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Erotici Racconti

La speranza

By 3 Giugno 2016Gennaio 30th, 2023No Comments

Josephine s’inclinò di lato sul divano, s’appoggiò sul gomito e abbassò il viso fino all’altezza del sesso di Paola che ebbe un attimo d’esitazione, come se stesse ancora analizzando e valutando l’opportunità di quella nuova esperienza, dimenticandosi del fatto che era ormai nuda da tempo al cospetto d’essere giudicata ‘un’invertita’ e una ‘stravolta’ dichiarata di prim’ordine.

Lei la guardò negli occhi tra le proprie gambe ormai divaricate, forse fu la dolcezza che vi lesse o forse la curiosità che la divorava, oppure ancora il puro e semplice desiderio che si era impadronito del suo corpo, però quasi senza rendersene conto sollevò la gamba sinistra fino sulla sommità della spalliera e attese con un misto d’ansia e d’impazienza, accorgendosi al contempo d’avvampare per l’indecenza di quell’esplicita offerta. Josephine non distolse lo sguardo dai suoi occhi, eppure sembrò ignorarne le attese e le sorrise ancora dolcemente fino a farla sentire quasi a proprio agio, poi finalmente sembrò accettare l’offerta, s’abbassò ulteriormente fino a sdraiarsi sul ventre, pertanto le cinse con il braccio la coscia fino a sfiorarle con le dita il sesso completamente rasato.

Lei sentì il proprio corpo fremere, avvertì la bocca disperatamente arida e si rese conto di non essersi ancora lasciata trascinare realmente dal desiderio, forse a causa dell’angustia e della tensione che aveva accumulato in quel grandissimo e superlativo pomeriggio. Lei s’impose allora di rilassarsi, decisa ad assaporarne ogni piccola parte degli istanti a venire. Le dischiuse il sesso con le dita e inspirò avidamente il profumo di quel corpo che così a lungo aveva ricercato, però si sforzò di non lasciarsi andare subito come il suo istinto avrebbe preteso, cominciò così a baciarle l’interno delle cosce accarezzandola dolcemente con le labbra, sempre più vicina alla meta, inondandola del suo alito caldo che con ritmo sempre crescente espelleva dai polmoni. Guardò Josephine sollevando lo sguardo senza staccarle le labbra dalla pelle e la vide completamente abbandonata alle sue carezze, con gli occhi chiusi, con quei piccoli seni che si sollevavano rapidamente e ritmicamente e i capezzoli rigonfi che sembravano quasi disarmonici e sproporzionati da quella prospettiva.

Lei non fu più sicura di riuscire a mantenere il controllo, ma era giunta l’ora di concedere qualcosa all’istinto, in questo modo le piazzò le labbra direttamente sul sesso e schioccò un lungo bacio, poi estrasse la lingua e le percorse con esasperante lentezza facendola gemere piano e inducendola a flettere la schiena in una posizione quasi innaturale. Era felice, visto che le sue carezze trovavano risposta immediata in quel corpo già percorso da fremiti incontrollati, così non ci pensò più, sospinse di nuovo la lingua nella carne calda e umida e questa volta non furono movimenti lievi, ma profonde e ritmiche carezze, mentre le reazioni di Paola, che la seguiva con il bacino in ogni suo movimento, accompagnandolo con gemiti sempre più impudichi e prolungati, alimentavano la sua eccitazione.

In quell’istante persero la cognizione del tempo, trascorsero minuti o forse ore in quel gioco che era tanto nuovo e insolito per l’una, quanto ricorrente nei più ottimistici sogni dell’altra. Paola era sopraffatta dal piacere, assolutamente ignara d’ogni altra cosa al di fuori del proprio corpo. Lei avvertiva un indolenzimento diffuso alla schiena, alle gambe e al bacino ormai esausto per il continuo contrarsi, però era contrastata e ostacolata tra il desiderio razionale di prolungare con ogni mezzo quel momento d’estasi, e la voglia di farsi sopraffare e travolgere dal culmine estremo di quelle sensazioni in un apice che non riusciva a immaginare.

