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Erotici Racconti

Leggiadra e raffinata fanciulla

By 26 Luglio 2018Febbraio 10th, 2023No Comments

Un pomeriggio passeggiavo a piedi immerso nei miei pensieri nel piazzale F. Borri a Parma avviandomi in direzione del ponte Caprazucca per raggiungere la mia abitazione in strada Nino Bixio. In quell’istante d’improvviso la vidi, armoniosamente affacciata alla finestra del primo piano d’un appartamento situato nella via Monte Grappa, una graziosa signorina che annaffiava dei fiori affacciata al poggiolo. Io istintivamente le avevo indirizzato una frase divertente, lei di rimando senza pensarci l’aveva benevolmente accolta, rivolgendomi un affettuoso gesto salutandomi e sorridendomi in maniera affabile, cortese e spontanea.

Lei avrà avuto suppergiù vent’anni, ventitré anni al massimo d’età, il suo corpo era piuttosto annerito dal sole, avvolto da un singolare e splendido contrasto tra i capelli e la pelle, il tutto ben accessoriato dai pantaloncini corti assieme a una colorata maglietta che indossava. In seguito, lei continuò le sue faccende, mentre io, come farebbe il sole che scompare gradualmente sulla linea del tramonto, mi fermai attratto e incuriosito da quella splendida creatura e l’osservai. Io sostai là di sotto nei pressi del suo balcone, mentre proseguivo a catapultarmi nei miei concetti scalognati, travagliati e oscuri, perché sia la delusione quanto la tristezza in quella circostanza m’attanagliava l’animo e la mente, le mie intime astrazioni si mescolavano come se fossero rimestate all’interno d’un caleidoscopio, in quel frangente necessitavo d’un concreto aiuto. Tante, invero, erano le prove che avevo sostenuto e dovuto sopportare, ugualmente numerose erano state quelle che m’avevano costantemente avvilito e mortificato, fintanto che in modo insperato udì la sua provvidenziale voce, giacché vedendomi manifestamente pensieroso e triste mi domandò: 

‘Buongiorno signore, è già da un po’ di tempo che la osservo. Si sente bene? Posso aiutarla? E’ in difficoltà?’.

‘Buongiorno, lei è davvero di buon animo, educata e graziosa, qualche difficoltà ce l’avrei, chi è che oggigiorno ne è immune, però cerco di non farne un dramma’. 

‘Mi scusi, come si chiama? Io sono Rossana, aspetti che scendo da lei in strada’.

‘Io mi chiamo Nicola, aspetterò il suo arrivo, grazie’.

‘Dammi tranquillamente parimenti del tu, sono ben lieta di conoscerti’ – aveva Rossana enunciato.

Rossana da lassù sorrise, perché in maniera entusiasta e festosa gl’inviò un bacio per mezzo delle dita, lui reagì nella medesima maniera rimanendone gratificato. Lei scese, si presentarono, Rossana in maniera inconsueta e spigliata lo fece salire nella sua abitazione invitandolo e facendolo accomodare. Nicola rimase dapprima guardingo e tentennante, in seguito accettò ben volentieri, assicurandosi che lei fosse da sola in casa prima d’espletare passi imprudenti e sconsiderati. Lei lo rincuorò incoraggiandolo e proclamandogli che era da sola in casa, tenuto conto che i suoi genitori attualmente si trovavano in Sicilia. Ambedue salirono di sopra, lui sprofondò nella comoda ottomana del soggiorno e adagiato là di sopra Nicola in breve tempo s’addormentò.

Lei lo osservava ammaliata e conquistata, così come una mamma che tiene a bada i suoi pargoli che necessitano d’attenzioni e di premure. Subito dopo lei s’allontanò, mentre Nicola con l’ausilio benedetto, fortunato e propizio di Rossana, al presente viaggiava manifestamente beato ed estasiato tra le braccia di Morfeo, vagando placidamente nel bacino della completa tranquillità, in quel tardo pomeriggio dove la pacatezza governava l’acqua, così come farebbe la luce del tramonto che sancisce la fine del giorno, adagiandosi in conclusione sull’orizzonte quasi nel voler baciare il mare, durante il tempo nel quale Rossana lo accudiva in modo ammirevole, compassionevole e invidiabile. Nel mentre che svolgeva le sue mansioni domestiche, Rossana notò che Nicola stava profondamente avendo una visione mostruosa, perché a tratti si dimenava, mentre in altri frangenti s’arrovellava rispondendo malamente e imprecando nella sua personale e intricata visione onirica, dal momento che stava subendo un sogno angoscioso, stava vivendo un incubo.

