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Erotici Racconti

Il delirio è scomparso

By 3 Agosto 2016Gennaio 30th, 2023No Comments

Ecco, nuovamente ci risiamo: la mia mente nuovamente mi mostra quelle numerose sagome scure indistinte, quelle nebulose mi circondano delimitandomi, io sono ammaliata e pure avvinta in una ragnatela di perdute cronache e di consumate memorie, i sospiri infelici e sofferenti di vari amanti debellati e sconfitti mi lacerano tormentandomi e strapazzandomi insanabilmente l’anima, onde di carnalità e di lussuria sbattono urtando contro gli scogli di quelle obsolete e per di più sorpassate paure. Io vorrei fuggire da questo mondo onirico, che mi mangia voracemente rubandomi l’innocenza, rendendomi una cagionevole e fragile creatura nelle mani di crudeli e d’insensibili carnefici, perché cannibali di purezza inghiottiscono i miei istinti e mi scaraventano in quella scapestrata e sfrenata orgia sacrificale.

Io sono assediata, accerchiata e importunata da quei corpi vuoti di pensiero, mossi soltanto da ignobili e da repulsivi istinti con quegl’innati impulsi carnali. Loro stracciano le mie vesti infine squarciandole, ridono mostrandosi fra loro con i brandelli di stoffa, bandiere impudiche e libidinose d’un insano e d’uno sconsiderato piacere. Uomini e donne, tutti oscenamente nudi, con quei seni pesanti che sbattono contro il mio corpo, quelle bocche spalancate che inghiottono i miei brividi, quei falli disattenti, incuranti e negligenti che penetrano i miei orifizi. Io sennonché osservo da impotente e da svigorita spettatrice la mattanza della mia carne, urlo l’angoscia, la rabbia e lo strazio, eppure sono sovrastata dal silenzio impassibile e gelido del nulla. L’incubo al momento m’inghiotte, mi trascina e mi porta lontano, giacché altre vite sfilano rapide davanti ai miei occhi sbarrati, travagli di vicissitudini remote, spezzoni vari di film in bianco e nero, però adesso li vedo giungere.

Loro sono giovani, belli e flessuosi, visto che la pelle nera luccica distinguendosi ed evidenziandone i muscoli scattanti di lui e la pienezza morbida di lei: ambedue sono schiavi. La loro colpa è ardua e grave, sì, perché si sono accoppiati senza permesso, perciò meritano la condanna. Lei è trascinata in catene, ha il viso rigato di lacrime e lo sgomento negli occhi, lui al contrario ha lo sguardo fiero, cammina eretto e sembra non sentire le grida euforiche della folla, in tal modo lo spettacolo inizia. Tutti e due vengono denudati e legati sia alle mani che ai piedi. I pali hanno anelli appositamente studiati, in quanto sembrano due animali aperti come le croci, i corpi nudi fremono nell’attesa, il sibilo dello scudiscio sembra quasi garbato e magnanimo, la mano che lo crea è benfatta, giacché lo sa armeggiare e lo sa muovere con arte, in quanto trae dalle pelli lucenti inattesi serpenti scarlatti e roventi, pertanto con abilità crea degli arabeschi di fuoco, poiché lacera e tortura, punisce con giustizia quel furto di piacere, in seguito altre immagini, altre agonie.

Al momento c’è una giovane bellissima con i lunghi capelli biondi, adesso le accarezzano i glutei rotondi e sodi, un ciuffetto di riccioli d’oro zecchino s’annida fra le sue gambe mentre il seno piccolo è teso, dal momento che guarda spavaldo verso l’alto: eccola, una vergine per il signore finalmente. La stanza è riccamente arredata: un letto a baldacchino, con dei preziosi cassettoni in ebano lucidissimo, segue un candelabro d’argento massiccio finemente inciso che sostiene due candele accese. L’aristocratico e altezzoso riccone attualmente entra nella stanza, dato che incurante e sordo ai tremiti di paura e di disgusto abbranca la ragazza, la trae a sé e le infila la lingua in bocca forzandola ad aprirla, dopo esplora e infine palpa con crudeltà quella carne pura e la spinge sul letto infilando le mani per allargarne l’entrata del suo sesso inviolato con una disadorna e una grossolana impazienza, senza gustarsi per nulla quel frutto delizioso e dolcissimo, sennonché entra in lei con un unico colpo, peraltro inanimato e insensibile ai suoi affannati singhiozzi.

