ ‘Qui dobbiamo discutere di cose serie e tu già inizi a toccarti…aspetta un attimo che fra un po’ ti passa la voglia’OK?’.

Io mi sentì di nuovo piena di vergogna ma anche di curiosità per quello che Helen mi stava prospettando. Strane immagini di scene sado-maso iniziarono a frullarmi per la testa e già mi vedevo ‘torturata’ per le mie colpe’.per un momento persi la cognizione di dove mi trovavo e cosa stavo facendo.

I miei sogni erotici furono interrotti bruscamente dal ritorno nella mia parte cosciente della voce di Helen che stava finendo di apostrofare Juliana.

”.e come ti ho detto, per stavolta passi e puoi rimanere con me. Ma una punizione ti spetta lo stesso’ora si va in palestra e là rimettiamo le cose a posto, va bene? ‘.

Non ci potevo credere. Mi ero persa tutto il discorsetto di Helen e ora’una palestra? Di cosa stava parlando Helen? Ero davvero sconcertata da quanto stava succedendo. Non ebbi però il tempo di pensare dato che Juliana senza profferire parola ma solo annuendo uscì dalla stanza nuda come era.
Quando passò accanto a me tirò su il mento quasi come a lanciarmi una sfida. Helen mi fece segno di seguirla e così feci.

A ripensarci oggi mi viene da ridere a pensare a che bel campionario di culi avrebbe potuto vedere un osservatore invisibile che si fosse messo dietro quel trenino femminile.

Juliana scese le scale e si diresse verso una porta al pian terreno che io fino a quel momento avevo pensato fosse uno sgabuzzino. Con mia grande sorpresa vidi che c’erano delle scale di legno chiaro che portavano’dove? Ebbi un fremito di quasi paura e la netta sensazione che ci fosse qualcosa che non andava. Mi bloccai una attimo sulla porta mentre Juliana iniziava a scendere verso’l’abisso.

Helen si accorse del mio blocco e dandomi una leggera pacca sul sedere mi sussurrò:

‘Tranquilla, qui dentro non è mai morto nessuno’anzi’rilassati e lascia fare a me’stai al gioco e mi ringrazierai’.

Scesi dunque le scale e mi trovai davvero in un ambiente ben illuminato posto che sembrava davvero una piccola palestra. C’erano alle pareti delle spalliere mentre qua e là erano disseminati attrezzi vari.

C’erano anche due panche da sollevamento pesi e una macchina da esercizi di una marca piuttosto famosa piena di tiranti e pesi vari.

Mentre mi giravo intorno con curiosità, Helen disse:

‘Lory, questa è la mia stanza magica dove i sogni si possono avverare. Juliana ti ha fatto vedere lo Specchio Magico’qui tu vedrai il resto mentre’.’ ‘ e nel dire questo prese Juliana per un polso ‘ ”lei che è stata cattiva potrà solo osservare’ma per fare questo dobbiamo prendere delle precauzioni”.

Mentre parlava aveva portato Juliana di fronte alla spalliera da dove già pendevano delle cinture di cuoio che con rapidità serrò attorno ai suoi polsi e alle sue caviglie’lasciandola come una madonna nuda in croce.

Juliana che fino a quel momento non aveva aperto bocca disse solo:

‘Helen’no’per favore’non ce la faccio”

A cui Helen per tutta risposta ribadì solo passandole un dito sulle labbra a indicare di fare silenzio.
Si girò verso di me che ero sempre più impaurita e con un altro cenno delle mani mi indicò di levarmi il reggiseno.

Sembrerà strano ma buttare quella ultima barriera verso la completa nudità mi costò un grande sacrificio fisico e mentale. Mi sentì davvero indifesa e in balia degli eventi.

Helen mi fece sdraiare su una delle panche da sollevamento pesi e in pochi istanti mi ritrovai legata in una posizione che mi fece invidiare quella di Juliana.

Mi aveva legato le braccia dietro la testa ai montanti della panca mentre il mio bacino e le mie gambe protendevano oscenamente dall’altra parte della panca visto che Helen aveva assicurato le mie caviglie in modo che le mie cosce (‘e la mia figa) rimanessero aperte in maniera del tutto indifendibile.

Il fatto che Juliana stesse guardando durante tutta l’operazione e che ora avesse una vista privilegiata della mia figa mi faceva eccitare da morire.

Helen concluse l’operazione con una mossa che non aspettavo davvero. Oltre che una benda stretta con forza sugli occhi mi mise in bocca una specie di bavaglio. Tentai di protestare ma era già troppo tardi e riuscii a profferire solo qualche mugolio senza senso.

Ero ormai in trappola. Mi rendevo conto solo ora che ero alla completa mercè di quella donna.

Mi sentì davvero male. Perché ero arrivata a quel punto? Cosa mi aveva indotto ad accettare quel trattamento? E se Helen fosse stata davvero una sadica?

Per un attimo pensai a mio figlio’e se fosse stato lui al posto di Juliana? Vedermi in quello stato di perdizione’

Iniziai quasi a piangere sotto la benda e tentai di strattonare le cinghie che mi tenevano col solo risultato di farmi male ai polsi.

A un certo punto capì che non c’era più nessuno attorno a me’Helen era andata via! Mugolai qualcosa tentando di chiamare Juliana, lei doveva essere là.

Mi sentii riavere al suono della sua voce.

‘Calma Lory’ ‘ la sentì sussurrare ‘ ‘E’ ‘tudo bem”Helen ora tortura me non te’per te è ‘bom, muito bom”calma’.

Queste parole e la certezza che lei era ancora là mi fecero calmare e iniziai a respirare con calma. La cosa che mi faceva però spavento era la parola ‘tortura’ che Juliana aveva usato.