Paola non aveva però assolutamente modo di modificare gli eventi, era assolutamente in balia di Josephine che era sempre lì, ansimante, esausta e sudata tra le sue cosce con le labbra e il volto bagnato della sua voglia a guidarla e a indirizzarla in quel mondo sconosciuto. La sentì ansimare ancora, mentre la baciava là dove non avrebbe osato pensare, ma ciò che le restava di razionale si dissolse nell’istante in cui ne sentì le dita dentro di sé con movimenti sempre meno delicati. Dopo alcuni istanti Paola avvertì un calore familiare risalirle le gambe, infuocarle l’interno delle cosce, concentrarsi e riunirsi proprio nel fulcro del suo essere, così intenso, che per un istante fu colta dal sospetto che non fosse solamente una sua intima sensazione, poiché non ebbe il tempo di darsi una risposta, in quanto i sensi sembrarono venirle meno e con un’ultima contrazione esplose tutto il suo piacere nella bocca golosa di Josephine.

Paola le appoggiò entrambe le mani sulla nuca e accarezzandone il collo e i capelli, fu quasi certa ripensando alla conversazione che l’aveva tanto turbata un’ora prima di poterla amare, nel senso più completo del termine. Questo avrebbe voluto essere il significato dell’ultimo sofferto rantolo, interminabile come il piacere che la stava travolgendo. Josephine l’udì gemere per l’ennesima volta, quindi contrarsi in una posizione quasi fetale che le diede il fugace pensiero di come dopo tutto le due situazioni sarebbero state complementari in un rapporto normale, e quel comprensibile e consueto che essa stessa aveva istintivamente formulato nella sua mente la rattristò un poco. Si ritrasse lentamente dal corpo di lei per consentirle di rilassarsi, giacché non vi fu più alcun movimento, a eccezione del respiro ancora affannoso dell’una e dell’altra, perché furono momenti d’angoscia.

Altre volte, in effetti, le era capitato che una partner occasionale attratta forse dalla curiosità di un’esperienza nuova, o forse tentata dal suo corpo statuario, una volta fisicamente soddisfatta, si ritraesse da lei lasciandola soprattutto delusa e per poco offesa da quella specie di vergogna. Non le capitava di frequente di fare l’amore e ancor meno frequentemente con ragazze che non facessero parte del suo ambiente, ragazze un po’ particolari che avevano in comune l’attaccamento e la predilezione per il sesso femminile e la consapevolezza di quanto potesse essere difficile ed ermetica vivere quotidianamente quella preferenza. Alcune fra di loro, avevano scoperto d’avere altre affinità oltre a quella sessuale, poiché avevano già stabilito un rapporto duraturo o che pareva esserlo, ma Josephine aveva il sospetto e il timore che fosse il frutto dell’abitudine e forse anche della convenienza più che di una vera passione. No, lei avrebbe voluto un vero amore, tanto &egrave che non poteva fare a meno d’incupirsi e di rabbuiarsi quando le capitava d’assistere a tenere effusioni, e spesso, davanti a un film di quel genere, le sgorgavano lacrime di frustrazione e di rabbia, che erano generalmente giudicate e interpretate come pura commozione.

Adesso era lì, immobile, tra le gambe di quella creatura che inizialmente non le aveva stimolato altro che simpatia, amicizia, non certamente istinti sessuali, con il suo corpo minuscolo, i seni piccoli, i lineamenti sottili e intelligenti che l’aveva stupita mostrandosi totalmente indifferente e neutrale alla sua condizione d’invertita, e che le aveva addirittura proposto cosa che lei stessa avrebbe ritenuto imbarazzante quella vacanza in coppia, nell’intimità della tenda che avevano condiviso senza altre presenze. Le era stata silenziosamente grata per questo, però forse era stato l’inizio del cambiamento, sì, la consapevolezza d’essere considerata categoricamente e totalmente normale le aveva consentito di comportarsi liberamente, senza dover passare al vaglio della mente razionale ogni parola, azione o reazione che le venissero spontanee, e questo aveva fatto di quel periodo peraltro più che casto per tutta la durata della loro permanenza, una delle esperienze migliori che ricordasse, tenuto conto che si era fatta apprezzare. Evidentemente tra loro ci dovevano essere per natura molte caratteristiche comuni, per il fatto che erano emerse in un’infinità di situazioni, non soltanto durante quella vacanza, rafforzando a tal punto il loro rapporto, finché non erano cominciati i problemi. Josephine si era resa conto che le sue aspettative erano cambiate, ma aveva creduto che la causa fosse il momento difficile che attraversava nel rapporto con i genitori, perché da quando se n’era andata da casa ormai venticinquenne, lei non era riuscita a ottimizzare la faccenda né a superarla, fino al momento in cui focalizzò il problema, quando Paola per la precisione uscì per un periodo con un ragazzo che la corteggiava assiduamente: adesso non c’erano più dubbi, ciò che provava era un’autentica e veritiera gelosia: adesso non riusciva più a essere l’amica che era stata, visto che alla fine si convinse che non avrebbe potuto esserlo mai più dal momento che si era innamorata.

