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RITORNO A CASA: Daniele
– Io mi chiedo che cazzo hai avuto in testa per tutta la giornata! Daniele, sto parlando con te. Staccati un attimo da quel cellulare e guardami.
– Amore, giuro che non capisco il senso di questa discussione. Posso aver esagerato a dire alcune cose e me ne scuso. Ma ad un certo punto adesso anche basta. Di cos’altro dovrei scusarmi? Di desiderare mia moglie? Del fatto che ogni tanto spero che fra noi ci siano ancora un po’ dei brividi dei primi tempi e che si vada oltre la solita routine?
– Beh, potresti intanto iniziare a scusarti della volgarità che hai dimostrato a tavola.
– Oddio, davvero? Stai dicendo davvero? Volgarità? Ah già, hai ragione: ho detto “cazzo”! Scusami! Ho detto “cazzo” e per noi bambini delle elementari è davvero troppo!
– Sai benissimo a cosa mi riferisco, smettila di fare così.
– Allora ti riferisci al fatto che ti ho fatto togliere la giacca. Non sembravi così costretta a farlo. E a dirla tutta in quel momento non sembravi nemmeno così poco “emozionata”, come direbbe tuo padre…
– Cosa c’entra ora mio padre?
– Nulla nulla…era una battuta… Quindi, tornando al pranzo, non eri per nulla eccitata per le cose che ti stavo dicendo?
– Smettila Ste! Sai che sono modi e cose che mi mettono a disagio.
Ma il marito ormai era deciso ad affondare il colpo e non smise.
– E tornando alla mia presunta volgarità, finalmente mi soddisfi o devo fare da solo?- e nel dirlo iniziò ad abbassare la zip dei pantaloni.
– Vaffanculo Daniele.
Ilaria gli fece il dito medio e si diresse verso il bagno, chiudendosi dentro, e lasciandolo solo in cucina, con la patta dei pantaloni aperta e sempre la cintura legata in vita.
Daniele, deluso e rammaricato, bevve un altro sorso d’acqua prima di trasferirsi in salone. Nel silenzio sempre più pesante di quella sera più che inoltrata l’unico rumore che lo interrompeva era lo scrosciare della doccia, mentre Daniele, sdraiato sul divano, riguardava sul cellulare le foto della giornata.
Si ritrovò a mormorare, guardandole e commentandole. E quasi senza accorgersene aveva messo la mano nei pantaloni ad accarezzarsi il sesso.
– Ecco la damigella pompinara… Mamma mia Paola che eleganza e che tettone… Ilaria Ilaria, se solo sapessi quanto sei figa… Com’è che ha detto Luigi? “E poi quel culo…”. Aspetta aspetta che di sicuro ce l’ho…eccolo! Che culetto che hai amore mio…che culetto meraviglioso…
Il cazzo duro cominciava a dare segni della sua eccitazione bagnando la mano di Daniele dei primi liquidi. Lo liberò dai boxer e si mise a sedere più comodo. Sempre con il sesso scappellato, sempre in tensione continuò a guardare le foto.
– Ecco di nuovo la “Brava Maria”…che labbrucce che hai…
Prese della saliva e si bagnò l’asta. La mano riprese a scorrere veloce.
– Guarda guarda qui Paola com’è bella! Le tette le stanno su che è una meraviglia! E Ilaria vicino non sfigura per nulla!
Cominciava a tremare.
– Mmm…Ilaria e la mamma…che coppia di femmine…
Si accorse di aver alzato troppo la voce e si fermò, ma sentì ancora l’acqua scrosciare e si tranquillizzò.
– Ila mia, Ila mia…eccolo di nuovo quel culo che tanto adoriamo io e tuo padre…
Si bloccò di nuovo, questa volta con un perverso pensiero che improvviso era apparso. Guardò verso il bagno: Ilaria era ancora sotto la doccia. Era indeciso se alzarsi, provare ad aprire la porta e farle una foto, rischiando però di farsi beccare e peggiorare una situazione già abbastanza tesa.
– Quasi quasi potrei fare un regalo a mio suocero…
Il dubbio venne fugato dall’acqua che smise di scrosciare. Si rivestì veloce, con il cazzo duro e dolorante per la tensione accumulata.
– Dai, meglio così, che oggi di danni ne ho già fatti abbastanza.
Aveva ancora in mano il cellulare con l’ultima foto ammirata: la moglie di spalle, vicino all’altare, mentre salutava e abbracciava il fratello neo sposo.
