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Erotici Racconti

Insicurezze che si diradano

By 30 Luglio 2018Febbraio 10th, 2023No Comments

Mi trovo accomodata nel parco cittadino a ridosso della stazione degli autobus, poiché attendo seduta comoda su d’una panchina gustandomi la piacevole brezza sotto un enorme platano, riesaminando e rievocando meticolosamente nel tempo in cui l’ho conosciuto. Nel telefonino ricevo un commento, è lui che mi rettifica che ha letto quello che io gli ho inviato il giorno precedente tramite la posta elettronica, gli allegati gli sono piaciuti e attualmente gradirebbe incontrarmi. La scusa, in verità non è di quelle maggiormente innovative, sennonché è pur sempre preferibile del cosiddetto e ripetitivo assortimento di farfalle o di francobolli che tanti decantano. Io obietto che sono ammaliata, avvinta e deliziata, perché mi fa enormemente piacere che almeno una persona mi proclami che ho fatto qualche cosa di buono, per quello che serve poi. Da quel giorno, invero, Cosimo inizia a farmi delle specifiche richieste, altresì affabili, comunicative e simpatiche:

‘Perché non scarabocchi qualche cosa nell’eventualità d’un nostro incontro. Ben accetta è altresì una tua foto, di dove sei, quali sono i tuoi passatempi preferiti?’. 

Non capisco realmente il perché, noi donne, quasi tutte, in fondo siamo sempre attratte dalla curiosità e invogliate dalle stranezze, per il fatto che ogni volta che ci capita un contatto indiretto e velato, siamo interessate a tal punto da voler creare, seppur inconsciamente, situazioni che verranno puntualmente travisate e manifestamente alterate e stravolte dal nostro interlocutore. Infatti, un bel giorno, Cosimo inizia a chiedermi d’incontrarci sempre più sovente, io seppur mostri avversione, irrequietezza e ritrosia, in cuor mio c’è il profondo e forse innato desiderio di sovvertire, d’approfondire prevaricando una cosa intimamente sconosciuta, perché evidentemente quest’aspetto qui lui lo legge comprendendolo e decifrandolo tra le righe delle mia posta elettronica. In realtà, avevo anche paura, giacché si legge e si riporta ogni giorno di fatti di cronaca di tutte le risme, in fondo pure Cosimo potrebbe essere potenzialmente un malintenzionato, uno squilibrato, un dissennato e quant’altro, meglio essere avveduti e guardinghi.

La situazione che noto all’istante che non passa inosservata è che di certo non è un tipo preciso, è in ritardo, giacché è già mezz’ora di tempo che sono scesa dall’autobus e lui non è ancora arrivato. Chissà poi, in fondo io non ho mai ricevuto una sua foto, mentre lui ne ha collezionate almeno quattro, per il fatto che m’identificherebbe senz’indugio, tranne che non s’intimidisca né s’imbarazzi, perché magari è un individuo introverso e schivo, che non ha coraggio di farsi vedere, oppure che non s’aspettasse che gli dicessi subito la verità nell’ultimo messaggio, quando gli ho reso noto che sarei stata nella sua città per lavoro e sarei venuta un giorno prima appositamente per lui. Può darsi che non mi riconosca con il fazzoletto sulla testa, in tal modo stabilisco di togliermelo lasciando snodati i miei capelli così come appaio sulla foto. Al presente mi scruto attorno, la calca è attualmente fitta di uomini, il fatto d’ispezionare esaminando tutti ininterrottamente non agevola le cose, perché alcuni di loro si piazzano nelle adiacenze fissandomi la gonna cortissima che ho indosso. Non so ancora perché sto facendo questa cosa, il fastidio e l’incomodo m’assalgono parecchio.

Un ragazzo s’avvicina, mi fissa, tende la mano e sorride, sto per alzarmi e prima che mi scappi un sorriso mi chiede degli spiccioli per il biglietto del treno. Rimango amareggiata e leggermente delusa, sennonché infilo la mano nella borsetta e gli porgo un paio di euro. Giuro che se non arriverà entro cinque minuti me ne andrò rinchiudendomi di in albergo per il disagio e per la soggezione. Mi chino ed allungo le mani sulla piega dei collant che si è formata alla mia caviglia, proprio sopra lo scarponcino con i tacchi che porto, perché ogni qualvolta che li metto mi fanno lo stesso difetto, in quanto dovrò decidermi e infine buttarli. Nel mentre, di fronte a me si fermano due scarpe di colore marrone, eleganti, da uomo, pigramente alzo gli occhi scorrendo con lo sguardo tutta la figura dell’individuo sino ad arrivare al suo volto. Quell’estraneo suppergiù sui trentacinque anni d’età resta lì disorientato, serio e perplesso, dopo alcuni interminabili secondi mi annuncia:

‘Ciao Filomena, sono Cosimo. Scusami, ma ero lì accanto che t’osservavo, però non avevo la sfrontatezza d’avvicinarmi’.

