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Erotici Racconti

Il nettare della vita

By 6 Ottobre 2016Gennaio 30th, 2023No Comments

‘E’ ancora presto, visto che ci attenderà una vita’ – terminava così in modo assennato il primo incontro. Il luogo in cui il tuo piacere è immediatamente esploso senza irragionevolmente poter né erompere, dal momento che lo abbiamo appena lasciato alle nostre spalle, perché lì davanti a noi ci sono un tavolino e due sedie, muti e silenziosi spettatori della tua evidente e innegabile personale goduria vissuta. Appena ci siamo allontanati il tuo volto si è radicalmente trasformato, scoppiando tangibilmente in una risata, in uno di quei sorrisi che mi mandano all’altro mondo e mi fanno ritornare indietro per la loro genuinità, per la gioia con cui manifestano rivelando il tuo piacere.

E’ sempre uno spettacolo nuovo assistere e partecipare a una tale manifestazione di gioia, sempre diverso, inedito, superiore dell’ultima volta. In conclusione entriamo in macchina, faccio appena in tempo a voltarmi dalla tua parte, che una furia scatenata e assetata di passione si scaglia contro due labbra fameliche e una lingua avvolgente s’avviluppano al mio volto, alla mia bocca, ne forzano l’ingresso, si precipitano a esplorare in un turbinio la consistenza della mia lingua, sopraffatta inizialmente da tale aggressione, contraccambiata però rapidamente. Le tue mani m’afferrano per il collo, scendono a percorrere smaniose il torace sopra la camicia, ne slacciano velocemente i bottoni, solcano con i palmi aperti il mio petto, artigliando i capezzoli e proseguendo poi sino all’ombelico. L’ostacolo della cintura non ti ferma, ti fa eccitare ancora di più e per intensificare il piacere rallenti immediatamente.

Ti stacchi da me, mi fissi con lo sguardo infuocato, il petto che ansima per la furia, le mani che lentamente sfibbiano la cintura, aprono i bottoni uno per uno, allargano i lembi, carezzano l’evidente gonfiore sottostante agli slip che ormai si vedono. Ti fermi, togli le mani, le riponi in grembo, t’allontani, poggi la schiena allo sportello chiuso rivolta verso di me e mi fissi con uno sguardo sornione e attendi che t’inumidisca le labbra con la lingua, perché il petto sembra voglia scoppiare, uscire dalla giacca e dal reggiseno che intravedo accattivante. Io m’avvicino lentamente, agguanto le tue mani, mentre il mio volto, le mie labbra e il mio respiro descrivono il tuo profilo, passando attorno al tuo naso facendoti ridere improvvisamente:

‘Toccami adesso’ – è il comando imperioso, che la mia gola pronuncia con un tono che non ammette repliche.

Io accompagno le tue mani fintamente ritrose verso il nascosto gonfiore, che tu appena giunta afferri improvvisamente con un senso di possesso, abbassi gli slip e tiri fuori il sospirato oggetto dei tuoi desideri, poi t’abbassi lentamente e assumi una posizione più comoda, quasi in ginocchio sul sedile, mentre il tuo volto s’avvicina aspirando l’odore maschio che ti giunge e ti fa eccitare ancora di più: le tue labbra sono sempre più vicine al mio membro marmoreo. Le labbra lo toccano, lo carezzano, lo collaudano, la lingua affiora per assaggiare il sapore del piccolo buchino, per bagnare la pelle liscia della punta, dura e morbida insieme, per scorrere lungo l’asta sempre più dura e gonfia fino alla base. Mentre la mano gioca con i testicoli, li stringe appena giusto per farmi sussultare, poi la lingua risale lentamente con passione, esplorando centimetro dopo centimetro in tutta la lunghezza che vorresti non finisse mai.

