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Erotici Racconti

La pupattola dilatabile

By 14 Settembre 2017Febbraio 4th, 2023No Comments

In questo preciso momento io mi trovo seduta su d’una panchetta del parco cittadino, di fronte alla via dove lui dimora, perché ci tengo ad avvisarlo inviandogli un breve messaggio sul cellulare:

‘Sto arrivando’ – per l’occasione le mie labbra regolari si tendono ripiegandosi in un sorriso connivente, nel mentre che risalgo i pochi gradini che mi separano dal suo appartamento. Io adoro trovarlo lì sulla soglia aperta che m’aspetta, nel tempo in cui ammiro scrutando per vedere come il nero dei suoi splendidi occhi diventa più intenso e brillante, pregustando fin da ora il piacere che ne scaturirà.

La porta si chiude dietro di me, io lascio fuori tutto ciò che tangibilmente sono, interamente ciò che rappresento, radicalmente ciò che ho: per le prossime ore sarò solamente una donna emancipata, libera e immorale fra le braccia d’un uomo. Gerardo mi stringe a sé in un abbraccio che ha tutto il sapore dell’affetto leale e dell’attaccamento sincero, quello che invero mi trasmette l’autentico e lo schietto calore che io cerco sempre in lui. Mi lascio sennonché avvolgere aggomitolandomi per perdermi tra le sue braccia, fra le sue spalle così accoglienti e ragguardevoli. Mi piace, mi attrae tutto di lui, anche se delle volte io prontamente lo critico, lo ammetto, valutando aspramente senza troppa convinzione la sua innata pigrizia e il suo modo d’essere trasandato, che lo rendono così vulnerabile e a tal punto bambino.

Io respiro a fondo il suo odore d’uomo, perché già mi sembra di percepire una piccola variazione, già poiché la sua individuale fragranza cambia celermente assumendo un aroma animalesco, giacché sta diventando l’effluvio caratteristico, indubbio e inconfondibile dell’amore. Io frattanto m’allontano da Gerardo, mi sistemo così come se non fossi un’ospite, appunto per questo m’adagio sul canapè come se fossi sempre stata lì, come se il mio posto fosse proprio esattamente quello là. Tra di noi s’instaurano vaniloqui vari, malignità d’ogni sorta, fandonie futili, argomenti che comunque fanno compostamente bene al cuore, un bicchiere di vino bianco, dell’ottima musica tutta intorno a me, intanto che assaporo con lentezza ma correttamente con tutti i miei sensi all’erta, questi piacevolissimi istanti di sublime rarità e d’inarrivabile benessere.

Finalmente le nostre bocche si fermano, adesso basta con le parole, finalmente lui m’accarezza dolcemente il viso, i suoi occhi sono fissi nei miei, dal momento che mi passa un dito sulle labbra, nel tempo in cui colgo il suo respiro. Io cerco la sua bocca e la trovo accogliente, soddisfacente, gioco con la sua lingua, succhio le sue labbra, mentre le nostre mani si cercano, durante il tempo in cui slacciano, sfilano, sbottonano e infine sfiorano. L’aria al presente è satura dei nostri respiri affannosi, è radicalmente piena del nostro odore, è colma di noi. Ci guardiamo, ci sorridiamo e giochiamo, io m’inginocchio malferma sul canapè permettendo nel contempo a Gerardo d’insinuare la sua testa fra le mie gambe. Avverto chiaramente il suo respiro che avvampa sulla mia pelosissima fica cominciando a stuzzicare di proposito il mio clitoride con la lingua.

Ogni qualvolta che ripenso, di continuo esclamo enfatizzando: oddio, perché in ogni occasione è sempre più gradevole e delizioso. Il mio primo orgasmo arriva irruento, è irrefrenabile quando lui m’infila le dita nel sedere, perché è così stimolante provare il mio sapore assieme al mio odore nella sua bocca mentre lo bacio. Il divertimento continua, le parole sono solamente sussurrate, ma le nostre voci appartengono ad un’altra dimensione, a un altro parametro. Ho fame di te.

Questa volta spetta a me, in tal modo m’inginocchio fra le sue gambe per accogliere nella mia bocca il suo cazzo marmoreo e pulsante di desiderio, perché in quell’intimo frangente gli strappo un gemito d’enorme piacere. Io starei lì con lui molto tempo succhiandogli il pene e leccandogli i testicoli, perlustrando con dovizia con la lingua le parti più imboscate del suo corpo respirando in ultimo il suo odore così forte, talmente corposo, eccitante e stuzzicante.