Mentre iniziavo a riavere il controllo di me stessa sentì dei passi. Doveva essere Helen che tornava ma’non sembrava sola.

L’agitazione ritornò quando sentì Juliana che diceva solo : ‘No’.questo no’Helen, por favor” ‘ seguito da un silenzio pieno di mormorii e fruscii. Ebbi la netta sensazione che ci fosse qualcuno con Helen. Chi c’era lì con noi? Come si permetteva di espormi ad altri in quel modo?

Sentì qualcuno che delicatamente mi levava il bavaglio. Era Helen, lo capì dal profumo’e dal bacio che mi stampò sulle labbra. Mentre risollevava la sua bocca mi sussurrò solo:

‘Se dici ‘Basta’ il gioco finisce’sta a te decidere’è questa la tua punizione, OK?’

Non capì cosa intendeva dire. Ma ero salva, potevo smettere in qualunque momento ma poi’cosa sarebbe successo dopo? Cosa avrei perso?

Decisi di percorrere ancora per un po’ quel sentiero ignoto e risposi solo: ‘OK’ ‘ tirando un respiro profondo come prima di una immersione.

Mi sentì toccare le braccia e ebbi la sensazione di qualcuno sopra di me.

Sentì solo Helen dire:

‘Ora lecca il tuo gelato bambina” ‘ e subito dopo ebbi la sua figa nella mia bocca. Si era messa a cavalcioni sulla mia faccia e me la stava offrendo da gustare.

Ebbi il sentore di un profumo nuovo e iniziai ad assaggiare quel frutto nuovo. Prima a poco a poco, poi sempre con più foga.
Il fatto che Helen si muovesse sopra di me e la mia impotenza a fare qualunque altra cosa non fosse leccarla mi fecero impazzire.
Avrei voluto che qualcuno leccasse anche la mia figa ma non c’era nessuno a farlo e dunque mi concentravo sul piacere che provavano la mia lingua e le mie labbra a mordicchiare le sue labbra morbide.

A poco a poco Helen iniziò a mugolare e a muovere il bacino sempre di più. Capì dai suoi movimenti che voleva esplorassi altre parti del suo corpo. Vincendo una certa ritrosia iniziai a esplorare anche il suo buchino.

Mi sentivo davvero una troia a fare quello che stavo facendo, ma non riuscivo più a smettere, volevo portare Helen all’orgasmo come sublimazione del mio che non potevo raggiungere.

Iniziai a sentire il ‘miele’ che colava nella bocca dalla figa che immaginavo aperta di Helen. Immaginavo’infatti avevo ancora la benda sugli occhi e nonostante supplicassi Helen di toglierla lei mi stava ancora imponendo questa tortura.

Immaginavo anche Juliana. Povera ragazza, costretta a vedere e non toccare. Condivideva con me solo l’impossibilità di godere ma almeno io potevo dare a qualcuno questo godimento.

Ma’cosa succedeva? Sentì la mia figa sfiorata, sembrava una lingua’Helen non poteva essere’la sentivo quasi eretta su di me’forse Juliana?

No’.non era Juliana’.

Urlai quasi di spavento: ‘Helen’chi c’è qui?’

La risposta che venne non fu quella attesa: ‘Lecca bambina’non ti preoccupare”

Non sapevo più cosa fare o pensare. Chiunque fosse, uomo o donna, aveva iniziato a lavorare sul mio clitoride già umido in maniera efficace con leccatine e giri di lingua che mi fecero subito perdere ogni controllo.

Iniziai a bere i fluidi di Helen come fosse champagne. Sentivo che stava per avere un orgasmo dalle oscenità che le uscivano dalla bocca e dalle gambe ormai malferme che sempre più spesso la portavano a far collassare la figa sulla mia faccia. Mi sentivo quasi soffocare, avevo anche il naso pieno del suo miele ma non volevo dire ‘basta’.

La mia figa era ormai tutta un fuoco e sentivo anche io i miei liquidi uscire a fiotti verso la bocca del mio ‘salvatore’. Capì che stavo per venire e accelerai il più possibile i movimenti di lingua sul clitoride di Helen.

Helen orgasmò con un urlo bestiale e per mia fortuna la sentì scartare di lato e buttarsi a terra in preda alle convulsioni. Anche la mia figa collassò in pochi secondi e iniziai a sussultare ansimando e gemendo senza ormai controllo.

Ebbi solo un attimo di respiro. Sentì qualcuno che liberava le mie caviglie e mi sentì afferrata per le gambe. Fu uno choc. Qualcuno mi stava sollevando e…..mi stava penetrando.
Helen mi stava facendo’.scopare da uno sconosciuto.
Inconsciamente tentai una reazione ma ero talmente bagnata che il mio ‘violentatore’ non ebbe nessuna difficoltà a inserirsi in me e dopo una pausa di assestamento iniziò a sbattere la mia figa ancora incredibilmente sensibile per l’orgasmo precedente.

Mi stava scopando! E io non vedevo neppure chi fosse. Le braccia ancora legate facevano sì che la posizione assunta fosse quasi da contorsionista ma nonostante quello’stavo godendo.

Capì presto che le dimensioni del suo cazzo dovevano essere notevoli come pure la sua forza. Mi sbatteva sempre più forte e sentivo il suono delle mie cosce sbattere contro i suoi fianchi in uno fragore che sembrava accordato con i miei gemiti di piacere.

A un certo punto quella oscena danza si interruppe. Mi sentì adagiare sulla panca e in un attimo le mie braccia furono libere. Ebbi le tentazione di strapparmi la benda ma Helen mi bloccò le mani forzandomi ad alzarmi.

