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Erotici Racconti

Manifestazione d’amore

By 5 Gennaio 2017Gennaio 31st, 2023No Comments

E’ più spesso anomalo, inconsueto e sorprendente del solito ciò che mi è successo ieri, dal momento che è stato come un coito interrotto, per il fatto d’aver avuto quel bisogno di dileguarmi via all’improvviso con i minuti contati che scorrevano peraltro implacabili, mentre avrei decisamente gradito e voluto fare indiscutibilmente ben altro. Ebbene sì, come in mutevoli e varie occasioni la vita si divide, si scompone sdoppiandosi in vite parallele in base alle nostre scelte: quella trascorsa e vissuta e quella da sperimentare e da vivere: no, io non sarei andato via, giacché avevo immaginato e ipotizzato ben altro.

Le premesse erano diverse, perché tu indossavi la camicia bianca con i bottoni che ben conosciamo, la gonna a portafoglio che avevi qualche giorno fa, ambedue testimoni di ben altre focose vicende. Mi comparivi davanti, improvvisa, accaldata e concitata perché avevi fatto le scale di corsa, spinta da un’inarrestabile e un incontenibile voglia d’abbracciarmi, di toccarmi e di vedermi. Quell’irrimandabile voglia di contatto e di relazione promessa infine non mantenuta, dopo nuovamente recuperata e ritrovata durante il giorno in un logorante e snervante tira e molla, alla ricerca della soluzione più appropriata e più indicata per incontrarci. Adesso però sei qui con me, giacché il tuo sguardo è diverso e nuovo dal solito, perché quando arrivi m’afferri per i lembi della camicia e m’attiri verso di te, mi baci con selvaggia passione trattenuta e mi sussurri il tuo desiderio:

‘Ti voglio, qui, adesso, subito’. 

Saliamo in tal modo l’ultima rampa di scale rischiando d’inciampare, in quanto la voglia si è subito impadronita del mio corpo contagiata dal tuo, condita da un odore penetrante che come un cane da tartufo capto sempre e soltanto io quando siamo in mezzo agli altri, però adesso l’unica cosa che percepisco in modo spiccato sono i miei sensi che cominciano ad andare fuori giri. Io ti sbaciucchio, ammiro ed ispeziono la tua faccia, nel momento in cui mi tasti in ogni parte, mi palpeggi, mi slacci i bottoni dei pantaloni ed estrai il mio cazzo durissimo, lo stringi percorrendolo in tutta la sua estensione, dopo t’inginocchi e la tua bocca vorace inghiotte quasi per intero in un unico colpo ciò che vuoi sentire in seguiti in tutti i tuoi orifizi. La tua lingua che si muove velocemente su tutto il cazzo eretto sempre più duro mi fa delirare: in quell’occasione ti sollevo con forza, ti giro, t’abbraccio da dietro quasi strappando i bottoni della tua camicia, introduco le mani dentro, sposto il reggiseno ed estraggo il tuo seno. Noto altresì in modo palese che i capezzoli sono già a ragion veduta diventati duri, dandomi la netta sensazione di toccare due punte di lancia, perché quella massiccia e stabile solidità è un infallibile segnalatore incombente del tuo reale piacere e della tua tangibile smania, cosicché io te li sbaciucchio nel tempo in cui le tue mani riprendono ad acciuffare ancora una volta il tuo individuale premio. 

Una delle mie mani digrada verso il tuo ventre, scavalca il bordo della camicia ormai completamente aperta e incontra il tuo ombelico, poi si sofferma un attimo e procede verso il basso. Il bordo delle calze, improbabile ostacolo, i bottoni della gonna, adesso inutili, sono già aperti: la mano continua, giacché è arrivata in mezzo alle gambe, sente una vampata di calore umido, s’apre per coprirla e tu gemi dal profondo. Palpeggiandoti ancora io declino verso le tue chiappe, perché so che andrai fuori di testa, le afferro e con la stessa mano divarico i tuoi glutei infilandomi in mezzo: due mani, due distinti posti dove approdare. Le calze le sfilo giù in un unico colpo, violentemente, poi giri la testa e mi guardi di traverso, in quanto non emetti alcun suono, sillabi solamente le lettere con una lentezza esasperante, mentre le tue pupille s’allargano, tu in maniera sottintesa fa in tempo solamente ad aggiungere: 

‘Sì, prendimi, non resisto più’.