Un brivido percorre tutto il mio corpo, evidentemente per l’inattesa sorpresa, sennonché m’alzo e allungo la mano, perché lui con un inconsueto gesto si china e me la bacia prudentemente. Avrei voluto dirgli quanto fosse stato irrispettoso per avermi fatta attendere troppo, ma i suoi modi affabili, disponibili e premurosi mi percuotono deliziandomi nell’animo, sicché lo seguo senz’aprire bocca. Saliamo sulla sua Honda Civic di color argento metallizzato, durante il tragitto nonostante tutte le premesse e i messaggi erotici che ci eravamo frattanto scambiati, bruscamente si è innalzato un invisibile quanto inatteso sipario. Siamo ambedue visibilmente ansiosi, inquieti e impensieriti per quel silenzio, insieme iniziamo a confabulare esponendo l’usuale asserzione del momento interrotta a metà, ci guardiamo e uno scoppio di risa fragorose avvolge l’intero abitacolo. Viaggiamo per il capoluogo e guardo attraverso il finestrino appannato il panorama, con tutta quella moltitudine di persone che passa ignorando chi cammina al loro fianco, sullo stesso marciapiede, nessuno si guarda, nessuno vede chi gli sta davanti o gli urta la spalla, ognuno percepisce soltanto la propria strada, nulla di più, mentre io mi trovo qui beatamente seduta accanto a un forestiero, che ha attraversato per caso la mia sconosciuta strada telematica. 

La sua abitazione è situata in pieno centro storico, scendiamo la rampa del garage, poi l’ascensore velocemente ci conduce al livello dell’appartamento. L’arredamento dell’abitazione è curato, non c’è nulla fuori posto e c’è persino un gatto, Cosimo s’affretta a ribadire che una domestica sistema tutto due volte nell’arco della settimana, io mi metto a ridere, malgrado ciò mi rendo conto della gaffe e chiedo scusa. Tolgo il lungo soprabito e lo lascio cadere sopra il canapè, mi faccio un giro in quell’alloggio luminoso soffermandomi a osservare ogni fessura, ogni pertugio, non so cosa sto cercando, forse segni di polvere, fotografie nascoste, o forse la mano inconfondibile di qualche donna di casa. Cosimo m’osserva, mi lascia fare, è curioso d’avermi qui e forse non se lo aspettava: 

‘Filomena, guarda che non sei la prima donna a venire nel mio privato talamo’ – mi enuncia lui con un filo di garbata ironia. Ha compreso tutto e adesso mi sento scoperta in fallo, m’ha infatti identificato e affondato.

‘Scusami, io non avevo intenzione di spiare nella tua vita, è che mi pare tutto così assurdo, inconcepibile e stravagante, qui in casa tua, un inedito estraneo, non lo avrei mai fatto e non so perché sono qui’ – esordisco io, tentando d’ammorbidire il ragionamento. 

‘Abbandonati Filomena, rilassati, prendiamoci comodamente ciò che la vita ci offre, se sei qui è perché lo hai desiderato, seppur soltanto per un momento, ma se ti senti a disagio t’accompagnerò in albergo’. 

Cosimo s’avvicina alle mie spalle, m’agguanta per i fianchi e mi stringe a se, io mi rilasso di colpo, chino il capo all’indietro e lascio che mi baci il collo. Tutto improvvisamente è chiaro, cristallino e indubbio, il desiderio è appena sotto la pelle, ciò che voglio è sesso, ero lì unicamente per quello scopo, sentivo crescere dentro l’eccitazione a dismisura, allungando le mani lo stringevo a me sino a sentire il suo cazzo spingere contro la mia gonna cortissima. 

Repentinamente i miei freni bloccanti scompaiono e bramosamente prendo a toccarlo e lo spoglio, prendo in bocca il suo cazzo come se fossi costretta a farlo, lui mi guarda atterrito e stupefatto per quella metamorfosi, ma ovviamente mi lascia fare. Lo faccio sedere, mentre io sopra di lui sono focosamente impegnata in uno sfrenato atto di puro desiderio sessuale. Non sento più nulla, forse non so neanche dove mi trovo, quella voglia che mi pervade mi sradica le membra facendomi allontanare dalla realtà, riuscendo solamente a proiettarmi verso orgasmi intensissimi e travolgenti. Continuammo in tal modo per tutto il pomeriggio inoltrato.

Debilitati ed esausti ci sforzammo infine d’uscire per andare in un ristorante lì vicino. In seguito, al rientro, durante la notte m’alzai, acciuffai i miei oggetti e di nascosto uscii dalla sua casa e dalla sua vita più velocemente di come ero entrata rimanendo del tutto insolitamente cupa, stranamente taciturna e inaspettatamente spenta.

Ritornai ben presto alle mie abitudini quotidiane, alle mie consuete faccende, ai miei tradizionali impegni, lievemente esaudita e mal placata, ma al tempo stesso con indosso un senso d’inadeguatezza e di profonda delusione interiore, da quell’indefinita, sfuggente e a tratti vuota esperienza appena vissuta.

Non sempre, invero, non per tutti aggiungo sentitamente io, le nostre vicende personali prendono l’adeguata piega e il corretto piglio, di come vorremmo né di come ci aspettiamo e ci immaginiamo che vadano.

Tutto, senz’esclusione, senza deroga, è verosimilmente una questione di chimica, credibilmente d’ormoni e innegabilmente di pelle. 

{Idraulico anno 1999} 

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