Un pensiero veloce.
Un comando che dal cervello arrivò rapido alla mano.
La ricerca di un contatto Whatsapp: Luigi.
L’inoltro della foto e una frase semplice a commento: “E poi quel culo…”
– Tanto peggio di così non potrà mai andare.- detta a mezza voce mentre si alzava dal divano per raggiungere il bagno e provare a farsi perdonare.

RITORNO A CASA: Ilaria
L’acqua calda le scendeva sul corpo e pareva perfetta per alleviare la tensione accumulata nella giornata. Un lento, ma costante rilassamento stava prendendo il sopravvento rispetto a quanto successo nelle ultime ore e con esso anche i pensieri si fecero a poco a poco più chiari: Daniele non doveva permettersi di trattarla così, ma forse aveva anche ragione nel dire che la routine e la quotidianità stavano annullando una parte del loro matrimonio.
Mentre si insaponava i capelli e gocce di acqua e sapone scendevano rincorrendosi lungo le linee superbe del suo seno, si ritrovò a pensare a quanto, come sempre nelle coppie giovani, il sesso avesse avuto un’importanza nei primi tempi: le prime scoperte, i primi piaceri, lei che chiedeva informazioni un po’ alle sue amiche, vergognandosene molto, ma soprattutto alla madre, con la quale raggiunse subito grande sintonia, lui che pareva più sicuro e decisamente più intraprendente di lei, probabilmente perchè passava ore a guardare film e video porno e quindi pensava di sapere tutto.
Il getto in faccia lavò via il sapone e la obbligò a chiudere gli occhi e la prima immagine che trovò, nel buio dei suoi pensieri, fu la prima volta che lui guidò la sua mano sul suo sesso duro. La sensazione di avere in mano qualcosa di nuovo, vivo, pulsante e l’ancora più forte sensazione di non riuscire a smettere anche quando lui la lasciò libera di continuare da sola: l’incitamento e i complimenti di Daniele, il suo ansimare sempre più forte mentre giocava con le sue tette, già allora sviluppate e piene, fino a quei densi fiotti di sperma diretti verso un fazzoletto che poi provò vergogna a nascondere nella stanza fino alla prima occasione per buttarlo. Daniele aveva insistito per farle togliere la maglietta e venirle addosso, lei aveva resistito, dicendogli di accontentarsi di guardarla e toccarla restando vestita. La sua vergogna, almeno quella volta, aveva vinto su quegli sguardi lubrichi, gli stessi dei compagni di classe. E non solo.
Il suo seno.
Si ritrovò a fissarlo. Era bagnato e con tracce di sapone. Con le mani si ritrovò prima a soppesarlo, poi ad accarezzarlo per spalmare bene e lavare via il bianco del bagnoschiuma. Quasi sovrappensiero non si fermò e continuò fino a quando avvertì chiaramente i capezzoli duri strusciare sui palmi delle mani.
I suoi capezzoli che oggi tanto l’avevano fatta vergognare, dritti attraverso la camicetta.
Lo sguardo di Daniele. Le sue parole. L’aria condizionata. “Si, Ila, era l’aria condizionata. Mica altro…”, si ritrovò a pensare e rispondersi da sola ai propri dubbi, ai propri pensieri.
Però erano ancora lì, duri davanti ai suoi occhi a reclamare attenzione, mentre con le mani continuava ad accarezzarsi per spalmare bene il sapone, scendendo anche verso il basso, verso i fianchi, verso i glutei e la schiena.
Ancora lì duri a chiedere solo una carezza in più.
Una carezza che Ilaria, quasi inconsciamente si regalò e che le fece chiudere gli occhi, mentre entrambe le mani prendevano a coppa il seno per dargli un’innocente sensazione di sollievo che si trasferì a tutto quel corpo così stanco.
E fu in quel momento che rivide nitidamente quello sguardo.
Lo sguardo che per tutto il giorno l’aveva tormentata e che aveva pensato, o forse sperato, di aver frainteso o equivocato.
Lo sguardo di lussuria sul suo corpo che in quel momento stava mostrando, senza giacca, con la camicetta stretta, con il seno nell’ampia scollatura che sicuramente fu visto mentre si risedeva.
Lo sguardo del padre.
Quello sguardo che già anni prima aveva visto su di sé, mentre l’accompagnava in piscina o erano tutti insieme al mare, e che allora nella sua innocenza aveva quasi ignorato, ma che ora più grande capiva fin troppo bene.
