Skip to main content
Erotici Racconti

Luogo di delizia

By 18 Luglio 2016Gennaio 30th, 2023No Comments

Quella sera avevo appena terminato di farmi la doccia, giacché ero sdraiata sul divano con indosso l’accappatoio per guardare la TV nell’attesa che il mio ragazzo ritornasse. Non c’era a dire il vero molto d’interessante da vedere, così ricominciai a pensare alla notte precedente trascorsa con lui, poiché era stata una serata molto inconsueta e strampalata, dal momento che inizialmente sembrava impacciato e insicuro come un ragazzino.

Noi due eravamo assieme da più d’un anno, giacché quella circostanza m’aveva leggermente adombrato e per di più insospettito, poi quando cominciammo a fare l’amore lui sembrava visibilmente sconsolato e triste, così come se gli mancasse qualcosa. Io mi diedi molto da fare nel tentativo di riaccenderlo e di ravvivarlo, però il risultato fu invano. Alla fine gli chiesi che cosa stesse succedendo, però lui non rispose. Nel frattempo qualcuno bussò alla porta, sarà lui pensai, andai a vedere chi fosse, disinteressata e incurante del fatto che la cintura dell’accappatoio si era allentata, scoprendomi così i seni, poi camminando intravidi l’orologio appeso in sala e notai che era ancora presto.

Con il dubbio che forse non era ancora giunto il mio uomo, strinsi la cintura e prima d’aprire scrutai attraverso lo spioncino, però non vidi nessuno, allora aprii con prudenza la porta per vedere meglio e in piedi sullo zerbino c’era una strana creatura, sembrava un polipo. Il suo corpo era cosparso di tentacoli, che s’innalzavano su d’una mezza dozzina di essi, mentre gli altri vorticavano lentamente nell’aria. La parte superiore del corpo di questa bizzarra creatura sembrava un enorme cervello pulsante, con al centro due occhi scuri che riflettevano la luce della casa. In realtà come primo impatto io rimasi atterrita e spaventata, tuttavia avevo una strana sensazione che mi diceva di non avere alcun timore, perché mi venne in modo automatico comportarmi come d’abitudine, quindi lo accolsi chiedendo che cosa desiderasse. Non vidi nessuna bocca muoversi, anzi, non saprei neanche dire se ne avesse una, eppure nonostante ciò sentii una voce profonda e riecheggiante che m’annunciava:

‘Buonasera Jenny, posso entrare?’.

Come faceva a conoscere il mio nome? In seguito mi resi conto che il polipo non parlava, ma che comunicava telepaticamente e che probabilmente mi leggeva nella mente. In quella determinata circostanza, non so esattamente il perché, tuttavia mi sentivo a mio agio nelle vicinanze di quella creatura e perciò la lasciai entrare. Con più luce attorno vidi che la sua pelle era nell’insieme d’un gelatinoso colore marrone-verdastro, avvolta da una sottile patina d’umidità. Lui come se conoscesse la mia casa da sempre mi condusse in sala, mentre il televisore era ancora acceso e mostrava la pubblicità, con un tentacolo agguantò il telecomando e lo spense, poi m’invitò a mettermi comoda, io mi sedetti mentre lui rimase sui tentacoli. Al presente, ripensandoci, mi rendo conto d’essere stata nervosa o perlomeno non così confidenziale nei suoi confronti, invece per tutta la serata e in sua presenza io mi sentivo inspiegabilmente e incomprensibilmente rilassata e completamente a mio agio. In tal modo senza che me ne accorgessi, sedendomi, l’accappatoio si era nuovamente aperto e il polipo sembrava guardare con grande attenzione le mie gambe. Le lampade del salotto nel frattempo si riflettevano sui suoi grandi occhi, che io scrutai peraltro con attenzione, notando che non c’erano né iride né pupille, in quanto erano chiaramente neri e lucenti.

Un tentacolo in quell’occasione si sollevò posandosi gentilmente sul mio ginocchio, io sobbalzai per il timore d’uno sgradevole contatto, però dovetti ammettere d’essermi sbagliata in pieno, perché il suo tocco era delicato, caldo e morbido, non freddo né gelatinoso come malauguratamente immaginavo. Quest’inatteso impatto tattile mi fece venire la pelle d’oca e subito desiderai che m’accarezzasse e che usasse più tentacoli. Io non ero abituata né allenata che qualcuno sapesse leggere i miei pensieri, in tal modo rimasi molto sorpresa quando i suoi molteplici tentacoli gradualmente cominciarono a sondare il mio corpo. Io pensavo che sarebbero stati impacciati e che non conoscessero i modi migliori per toccare una donna, viceversa, mi resi ben presto conto di misconoscere le sue capacità.

Non saprei attualmente dire con quanti accorgimenti lui mi sfiorò, però come con mille lingue mi baciò tutte le parti sensibili: il primo risaliva lentamente verso la mia coscia, mentre gli altri mi coccolavano in viso o seguivano il profilo dei miei fianchi, alcuni m’accarezzarono il collo e le spalle, altri ancora mi massaggiavano i seni in un modo così delicato, con tale intensità mai provata prima. Nel contempo l’eccitazione aumentava dentro di me, sennonché io ebbi l’orgasmo, prima ancora che lui cominciasse a penetrarmi. Credo, che questo sia dovuto anche grazie al fatto che i suoi tentacoli erano ricoperti d’un sottile strato d’una sostanza viscosa, dato che la penetrazione fu così amabile e rapida. Ogni desiderio avessi, lui lo conosceva e lo esaudiva portandomi a un piacere estremo che m’inondava il corpo e la mente. Io mi sentivo cullata tra le stelle pulsanti dell’estasi, sapevo di potermi aprire completamente con lui e che ogni intimo desiderio formulabile, anche se perverso, sarebbe stato colto dalla sua mente ed esaudito immediatamente. Quello che era dentro di me era più duro e più grosso rispetto agli altri, era perfetto, come se fosse stato formato su misura per me e scommetto che lo era.