Nicola iniziò a esporre come in un racconto quell’ingarbugliato, intricato e confuso sogno che lo attanagliava: adesso nel sogno Nicola parlava, rivelando che scorgeva imbarcazioni e numerosi vacanzieri che schiamazzavano, che conosceva molto bene il lago d’Iseo. Che quel lago fosse fatale, irresistibile e magico lo testimoniava adeguatamente la sua individuale attrazione nello squadrare le vicende, malgrado ciò, ancorché l’unguento alla malinconia lo assalisse, costringendolo a rabbuiarsi e in conclusione a sfogarsi in un lungo singhiozzo che lo affrancasse, lui proseguiva la sua narrazione. Tutto ciò accadeva ogni santo giorno, non da meno anche in quelle meccaniche e ripetitive consuetudini serali: poteva essere il pranzare con la musica del pianoforte, degustare il caffè nelle poltrone di velluto, ascoltare il rituale pettegolio insensato quanto noioso come farebbero le linguacciute e maldicenti comari. Era stato il caso e anche la fortuna aver tastato lievemente l’amore con Paola, avvenuto poche sere precedenti. Al bar, infatti, lui le aveva rivolto parole amabili e cortesi ammirandola negli occhi, lei rimanendo palesemente incantata e sedotta gli aveva radiosamente sorriso, in seguito invitandolo e porgendogli alla fine un cartoncino che indicava di presentarsi nella sua stanza verso mezzanotte. Lui aveva girovagato ancora un poco, aveva bussato a quella porta con l’anima radicalmente in subbuglio, perché gli aveva aperto una Paola che si era trasformata: con addosso poche cose di buon gusto e i capelli che le inondavano la schiena, mentre lei lo salutò non sapendo il suo nome. Glielo disse e in ultimo s’accomodarono nello stanzone domandandogli per quanto tempo intendesse restare. Allora capì, ma era tardi per tutto, perfino per rattristarsi perché lui non era il prescelto, attendendo un secco no, comportandosi in conclusione da stolto e zuccone risentito. Dopotutto gli offriva amore anche se avesse dovuto pagarlo non era una cosa così sgradita, pertanto lui le chiese di salirle in braccio intenerito dall’impulso di quella passione domandandole quanti anni avesse. Lei raggomitolata bisbigliò che erano pochi, meno di quelli che pensasse. Paola si denudò guardandolo negli occhi, ondeggiando affinché ne ammirasse il corpo, s’avvicinò con grazia per baciargli le labbra, mentre lei lo conduceva lussuriosamente sul letto dove iniziò a farlo con un’innaturale malizia.

Adesso, essendo entrambi disadorni, essenziali e svestiti si baciavano con tenera passione, Paola con dolcezza e grazia gli concedeva la gioia di sentirsi privilegiato, così che il suo ricambiare i baci e le carezze si coronava con un ‘ti amo’ leggermente bisbigliato, finendo d’uscirgli dall’anima più che dalla bocca. Dopo Paola giocò a lungo con il suo cazzo strofinandoselo sui seni duri, lui compì lo stesso con il suo succhiando il fluido di quelle sugose labbra vermiglie, perché quell’uggiolare appassionato lo spingeva aizzandolo nel compiere cose sempre più baldanzose e innovatrici, che alla fine il tutto si concluse abbrancandola focosamente dal didietro, svuotando in definitiva il suo denso seme sulla schiena bianca di Paola. Con genialità lui avvertì di sentirsi palesemente osservato, perché la vide senza veli attorniata a un ragazzo, lei lo salutò di nuovo con il gesto della mano scomparendo poco dopo. Rispose con afflizione e tormento, in quella circostanza anziché ignorarli seguitò ad adocchiarli senza moderazione. Lui si sentiva stregato e polarizzato da quella vista, voleva braccarli, dopo il giovane lestamente s’allontanò e Paola si trattenne là. In quella circostanza Paola lo immobilizzò ed esaminandolo con lo sguardo appannato dal pianto convulso che si presentò, riuscì soltanto a sospirare:

‘Nicola, io ti amo, non immagini quanto’ – perché in tal modo gli parve o fantasticò che così fosse.

All’improvviso il bubbolo dell’appartamento di Rossana trillò forte, alcuni ragazzini per scherzo avevano suonato andandosene velocemente con le loro biciclette, Rossana li guardava dalla finestra divertita ridendo mentre s’allontanavano, in quel momento Nicola si ridestò. Nella creatività frastornata Nicola considerò che la nostra sofferenza appartiene sovente al nostro dolore, perché il dispiacere odierno è nell’appagamento, nella felicità e nella spensieratezza di ieri, ma che ciò valesse indubbiamente nella giovinezza non ne era ancora pienamente certo. Quanti anni erano trascorsi dal suo amore acerbo e puerile, quando adocchiò l’oceano quieto talvolta, e burrascoso altre ancora? Perché quella deliziosa ammaliatrice lo condusse in quell’oceano per mano, tentando di fargli conoscere il tenero corpo posato nudo come un fiore su d’un balcone? 

La sua graziosa Rossana lo guardava contemplandolo attentamente con delizioso amore e con benevola comprensione, lui aveva espresso nel sogno le sue profonde aspettative, il suo subconscio aveva finalmente confessato esternando e vuotando il sacco, diffondendo, esponendo e rivelando le sue individuali prerogative e i suoi intrinsechi sostanziali desideri. Non lo ricorda né sa come invece ora ha la netta cognizione, la ferrea certezza, che ogni atto di quel tempo è la prima volta d’un futuro e complesso accadere: eccezionale, irrepetibile, saldo e statico come quel lago in questo preciso momento. Il suo personale oceano adesso era lì davanti a lui, la sua Rossana. 

Forse talvolta ci incaponiamo nel farci sedurre leggendo prospetti, ci intestardiamo sfogliando guide pratiche, badando e osservando tutto ciò che riportano i prontuari al loro interno per governare l’affetto, per dirigere la benevolenza, per gestire la simpatia, per curare la tenerezza e persino per manovrare l’umanità, cercando d’ottener un adeguato e attinente contegno di chi abbiamo dinanzi, eppure sono tutti argomenti accessori e trascurabili, questioni insulse, argomenti e polemiche marginali, perché in ultimo chi decide e stabilisce tutto con precisione è unicamente il cuore del diretto interessato, maschio o femmina che sia.

Nicola aveva trovato la sua Rossana, senza dubbio per tutti gli omaggi presenti nel firmamento adesso non l’avrebbe giammai lasciata né mollata. Per queste ragioni adesso si guardano negli occhi, in quella che era la loro stanza degli svaghi d’un tempo, perché al presente è diventato il luogo del loro primo incontro.

Dentro, là in quell’abitazione, un enorme giaciglio rappresentava altresì la stanza degli ospiti, tenuto conto che per amarsi non avrebbero avuto bisogno di nient’altro. 

{Idraulico anno 1999} 

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