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Erotici Racconti

La storia di Graziella

By 31 Agosto 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Graziella era veramente una brutta ragazza. Nulla delle sue forme ricordava quella di una donna, dato che l’avevano sempre condannata agli scherzi di tutti i suoi compagni di scuola fin dalla più tenera età. “Pallina” la chiamavano. Ed in effetti era un soprannome più che azzeccato, perchè il suo corpo ricordava vagamente una forma sferica. Ma i problemi non si fermavano qui: il seno, a dispetto della sua mole, era piccolo, simile a quello di un lottatore di sumo, aveva una folta peluria sulla faccia, cosicchè “Pallina”, dopo l’arrivo degli sconvolgimenti ormonali tipici della pubertà completò il suo soprannome con “la donna barbuta”.
A dispetto del suo aspetto esteriore però Graziella era una persona stupenda, sempre pronta ad aiutare gli altri, cosa che, per sua fortuna, le aveva consentito di avere degli amici sui quali contare ai tempi della scuola. Era brava a scuola ed era sempre pronta ad aiutare i suoi amici quando le verifiche erano dei fallimenti e, pur di passare più tempo possibile con delle persone che la confortassero era pronta a fare gli straordinari in delle specie di lezioni private. Lo stesso motivo per il quale era sempre pronta a riempire tutti i suoi spazi liberi in opere di volontariato. Lei pensava sempre: finchè farò del bene, non sarà soltanto il mio corpo a descrivermi. Ed in effetti aveva sempre funzionato.
Poi c’erano loro… Giovanni e Marta, la coppia perfetta delle scuole superiori. Lui era il classico figo, quello che è tanto più desiderato dalle ragazze tanto più era a loro inavvicinabile, alto un metro e novanta, biondo, occhi azzurri, fisico da modello e ottimo giocatore di calcio, tanto da far parte della squadra giovanile di una nota società calcistica. Era il sogno segreto di Graziella. Forse segreto però non era la parola adatta. Era chiaro cosa provava lei per lui. Ad ogni parola che le rivolgeva il suo viso si illuminava ed ad ogni contatto fisico le sue sensazioni erano di puro piacere carnale. Sentiva le sue cosce bagnarsi e le mutandine aderire alle sue grandi labbra, fino ad entrarvi. Erano sensazioni fortissime. Quante volte durante le lezioni private, che lei gli concedeva sempre con maggiore entusiasmo rispetto agli altri, quei contatti l’avevano completamente stordita. E quante volte, una volta che lui era uscito di casa era corsa in camera sua ad appagare il suo desiderio sognando notti di fuoco con lui, sogni puntualmente infranti dalla visione del suo corpo. Come poteva sperare in cose del genere?
Poi c’era lei. Avete presente la classica stronza dei film? Sembrava che avessero preso spunto da Marta. Corporatura minuta, seno non troppo grande ma pieno e che sembrava essere creato apposta per il suo fisico, due gambe da favola che terminavano con un sedere tondo e tonico. Il viso era minuto come per la sua coroporatura, capelli neri come la pece e occhi scurissimi. Sul suo viso era sempre stampata quella classica espressione di colei che è bellissima, sa di esserlo e sa che ciò le consentirà di far carriera nella vita.