Ebbi la sensazione di cadere ma fui trattenuta da due mani forti che mi presero dai fianchi e mi guidarono a sedermi’.anzi a impalarmi’

Non era lo stesso. Quel bastone lungo e duro come l’acciaio che mi stava penetrando fino allo stomaco non era quello di prima. L’uomo sul cui pene eretto mi ero ‘seduta’ e che mi toccava i seni in maniera quasi brutale era un altro.

Capì presto dove fosse finito il primo quando mi sentì infilare il suo cazzo ancora eretto in bocca.

Ebbi un moto di reazione istintivo che mi portò a girare la testa e a tentare di alzarmi in un estremo tentativo di respingere quell’azione per me così privata.

Ma il mio ‘impalatore’ mi bloccò lì dove mi trovavo, sulle sue gambe, aiutato anche dal perno che sentivo ben piantato nella figa e che iniziò a spingere avanti e indietro sempre più veloce come in una sorta di rodeo sessuale.

Iniziai a urlare come avevo visto fare solo nei film porno. Non avrei mai creduto che un giorno sarei stata io a trovarmi in una situazione come quelle.

Era un urlo che mi veniva da dentro, non dalla bocca ma dalla mia figa martoriata.

Non riuscivo a smettere di urlare, avrei voluto dirgli di fermarsi un attimo, avevo bisogno di respirare, di dare tregua alle mia membra massacrate da quel continuo sbattimento ma’.non ci riuscivo.

Dalla mia bocca usciva sono un’unica nota di piacere sincronizzata al ritmo del mio culo sulle cosce di quell’uomo sconosciuto.

Alla fine ce la feci. Con uno sforzo estremo riuscì a pronunciare solo:

‘Helen’.favore’.BASTA’non’.ahhhh’.aiuto’.’

La tortura non terminò, anzi la velocità dei colpi aumento’. Sentì però Helen sussurrarmi nell’orecchio:

‘Sei sicura? BASTA? Però finisce tutto, OK? ‘vuoi smettere ?’

Senza sapere il perché dalla mia bocca uscì un flebile : ‘Noooooo’.per favore’noooo” ‘ e fu in quel momento capì la ‘punizione’.

La mia bocca avrebbe potuto finirla lì, bastava solo pronunciare la parolina magica’.ma la mia figa non lo voleva, voleva subire quel massacro, era ‘lei’ che aveva bisogno di recuperare il tempo perso.

Quei pensieri furono interrotti da un nuovo tentativo di intrusione in quella bocca che non riusciva a fermare quello ‘stupro’ voluto da me stessa.

E stavolta accolsi quel membro fra le mie labbra e iniziai a subire i suoi colpi sul mio palato e nella mia gola.

Non capivo più niente. Mi sentivo una puttana senza ormai nessuna vergogna.

I conati che mi salivano per quella furia quasi dolorosa, invece che spingermi a fermarmi mi procuravano ancora maggiore eccitazione insieme al pensiero che sia Helen che Juliana mi stessero guardando in quello stato di depravazione con due uomini che mi stavano scopando contemporaneamente.

Non saprei dire quanto tempo durò quel trattamento. I due uomini, sempre perfettamente in silenzio, sembravano instancabili e insensibili al proprio godimento.

Infatti fui io a subire altri due orgasmi devastanti che mi levarono ogni possibilità di reazione.
Ero madida di sudore e sembravo ormai una bambola di pezza sbattuta se e giù senza più nessuna coordinazione. Il mio seno sembrava dovesse staccarsi da un momento all’altro sbattuto come era da quella cavalcata infinita.

A un certo punto tutto finì.

La mia bocca fu liberata dall’invasore e mi sentì sollevare e adagiare su un materassino da palestra.

Non capivo più niente e non avevo nemmeno la forza di muovere un dito. Mi sentivo come massacrata di botte e tutti gli arti mi dolevano come mai avevo provato.

Sentì delle voci indistinte e dei passi leggeri che si allontanavano prima di sentire la mia mente scivolare verso un buio ristoratore. Mentre praticamente perdevo conoscenza riuscì solo a percepire un urlo che perforava l’aria.

Era Juliana che a squarciagola stava chiamando Helen.

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Cap. 7 ‘ Ritorno a casa (Gen 2002)

Il risveglio fu piuttosto traumatico. Il dolore che permeava il mio corpo cominciò piano piano a venire fuori causandomi uno stato di dormiveglia agitato. Il confine fra il sogno e la realtà non mi era chiaro e immagini di sesso cruento iniziarono a scorrermi davanti. Istintivamente cercai qualcosa per coprirmi, dovevo essere nel mio letto ma’dove erano le lenzuola’ma’

Balzai a sedere all’improvviso con il respiro azzerato come dopo una apnea profonda.

Quella non era la mia stanza e allora quello non era stato un sogno.

Ero nuda e a giacere su un materassino e ‘reduce da un’orgia.

E Helen? Juliana? Guardai d’istinto verso le spalliere dove lei era stata legata. Non c’era nessuno, ero sola in quella stanza. Ebbi un brivido di freddo che mi portò a guardarmi attorno per cercare qualcosa per coprirmi. Nulla, non c’era assolutamente nulla con cui coprire il mio corpo nudo e la mia vergogna.

Mi alzai in piedi. Mi sentivo debole e quasi ubriaca ma ebbi la forza di dirigermi verso le scale e forse verso la mia nuova vita.

Mi ritrovai nell’ingresso della casa. Non sentivo nessun rumore e per un attimo ebbi il timore che mi avessero lasciato davvero da sola. Non avevo però il coraggio di chiamare nessuno come terrorizzata dalla possibile apparizione di un mostro sconosciuto.

