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Erotici Racconti

Mi hai reso felice

By 27 Giugno 2016Gennaio 30th, 2023No Comments

Quando in casa non rimase più nessuno, a seguito di quei festeggiamenti, io restai da sola con Cosimo: lui era un ragazzo che avevo conosciuto qualche sera prima, proprio davanti al giardino della mia più beneamata amica, dal momento che c’eravamo scambiati soltanto un bacio, ma nulla di più. Cosimo doveva avere all’incirca venticinque anni, io non lo sapevo con esattezza, in quanto non glielo avevo mai chiesto, non sapevo molte cose di lui e neppure lui di me.

Il silenzio in quel momento riempiva ogni angolo della casa ormai rimasta totalmente vuota, tutti erano scesi e nessuno si era accorto della nostra assenza. Era più di cinque minuti che quella rintronante pace non era stata infranta da nessuna parola, giacché tutto quel contesto per me stava diventando fastidioso, insopportabile e persino sgradevole. Io alzai un attimo lo sguardo dal pavimento, poiché mi bastò incrociare per pochi secondi i suoi occhi infervorati per capire che non sarei riuscita a sopportare ancora per molto tempo quella spropositata situazione. Io non avevo mai messo in atto né sperimentato in alcun modo l’idea e neppure la reazione istintiva di sostare insieme a un uomo, perciò niente sesso, in alcun modo carnalità né lussuria, in quanto non avevo per nulla alcun concetto né opinione, che cosa realmente rappresentasse e che cosa significasse in verità essere donna.

‘Io arriverò tra un po’, aspetta un istante, perché in questo edificio fa troppo caldo’ – espressi a bassa voce, volgendomi con il dorso e spezzando con una messinscena e con una studiata scioltezza il mio chiaro ed esplicito impaccio.

In quell’occasione, infatti, non arrivai neppure al centro della sala, per il fatto che mi sentii cingere da dietro i fianchi. Io non mi ero mai accorta di quanto fossero grandi le sue mani, dato che m’avvolgevano in un appassionato e caldo abbraccio, quasi fastidioso e perfino indisponente. Io mi ritrovai la sua bocca sulle spalle, in quell’occasione senza preparazione alcuna lui mi piegò, senza che io ebbi il tempo necessario d’accorgermene e proprio lì mi baciò. Lui m’assaggiava le labbra con una curiosità e con una stranezza infantile, per poi esplorare con la lingua sondando la mia. Non è difficile pensai, dal momento che mi piaceva e m’attraeva tantissimo quello che stavo al momento sperimentando.

Senza smettere, lui mi tirò stretta a sé proseguendo nel baciarmi, dividendo e spezzando inevitabilmente il vuoto che avevo creato tra i nostri due corpi, appoggiando le mani sul suo petto, così mentre ero abbracciata al suo bacino, io m’accorsi che lui aveva avuto un’improvvisa erezione e stringendomi a sé lui volle che palesemente me ne accorgessi. Io non capivo perché facesse così, che cosa volesse da me, non potevo saperlo, in fondo non avevo mai avuto un uomo. A tal punto m’irrigidii, poiché sembravo una bambola di ceramica, in quel momento Cosimo mi penetrò con gli occhi, m’agguantò per mano e mi portò in camera. Là dentro, lui si sforzò di nascondermi e di sottintendere l’infida e la sleale voglia che riempiva ogni angolo del suo corpo, adagiandomi sul letto come fa un papà con la sua bambina; io non parlavo, lo guardavo solamente sbigottita e turbata in completo silenzio.

‘Io l’agogno tantissimo, che tu non hai neppure idea della voglia che io ho d’infiltrarmi nella tua esistenza, per davvero. Dimmi una cosa, ti prego, che cosa stai meditando’ – mi riferì Cosimo.

Io gli abbozzai un sorriso sovraccarico d’infinite mute parole; il mio sguardo disadorno, intenso e sguarnito fece crescere ampliando in Cosimo la voglia di me, sollevò in alto la mia mano stringendola nella sua, guardandomi implorante e passandomi il dito indice dal collo verso l’ombelico per aprirmi infine la chiusura lampo della giacca. Io lo lasciai fare, eppure prorompevo dalla smania di dirgli che nessuno prima d’ora m’aveva insegnato né preparato per concedermi. Io non avevo il reggiseno e Cosimo da sotto la maglietta osservava con stuzzicante libidine i miei seni invitandolo golosamente e prima che potesse fare ciò che desiderasse, io intelligentemente gli sussurrai:

‘Dai su Cosimo, educami e istruiscimi, preparami per divertirmi e dopo fammi godere, perché ne ho una voglia gigantesca. Io sono integralmente e appassionatamente in questo preciso istante nelle tue mani’.