Per Graziella lei era il demonio. Non c’era giorno in cui lei e le sue amiche non la umiliassero soltanto per il motivo di essere “uno scherzo della naura”. Uno potrebbe pensare che fosse per gli inviti di Graziella per le piccole ripetizioni che concedeva a Giovanni, ma la realtà dei fatti era peggiore. In fin dei conti queste erano in linea con il suo pensiero: sfrutta gli altri finchè puoi, quindi lui faceva bene ad andare da lei. Lui era sempre a rischio bocciatura e lei non voleva certo sprecare il suo tempo con lui per farlo studiare. In fin dei conti lui era il suo trofeo.
Però umilare Graziella la divertiva e non passava mai molto tempo tra ciò che il clan delle stronze architettava per distruggere moralmente la povera ragazza. Puntine sulla sedia, gomme da masticare nei capelli, bruciature di sigaretta all’intervallo… Il tempo passava e le cose peggioravano. Un giorno il clan studiò l’umiliazione finale. Distribuire le sue fotografie negli spogliatoi della palestra in giro per la scuola. Lo scherzo fu architettato ad arte e una mattina tutti gli angoli della scuola furono riempiti con le sue foto.
Ora provate ad immaginare come fu l’ingresso nella scuola per la povera Graziella: un trauma! Talmente forte che corse fuori da scuola con la faccia nelle mani, come per non farsi riconoscere. Ciò le fu fatale: finì in strada e un autobus la investì. Così morì “Pallina la donna barbuta”.
Ma ciò che fu la fine di quella brutta ragazza non fu la fine di Graziella. Lei si risvegliò in un posto bianco, senza muri, pareti, cielo. Il bianco assoluto. Davanti a lei un uomo bellissimo. In realtà che fosse bellissimo era solo una sua impressione, in realtà l’uomo non era altro che una forma. Al che Graziella chiese, come se stesse recitando un copione:
“Sono morta?”
L’uomo le rispose:
“In effetti Pallina è morta… Ma tu non ancora… Sono qui a proporti una seconda possibilità. Non credere che io non abbia visto con quale dedizione tu abbia sempre aiutato gli altri. Sai, credo che quando sei stata creata siano stati fatti degli errori. Se vuoi posso rimediare a ciò e rimandarti sulla terra. Potrai prenderti la tua rivincita… Sempre che tu voglia”
“Ma chi sei? Pensavo che tu fossi Dio, ma la parola rivincita mi intimorisce. Non sei per caso Satana?”
“Diciamo che sono un opportunità. Tu puoi prenderti la rivincita che vuoi. Non è necessario che tu ti vendichi con il tuo passato dei torti subiti. Potrai gestire la tua vita come meglio credi, e, se vuoi, realizzare i tuoi sogni. So di Giovanni…”
Tale parola fece subito scattare una molla in Graziella. Era sempre stata una ragazza assennata, ma quel nome le mandava in pappa il cervello.
“E se volessi accettare?”
“Ti rispedirò sulla terra dieci anni dopo la tua morte. Sarai una contessa di una non precisata provenienza che si è trasferita nella tua vecchia città. Abiterai nella villa sulla collina. Avrai tutto ciò che desidererai. Sarai come tu vorrai, mora… bionda… Pensa al tuo nuovo aspetto fisico e prenderai quella forma. Ti pare ragionevole?”
“E se accettassi quali sarebbe il prezzo da pagare?”
“In cambio voglio che tu sia felice”.
Graziella pensò che non dovesse essere il demonio. Troppo buono e non chiedeva spargimenti di sangue o altre cose macabre.
“E sia”
All’istante Graziella sparì da quel candido universo e sull’uomo apparve un’espressione molto compiaciuta.