Quando fu al termine delle proprie capacità di sopportazione, decise che doveva porre fine a quella situazione e cominciò a evitare di frequentarla in privato, quindi cercò di diradare anche le occasioni in cui potessero incontrarsi pur in compagnia di altre persone e questo fu un periodo tremendo. Oltretutto non aveva fatto i conti con il carattere di Paola, la cui prima reazione fu di cercare di capire da persona intelligente quale si era sempre dimostrata, poi vista l’inutilità dei propri sforzi sembrò diventare distaccata, fredda e scostante fino a ignorarla apertamente. Josephine stava ancora cercando di rassegarsi a quella situazione, quando Paola quello stesso pomeriggio si era presentata di colpo nel suo appartamento. Inizialmente era stata assalita dal panico, poi si era quasi risentita più che altro della sua stessa reazione e aveva cercato di ridarsi un contegno, eppure la sensazione non era svanita. Per di più, si era aspettata quasi un’aggressione sentendosi responsabile di quella situazione, ben sapendo di non aver fornito alcuna spiegazione, però l’approccio di Paola fu cortese anche se interamente privo della confidenza che aveva caratterizzato il loro rapporto. Loro due erano visibilmente imbarazzate e per qualche minuto non si scambiarono neppure cortesie, fino a quando Paola sembrò non reggere più la situazione, cosicché si lasciò andare sul divano su cui stava rigidamente seduta e trasse un profondo sospiro:

‘Io devo afferrare e conoscere, ma in special modo vorrei capire che cos’&egrave successo tra di noi’ – disse tutto d’un fiato.

Josephine sapeva ovviamente che alla fine sarebbero arrivate al nocciolo della questione, pur tuttavia quell’affermazione improvvisa le rimescolò ulteriormente le viscere scompigliandola:

‘Sai, le situazioni possono cambiare e di fronte a questi cambiamenti a volte non si riescono a fare delle scelte coerenti’.

Lei in quell’esatto istante si rese conto che non sapeva che cosa dirle, forse doveva essere giusta e onesta con lei come lo era stata con sé stessa, però sentiva di doverglielo riferire per non rovinare proprio tutto, per poter conservare almeno la memoria senza adombrarla con atteggiamenti che le avrebbero impedito di ricordare con piacere, se e quando, tutto fosse stato superato, e per tutti quei momenti felici trascorsi insieme, quindi riprese cercando la via migliore:

‘Io mi sono accorta d’essere cambiata. Mi dispiace, di non avere avuto la forza di chiarire tutto direttamente e subito, però all’inizio non avevo capito neanch’io’.

Paola non ebbe alcuna reazione, però percepì il cambiamento di tono e ricominciò a fare assegnamento e a sperare in un chiarimento:

‘Io vorrei che tu non ti ritenessi responsabile per tutto ciò che &egrave successo, giacché &egrave successo e basta’.

‘Non mi sento per nulla consapevole, se &egrave questo che ti preoccupa oltremisura. Non riesco però ad accettare d’aver perso e magari rovinato qualcosa d’importante senza nemmeno sapere il perché’.

‘Noi stavamo bene insieme e adesso? Ma guardaci, osserva bene, siamo qui che non sappiamo neanche che cosa dirci per riempire il silenzio. Io non so che cosa sia cambiato, però se c’&egrave qualcosa che dobbiamo dirci pur imbarazzante e spiacevole che sia, vorrei che ce la dicessimo, almeno per comprendere’.

Josephine la stava osservando, forse per la prima volta da quando era arrivata. La trovava bellissima e sentiva che in quei mesi nonostante gli sforzi non aveva smesso d’amarla per un istante. Le guardò le gambe accavallate, osservò la corta gonna nera e la camicia immacolata, lì si rese conto che il suo abbigliamento da casa un po’ malmesso rispecchiava esattamente il suo stato l’animo, i vecchi jeans erano fin troppo malridotti, e la vecchia maglietta le copriva appena il seno abbondante di cui era sempre andata orgogliosa. In quella circostanza non sentì di desiderarla, come invece le era successo altre volte ormai da quando aveva capito d’esserne innamorata, poiché ciò che provava in quel momento era qualcosa di più alto e forse inarrivabile. La disperazione s’insinuò nell’anima e le diede finalmente la forza d’essere completamente sincera:

‘Ti amo’ – le disse semplicemente, rimanendo colpita dal suono di quelle sue stesse parole, giacché si rese conto di non aver ancora mai pronunciato in vita sua, e si sentì improvvisamente svuotata, decisamente affrancata, liberata da quel peso immane che aveva sopportato per troppo tempo, talmente sollevata che non provò alcuna apprensione per le conseguenze che quell’affermazione avrebbe provocato. Paola rimase immobile e silenziosa, dato che lei non avrebbe mai saputo se per la sorpresa o perché l’aveva sempre saputo, o quanto meno immaginato.

