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Erotici Racconti

Il tempo stringe

By 22 Maggio 2017Febbraio 3rd, 2023No Comments

Quando ho saputo che t’avrei certamente rivisto dopo tanto tempo, immancabilmente un inatteso capogiro m’ha fatto quasi barcollare, perché ho avvertito in maniera netta e spiccata una fulminea stilettata al basso ventre. La cupidigia e la smania chiaramente di te dunque, quella prestante libidine rimasta in verità solamente accantonata in superficie peraltro in modo apparente, decisamente prorogata, però piuttosto ben amalgamata nel suo insieme sia al cruccio quanto all’evidente inquietudine d’essere sopraffatta dall’esaltazione, per farla breve minando minacciosamente quel vincolo sentimentale accuratamente allestito e portato avanti in tutto questo tempo con un altro amante. 

La mattina di quel giorno in verità era trascorsa esclusivamente seguendo un lungo e accurato approntamento, una selezione attenta dei vestiti e del vaglio diligente degl’indumenti intimi da poter indossare, per risultare maggiormente accattivante e piacente più che mai nei tuoi confronti. A dirla tutta, io non ero erudita per ora d’agognarti, perché come minimo il mio personale rapporto sentimentale, quello che azzarderei ribadire oggigiorno come un parametro logico, assiduamente me lo impediva ostacolandomi di netto, malgrado ciò si manifestava il distinto proponimento, probabilmente la vanagloria d’assistere nel tuo sguardo il medesimo ardore. La tua personale fragranza con tutta franchezza, sostengo ancora oggi, è stata in verità quella che m’ha tempestivamente fatto sterzare i pensieri facendomi smarrire il giudizio, mentre io ridefinivo incanalando e precisando i dettagli con alcuni miei colleghi appena fuori dalla sala delle assemblee. La letizia stampata sul tuo volto, la mancanza totale dell’impaccio, cogliere quegl’istanti pronunciando nuovamente il mio appellativo in maniera erotica, m’hanno sennonché lasciato integralmente priva di tutele, sguarnita, in conflitto e in totale dissidio solamente con la mia continua eccitazione e i miei frequenti sensi di colpa. 

Tu hai subito iniziato il rituale della seduzione, perché sapevo che ti saresti vendicato, dal momento che non avevi ancora accolto la mia rinuncia, mettendoti da parte per una storia magari più borghese e conformista, però a ben vedere più gagliarda, robusta e sana: quella là, era in effetti, per te indiscutibilmente una questione d’onore, anzi, uno scontro, una controversia di deferenza, una disputa di sottomissione, visto che volevi possedermi dominandomi un’ultima volta. Per il tuo modo d’essere e per la tua natura devo riconoscere sancendo che ti piace corteggiare, tu sei enormemente bravo e valente in questo, per il fatto che la tua origine meridionale così diversa dalla mia, innegabilmente t’aiuta. Io cerco malgrado ciò di tutelarmi riparandomi davanti a una tazzina di caffè, per il fatto che ti racconto con entusiasmo e con slancio della mia nuova vita, sebbene mi renda conto che questa mia allegria ti eccita e ti stuzzica ancora di più, come dire, una sfida nella sfida. L’ora dell’appuntamento con il mio capo è ormai prossimo, in questo modo ci avviamo in conclusione verso le scale per salire ai piani superiori, tuttavia con un rapido movimento e un pizzico di fortuna tu riesci abilmente a fermare l’ascensore e a spingermi dentro. Là dentro siamo da soli, tu non mi palpeggi né tenti di sbaciucchiarmi, tenuto conto che sono occorrenti unicamente quattro essenziali vocaboli appena sussurrati per rendermi flaccida a te, facendomi istantaneamente cedere:

‘Esigo scoparti, sei meravigliosa’.