Nei miei occhi resta sennonché ben impressa e spiccatamente riprodotta una macchia su quel candido lenzuolo, perché vortici impazziti di colori e di suoni mi coinvolgono e mi trascinano, altri sospiri dolenti compaiono, altri ancora rassegnati e vinti emergono, quegli occhi allungati scrutano, quella pelle olivastra riappare, quel corpo minuto e delicato mi rintrona di continuo, quelle piccole mani strette sui fianchi cercando di chiedere riguardo languide m’interpellano invocando rispetto e pietà. In quell’istante una burrascosa e solida certezza invade affranta e disperata interamente la mia mente: no, non è il passato, è oggi, lui è un florido e prospero turista, lei quasi una bambina. La madre contratta discutendo il prezzo come se fosse una qualunque mercanzia, lui cerca d’ottenere quella cedevole e tenera carne economizzando qualche dollaro prenotandola al miglior prezzo. La transazione nonostante ciò però avviene, perché i soldi di quello scambio sono radicalmente imbrattati di sangue in cambio di un’anima e di un’intelligenza che respira e che vive. La madre indica persuasa la stanza sul retro, la ragazzina s’avvia cupamente a capo chino, l’uomo la segue, la madre prosegue il lavoro di rammendo senz’aggiungere alcuna espressione né manifestazione ulteriore sul volto stanco.

Io non resisto, chiudo gli occhi per non guardare, urlo per non ascoltare, per il fatto che avverto e colgo distintamente sul mio corpo il sopruso, l’orrore, il complessivo disgusto e il totale raccapriccio. Artigli sconvolgenti e spaventosi si conficcano nel frattempo nel mio cuore, come un animale ferito e braccato io mi dibatto lottando per fuggire dall’inferno agghiacciante e spaventoso in cui sono precipitata, al presente ho la bava alla bocca, l’abominio e l’orrore m’assilla e mi soffoca, io vomito parole di fastidio e definizioni di repulsione mentre la lama luccica fra le mie mani prima d’affondare, feroce e sanguinaria giustiziera in quella carne lurida e spregevole che rimanda indietro un fetore d’abietta, di certa e d’inqualificabile carogna.

Questi bislacchi, inusuali e stravaganti individui, nondimeno ignobili, immondi e laidi protagonisti, sono in conclusione ahimè, anormali, deformi e mostruosi personaggi che confondono sovvertendo e manipolando il sesso con la desolazione disgustosa e lo squallore meschino, ributtante e spregevole dell’eccesso, dello scandalo e della sregolatezza. 

Rudemente, in modo inatteso, quella sorta di sogno angoscioso e oppressivo bruscamente scompare affrancandomi, lasciandomi tuttavia addosso un velo di avvilimento, di malumore e di tristezza. Io mi ritrovo vistosamente gocciolante di sudore per tutte quelle scenografie sconvolgenti appena vissute, perché puntualmente lo squillo improvviso, inatteso e potente della sveglia mi riporta alla realtà quotidiana, rammentandomi che devo iniziare la giornata. Apro bruscamente gli occhi, il sudore è freddo sulla mia pelle, in quel preciso momento mi guardo attorno arruffata, confusa e incerta, squadro la mia stanza, il mio letto e la mia vita, meno male che il sogno è svanito dico a me stessa rincuorandomi.

La luce del giorno al momento rassicura e rinfranca il mio spirito addolorato, angosciato e in special modo ferito dalla lotta, un incubo di realtà esistenti e di concretezze tangibili, d’uomini di sola facciata, purtroppo numerosi accomunati e messi alla pari da queste preferenze in questo mondo.

{Idraulico anno 1999} 

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