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Erotici Racconti

Il gondoliere

By 21 Luglio 2016Gennaio 30th, 2023No Comments

La città di Venezia, incomparabile, straordinaria e unica nel suo genere è molto allettante e suggestiva nel mese d’aprile, presumo però ancora di più lo sia nei mesi invernali quand’è avvolta totalmente dalla nebbia che le dona un’incantevole e un’innegabile cornice regalandole un fascino esclusivo e irresistibile, questa però è una mia personale idea, giacché lo so e lo capisco molto bene, eppure tutto cambia e si modifica, perché se a muovere e a spingere in special modo la gondola per un giro turistico attraverso la laguna e i canali c’è un giovane e vigoroso gondoliere. Pino, questo il suo nome, ha trentacinque anni e gli occhi simili al colore della lavanda, le labbra carnose, il naso perfetto e due mani grandi, è muscoloso e pallido con la maglietta caratteristica con le righe bianche e blu così aderente da lasciarti senza fiato.

Pino, in realtà, sul polso destro aveva un tatuaggio che raffigurava un serpente, io guardandolo nel tempo in cui remava cominciai a fantasticare nel mio vestito leggero tutto ricamato di fiori rosa: i suoi occhi su di me spiavano con dovizia le gambe scoperte da quei leggeri soffi di vento, cosicché io azzardai scoprendo un po’ di più le mie curve, lasciandogli intravedere che là di sotto non portavo le mutandine. Non ci giurerei, però lui ebbe come un inatteso sussulto, un poderoso fremito, per il fatto che quasi cadeva dalla gondola, già lucidata e profumata a dovere con la cera delle api stesa da poco tempo. Io tolsi il mio foulard e scoprii la mia fluente chioma d’oro, mi sfilai gli occhiali e Pino cominciò a eccitarsi oltremodo, poiché lo notai dal gonfiore dei pantaloni neri sempre più tesi all’altezza della cintura. In quell’occasione m’avvicinai verso di lui e con la mia mano competente ed esperta, liberamente e per niente imbarazzata cominciai a massaggiarlo proprio lì, dal momento che lui virò la gondola nascondendosi in un anfratto a ridosso di una calle.

Lui abile, competente e sicuro qual era lasciò il remo, mentre in puro idioma veneziano mi disse che se volevo potevo pacificamente approfittarne, perché nessuno sarebbe passato di lì, in quanto non ci avrebbero visto in nessun modo. Io non me lo feci ripetere due volte, assatanata e bramosa com’ero lasciai cascare il mio vestito e lui fu quasi in preda a uno spasimo, perché si sedette a gambe divaricate sulla prua e mi donò il suo bel remo di carne. Quel cazzo era ben sagomato, non enorme, eppure ben proporzionato e ameno da vedere, maturo al punto giusto, con le vene bene in rilievo pulsanti come i suoi testicoli gonfi pronti per esplodere tutta la sua densa e candida linfa. A dire il vero il suo carnoso cazzo profumava di mandorle dolci, per il fatto che io cominciai a succhiarlo ingordamente, massaggiando nel frattempo il suo addome scultorio, poiché lo sentivo ansimare, mentre il ritmo del suo respiro mi eccitava e mi scatenava sempre di più invasandomi oltremisura. Lui iniziò sennonché a massaggiarmi il clitoride, pizzicandolo lievemente come si fa con la corda d’un mandolino, mentre io affondavo sempre di più la mia bocca su quel cazzo diventato sempre più grosso e sodo, audace e compatto che imbrattato del mio rossetto rosa lo rendeva chiaro come una pregiata scultura d’avorio.

Pino voleva tangibilmente scoparmi, tuttavia io non glielo permisi, perché lo feci sdraiare dentro la gondola e gli saltai addosso come una tigre affamata e continuai a succhiargli il cazzo, giacché vedevo che sudava sempre di più il povero Pino, eppure lui con tenacia non si lasciava sopraffare, resisteva contrastando come poteva. Dopo tre quarti d’ora, con le mandibole che mi facevano male e lui che sembrava uscito da una sauna, con quel cazzo diventato enorme e violaceo, ansimando come un cavallo sfiancato mi esplose in faccia regalandomi la sua individuale doccia di sperma a più getti, imbrattandomi i seni, le gambe e i capelli, mentre io contenta e soddisfatta gli ripulii il cazzo senza lasciare traccia alcuna di quel gagliardo orgasmo.

Lui nel frattempo mi passò la maglietta per ripulirmi e con il torso nudo riprese a remare, io mi rivestii con gli occhi sorridenti e in balia d’una bizzarra euforia mi ricomposi, mi rimisi il rossetto, gli occhiali, il foulard e lui cavallerescamente mi riaccompagnò al porticciolo senza farmi pagare. Pino volle sapere dove alloggiavo a Venezia, perché ovviamente la mia vacanza d’una settimana a Venezia fu all’insegna del gondoliere in sostanza per tredici ore al giorno. In seguito quando decisi di rientrare a Como, Pino mi lasciò l’indirizzo e il numero di telefono, eppure da allora io non l’ho più cercato né richiamato.

Sono più che certa però, senza dubbio alcuno, che ogni volta che ritornerò a Venezia dopo i tanti regali immorali, peccaminosi e proibiti a lui offerti, Pino sarà sempre lì ad aspettarmi e che il suo cuore sia occupato oppure no, tornerà indubbiamente e innegabilmente da me, garantito.

{Idraulico anno 1999} 

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