Iniziai a girare per il pianoterra della casa nuda come mi trovavo ancora imbambolata e stordita da quanto subito prima’ma quando? Solo allora notai dalla luce che entrava dalle finestre che doveva essere mattina e dunque avevo dormito almeno una notte intera.

Ma dove erano tutti? La risposta la ebbi dal tintinnio che sentì provenire dal soggiorno. Mi diressi verso quel suono e trovai Helen seduta in poltrona che sorseggiava la sua bevanda preferita, Martini e ghiaccio, e che aveva usato il rumore di quel bicchiere come il pifferaio con i suoi topi.

‘Bella giornata, non è vero?’ ‘ disse solo guardando verso la finestra colpita dal tiepido sole invernale.

Senza rispondere guardai anche io verso l’esterno pensando che per fortuna la casa di Helen era una delle poche ad avere le tende alle finestre e dunque almeno l’imbarazzo di mostrarmi nuda a chiunque guardasse dentro mi era risparmiato.

‘Beh? Ti si è seccata la bocca’ah capisco” ‘ aggiunse ironica strizzando l’occhio ‘ ‘Mi sa che hai bisogno di bere qualcosa. Preferisci un Martini o un bicchiere di latte?’

‘Helen..io’non lo so” ‘ risposi in totale stato di confusione.

‘OK, OK. Non ti preoccupare’ora ci penso io. Seguimi, dai” ‘ disse prendendomi per mano e portandomi verso il bagno del piano di sopra.

Arrivati là, Helen mi guidò verso la doccia e, dopo essersi assicurata che l’acqua fosse alla giusta temperatura, mi spinse letteralmente dentro chiudendo il box dietro di me.

Mi sentì riavere. Il forte getto di acqua calda ebbe subito un effetto di pulizia su di me. Mi sembrò che le mie azioni del giorno prima scivolassero sul mio corpo insieme alla mia ansia e ai miei residui sensi di colpa. Rimasi sotto quel getto per molto tempo mentre intravedevo Helen fuori dal vetro opaco.

Prima di uscire a riaffrontare il modo chiusi l’acqua calda rimanendo per qualche minuto sotto quella lama di acqua gelida che ebbe l’effetto di svegliarmi del tutto e di tonificare il mio corpo ancora indolenzito.

Quando uscì Helen mi passò un accappatoio lungo e morbido e insieme ci dirigemmo verso la cucina dove, senza una parola, Helen iniziò a preparare una specie di colazione.

Rimasi a guardarla. Era vestita con un tailleur blu elegante, la sua usuale divisa da lavoro. Come era differente da quella donna che il giorno prima mi aveva condotto verso quella specie di camera di tortura.

Tortura? Ripensando a quei momenti era strano che mi venisse in mente quella parola, ma se avessi dovuto dar retta alle mie anche e alle le mie braccia doloranti che gridavano vendetta, la parola più appropriata a descrivere quei momenti sarebbe dovuta essere quella.

Ma se invece avessi dato retta alla mia figa? Forse ‘liberazione’ sarebbe stata la parola giusta. Liberazione da quella lunga castità in cui mi ero richiusa costretta dagli eventi e da ‘me stessa.

In quel momento, presa da quei pensieri mi salì alle labbra quasi senza volere una sola parola:

‘Grazie” .

Helen, che era di spalle intenta ad armeggiare con la macchina del caffè, si girò e senza profferire parola mi sorrise continuando poi in piena tranquillità a fare quello che doveva.

Quando tutto fu in tavola e dopo qualche sorso di caffè bollente, fu lei a iniziare il discorso:

‘Lory, tu ricordi che giorno è oggi, vero?’

‘Giorno? Cosa intendi? ‘

‘Me lo immaginavo! Ti sei dimenticata che stasera hai l’aereo per tornare a casa?’ ‘ rispose ridendo e aggiungendo ‘ ‘Guarda che stamattina ha già telefonato tua madre per sapere se deve venire a prenderti. O non ti ricordi nemmeno che hai una madre e’un figlio?’

‘Cazzo !’ ‘ esclamai come colpita da una scossa ‘ ‘Non me lo ricordavo proprio”

‘Cosa? Che hai un figlio, una mamma o’che devi partire?’ ‘ continuò lei ridendo ancora più forte.

‘Helen’no’certo che’insomma, dai sono ancora un po’ stordita’.’ ‘ dissi cercando di difendermi.

‘Capisco’uhmm” ‘ rispose lei facendomi l’occhiolino ‘ ”dopo una sbattuta come ieri anche io sarei ancora’come dire’strapazzata’no? ‘

‘Già…come se fosse colpa mia’anzi”

Non mi dette tempo di continuare e mi fermò la frase in gola mettendomi un dito a sigillare le labbra.

Fu lei invece a parlare: ‘Non voglio nemmeno affrontare questo argomento, anzi scusa della battutaccia ma mi è scappata. Ora tu invece ti vai a vestire, prepara i bagagli così andiamo a fare un giro turistico ad Amsterdam prima di andare in aeroporto.’

‘Ma’dimmi almeno di Juliana. Dove è? Non l’ho vista in giro’ ‘ tentai di argomentare.

‘Non ti preoccupare. Juliana sta bene ma non è qui. Ti saluta ma oggi l’ho mandata a fare alcune commissioni’.

‘Ma’dimmi almeno’io l’ho sentita urlare”

‘Lo so’e chi non l’ha sentita? Sembrava una capretta scannata e invece’no dai, te l’ho detto! Oggi non si parla di ieri, te lo dirà lei la prossima volta che vi rincontrerete il perché di quegli urli, OK? Vai, ora io vado a finire alcune cose, tu preparati che usciamo.’

