Skip to main content
Erotici Racconti

In piena comodità

By 9 Marzo 2017Febbraio 1st, 2023No Comments

L’altro giorno osservavo quello sgabello in pelle nera, decisamente alto, indiscutibilmente ergonomico e girevole con lo schienale inclinabile, progettato appositamente per le postazioni di chi lavora di frequente al computer, in aggiunta a ciò, c’era per di più una comoda poltrona posizionata all’angolo opposto della stanza per arricchirne ulteriormente l’arredo, così come per volerne potenziare a ragion veduta la bellezza. Chi l’ha disegnato, infatti, ha pensato in maniera ottimale d’offrire la massima comodità per chi trascorre svariate ore nei pressi d’una scrivania magari davanti a un monitor per lavoro, però ha trascurato, o non ha forse giammai ben compreso, che potesse diventare il posto ideale e perfetto per momenti di puro e insperato benessere.

Io sono attualmente nel mio ufficio, con la mente stanca guardo fuori dalla finestra, dato che il grigiore avvolge radicalmente tutto, per il fatto che una tediosa giornata di novembre sta volgendo al termine. La segretaria annuncia frattanto l’arrivo del consulente del lavoro, che la nostra società sta valutando per affidare la selezione per la conclusiva preparazione del personale. Lui è alto, con i capelli scuri, il fisico magro ma ben fatto, un viso interessante e uno sguardo molto tenero, in quella circostanza mi stringe la mano, rapidamente un brivido percorre la mia schiena, giacché riconosco subito il significato, visto che sono in uno di quei magici momenti in cui la mia libido prende il sopravvento sulla mia inattaccabile moralità.

Io cerco di controllare tenendo a bada l’impulso e di non provocarlo, dal momento che distolgo velocemente la conversazione sull’argomento che dobbiamo discutere, dato che sono come sempre molto concreta e alquanto tecnica, perché pretendo il massimo da chi deve lavorare con me, e con poche domande sono in grado di misurare e di valutare convenientemente se la persona che ho davanti è adatta all’incarico. Teo per l’occasione parla con il tono di voce calmo e prospetta le regole operative in modo convincente ed esauriente, ma stasera sono per lo più distratta, perché più che di lavoro vorrei parlare di percezioni e di sensazioni intime. Non resisto, devo giocare, dato che ci sono attimi della mia vita che evadono fuggendo radicalmente dalla realtà, dove la ragione cede il posto e si piega capitolando immancabilmente all’istinto. Davanti agli occhi dolci di Teo io inizio ben presto a trasformarmi, sciolgo i capelli dalle forcine che li trattengono in un’acconciatura severa, tolgo gli occhiali che mi donano quell’aria dura e risoluta che contraddistingue il mio stile, sfilo le scarpe e davanti a lui inizio a massaggiarmi i piedi. Leggo sorpresa, in quanto un certo imbarazzo appare sul suo viso, perché certamente non s’aspettava in nessuna maniera un atteggiamento così confidenziale e apertamente informale da parte dell’amministratore delegato d’una delle più celebri società della moda di Firenze.

‘Mi perdoni dottore, però la stanchezza stasera vince, comandando e beffandosi in maniera irremovibile sulla buona educazione. Le dispiace, se mi metto in libertà mentre finiamo il nostro discorso?’.

La sua risposta è scontata, lui prosegue illustrandomi il programma mentre io mi slaccio in modo naturale la camicia, adagio, un bottone alla volta fino all’ultimo, divertendomi un mondo nel leggere chiaramente sulla sua faccia il passare fitto, rapido e contrastato d’emozioni e di pensieri che s’accavallano ingarbugliandolo. In pochi minuti lui perde chiaramente il filo del discorso, però capisce bene il senso brillante e perspicace dei miei pensieri, allorché s’alza, s’avvicina, le sue mani agguantano i miei piedi e iniziano un massaggio molto conturbante, con le labbra sfiora la pelle delle mie caviglie, sale lentamente accarezzandomi con la lingua e con le mani. La sua bocca è calda sulla mia, forti altrettanto sono le sue mani che frattanto esplorano sondando la mia carne, il mio corpo attualmente è abbandonato sulla sedia, la testa è piegata all’indietro con gli occhi chiusi, in quanto sono completamente abbandonata fra le mani di questo comunicativo ed esuberante sconosciuto.

Lui percorre tutto il mio corpo, risvegliando e sollecitando in modo avveduto ogni centimetro della mia pelle, fino a raggiungere il centro della mia femminilità, immergendosi, bevendo la mia totale essenza, il nettare del mio piacere e della mia volontà. Mi fa sennonché alzare e per incanto cadono le barriere fra di noi annullandosi all’istante: due corpi nudi si sono strofinati assieme, la pelle che si cerca e che si chiama, i fluidi che si mischiano, le vibrazioni che si mescolano unendosi radicalmente in un salire di sensazioni che ci fanno librare eterei. Io lo faccio sedere sulla mia sedia, mi chino su di lui, poiché le mie mani lo cercano, lo sfiorano, perché come ali di farfalla sono dappertutto su di lui. I suoi brividi sono i miei, il suo sapore è il mio afrodisiaco e assieme raggiungiamo vette lucenti, poi salgo sulla sedia, appresso salgo su di lui, il suo cazzo penetra in me, la sua bocca è sul mio seno mentre i miei capelli sfiorano le sue spalle. Sono dei movimenti inizialmente lenti, in seguito sempre più sfrenati, perché gemiti rochi s’intrecciano amalgamandosi, mentre lo sento espandersi dentro la mia carne, intanto che riempie con il suo calore il mio bisogno appassionato e impetuoso di lui.

La sedia si muove con noi rifinendo al meglio i nostri movimenti, sentendosi cointeressata anche lei all’amplesso, con due corpi accesi e vivi da una passione che rapisce e porta via la ragione facendola insanabilmente sbandare. Licenziosa e scapestrata, con le mani sulle sue spalle, io muovo in maniera scostumata i fianchi sempre più velocemente, salgo e scendo su di lui contraendo i muscoli interni e avvolgendolo completamente, fino a quando con un ultimo gemito lui si scioglie in me facendo sgorgare il suo candido seme vitale, perché pure io mi sciolgo in lui affagottandolo in modo impudico. Poi i nostri respiri affannati e boccheggianti riempiono il silenzio dell’ufficio affollandolo, le sue mani trattengono il mio corpo fino all’ultimo fremito, dal momento che i nostri cuori placano la corsa battendo uno sopra l’altro, per il fatto che la sua tenerezza avvolge al presente la mia anima, dal momento che colgo in modo netto quell’amabile sentimento di gratitudine e di soave riconoscenza, che s’avverte in maniera limpida quando il desiderio cede totalmente all’appagamento.

Quella sedia, invero molto accogliente, alta e confortevole, che peraltro non avrei in nessun caso pensato di collaudare, attualmente è il simbolo della nostra totale lussuria, l’emblema indiscusso della nostra maestosa carnalità, dal momento che Teo deve discutere con me di rilevanti e di seriosi affari di lavoro, perché sono più che certa che essa ci accoglierà ancora in maniera partecipe, accompagnandoci e incanalandoci in altri ammalianti ed estasianti momenti di leggera follia, azzarderei rivelare di pura e di lasciva sconsideratezza.

{Idraulico anno 1999} 

Leave a Reply