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Erotici Racconti

Inquietudini grandissime

By 13 Settembre 2018Febbraio 11th, 2023No Comments

Nonostante non ci pensassi più, però imprecando e inveendo notevolmente sull’accaduto, su consiglio comunque di alcune mie fedeli amiche, riuscii in ultimo riflettendoci adeguatamente a prendere in locazione un minuscolo e grazioso appartamento con l’annesso grazioso chiostro immediatamente a ridosso del centro abitato di Bologna, per buona sorte non molto dispendioso, in quanto il mio lavoro non mi permetteva diversamente di mantenermi, tenuto conto che dovevo persino far fronte a tutti i costi per gli studi universitari. All’esordio m’appariva tutto astruso e inverosimile, per il semplice fatto che ero curiosamente disorientato in una città estesa e caotica come questa, mi sentivo invero sradicato e fuori posto, essendo avvezzo alla vita d’un piccolo borgo che si trova laggiù nell’Italia del Sud. 

Indubbiamente è dura, alzarmi alla mattina e prepararmi per andare in facoltà, se non mi scolo una bella caffettiera che mi risvegli, giacché so che dovrò affrontare una faticosa giornata fino alle sette della sera. Come ogni mattina per fortuna c’è lei alla fermata della corriera che m’aspetta. Lei per la precisione si chiama Henriëtte, è una ragazza olandese che si è decentrata qua in Italia da un anno per frequentare un corso speciale, in aggiunta a ciò per la ragione che vuole perfezionare il nostro idioma, pure lei s’ingegna qua e là per potersi mantenere gli studi, essendo al presente alquanto affaccendata tutta la giornata presso un grazioso bar nei paraggi di Porta Saragozza a Bologna, considerato che non è una questione di poco conto. 

Henriëtte è avvenente, ha un carattere ammodo e garbato, ha gli occhi azzurri, i capelli castani chiari, ha una bella corporatura e ventisette anni magnifici e pimpanti, eppure in certi atteggiamenti pare essere una ragazzina adolescente, che ancora deve apprendere e scoprire il mondo degli adulti. Dentro il letto al contrario è totalmente diversa, perché la sera precedente al festino di Walter, un mio collega d’università che compiva gli anni le parlai, dal momento che lei l’italiano lo comprende benissimo. In quella circostanza, forse a causa dell’alcool trangugiato avvicinò le sue labbra alle mie. Io rimasi sbalordito, eppure subito dopo mi fiondai ad assaporare i suoi focosi sensi. Henriëtte baciava bene per davvero, per aver avuto pochi ragazzi nella sua vita, ci dava dentro con entusiasmo, sicché a un certo punto nonostante l’eccessivo frastuono mi bisbigliò: 

“Ascolta, vieni di là, che voglio esporti una cosa”. 

Dentro di me compresi subito che cosa doveva riferirmi, eppure feci finta di niente assecondando e caldeggiando il suo volere. Ci alzammo, io posai il bicchiere con la bevanda, lei eseguì allo stesso modo, sistemandoci alla svelta dentro la tavernetta adibita per l’occasione come temporaneo deposito, dove il mio amico talvolta trascorre le sue focosi notti in compagnia di ragazze o da solo, poiché è corredata da una splendida e comoda ottomana per queste inattese eventualità. Io m’appoggiai sul quel sofà, Henriëtte non mi dette neppure il tempo di ragionare sul da farsi, che s’avvinghiò addosso quasi strappandomi la camicia tirandomi i peli del torace: 

“Henriëtte, che cosa volevi comunicarmi, che cosa ti prende?” – dissi io incuriosito stando al gioco. 

Lei di rimando, alquanto aizzata mi rimarcò: 

“Dai, presto spogliati, che ho voglia, non resisto più”. 