Riaprì gli occhi di colpo.
Un brivido la percorse.
Si strinse fra le proprie braccia e sospirò, prima di chiudere l’acqua.

Avvolta nell’accappatoio si guardava allo specchio: un viso pulito e leggermente allungato sul mento, gli occhi azzurri ampi e finalmente, dopo ore, un sorriso sereno e pieno faceva capolino fra le labbra carnose al punto giusto. Un dito le percorse. Un bacio soffice sulla punta delle dita che la mano stampò sul suo riflesso allo specchio.
– Ila, posso entrare? Tutto bene?-, Daniele aveva bussato talmente debolmente che non l’aveva sentito e quasi si spaventò nel sentirsi chiamare. Il momento tutto suo, e dei suoi pensieri, era finito.
– Entra, entra. Ho finito.
Lo sentì entrare ma non si girò. Sentì Daniele arrivare alle sue spalle e alzando gli occhi verso lo specchio vide che la stava fissando.
– Dammi ancora due minuti e ti lascio il lavandino.
– Ila…io…
– Lo so, sono tua moglie e ti conosco da quasi 20 anni, pensi che non sappia quello che stai per dirmi?
– Scusami.
– Daniele, io le tue scuse le accetto pure, ma devi capire una cosa.- si girò per guardarlo negli occhi – Non azzardarti mai più a trattarmi come mi hai trattato oggi, chiaro?
– Ok, Ila. Messaggio chiaro e forte.
– Capisco che tu possa volere qualcosa di più dal nostro rapporto, come capisco che probabilmente io non sia, o non sia più, la donna più intraprendente possibile. Ma una cosa è rompere la routine quotidiana, un’altra è trattarmi da…da…da put…da sgualdrina, ecco l’ho detto – mise la mano sulla bocca di Daniele che stava per intervenire – dicevo, un’altra è trattarmi e parlarmi come hai fatto oggi, a tavola e poi poco fa in cucina.
– Ti chiedo scusa, davvero, dal cuore.
Timidamente Daniele l’abbracciò e non sentendo resistenza la strinse ancora più forte a sé. Ilaria si lasciò andare ad un respiro profondo e si lasciò coccolare dal marito, la testa sul suo petto e le mani che stringevano le braccia di Daniele.
Dolci carezze sui capelli ancora bagnati. Daniele le tirò su il viso e la guardò ancora negli occhi.
– Ti amo Ila.
– Anche io Daniele mio.
Si baciarono. Timidamente, a fior di labbra, e poi, dopo essersi ancora fissati negli occhi per alcuni secondi, nuovamente, in maniera più intensa. Un po’ alla volta le lingue tornarono a cercarsi, mentre le mani accarezzavano con sempre più passione uno la schianta dell’altra. Daniele si fece coraggio e, passando al petto della moglie, aprì l’accappatoio di Ilaria. Un capezzolo duro finì presto fra le dita dell’uomo che lo strinse delicatamente provocando un sospiro della donna. Strinse ancora più deciso ricevendo un gridolino dalla moglie, soffocato subito dalla bocca di Daniele che la baciò ancora a lungo, in profondità, mentre ormai con entrambe le mani giocava e tormentava entrambi i seni.
– Ila…sei stupenda…
La donna sorrise, con gli occhi pieni dell’eccitazione che prima aveva represso sotto l’acqua e che ora le stava nuovamente crescendo, sempre di più.
Scese con la mano lungo il petto del marito, aprendo i bottoni della camicia e baciandogli la pelle glabra. Con la punta della lingua giocò con un capezzolo dell’uomo. Lo fissava negli occhi mentre lo faceva, mentre la mano scendeva sempre più giù.
– Sento qualcosa che reclama la mia attenzione…-, disse mentre slacciava la cintura e apriva il bottone dei pantaloni.
Ilaria non era solita a parlare così e Daniele ebbe un brivido che gli fece chiudere gli occhi e stringere ancora di più il seno che aveva in mano, mentre con l’altra mano continuava ad accarezzare la testa della moglie.
Le dita di Ilaria circondarono la cappella e giocarono con le unghie su quella punta setosa e già gonfia per l’eccitazione accumulata nella giornata.
– Oggi sei stato cattivo, non so se te lo meriti…
– Ila, amore…
– Cosa?