In questo momento sono io a dirigere incanalando accortamente quell’intemperante e lussurioso gioco, così evitando di farci notare troppo ti conduco astutamente nella stanza dell’archivio, luogo peraltro isolato e poco frequentato, sicché chiudo a chiave la porta e spengo la luce. E’ da quando lavoro qui che onestamente ho sempre avuto il miraggio di farci sesso, giacché un paio di volte mi sono addirittura sfiorata nella completa solitudine delle mie brevi ricerche lavorative. Al momento la mia fica è ardente e fremente, giacché sussulta famelica in un’irrequieta e in una compartecipe attesa, di questo andare io t’allento la cravatta, ti sbottono la camicia e ti bacio il torace soffermandomi sui capezzoli che succhio insaziabilmente, poi invasata più che mai m’inginocchio e bacio calorosamente il tuo cazzo, visto che pulsa con manifesto disagio, impaziente e insofferente nascosto dalla sottile stoffa dei boxer. Acutamente insinuo la lingua sotto l’elastico perché voglio sentirne appieno l’odore, godere per intero l’olfatto della tua essenza unica di maschio, allora scosto i miei lunghi capelli per squadrarti negli occhi, per gustarmi apprezzando le sottili smorfie che compaiono sul tuo volto mentre sei in preda all’eccitazione più totale. Io afferro il tuo cazzo interamente in bocca quasi ingoiandolo, dopo raccolgo i testicoli tra le mani strette a modo di conchiglia e serrandoli delicatamente li strofino scorrendo velocemente i palmi sopra di essi. 

A questo punto il tuo cazzo è consistente, è già pieno, nondimeno io ho attualmente un tiro mancino da proporti, un nonnulla per me, però una grandiosità per te: lascio colare intenzionalmente sulla tua cappella un filo di balsamo profumato che attraversa del tutto il tuo cazzo, dopo giunto pressappoco alla base con la punta della lingua sfrego saggiamente con perizia il frenulo, poi riporto nuovamente la lingua verso l’alto, in questo modo per più d’una volta interrompendo con cadenza di proposito i movimenti, facendo attenzione che quella soave vessazione duri più a lungo possibile. 

Io mi muovo con cautela, faccio di tutto e tengo diligentemente a bada la situazione evitando di farti sborrare velocemente, sì, perché prima ho voglia d’averti interamente dentro di me, ho la bramosia di sentire e di nutrirmi del tuo cazzo, di percepirlo slittare come si deve avanti e indietro nella mia odorosa, pelosissima e sugosa fica. A dire il vero, adesso che ci penso, non abbiamo molto tempo a disposizione, perciò azzardiamo oltremisura dandoci dentro più che possiamo, noi stiamo al momento osando moltissimo, giacché di quest’inedita e imprudente prospettiva siamo consapevoli rettamente entrambi, tu per di più sei smodatamente euforico e hai voglia di concludere, successivamente m’agguanti il viso tra le mani e mi sollevi, in seguito mi fai voltare facendomi urtare adorabilmente contro lo scaffale pieno di documenti.

Tu sei accalorato al massimo, sei animato, vaneggi in assoluto, perché non lasci neanche il tempo di chinarmi, dato che m’infili il cazzo dentro bruscamente da dietro con un colpo solo peraltro in modo sbrigativo, scostando leggermente il perizoma che porto indosso. Davanti la tua mano sinistra comprime il mio seno, mentre con la mano destra stimola in modo spiccio sollecitando abilmente il clitoride, intanto che posteriormente la tua cavità pelvica mi colpisce assestandomi marcate e vigorose spinte, facendomi intravedere in quell’occasione mai come allora i corpi celesti. 

Il mondo reale tuttavia è là di fuori che m’aspetta aspro, inclemente e spietato, nel frattempo però dentro questa piccola area inusuale, segreta e riservata tutta per noi, io mi godo quegli esemplari e sublimi istanti, spassandomela degnamente appieno, direi ottimamente in modo divino.

{Idraulico anno 1999} 

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