Io prontamente mi sfilai la camicia, lei si tolse la maglietta collocandomi le tette di fronte al viso, che a dire il vero non notai quanto fossero state grandi. Henriëtte si sganciò il reggipetto, mi diede qualche morsetto sul petto, sul lobo delle orecchie, mentre io gliene assestai alcuni sui capezzoli e nel collo, notando nel contempo che quel gesto non la urtava né le cagionava fastidio. Lei era sufficientemente intraprendente, in quanto non esitava nel darsi da fare, dopo, levatasi anche la gonna rimanendo con le mutandine, s’accinse ad aprire la patta dei miei pantaloni, me li abbassò e di conseguenza come lei rimasi in mutande. Henriëtte con un balzo sull’ottomana si tolse anche l’ultimo residuo di stoffa, s’abbassò pigramente addentandomi il petto, dopo digradò giù verso l’ombelico, in seguito approdando alle mutandine, con le mani me le sfilò a rilento lasciandomi interamente svestito come lei. Fintanto che squadravo la sommità della tavernetta del mio amico, lei rimosse le mutandine e cominciò a baciarmi sul collo, dopo con la lingua mi leccò il viso, successivamente giunse nella zona dell’inguine arrivando al punto che dà più piacere, mentre io ero avvolto in uno spasmo di piacere immenso, Henriëtte seguitò con quelle sue labbra sensuali nel dispensarmi piacere che da tempo non provavo, perché durante il tempo in cui io gemevo lei mi squadrava proseguendo la sua opera che stava compiendo magistralmente, per il fatto che mi stava eseguendo una fellatio da sogno. 

Finito tutto Henriëtte salì su e ritornò a sbaciucchiarmi qua e là, le suggerii di montarmi su e lei non esitò un attimo, cominciò, lei sopra di me nella postura della smorza candela, cavalcando in un incontro di piacere per entrambi, stupendo, sublime e inenarrabile. Sentii il cuore che batteva velocissimo, a dire il vero era da molto che non sperimentavo questo tipo d’emozioni, davvero immense e inesprimibili. Passammo ben presto a un’altra posizione, che a me fa farneticare e che utilizzo sovente, io da dietro, giacché per me è piacevolissimo, anche se per molte ragazze è sinonimo di sgarbatezza e volgarità, ma a lei piacque assai. Henriëtte gemeva come posseduta, io provavo sempre più piacere, mentre lei seguitava a frignare strepitando dal gustoso piacere provato, io aumentai il ritmo della penetrazione, lei godette sempre più alternando clamori a vocaboli in lingua olandese, che a dire il vero capisco poco, ma che in un momento così mi stava bene anche quello. Sennonché proseguii nel ritmo di prima, notai che godeva talmente tanto da stringere i denti, per il fatto che quest’azione mi fece accendere invogliandomi ancora di più. 

Dopo circa una mezz’ora, variando altre posizioni, raggiungemmo entrambi l’orgasmo e fu un’esplosione poderosa e radicale di piacere, una detonazione completa dei sensi e delle membra per tutti e due. Henriëtte emise un ultimo acuto strillo accompagnato da dirompenti gemiti, pure io m’affrancai facendo straripare la mia densa linfa vitale, sborrando in definitiva sulle tette e sull’addome di Henriëtte tutto il mio brioso, denso e lattescente liquore abbinato a un prolungato strepito, che suppongo nonostante la musica fosse alta, abbiano udito persino i partecipanti là di fuori sistemati nel giardino di quella festa danzante. Le afferrai ancora una volta le tette, le porsi la mia lingua e lei la sua, ci baciammo, mentre Henriëtte mi suggerì che si era fatto tardi, e che l’indomani avrei avuto un esame importante, questione della quale mi ero scordato totalmente. Mi vestii, mentre lei sistemava al meglio l’ottomana cercando comunque di riassettare quell’ambiente per non lasciare la tavernetta sottosopra. 

In conclusione ci dirigemmo in parte nella sala e in parte nel giardino dove tutti ancora festeggiavano, chiamai da parte il mio amico Walter e gli espressi la mia totale gratitudine per la premurosa agevolazione, lui afferrò annuendo, m’accomiatai da lui riferendogli che l’indomani m’avrebbe dovuto portare il libro che gli avevo prestato per studiare. 

Afferrai la mia giacca, allungai il braccio attorno al collo di Henriëtte baciandola, salutando il popolo festante m’avviai. Era stata una serata magnifica e superba per me, anche grazie ai miei amici, e in special modo a lei, Henriëtte, compagna deliziosa e spensierata di un’avventura sosterrei fantastica e memorabile. 

{Idraulico anno 1999}  

 

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