Per un breve istante Cosimo m’ammirò fissandomi e lodandomi, successivamente mi valutò calcolandomi così come un essere vivente che precipita inaspettatamente dal firmamento; lui osservò la netta consolazione e la chiara festosità sfavillante del mio viso, nel tempo in cui i teli sopra il giaciglio rasentavano come dei flutti le mie anche, tuttavia quell’esaltazione diventava al presente per Cosimo urgente, allora mi sollevò la maglietta e palpò con dovizia i miei seni in tutta la loro soda pienezza. Il suo sospiro si confuse ben presto nel silenzio mescolandosi con il mio, giacché rapidamente s’abbassò e iniziò a passarmi la lingua intorno ai capezzoli, aspettando la lussuriosa e impudica sfacciataggine d’assaporarli con le labbra. Finalmente lo fece, io iniziai a provare un estremo e al tempo stesso raro piacere, scoprendo che cosa significasse e che cosa realmente simboleggiasse il termine godere. I capezzoli si fecero sempre più duri come un vulcano in erezione, dato che si prestavano bene alla lingua di Cosimo e alle sue dita che li stringevano sempre più irremovibili.

‘Sì, ecco, così mi piace’ – dissi io estasiata senza fiato. Cosimo era fermo e deciso, mi voleva a tutti i costi, mi sollevò la gonna e mi ordinò:

‘Tieniti forte, adesso lasciami fare, sta’ ferma, sì proprio così’.

A quel punto lui disunì oculatamente i miei arti inferiori e con la lingua divise in maniera sagace la giuntura laterale della mia fica, in quel momento m’irrigidii, però lui proseguì sempre più determinato, di continuo più in profondità. A poco a poco le linee rigide del mio volto si raddolcirono fino al piacere, mentre una lacrima involontaria mi comparve distinguendosi tra le palpebre socchiuse. Cosimo, quale abile ed esperto maestro, m’esplorava con perizia con la lingua tutto ciò che io gli stavo offrendo, con diletto e dolcezza, ma anche con abuso e prepotenza, penetrandomi nella mia timidezza e insinuandosi nella mia intera riservatezza.

‘Ancora Cosimo, sì così, prosegui, non fermarti, va’ avanti’ – gli annunciai io decisamente infervorata come non mai, indiscutibilmente entusiasta da quel delizioso godimento mai assaporato né sperimentato prima d’allora.

A un tratto, un impeto di passione folle sollevò il mio petto, Cosimo balzò in ginocchio di scatto temendo ciò che stessi per dirgli, con un sorriso io argutamente lo rassicurai:

‘Adesso dimmi una cosa. Devi spiegarmi come si fa esattamente per far godere nel migliore dei modi un uomo’.

Senza rispondere lui m’afferrò il volto e mi sospinse fino ad assaporare il suo piacere, visto che era ciò che essenzialmente voleva. Che strano effetto però: io captavo una bizzarra e una stramba eccitazione nel suo godimento, spostando le sue mani m’avvolsi verso lui e con le mie vergini labbra iniziai a fare da sola, gradualmente assaggiai il suo pene, inizialmente lo accolsi pigramente, infine lo ospitai interamente fino in fondo dentro la mia bocca. Cosimo a quel punto gemette di netto contorcendosi, adesso era giunto il momento: in quell’istante mi spinse con violenza sui teli e s’inserì tra le mie gambe, disposto e seriamente intenzionato a farmi diventare una donna a tutti gli effetti.

Lui sapeva molto bene che con un solo colpo profondo avrebbe potuto farmi totalmente sua, eppure fece un prodigioso sforzo di volontà per contenersi limitandosi, tuttavia non ce la fece, perché mi penetrò: io in quell’occasione gridai di dolore, giacché fu un istante seppur breve, ma per me lungo quasi quanto una vita. Lui angosciato e tormentato dal desiderio continuò con dolcezza, però i suoi movimenti e i suoi gesti erano decisi, profondi e continui.

Lui sentì crescere il mio piacere sconosciuto e progressivamente aumentò la velocità, mentre dalla finestra sentivo le risate degli altri amici sempre più lontane, giacché mi stavo incontestabilmente offrendo. Non mi spaventai di nulla, accettai, ammisi e sopportai tutto per quanto ciò mi costasse ogni suo movimento, le sue mani, la sua lingua, il suo pene. Io lo adoravo per quello che mi faceva, il cuore batteva al limite, la mia ingenuità, la mia innocenza e la mia incolpevolezza lasciava totalmente capienza e spazio al godimento estremo e straordinario d’una donna.

‘Sì, in questo modo, bravo, ancora, dai ti prego’ – gli ordinai io fremendo con ardore e con vigoroso slancio, lui sennonché attento, diligente e volenteroso mi ascoltò.

In quel preciso istante avvertii bruscamente cinque o sei contrazioni che mi scombussolarono e mi sconvolsero nel pieno delle membra, facendomi salire dei brividi e dei fremiti su e giù per tutto il corpo. Io in quel momento non assimilavo né capivo né memorizzavo più nulla, ero assente, in completo arbitrio degli eventi, non rispondevo più di me stessa.

In conclusione, oggigiorno, nel momento in cui ci ripenso ancora, Cosimo mi aveva totalmente dapprima liberato e dopo modificato affrancandomi e sbloccandomi, in seguito in maniera simultanea mi aveva rapidamente e risolutamente potenziato irrobustendomi e rafforzandomi. Lui aveva acciuffato l’essenza naturale di femmina dentro di me nascosta e al tempo stesso me l’aveva abilmente restituita, mostrandomi apertamente la mia intima sintesi, trasformandomi e rendendomi fedelmente e squisitamente donna.

{Idraulico anno 1999} 

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