In quella circostanza m’accorgo d’essere intrisa all’inverosimile, capto un dolore acuto e pungente provenire dalla mia fica, per il fatto che allungo una mano e penetro facilmente con le dita nella mia pelosissima vagina incandescente, resa liquida da quel nerboruto e poderoso desiderio. Gerardo mantiene una lucidità e una razionalità invidiabile, perché sa sempre esattamente che cosa compiere, quando farla, che cosa voglio e quando la voglio, poiché mi tratta come se fossi un bambolotto gonfiabile, il suo personale manichino estendibile. Lo svago attualmente continua: adesso mi ritrovo distesa sul suo giaciglio, come ho fatto ad arrivarci?

Lui è sempre lì che lecca adorabilmente il mio clitoride, succhia tutto il mio sesso, mentre io faccio lo stesso con il suo pene e con i suoi testicoli. Basta giocare sbotta con malgarbo lui, in seguito m’afferra in modo deciso guidandomi verso di sé. Io lo imploro di non aspettare oltremodo, di farmi sentire piena di lui, di farmi sperimentare il suo membro che si muoverà dentro di me. Le mie preghiere sono state ascoltate, al momento lui &egrave dentro di me: che sensazione d’insperata onnipotenza, che esaltazione dei sensi muovermi sopra di lui mentre mi lecca i capezzoli, fintanto che tiene i miei seni candidi e generosi fra le sue mani, nel momento in cui con la lingua io esploro la sua bocca. Oramai ho smesso da tempo di contare i miei orgasmi, ho interrotto da tempo di meravigliarmi di come quest’uomo riesca a farmi godere in questa modalità insolitamente così drastica, impetuosa e a tratti vivace. Io avverto sennonché il suo ammonimento lontano che mi sussurra:

‘Che fica infuocata che hai’.

Lui successivamente m’impugna agguantandomi in tutte le posizioni che la nostra fantasia ci suggerisce, perché io venero farmi sbattere forte, quest’aspetto Gerardo lo conosce in quanto m’accontenta esaudendomi sempre. Quando mi ritrovo supina con il suo pene che cerca il mio ano capisco che Gerardo non si controlla, non resiste più. Nel momento in cui lui entra io strillo di piacere e nel contempo d’un transitorio dolore, perché so che sto per avere l’orgasmo più pomposo e in maggior misura coinvolgente della serata, perché è quello che a conti fatti mi piace di più: 

‘Riempimi tutta del tuo liquido, esplodi dentro di me, godi insieme a me, sbattimi forte’.

Le parole mi escono dalla bocca in maniera dissoluta, sgargiante e spettacolare, ciononostante è come se non fossi io a dirle. Il ritmo diventa più veloce, i respiri maggiormente affannosi, la voce più rauca, i nostri corpi sono coperti di sudore, non sono più due, ma uno soltanto in un’unica energica vibrazione. L’orgasmo non tarda ad approssimarsi cogliendoci entrambi felici di sbraitare apertamente il nostro individuale godimento.

Lui come sempre m’accompagna alla macchina, sovente indugiamo con la portiera aperta appoggiati alla fiancata per le ultime carezze, le ultime parole, gli ultimi sorrisi, gli ultimi baci. A fatica io smetto di toccarlo, a fatica m’allontano da lui. Parto e senz’eccezione attendo sulla strada, guardandolo rientrare verso casa con quell’andatura sensuale, dal momento che lo riconoscerei fra un milione di persone. Buona notte mio dolcissimo cucciolo, buona notte vita mia, buona notte anima mia, buona notte mio immenso e impossibile amore.

Io riparto verso la mia realtà, verso la mia vita piena d’implicazioni e d’influssi, carica d’incombenze, d’obblighi e di responsabilità familiari con gli occhi pieni del suo viso sfigurato dal piacere, con la mia pelle ancora cocente cagionata dal calore del suo corpo. Con la mente piena degli spasmi degli orgasmi vissuti, con la mia bocca piena del sapore del suo liquido, con le mie narici piene del particolare odore di Gerardo. 

Di conseguenza mi preparo a vivere la mia realtà, aspettando nuovamente di respirare ancora il suo inconfondibile e originale odore. 

{Idraulico anno 1999} 

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