‘Io non so che cosa dire’. Si riprese e infine esordì:

‘Mi sembra davvero stupido, che l’amore e l’amicizia debbano per forza escludersi a vicenda’.

‘Paola, dai non scherziamo’ – in tal modo l’interruppe Josephine, che volle tagliare corto un discorso che non poteva avere alcuno sviluppo positivo.

‘Tu sei la prima persona al mondo alla quale dico ti amo. Se ho aspettato tanto non &egrave per accontentarmi di niente di meno. Non reggerei né sopporterei di vederti con qualcun altra, nemmeno se sapessi di poter contare sulla tua amicizia fino all’ultimo istante di vita. Io vorrei averti per me come ogni persona prima o poi nella vita desidera, con la differenza che per una come me questa cosa &egrave improbabile per essere ottimisti’. Poi riprese fiato.

‘Io lo sapevo già, non credere. Pensavo di sapere come difendermi, solamente che mi hai colto di sorpresa, perché non ti ho amato subito e così sono rimasta fregata’.

Il respiro in quel momento si fece affannoso, lei parlava a scatti, dato che avrebbe voluto dirle mille cose, però non riusciva a mettere insieme un discorso articolato, così buttava lì le frasi come le venivano in mente, mentre provava un indomabile e un irresistibile voglia di piangere.

‘Quando mi sono resa conto di quello che stava succedendo, era già troppo tardi, tu mi sei cresciuta dentro piano piano, io non mi sono accorta che mi stavo facendo del male’.

Le lacrime le salirono agli occhi, perché avvertì che non ce l’avrebbe fatta a trattenersi, eppure non le importava, ormai non aveva più nulla da nascondere, andò a sedersi sul divano stanca e concludendo rassegnata disse:

‘Scusami, però &egrave doloroso, penoso e pure rattristante sapere di non avere speranze, io credo che nella vita bisognerebbe avere sempre delle aspettative e ugualmente delle speranze’.

Le lacrime le sgorgavano ormai continue e incontrollate, si coprì il viso con le mani e appoggiò i gomiti sulle ginocchia. Paola inconsciamente si era aspettata qualcosa del genere, tuttavia non avrebbe mai immaginato il modo in cui stava accadendo. Nel momento in cui aveva compreso, settimane addietro, che non riusciva a rinunciare a quella ragazza, si era detta che era per via del modo in cui era stata messa da parte e per la mancanza di motivazioni apparenti. Lei aveva deciso che adesso voleva una spiegazione e non aveva perso tempo a immaginare quale potesse essere, perciò era andata da Josephine animata da uno spirito quasi bellicoso, ma fin da quando aveva messo piede in quella casa qualcosa non aveva funzionato. Lo stomaco aveva cominciato ad agitarsi e quando l’aveva vista sulla porta, con quella maglietta indegnamente troppo stretta, non aveva potuto fare a meno d’ammirarne quello splendido seno che molte altre volte, e non senz’imbarazzo si era sorpresa a fissare, a quel punto si era sentita rimescolare in maniera imbarazzante.

In quel preciso istante le venne in mente quell’estate al campeggio, per quella mancanza improvvisa d’acqua e la necessità di fare la doccia contemporaneamente, entrambe coperte solamente da una maglietta. In quell’occasione avevano riso insieme prendendosi gioco dei propri corpi, si erano sfiorate più volte e lei aveva avvertito l’eccitazione crescerle dentro al contatto breve e non propriamente fortuito con quel seno prorompente e solido, finché Josephine non si era improvvisamente distanziata ed era uscita dalla doccia ridendo. Tuttavia quell’atteggiamento freddo e quasi indifferente, l’aveva rinfrancata nei suoi propositi battaglieri, fino al momento in cui lei aveva ceduto e le aveva mostrato la faccia triste della verità. Non era più sicura di sapere che cosa volesse, e forse non lo era stata nemmeno all’inizio si disse, visto che provava soltanto un gran desiderio d’abbracciarla, perché non sopportava di vederla piangere. Allungò il braccio e le cinse le spalle, l’accarezzò per un momento poi la trasse lentamente verso di sé fino ad avvertirne le lacrime e il respiro caldo sul collo, la strinse per qualche momento, sentendola abbandonarsi a quell’abbraccio con rassegnazione, proprio lì, fu sopraffatta da qualcosa che sembrava tenerezza, ma ciò che accadde in seguito sorprese lei per prima.