Continua…

Questo è il mio primo racconto. Se volete mandarmi dei commenti scrivete a sfavillotto_70@libero.it o usate l’apposito form. Graziella si risvegliò di soprassalto, come da un incubo. Si era infatti sognata di morire travolta da un camion appena fuori da scuola. Un po’ le era rimasto l’amaro in bocca però. Sarebbe stato bello avere un altro corpo.
Scese dal letto e fece per accendere la luce, ma non trovò il pulsante. Non capendo cosa stesse succedendo si alzò dal letto e fece per dirigersi verso la finestra, per alzare la tapparella nella speranza di aver un po’ di luce per capire cosa stesse succedendo. All’improvviso trovò un ostacolo sulla sua strada che prontamente urtò. Subito dopo sentì il classico rumore di un vaso che si frantuma a terra. Sconvolta e frastornata si sedette sul letto.
Improvvisamente una porta si aprì, con grande shock per la ragazza, dato che in quel punto nella sua camera non c’era mai stata una porta.
Una voce femminile: “State bene contessa?”
Contessa? Ora Graziella cominciava a capre cosa stesse succedendo. Evidentemente non si era trattato di un sogno, era davvero morta e risorta in un corpo nuovo?
“Sì sì tutto bene, non preoccuparti” inventò subito qualcosa per salvare la situazione “mi puoi accendere la luce? Sembra che l’interruttore non voglia funzionare”
“Ai suoi ordini Contessa”
All’improvviso la luce invase la stanza. Era ampia, in stile ‘800 con un piccolo armadio a tre metri dai piedi del letto, un tavolino dove sopra erano appoggiati un cesto di frutta fresca e una brocca d’acqua con due bicchieri. Sembrava di stare un una di quelle suite che fanno vedere nei film. Trovò anche un grande specchio e si intravise nello specchio. Per quel poco che vide era bella, e era nuda.
Immediatamente si diresse verso lo specchio per esplorarsi meglio. Infatti non era una sua abitudine guardare il proprio corpo dalla sua prospettiva, cosa che la disgustava. Arrivata davanti allo specchio lo spettacolo fu magnifico.
Era bionda e riccia, con dei lunghi capelli che le arrivavano a metà schiena. Il viso sembrava quello di un angelo, occhi azzurri e bocca rossa carnosa, sebbene non a modello di canotto. Erano molto sensuali e vedendole, come di istinto, si passò la lingua su di esse. La prima cosa che le saltò all’occhio del suo corpo era che i peli erano completamente spariti. Non ne aveva da nessuna parte, cosa che la compiaque molto, dato che prima ne era piena. La sua pelle era vellutata come una pesca, cosa che la rendeva morbida ed eccitante al tatto.
Era alta intorno al metro e settantacinque, magra ma con tutte le forme al punto giusto. Le gambe erano stupende, lunghe e affusolate, che culminavano con un bel sedere, certamente non magro ma sodo e attraente, perfettamente in linea con le gambe. La vita era molto stretta. Insieme al suo sedere ricordava molto le forme di quelle delle figurine delle pin up che andavano in voga negli anni 50. Il corpo poi si allargava in un torace abbastanza spazioso, come se fosse creato per dare un armonioso supporto al suo seno molto generoso, una quinta misura probabilmente. Il suo sguardo indugiò sul seno. Finalmente anche lei aveva le tette. E che tette si poteva aggiungere. A dispetto della loro mole erano perfette, sembravano quasi rifatte tanto erano belle. Non resistette a prenderle in mano e stringerle. Erano vere, eccome! Le mani scivolarono verso i capezzoli, grossi e sporgenti. Il ricevere una brivido di piacere per tutto il suo corpo fu una cosa sola.
Sì, si stava eccitando. E tanto!
Aprì l’armadio e trovò una scatola. La aprì, e rimase sconvolta. All’interno vi erano due grossi vibratori e due mollettine strane. La prese e la portò sul letto come stregata.
Prese in mano uno dei vibratori. “E’ troppo grosso” pensò “non entrerà mai”. Lo accese. La vibrazione era veramente potente. “posso tenerlo fuori però”.
Appoggiò la punta sul clitoride e il percepire una grande piacere fu una cosa immediata. Subito prese confidenza con l’oggetto e lo fece scorrere sulle grandi labbra, e poi ancora sul clitoride. Era una sensazione stupenda e subito fu presa dalla frenesia, tanto che l’enorme vibratore entrò nella sua passerina, che si adattò al corpo estraneo con un sussulto di un gran godimento che sconquassò Graziella portandola all’orgasmo.
Era fantastico e la voglia di usare gli altri giochi fu tanta. Prese le pinze e le mise sui capezzoli. Una sensazione di beatitudine pervase la ragazza. Non facevano male, anzi, sembrava che fossero entità coscienti che sapessero perfettamente come stringere per ottenere il massimo piacere.
Prese poi il secondo vibratore e, dopo averlo acceso, l’appoggiò sul buchetto posteriore. Sapeva che esisteva il sesso anale, ma non aveva mai provato a toccarsi anche là dietro. E subito scoprì che per anni si era persa una cosa stupenda. Provò a spingere un momento e il suo culetto si aprì a seguito della pressione così come aveva fatto la sua passerina.
Era un corpo fatto per godere! E si sentiva veramente una gran porcella con tutti i buchi riempiti.
Come se fosse drogata non riusciva a staccarsi dai nuovi giochi e continuò a masturbarsi tanto che perse la cognizione del tempo, fino a che le forze l’abbandonarono e spenti i suoi giochi, si addormentò esausta.

Se volete continuate a commentare.

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