E nel dire questo uscì dalla cucina lasciandomi sola con le mie preoccupazioni e quesiti.

——————

Dopo che ebbi preparato le valigie e me stessa al ritorno, uscimmo con la sua auto non prima di aver avvisato mia madre che sarei tornata tardi e che dunque avrei ripreso Marco il giorno dopo.
Dopo un breve tragitto lasciammo l’auto nel parcheggio dell’aeroporto, nel cui piano sotterraneo prendemmo il treno che in poco più di 20 minuti ci portò direttamente nel centro di Amsterdam.
L’atmosfera di quella bellissima città insieme al girare per costosi negozi di abbigliamento mi fecero dimenticare del tutto i miei dubbi esistenziali e il freddo pungente di quel pomeriggio d’inverno.

Quando tornammo all’aeroporto, prima di fare il check-in Helen mi consegnò una piccola valigetta tipo diplomatico insieme alla chiave della sua serratura dicendomi che era il suo regalo per la mia ‘nuova vita’.

Mi pregò comunque di imbarcarlo insieme alla mia valigia e di aprirlo solo quando fossi stata a casa senza darmi tante spiegazioni.

Mi accompagnò dunque alla fila piuttosto corta per l’ingresso nella area dei gates d’imbarco salutandomi solo con un leggero bacio sulle labbra e sussurrandomi nell’orecchio poche parole:

‘Ciao, ci sentiamo domani e ci vediamo presto’e divertiti” ‘ e nel dire questo si girò quasi con fare affrettato sparendo presto dalla mia vista.

Il volo fu piuttosto tranquillo ed ebbi tempo e modo di ripassare nella mia mente la sequenza degli avvenimenti passati in quei giorni. Non riuscivo quasi a credere che la donna seria che era partita dall’Italia nemmeno una settimana prima fosse quella ‘troia’ di cui avevo l’immagine riflessa nel finestrino.

Sì, la definizione che davo di me stessa in quel momento era quella: Troia.

Pensai che anche ‘lesbica’ non ci sarebbe stato male accostato come appellativo. Mi scappò quasi da ridere nel pensare quasi un possibile titolo per un film stile anni ’70 su quei giorni:

‘Lorybeth, troia e pure lesbica’

di cui iniziai pure a immaginarmi la locandina, con me impalata su un negrone e Helen e Juliana nude a fare da contorno saffico.

Quella visione mentale ebbe l’effetto di farmi tornare il buon umore anche se il mio ridacchiare e borbottare mi fecero pure guardare male dalla vecchietta seduta accanto a me.

Quando scesi, dopo aver ritirato i bagagli presi un taxi che mi portò velocemente a casa con un pensiero che mi frullava in testa: cosa c’era nella valigetta misteriosa?

Appena arrivata, resistetti comunque alla tentazione di aprirla subito e, dopo una rapida scorsa alla posta e ai messaggi delle segreteria telefonica, feci una doccia per levarmi di dosso la stanchezza di quella giornata piena.

Subito dopo andai nell’ingresso a prendere la valigetta che portai sulla scrivania del mio studio per poter meglio vedere il contenuto.

Aprì le serrature usando la chiave che Helen mi aveva consegnato e’.

‘Nooo’ma questa è matta’e se mi fermavano in aeroporto? ‘ ‘ esclamai a voce alta parlando da sola a una casa vuota aggiungendo quasi con rabbia per il sollievo del ‘pericolo scampato’ ‘ ‘Non è possibile’.cazzo! Io l’ammazzo”

La valigetta che mi aveva ‘sconvolto’ era una sorta di valigetta da fotografo con tanti scomparti separati da gomma piuma ma dove ogni scomparto non conteneva obbiettivi ma’.falli di varie forme e dimensioni, un flacone di gel lubrificante e una busta.

A un esame attento mi apparve chiaro che quelli di un lato della valigia, tutti di colore nero avevano tutti una forma a cono mentre gli altri avevamo varie forme, più o meno falliche.
Solo uno scomparto era vuoto lasciandomi il dubbio, viste le dimensioni, di che oggetto enorme doveva trattarsi e del perché era stato rimosso.

Aprì la busta con altrettanta ansia, ripensando di nuovo alla figura di merda che avrei potuto fare se un solerte poliziotto avesse voluto verificare il contenuto.
M’immaginavo già i titoli dei giornali: ‘Nota avvocatessa fermata all’aeroporto di Firenze con una valigia piena di ‘cazzi di gomma!’.

Ma comunque mi ero salvata e stavo per leggere quello che mi avevo scritto Helen.

La lettera scritta a mano in inglese recitava così:


Cara Lory,
spero tu non sia stata troppo sorpresa o turbata dal contenuto della valigetta. Volevo farti un regalo che non solo ti ricordasse di me e dei giorni passati qui ma anche fosse d’aiuto alla tua vita attuale e futura.
Io penso che nei giorni a venire tu avrai voglia di sperimentare qualcuno di questi ‘aiuti’ ma ti vorrei suggerire un uso razionale del contenuto che ti porterà ad avere ‘grosse soddisfazioni’.
Come vedi c’è anche un libretto di ‘istruzioni’ che ti aiuterà ad adoperare al meglio questi ‘amici’ per aiutare piano piano il tuo corpo ad essere pronto per le nuove esperienze che spero presto potremo affrontare insieme.
A questo proposito, per alleviare la tua attuale solitudine, ti do il numero di telefono di una mia amica psicologa che ti potrà dare un grande aiuto e con cui spero diventerete presto buone amiche.
Si chiama Lisa e abita a Milano. Il numero di telefono è 02-xxxxxxx. Lei sa già di te ed è pronta a ‘aiutarti’.
Ci sentiamo domani,
Bacioni, Helen

Con curiosità crescente guardai nella valigetta, dove effettivamente c’era un libretto piuttosto corposo in olandese e inglese con tanto di figure, foto e codici che sembrava spiegare a cosa servivano e come adoperare quei ‘giocattoli’.