Io frattanto ti faccio piegare, t’appoggio alla balaustra, t’afferro per i fianchi e punto dritto il mio cazzo verso di te, che affamato e cupido s’appoggia tra le tue chiappe spingendosi più avanti ed entrando nella tua pelosissima e profumatissima fica, nel tuo lago, internamente in quella cavità invitante e gocciolante, mentre tu emetti un profondo sì fino a quando io non arrivo in profondità e spingi verso di me per avvertire maggiormente cogliendo in conclusione la robustezza che tanto attendevi. Io ho però una sorpresa per te: dopo un numero limitato di va e vieni estraggo il mio cazzo a questo punto completamente fradicio causato dagli abbondanti fluidi del tuo piacere mentre risoluta mi esponi:

‘No, fermati, non adesso’ – allora lo poggio contro il tuo piccolo buchino, dato che è un attimo, perché un colpo secco accompagnato da un gemito di dolore e di piacere ti sconquassa alla svelta le viscere.

Non t’aspettavi di certo questa brusca variante, che tuttavia mostri di gradire moltissimo stringendo i muscoli dello sfintere, mentre la tua mano corre veloce verso il tuo clitoride per accompagnare il piacere che senti dietro con una robusta sollecitazione della tua fica. Entrambi godiamo quasi nello stesso momento, perché le mie mani sono digradate lungo i tuoi fianchi velocemente per entrare dentro di te, allargandoti le grandi labbra già divaricate dalla precedente penetrazione per esplorarti con due dita mentre il pollice ti masturba velocemente. Malgrado ciò non è ancora finita, perché io estraggo nuovamente il cazzo esasperato manifestamente dal tuo sedere e te lo pianto nuovamente dentro il ventre, mentre tu sobbalzi e cominci a non capire più niente. Il tuo sedere si lamenta protestando per quel rapido abbandono, mentre la tua fica ritrova il piacere sospeso, giacché unitamente al mio cazzo entrano anche due dita, al momento ti volti guardandomi, però stavolta emetti con la voce debole la tua risicata protesta:

‘Sei proprio un porco. Che cazzo mi stai facendo?’.

La mia lingua frena le tue parole, io ti lecco il volto, le labbra e le orecchie, perché il mio cazzo è ritornato alla profondità di prima, mentre cominci a tremare colta da brividi irrefrenabili e unici di piacere. Io ritrovo i tuoi capezzoli, li stimolo con dovizia, tu sobbalzi ancora mentre estraggo nuovamente il mio cazzo e stavolta lo infilo più agevolmente nel tuo sedere già ampiamente dilatato diventato persino più accogliente, dato che stavolta arrivo in fondo, dal momento che tu emetti altre parole questa volta più slegate tra di loro:

‘Non resisto, sì, dai così, fottimi ancora, più forte, sei proprio un vero porco, non credevo’.

Io presumo d’essere quasi giunto al culmine, mi piego per tempo sussurrandoti all’orecchio facendoti inarcare di proposito la schiena, i vocaboli che tu brami maggiormente udire, in quanto questi termini ti eccitano ulteriormente:

‘Ti piace questo gioco, vero? Sapevo che eri una gran porca, ma che sei troia me l’hai appena confermato e che troia’.

Io decido di riempirti il ventre con il liquido del mio piacere, estraggo un’altra volta il cazzo, rientro dentro la tua pelosissima e nera fica ormai diventata uno stagno, mentre il piacere cola lungo le cosce, bagna le calze calate quasi alle ginocchia, però non abbandono il tuo sedere, perché io c’infilo un dito. Intanto che inizia l’ultimo atto cerco e trovo il tuo clitoride diventato frattanto durissimo, lo masturbo velocemente, tu allarghi ancora di più le cosce e cominci a pronunciare parole senza coscienza sragionando per il piacere che sperimenti: foga

‘Brutto maiale che sei. Sì, fottimi così, ancora, più forte, perché sono la tua puttana, la tua mala femmina, fammelo sentire per bene, spingi. Dai, aprimi, spaccami, non resisto, sì godo, sborrami addosso, marchiami con il tuo bianco segno, dai veniamo insieme’.

Nella foga e nell’impeto del momento quei dissoluti, inverecondi e libidinosi termini sembrano pressappoco un’esortazione, un netto incoraggiamento, uno stimolo a ciò che avviene e che succede quasi immediatamente, laddove io mi sfogo completamente liberando dentro di te una quantità impensabile e inaspettata di denso e bianchissimo sperma riempiendoti tutta, cosicché tu non coordini più i movimenti.

Io mi ritrovo la mano immersa in un’abnorme cascata di piacere: non il tuo, non il mio, bensì il nostro liquido, segno di quell’esclusivo atto, di quell’espressione e di quella tangibile e totale manifestazione d’amore.

{Idraulico anno 1999}  

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