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Erotici Racconti

Mani nel buio

By 8 Luglio 2016Gennaio 30th, 2023No Comments

Io prevedevo e forse già un po’ sapevo, che non avrei mai dovuto assecondarla né seguirla in quell’infausto e malaugurato locale del centro. Il suo sorrisetto, infatti, da ragazzina pervertita e viziata non annunciava né diffondeva nulla di buono, eppure mi ero lasciata placidamente attrarre, invogliandomi sennonché a quel gusto del proibito e una volta là dentro, fui rapidamente sedotta e rapita da quell’atmosfera densa d’eccitazione.

Di locali esclusivamente per sole donne in Olanda ce ne sono molti, però non m’aspettavo né m’attendevo di ritrovarmi di colpo davanti a certe immagini, a dire il vero forse incolori e insignificanti, eppure quelle due ragazze all’angolo che si baciavano con la lingua in bocca mi mettevano addosso una bizzarra e un’invidiabile singolare agitazione, in quanto quel fremito scendeva lungo il mio corpo fino a pizzicarmi nel ventre. Bérénice mi teneva per mano come se quasi temesse che le sfuggissi, poiché mi trascinava nei corridoi oscuri tra i separé colorati, dove io cercavo di sbirciare tra la stoffa tesa curiosa peraltro di capire che cosa davvero potesse succedere, oltre a quelle effimere e momentanee barriere. In seguito entrammo in uno dei salottini, il fumo rifletteva il rosso cupo d’un faretto e dall’altra parte del tavolino sedevano due ragazze abbracciate, visibilmente contrariate e infastidite dalla nostra intrusione.

In verità non c’era altro da fare che attendere fuori, nell’illusoria e vana speranza che si liberasse un posto. Noi avevamo parlato molte volte delle nostre curiosità e dei nostri interessi sessuali, giacché c’eravamo confidate le curiose e insolite attrazioni verso le altre compagne di scuola, tant’è che la parola ‘omosessualità’ ci faceva paura, ma anche ci cagionava agitazione e apprensione, dato che preferivamo credere che fosse normale essere attratte e tentate dalla bellezza d’un corpo femminile. In quell’occasione ci guardammo a lungo negli occhi, poiché l’eccitazione cresceva dentro di noi, incendiata da quel luogo che aveva il sapore della perdizione, anche perché l’impossibilità d’appartarci sembrava aumentarla e dilatarla a dismisura, però su d’una questione ci ritrovammo d’accordo: se fossimo potute stare da sole sarebbe accaduto l’imponderabile, l’indefinibile. Nessuna di noi due aveva il coraggio di fiatare, perché restavamo lì in piedi appoggiate al legno lucido della parete, una di fronte all’altra, prigioniere di qualcosa che non sarebbe mai accaduto. Gli arrivi nel locale si susseguivano inevitabilmente e la speranza d’entrare in uno dei salottini svaniva notevolmente con il passare dei minuti.

Noi sapevamo che una volta fuori da lì tutto sarebbe svanito e forse proprio per questo assaporavamo il desiderio di quel momento. Una spinta e la gente s’accalcava dietro di me, dato che mi ritrovai quasi tra le braccia di Bérénice, però l’attimo si perse irrimediabilmente, perché troppi occhi erano puntati su di noi. Io avvertii un tocco lieve sulla schiena e poi due mani che scivolavano furtive lungo i miei fianchi, la vidi di riflesso nel grande specchio dietro il bancone del bar: era una biondina con le trecce, che divertita da quel gioco nel buio sogghignava con le amiche. Bérénice se ne accorse e mi sussurrò all’orecchio che avevo fatto conquiste.

Io la strinsi a me e l’abbracciai con forza, sperando di scoraggiare avvilendo in tal modo la sconosciuta, però così non fu, perché le sue mani leggere risalirono la mia schiena sino a incontrare l’elastico del reggipetto e prima che potessi voltarmi ne avevano già sapientemente slacciato la chiusura. Qualcosa accadde però all’improvviso, qualcosa che m’impedì di voltarmi e accese i miei sensi d’un desiderio intenso e nuovo, che mi lasciò senza fiato. Avvertivo stringere il mio seno, libero di strofinarsi su quello di Bérénice, mentre l’altra non smetteva d’accarezzarmi digradando verso il mio fondo schiena.

La carezza dei capelli sul mio viso, la voglia di fuggire o di lasciarmi andare, perché tutto sembrava accadere all’improvviso, eppure io volevo solamente essere baciata. Le sue labbra così gustose e morbide le avevo lì a due centimetri dalle mie, però non osavo nemmeno sfiorarle, finché sentii la mia corta gonna a fiori sollevarsi da dietro, le mani scendere tra i glutei con una lentezza esasperante, mi preparai sennonché per voltarmi, però mi ritrovai nella stretta di Bérénice che m’afferrò la testa con decisione avvicinandola alla sua, lei mi baciò, io feci altrettanto. Ricordo precisamente l’acquoso tocco della lingua inserirsi tra il rossetto e nello stesso istante le dita della sconosciuta spingersi nel calore della mia pelosissima fica facendomi mugolare dal piacere. Era una notte di follia, di stravaganza, non sarei giammai dovuta entrare in quel locale ‘ammaliatore e maledetto’, nemmeno lasciarmi convincere a oltrepassare la soglia del salottino n’ 23.

Ricordo ancora quel sapore di sesso attorno alla mia bocca e il languore febbrile pulsare tra le gambe, che mi faceva delirare e sragionare, quando poi nel bagno mi rividi allo specchio a momenti non mi riconobbi, eppure ero la stessa che aveva goduto tra le gambe di altre due donne folli, maniache e temerarie come me.

{Idraulico anno 1999} 

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