Mi misi a sedere e iniziai a leggere quel libretto.

Dopo una introduzione piuttosto banale sul sesso, piacere e femminilità, c’era una serie di schede che spiegavano nel dettaglio le forme e gli usi con tanto di pro e contro di ognuno di quegli ‘amici’ (come li aveva definiti Helen).
Mi colpì in particolare le descrizioni di quelli che definiva ‘anal plug’ (quelli a forma di cono) e le varie conseguenze dell’uso errato di essi con frasi quasi terroristiche sulle possibili lesioni o per la possibilità di rimanere ‘incastrati’.

Mi misi a ridere pensando a quelle che avevo sempre considerato leggende metropolitane sui rapporti anali o sui gay portati in ospedale con la classica bottiglia di Coca nel sedere’e ora qualcuno me le passava per scienza!

Non ci potevo credere. C’erano le istruzioni per usare dei falli di gomma e da quello che leggevo Helen mi aveva dato un manuale per imparare a’.sodomizzarmi da sola.

Ero fra l’indignazione e il divertimento ma’pure la mia eccitazione non scherzava.

Pensai che visto che ora sola cosa cosa ci perdevo a giocare un po’ come me stessa?

Senza pensarci più mi sfilai la sottoveste rimanendo nuda lì dove ero davanti alla mia scrivania.

Presi un plug anale di dimensioni a prima vista accettabili e dopo averlo lubrificato per benino, assunsi la posizione a gambe larghe che una delle tante foto di una bella biondina nuda descriveva come ‘ideale’ e passai il residuo del gel sul mio buchino cercando di lubrificare bene quello che mi sembrava ora davvero un passaggio molto stretto per quella specie di fungo.
‘Dai” ‘ pensai fra me e me ‘ ”ora ti svergino io” ‘ dimenticando che pochi giorni prima Helen aveva già forzato un po’ quella mia parte.
Presi il fallo dal ‘gambo’ e iniziai a spingere.
Era quello che avevo temuto’non ne voleva sapere proprio. Sembrava che le pareti del mio ano fossero totalmente incapaci di allargarsi.
Iniziai ad allargare ancora di più le gambe appoggiandomi alla scrivania

‘Dai’cazzooo’entra” ‘ iniziai quasi ad urlare come per rimproverare il mio culo stretto.

Iniziai a spingere avanti e indietro sempre più forte’finchè piano piano sentì procedere il fallo dentro di me.

Sentivo dolore, urlai pure ma’non volevo fermarmi !

Finchè’urlai dal dolore. Il fallo era entrato e l’effetto di chiusura delle pareti dell’ano sulla sua base stretta era stato come di una potente scossa elettrica.
Rimasi per qualche secondo senza fiato mollando la presa e finendo in ginocchio senza forze. Avevo sempre sentito parlare di dolore nei rapporti anali ma ‘ cazzo ‘ non avrei mai creduto fosse così forte.
L’idea che non riuscissi a ‘liberarmi’ dell’intruso iniziò a balenarmi nella mente facendomi sudare freddo ancora di più in combinazione con il dolore che sentivo.

Piano piano riuscì a rimettermi in piedi e, respirando con calma per qualche secondo, sentì anche il dolore alleviarsi. Con molto timore ripresi in mano la base del fallo e iniziai a muoverlo molto lentamente avanti e indietro di pochi millimetri.
Piano piano riuscì a rilassarmi e il dolore sparì quasi di colpo per lasciare spazio a quella sensazione di godimento che avevo provato solo qualche giorno prima con Helen.
Iniziai ad far andare avanti e indietro, dentro e fuori quell’oggetto violentatore e contemporaneamente con l’altra mano iniziai a penetrare la mia fica ormai piena di umori.

Ben presto venni, ma in maniera così violenta da crollare senza forze sul pavimento in preda a spasmi incontrollabili.
Mi rendevo conto che stavo urlando ‘ quasi ululando di piacere ‘ in altri momenti avrei cercato di controllarmi ma in quel momento le mia erano grida quasi primordiali, di una donna che veniva liberata dalle sue catene morali e perbeniste e la cui sessualità stava nascendo a nuova vita.

Rimasi così come ero, sdraiata su quel parquet, nuda e ancora con il mio invasore dentro di me, per almeno mezz’ora prima che trovassi la forza di ‘liberarmi’ e raggiungere il mio letto.

Non ricordo se o cosa sognai quella notte, ma il senso di liberazione e rilassatezza che provai nel sentirmi così soddisfatta fra le mie coperte fu tale da farmi dormire come da tempo non mi capitava più.

———–
Capitolo 8 ‘ La mia vita cambia (Gen 2002)

La mattina dopo il mio sonno fu interrotto dallo squillo insistente del telefono. Con difficoltà realizzai dove mi trovavo e a tentoni riuscì a trovarlo sul comodino.

‘Hello ? ‘ – dissi senza realizzare che ormai ero tornata in Italia.

‘Hello a chi ? Lory….sono Mamma ‘ – rispose una voce divertita – ‘O non ti ricordi più di me, anzi di noi ! Lo sai che ore sono ? Non dovevi venire a prendere Marco alle 11.00 ? ‘

Guardando la sveglia realizzai fino a che punto fossi’sfinita…

‘Cazzo….no’scusa mamma…volevo dire che…sì ho visto…sono le due del pomeriggio…ma ora arrivo…’ – dissi farfugliando con le idee ancora confuse.