Giunta in cima, la tua bocca vogliosa s’apre e le tue labbra mantenendosi appena dischiuse lo accoglie sempre più in fondo mentre la mia sensazione è d’entrare in uno stretto meandro accogliente, bagnato e misterioso. La tua lingua arretra tanto più in fondo quanto io entro, aspirando e picchettando con tocchi leggeri la punta che s’introduce sempre più quasi la tua gola non avesse fine. Mentre tu aspiri, io mi sento come se volessi estrarre da lì anche il mio cervello, la posizione che hai assunto mi consente di vedere il tuo sedere leggermente all’aria, da cui si scorge appena sporgente quella foltissima peluria; questa visione mi fa sennonché arrapare ancora di più, poi un morso delle labbra mi fa capire che tu gradisci l’altro indurimento del mio cazzo che la tua insaziabile cavità ha benevolmente accolto.

Io mi chino avvicinandomi a ciò che vedo, le mie mani s’allungano verso di te in basso, tu ti giri lentamente schiudendo le gambe che la gonna ha ormai lasciato completamente alla mia discrezione: il tuo sesso &egrave interamente aperto, reduce dall’orgasmo provato prima, dato che non ha mai smesso di colare il suo piacere, ha semmai rallentato l’intensità, perché sfiorarlo ne aumenta l’apertura, la mia bocca s’avvicina, così la mia lingua ritrova ciò che le dita avevano toccato, nuovamente rigonfio, caldo e bagnato, le dita s’intrufolano e iniziano un lento andirivieni, mentre la lingua aumenta la velocità della sua esplorazione. Il tuo ritmo si fa più travolgente, giunta alla fine della tua corsa, risali e fai uscire il mio cazzo dalle labbra, lo ingoi nuovamente, come una specie d’estensione nella tua selvaggia manifestazione di passione.

Le dita dentro di te diventano due, allargandoti sempre di più mentre la quantità di secrezioni che sgorgano aumenta a dismisura, come la mia sete che riesco appena a soddisfare. Un fremito e un sospiro profondo mi mostrano che tu gradisci oltre misura e il coordinamento dei tuoi movimenti perde un attimo il suo ritmo, mentre la mia lingua non ti dà pace alternando i luoghi delle sue esplorazioni, quasi un piccolo membro che vive di vita propria.

Adesso è diventata una gara, una corsa contro il tempo, un affannarsi al raggiungimento contemporaneo d’una luce che s’intravede, per un piacere che nasce dalle viscere, che mi fa asciugare il tuo sesso, ma non tanto velocemente quanto lui si bagna, dato che mi fa crescere ancor di più. Ecco l’imprevisto irrigidimento, tu senti arrivare il mio orgasmo, lo intuisci perché anche tu stai per arrivare, ti senti frugata, aperta, piena come solamente una penetrazione ti potrebbe far sentire e un risucchio più forte degli altri mi fa esplodere in un getto potente che t’arriva in fondo alla gola, mentre anche tu allarghi il più possibile le gambe. Tu m’inondi le labbra, il volto, il naso e la lingua, mentre io esplodo sulla tua faccia e dentro la tua bocca il nettare di cui sei golosa, lo ingoi ripetutamente, ma una parte ti cola dagli angoli della bocca che stringi più forte, perché non vuoi perderne neanche una goccia.

Anch’io però godo anche della magica visione del tutto sesso che pulsa ancora, in un interminabile susseguirsi di contrazioni che le mie dita e la mia lingua continuano a sollecitare. T’asciughi sennonché con dei ripetuti giri di lingua gustando tutto il liquido che è sgorgato, tutto quello che non sei riuscita a ingoiare subito, con le mani strette intorno a raccogliere anche l’ultima goccia che le mie contrazioni fanno fuoriuscire continue.

Nel momento in cui ti gusti il mio sapore, io t’offro il denso e abbondante nettare che schizza: ebbene sì, proprio quella appiccicosa e densa bevanda, in quanto è il nettare della vita.

{Idraulico anno 1999} 

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