‘Non ho mai detto di non poterti amare’ – si sentì sussurrare con la voce roca mentre le accarezzava i capelli.

Vi fu un attimo in cui tutto rimase in sospeso, poi Josephine sollevò il volto umido e la guardò cercando la conferma, per il fatto che ciò che aveva sentito, non fosse il parto della propria disperata immaginazione e Paola inaspettatamente la baciò, prima timidamente, sfiorandole appena le labbra e avvertendo il sapore salato delle lacrime, in seguito con un crescendo di passione, dimenticandosi quasi di respirare, domandandosi se soltanto adesso si rendeva conto di provare da tempo tutto questo potesse essere amore. Il resto era accaduto troppo in fretta per avere il tempo di pensare e di riflettere, lei aveva cominciato ad accarezzarle i seni quasi inconsciamente attraverso il tessuto sottile e teso della maglietta, però quel contatto le aveva restituito la percezione esatta delle proprie azioni, e con troppa energia l’aveva sollevata, quasi strappata, aveva accarezzato i seni ancora soppesandoli, stringendoli senza provare alcun imbarazzo con una specie di violenza liberatoria in cui sfogava tutta la voglia che aveva sempre avuto, perché ora sapeva di poterlo fare. Abbandonata la bocca di Josephine aveva iniziato a baciarli, a succhiarli con frenesia, ostacolandola nel goffo tentativo di sfilarsi quella maglia che ormai le copriva solamente la gola.

Non si erano dette più una parola, non ce n’era stato bisogno, anche se Paola non sapeva bene come fare con una donna, così decise d’abbandonarsi totalmente e di lasciare a lei l’iniziativa, infine si ritrovò completamente nuda su quello stretto divano. Adesso dopo quei momenti di passione peraltro non ancora soddisfatti, Josephine era di nuovo in preda all’angoscia e alla tribolazione, giacché sentiva che non sarebbe riuscita a sopportare di rimanere da sola dopo tutto quell’alternarsi d’emozioni, dopo essere giunta così vicina al paradiso, poiché era come paralizzata, tormentata tra il desiderio di conoscere quale sarebbe stato l’epilogo di tutti quegli avvenimenti accaduti così in fretta, e la paura che saperlo potesse voler dire la fine dell’incantesimo. Paola si prese tutto il tempo necessario per assimilare il piacere che aveva provato, il respiro si fece regolare e soltanto allora riaprì gli occhi come risvegliandosi da un sogno. La guardò cercando di mettere a fuoco gli avvenimenti che l’avevano travolta, quindi regalò a Josephine il momento più felice della sua vita:

‘Io credo che tu abbia ragione, sai. Non si dovrebbe mai smettere di sperare, mai mollare soprattutto in cose realizzabili’.

Le sorrise e vide sciogliere la tensione scomparire in qualcosa di molto simile alla commozione, quindi le fece spazio accanto a sé e le protese la mano:

‘Vieni qui’ – le ordinò dolcemente, e quando Josephine l’ebbe raggiunta le cinse le spalle tenendone il volto sulla spalla:

‘Non mi sono mai chiesta prima, perché non fossi mai stata innamorata come tutte le altre brave ragazze, in ogni caso non mi sembrava importante. Adesso però, so che aspettavo d’incontrare qualcuno molto speciale, soltanto che non avevo capito che cosa stavo cercando’.

Josephine sollevò il viso, le sorrise e tentava di parlarle, ma Paola ponendole un dito sulle labbra continuò:

‘Non sarà facile. Io non ho nemmeno provato a immaginarmi in una situazione simile, per non parlare poi della mia famiglia e di tutti gli altri. Mio Dio, sarà un casino, però non importa, dato che io ti amo’.

In conclusione la baciò con tutto l’ardore, l’entusiasmo e lo slancio che provava, sentendosi rimescolare e scompigliare di nuovo, in tal modo cominciò ad accarezzarle il collo, le braccia e quel seno che l’aveva così tanto attratta e sedotta fin dall’inizio, e finalmente il sesso, perché solamente allora intuì:

‘Io però ti devo ancora qualcosa’.

A poco a poco, ripresero a fare l’amore, senza nemmeno accorgersi che il giorno stava finendo.

{Idraulico anno 1999}

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