‘Lascia stare Lory’ – ribattè mia madre con tono sorpreso – ‘Dato che devo uscire Marco lo porto io. Fra un quarto d’ora sono da te, ok? – aggiunse senza darmi tempo di ribadire.

“Un quarto d’ora…” – pensai fra me e me mentre mi dirigevo in bagno per infilarmi sotto la doccia. Guardandomi allo specchio realizzai che ero in condizioni davvero pietose: capelli sfatti, occhiaie enormi e….una faccia da sbornia.

In una decina di minuti riuscì a fare quello che di solito facevo in almeno un’ora di trucco cercando di rendermi presentabile a mio figlio e mia madre.

Mentre ancora in accappatoio finivo di pettinarmi sentì suonare il campanello di ingresso. Mi infilai di corsa una maglietta e un paio di pantaloni di una tuta e corsi giù ad aprire la porta di ingresso.

Mentre correvo giù per le scale dal “ballonzolare” delle mie tette mi resi conto che….non mi ero messa nè slip nè reggiseno….pensai fosse l’effetto della troiaggine che mi aveva colpito.

Con questo pensiero in testa aprì la porta ai miei due “amori”.

‘Mamma ! Sei tornata….’ – esclamò Marco saltandomi al collo.

In quel momento, nello stringere mio figlio, mi sentì permeare da una vergogna infinita per quello che avevo fatto in quei giorni ma quel che era peggio era l’imbarazzo innaturale che provavo nel sentirlo stretto al mio seno.

Ero sempre stata molto attenta a non dare evidenza a quella parte del mio corpo e mia madre, nel salutarmi dopo che Marco mi ebbe liberato dalla sua stretta, non perse tempo a farmelo notare sussurrandomi nell’orecchio:

‘Vedo che hai perso la biancheria intima all’aeroporto….o è una moda olandese accogliere i familiari con le poppe in libertà ? ‘

‘No…è che…la fretta…ma andiamo in salotto…’ – farfugliai troncando il discorso sul nascere.

Dopo qualche convenevole sotto lo sguardo indagatore di mia madre e l’anteprima dell’interrogatorio che subivo ogni volta che andavo fuori da parte di Marco, ci salutammo. Nel chiudere la porta dietro a mia madre ebbi l’illusione che tutto ‘fosse tornato a posto’ ma mi sbagliavo alla grande’.

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Nel pomeriggio, mentre come al solito Marco chiuso nella sua stanza giocava con i videogiochi facendo finta di fare i compiti, io’feci finta di essere una brava mamma e mi misi a disfare i bagagli e a fare lavatrici su lavatrici per rimediare all’arretrato.

Nascosi la valigetta con gli ‘oggetti proibiti’ nel mio armadio come a cercare di dimenticare pure il loro significato.

Avevo però già capito che qualcosa non andava in me quando subito dopo la partenza di mia madre mi ero recata in camera per ‘rimediare’ all’assenza del reggiseno ma ne ero uscita senza convinta che poi ‘.’non c’era nulla di male’.

Anzi, nel fare i lavori di casa mi ero sentita come liberata dall’assenza di quell’indumento per me abituale fino a pochi giorni prima e addirittura eccitata dallo ‘sbattere’ del mio seno ingombrante durante quelle faccende banalmente domestiche.

La sera preparai la cena e dopo un altro centinaio di curiose domande ce ne andammo a letto.

La mattina dopo cercai di rientrare nella solita routine: accompagnare Marco a scuola, traffico, ufficio, pranzo, ufficio…casa’scuola’e via !

In ufficio la curiosità ebbe livelli accettabili visto che erano tutti in mezzo alla preparazione di una causa importante e nessuno pareva avere molto tempo da dedicare a me.

La vita andò dunque avanti per un po’ di tempo ‘quasi’ come prima della mia avventura olandese finchè un pomeriggio avvenne il primo ‘incidente di percorso’.

Avevo infatti piano piano preso gusto all’idea del mio corpo nudo e mi ero ritrovata spesso a rimirarmi con auto ammirazione nello specchio di camera mia o in bagno prima e dopo la doccia. Ovviamente alcune di queste pause di compiacimento si erano concluse con sessioni di autoerotismo piuttosto vivaci ma, anche se la tentazione era tanta, mi ero trattenuta dal tirare fuori dal nascondiglio la mia ‘attrezzatura speciale’.

Fra l’altro, la mia camera era vicina a quella di Marco e questo che limitava molto le mie azioni vista anche la mia attitudine rumorosa nel momento del piacere.

Date però le molteplici attività ludico-sportive pomeridiane di Marco avevo comunque un po’ di tempo da dedicare a me stessa, considerando poi che la mia vicina Susanna si era offerta di portarlo in palestra insieme a suo figlio Giulio inseparabile suo compagno di scuola e di malefatte.

Avevo quindi sfruttato questa libertà di un paio d’ore post-lavoro iniziando a dare sfogo a delle manie nudiste che stavo scoprendo di avere. Iniziai a liberarmi dei vestiti appena tornata a casa e, pur se mi rendevo conto essere un’assurdità vista la stagione invernale, a girare nuda o seminuda per casa. All’inizio non capivo neppure io perché lo facessi ma sapevo benissimo che mi piaceva farlo e la cosa mi dava un senso euforico di eccitazione.
Un pomeriggio però la mia vita in casa prese una piega inaspettata e differente.