Ormai io ero completamente persa, non sentivo altro che il piacere crescere e irradiarsi dentro di me, in quanto non potevo fare altro che ansimare per il piacere che mi provocava. La cosa più bella, era che lui non pretendeva niente da me, io non dovevo fare nulla per compiacerlo, era tutto soltanto per me e potevo fare quello che più m’aggradava. D’altra parte, anche se avessi voluto, non avrei saputo proprio che cosa fare, per ricambiare almeno un po’ di quello che mi stava facendo sperimentare. I suoi occhi neri sembravano fissarmi e studiarmi con dovizia, dal momento che non comprendevo né sapevo se lui si stesse divertendo o se capisse quello che significava per me, però a dire il vero non m’importava, perché io volevo di più.

Era una tentazione che da sempre m’assillava e m’ossessionava, dato che mai ho avuto il coraggio d’esprimere né d’esternare, eppure accadde. Due tentacoli s’arrotolarono attorno alle mie cosce e mi sollevarono dal divano, un altro invece che mi stava accarezzando la schiena scese sino ai glutei fino a introdursi nell’orifizio tra di essi. La creatura si piegò all’indietro per usare tutti i tentacoli di cui disponeva e mi tenne sollevata sopra di lui in modo che stessi comoda; era in parte come stare seduti su d’un morbido sofà con le gambe larghe. Io ero completamente nelle sue mani, o più precisamente nei suoi tentacoli, in quanto l’avvenimento mi eccitava moltissimo, perché mi piace tanto quando il mio ragazzo mi prende con forza i polsi e m’immobilizza per fare l’amore, eppure questo sovrastava e superava tutto. Se all’inizio ansimavo soltanto dal piacere, adesso non potevo più trattenermi e gemevo sempre più forte, poiché mi sembrava quasi di gridare, o per lo meno sentivo riecheggiare la mia voce nella mente, o forse era solo un eco tramandatomi da lui.

I due tentacoli che mi penetravano si muovevano all’unisono mandando onde di godimento dal ventre sino al cuore e da lì alla testa e per tutto il corpo, mentre gli altri arti mi massaggiavano il seno e giocavano con i miei capezzoli. Il mio cuore sembrava divampare sempre più forte, irradiando un tepore gioioso nel mio essere, perché non saprei per esattezza per quanto tempo quella creatura m’abbia viziato o quante volte sono venuta, forse mille o forse era una volta sola, ma per tutta la durata fu un’esperienza e una vicenda incredibile che mai nessun uomo, neanche cento, potranno mai ridarmi, perché percepivo un affiatamento, un’armonia e un equilibrio d’emozioni che danzavano dentro di me, finché qualcuno suonò il campanello rompendo quell’incantesimo.

Il polipo all’istante cessò immediatamente le sue azioni e dopo avermi adagiato sul divano ritrasse i tentacoli. Io disorientata e moderatamente stordita m’alzai barcollando, perché sentivo ancora il ricordo del piacere dentro di me, come dell’elettricità statica che si scarica pian piano. Le mie gambe cedettero e caddi per terra, tuttavia mi rialzai subito e andai alla porta con il passo un po’ più lento. Ero completamente accaldata, poiché il sudore mi rigava il corpo, rendendo la mia pelle lucida come quella della creatura, guardai alla svelta fuori dallo spioncino e vidi il mio ragazzo con un mazzo di fiori ad aspettarmi masticando una gomma americana, io sospirai per la sua puntualità e m’asciugai il sudore dalla fronte. Aprii la porta e lo feci entrare, lui mi salutò con un forte abbraccio e un lungo bacio, durante il quale le sue mani scivolarono veloci sul mio corpo, che ancora ricordava il tatto della creatura. Imbarazzata lo lasciai fare per un po’ di tempo, sennonché poi mi ritirai. Lui si tolse le scarpe e andò verso il salotto, con uno scatto io lo afferrai per un braccio e lo baciai ancora per non farlo entrare, però lui si staccò dalle mie labbra e varcò l’uscio.

Io mi guardai nervosa in giro, però del polipo non vi era più nessuna traccia, così sospirai di sollievo, perché sarebbe stato molto imbarazzante e sgradevole spiegare la faccenda. Dopo cena andammo in camera per fare l’amore, eppure io ero amareggiata, dispiaciuta perché mi mancavano alcune cose: tutto quello che lui mi faceva era nulla in confronto della bizzarra creatura e quando lo vidi negli occhi, capii che per lui era la stessa cosa. In seguito ci sdraiammo l’uno accanto all’altro e ci tenemmo stretti. Credo però, che anche lui avesse capito quello che io intuivo, tuttavia nessuno aveva voglia di parlarne. 

Si dice che è meglio aver amato e perduto l’amore, piuttosto che non aver mai amato. Che tipo di vita è, se hai prima sfiorato e poi palpato il paradiso, tenuto conto che successivamente sai che non tornerà mai più?

{Idraulico anno 1999}

Leave a Reply