Daniele provava ad abbassare la testa della moglie ma lei resisteva, non smettendo però di continuare a giocare con quel cazzo che ormai pulsava da solo in maniera quasi spasmodica.
– Quindi? Cos’hai da dirmi? Oggi mi hai fatto vergognare…
L’aveva impugnato saldo. Scappellandolo completamente e tenendolo stretto alla base fra pollice e indice, mentre le altre dita solleticavano i testicoli pieni e duri. Daniele stava impazzendo.
Provò a scendere con la mano verso la figa della moglie ma lei si allontanò. Lasciandolo a bocca aperta per la delusione.
– No no no Danieluccio caro…oggi mi hai fatto vergognare. E ora devi farti perdonare.
Si girò di spalle.
Lasciò cadere l’accappatoio per terra.
Si piegò in avanti, appoggiandosi al lavandino e guardando il marito dallo specchio cominciò a muovere il culo sfiorando e accarezzandogli il cazzo.
Ilaria stessa non si riconosceva e già sapeva che probabilmente se ne sarebbe pentita, ma la reazione del suo corpo a quei baci e a quelle carezze non mentivano. Come non poteva mentire a sé stessa sul piacere che aveva accumulato durante la doccia.
Sentiva il sesso bagnato ed era sicura di come, nonostante i tanti giorni di astinenza, le labbra gonfie della sua figa avrebbero accolto senza troppa fatica il cazzo del marito.
Mentre continuava far danzare il culo di fronte al marito si portò una mano sul sesso e il contatto con il clitoride la fece ansimare forte.
– Devi farti perdonare, amore.
Fu questo il colpo di grazia all’attesa di Daniele.
Prese il cazzo alla base, lo cominciò a strusciare lungo il sesso umido della moglie, unendo i loro umori, prima di iniziare a penetrarla con solo la cappella.
Dentro e fuori.
Dentro e fuori.
– Siiiii Dani, siii! Tutto, ti prego!! Fatti perdonare fino in fondo!
Affondò in lei in un colpo solo. Ilaria gridò, inarcando la schiena all’indietro e andando incontro al pube del marito. Tutto il cazzo era dentro di lei.
Per la prima volta da mesi si accorse di quanto le mancasse.
Daniele la prese per i capelli e iniziò a scoparla forte, comandando lui la scopata e Ilaria sentì che le mancava anche questo: essere usata da lui.
Nel piccolo bagno lo sbattere dei due corpi rimbombava ancora di più, eccitando ancora di più i sensi di entrambi.
– Guardati Ila. Guardati allo specchio. Sei stupenda!
– Dani! Dani! Oddio!
– Ci fai morire tutti di voglia e nemmeno lo sai quanto sei figa! Guardati!
Lo straparlare del marito era di una lussuria che fece vergognare Ilaria, come anche l’immagine che vedeva riflessa allo specchio, da cui però non riusciva a staccare lo sguardo. I due volti trasfigurati dal piacere, i movimenti sempre più frenetici di Daniele dietro di lei, le tette che ballavano e sbattevano sul lavandino: “una sgualdrina, sembri una sgualdrina” pensò, e sentì che la sua figa reagiva stringendosi sempre di più intorno a quel cazzo. Stava godendo e voleva che non finisse mai.
– Oddio che figa che hai. Ci fai godere amore mio! Dopo che ci hai fatto impazzire tutto il giorno!
Quel plurale la mandò ai matti, non capiva più nulla. Quel plurale. Quegli sguardi. Quegli occhi.
L’orgasmo arrivò proprio allora, con quegli occhi a fissarla nel cervello.
– Siiiii!!! Godooooo!!
– Eccomi Ila!!!!
L’orgasmo raggiunse entrambi, insieme esplosero i loro piaceri all’unisono e mentre i loro corpi continuavano a cercarsi Ilaria si sentì riempire come raramente le era capitato. Daniele si accasciò su di lei, restando con il cazzo in fondo alla sua figa.
Entrambi affannati e ansimanti.
Entrambi i sessi pulsanti e grondanti.
– Mio dio Ila, mio dio! Quanto mi mancavi! Sei stupenda!- sussurrò Daniele ad occhi chiusi, appoggiato sulla sua spalla.
Ilaria portò una mano dietro la sua spalla e gli accarezzò i capelli, guardandosi allo specchio.
Solo un pensiero: “Sei di nuovo la sgualdrina di papà”

(Per commenti e consigli vortice.rem@gmail.com. Grazie della lettura!!!)

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