Ero diventata quasi drogata di libertà e a volte aspettavo quasi il limite d’orario del ritorno di Marco per andare in camera a rivestirmi. Quel giorno ero piuttosto allegra per buone notizie riguardo il mio lavoro e avevo deciso di fare un po’ di ‘naked cooking”cioè mi ero messa a preparare dei dolci in totale libertà. Avevo inoltre tirato fuori dal mio ‘archivio’ un po’ di CD di musica anni ’70, musica che stavo sparando a volume piuttosto alto con buona pace del vicinato.

Mentre ero intenta a dimenarmi davanti i fornelli al ritmo dei Village People ebbi come la sensazione di essere osservata. Mi girai lentamente con una scodella in mano e vidi che sulla porta della cucina c’era Marco ad osservarmi.

La sorpresa fu tale e la situazione così imbarazzante che la prima cosa che mi venne in mente di dire fu davvero assurda.

‘Ciao Amore. Stavo preparando i brownies’.ti volevo fare una sorpresa’ti piacciono, vero ?’ ‘ dissi mentre istintivamente portavo la ciotola in basso per coprire il più possibile la mia nudità.

‘Wow ! Certo che mi piacciono’e poi era da tanto che non li facevi – mi rispose con tutta naturalezza aggiungendo ‘ ‘Ma ti sei levata i vestiti per non sporcarli? ‘

‘Come’.scusa ?’ ‘ risposi stupita.

‘Sì, vedo che ti sei schizzata tutta con la pasta dei biscotti’sembri uno della Carica dei 101 !’ ‘ ribattè ridendo e indicandosi il petto.

Guardai anche io il mio seno e capì. Mi ero davvero sporcata tutta di cioccolata ed effettivamente le mie tette erano come un’.dalmata!

Iniziai a ridere anche io per vincere l’imbarazzo.

‘Ah’certo ! Quel frullatore è rotto e mi ero spogliata per non rovinare i vestiti’ma ora vado a vestirmi’

‘E i biscotti ? Non li finisci ? Ti puoi vestire dopo”- disse con aria preoccupata noncurante del fatto di avermi davanti completamente nuda – ‘e poi io tette ne ho già viste ! ‘ concluse con aria trionfante

‘Ma che dici Marco’ alla TV tu non guardi certe cose’.’

‘No no’.io le ho viste vere ‘.e anche toccate”

Capì subito di chi si trattava.

‘Non mi dirai che’.Juliana ?’ ‘ dissi mettendomi le mani sui fianchi senza curarmi ormai del fatto che fossi tutta nuda a parlare con un bambino di 10 anni.

‘Sì, sì’Juliana mi ha fatto fare la doccia con lei’.lei è più scura ma è’morbida’mi piace’

‘Oddio’hai fatto la doccia con Juliana ? Ora capisco perché eri così ‘buono’a stare con lei. ‘
‘Mamma, Juliana è simpatica e poi’parla in modo buffo’mi fa ridere’ ‘ disse con fare divertito – ‘fare la doccia con lei è divertente ! ‘

‘E ti credo’e meno male che ancora’lasciamo perdere’ ‘ risposi istintivamente pensando a cosa sarebbe potuto succedere se Marco avesse già avuto la possibilità di usare il suo pisellino ‘ ‘ma dimmi cosa avete fatto nella doccia ? ‘

‘Ci siamo schizzati’.e poi lei mi ha insaponato e lavato’e io ho insaponato lei ‘

”dove ?’ ‘ dissi con fare ormai rassegnato.

‘Dappertutto’ma la cosa che mi è piaciuto di più è stato insaponare le sue tette’sono morbide’anche le tue sono così ? Possiamo fare la doccia insieme anche noi così’ provo ?’

‘Marco ! Non si parla così alla mamma ! ‘ ‘ risposi stizzita con un rigurgito di moralismo prima di ricordare che ero nuda davanti a lui ‘ ‘Io credo che io e te dovremo parlare ma’prima io vado a vestirmi. I dolcetti li finisco dopo e’tu mi sa che per oggi hai visto anche troppo. Vai a giocare in salotto che torno subito, ok ?’ .

E senza dargli tempo di replicare presi la via delle scale con la netta sensazione che ‘lui mi stesse guardando insistentemente il culo’

Arrivata in camera andai subito in bagno. Avevo bisogno davvero di una doccia, non per lavare via il cioccolato ma per lavare via dalla mia mente quei pensieri assurdi che mi assalivano.

Come in un desiderio di punizione aprì al massimo l’acqua fredda e mi buttai sotto il getto ghiacciato per qualche lungo interminabile minuto. Sentivo il mio corpo soffrire ma quel sottile dolore mi impediva di pensare. Volevo non pensare, volevo dimenticare quella scena assurda che io avevo vissuto pochi istanti prima: io nuda a discutere con il mio bambino.

Mi sentivo sporca ma allo stesso tempo sentivo una sensazione di euforia. Sentivo di aver rotto un equilibrio ma non riuscivo a capire se la cosa era negativa o positiva.

Solo quando il dolore e il freddo diventarono insopportabili uscì dalla doccia piazzandomi davanti allo specchio. Avevo brividi incontrollabili e il seno mi faceva male dal turgore che aveva raggiunto.
Iniziai a piangere. Era un pianto irrefrenabile, liberatorio, non riuscivo a fermarmi. Mi resi conto che stavo piangendo per una morte. La morte della ‘vecchia Lorybeth”.

La donna nuda, tremante per il freddo e l’eccitazione non era più la noiosa, bigotta Lorybeth di pochi giorni prima ma avevo davanti una donna nuova che aveva scoperto il suo corpo e che non aveva più voglia di nasconderlo e nascondersi.

E per la prima volta capì che la mia vita era ormai irrimediabilmente cambiata e che avrei dovuto affrontare molti ostacoli per non soccombere a questa svolta.

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