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Erotici Racconti

Mi hai sfinito

By 17 Giugno 2016Gennaio 30th, 2023No Comments

Io avevo detto basta, giacché avevo freddamente e con indifferenza concluso e deciso senz’entusiasmo alcuno che la mia breve permanenza sarebbe finita quel giorno, in quanto avrei preparato i miei pochi bagagli in tutta fretta, un taxi e via verso l’aeroporto, tenuto conto che lui non lo avrei più rivisto nemmeno quella sera per gli abituali saluti. La mia, in effetti, era stata una decisione audace, energica e persino gagliarda quella di nascondergli la mia partenza, ma del resto era la mia semplice e unica possibilità per riuscire ad andarmene davvero.

Io ne ero profondamente convinta, nel momento in cui cercavo inutilmente di truccarmi gli occhi, lottando e scontrandomi con le lacrime che puntualmente colavano sul mio viso. Io volevo andarmene, però sobbalzavo a ogni piccolo rumore di quei passi che sentivo fuori nel corridoio, perché più m’affrettavo e ancora mi rendevo conto che c’era qualcosa più forte di me che mi stava dissuadendo e trattenendo troppo a lungo all’interno di quella camera. Quest’inatteso evento tuttavia non mi colse troppo impreparata, poiché sentire la chiave nella serratura della porta, che lui in quel preciso momento aprì, spostando infine la mia valigia ormai già sistemata sul pavimento in prossimità dell’entrata.

Lui non disse niente, si chiuse la porta alle spalle e in un istante passò in rassegna tutta la stanza, rendendosi perfettamente conto di ciò che stava accadendo, successivamente s’avvicinò verso di me e con gli occhi più diabolici e più malvagi che mai, trovò la forza di mollarmi uno di quegli schiaffi che generalmente si rammentano per un bel po’ di tempo, lasciandomi tra l’altro senza respiro per qualche frazione di secondo, prima di riuscire a trovare giusto il tempo di riprendermi e d’avviarmi verso la porta, spingendolo peraltro da parte quando io gli passai davanti. In quell’istante immancabilmente e furiosamente però, mi sentii afferrare e sbattere sul letto, dove tra affronti, insulti e offese d’ogni genere ci prendemmo a botte. Le mie unghie sulle sue mani che tiravano i miei capelli, i miei inconsistenti e vani calci nel tentativo di liberarmi i polsi che lui mi teneva bloccati, il suo respiro affannato era dentro al mio. Dopo pochi minuti però, non ci facevamo più del male e le sue mani mi stavano per l’appunto spogliando, combattendo solamente con la mia ormai debilitata e fragile resistenza. Di scatto lui s’alzò andando a inginocchiarsi al bordo del letto, mi trascinò a sé e appoggiò le mie gambe sopra le sue spalle.

La mia era ormai una capitolazione senza riserve, pertanto il respiro e la rabbia cominciarono a quel punto serenamente a placarsi, in seguito m’afferrò per i fianchi e mentre io mi ero già completamente data per vinta, sentii la punta della sua lingua che s’appoggiò sulla punta del mio clitoride iniziando così a giocarci straordinariamente bene. Lui premeva inizialmente piano e poi ci girava intorno, poi si ripresentava di nuovo sopra facendomi immancabilmente sragionare, mentre tra i gemiti io riuscivo unicamente a pregarlo di non smettere, grondando della sua saliva e dei miei fluidi, così quando lui percepì che il mio piacere si faceva man mano più intenso, in quel momento cominciò a leccarmi sempre più ingordamente per poi succhiarmi senza interruzione, fino a provocarmi un orgasmo energico, risoluto e travolgente, per godersi tra le labbra tutte le mie contrazioni, proprio fino all’ultima.

‘Ti voglio’ – gli gridai io a mezza voce, ansimante nel tempo in cui lui già m’aveva agguantato e girato sotto di sé.

Io sentii che i suoi movimenti s’erano fatti nuovamente decisi quando lui mi piegò in avanti, visto che inginocchiandosi dietro di me e lasciandosi guidare dalla sua ormai estrema eccitazione mi penetrò con forza, affondando il suo membro rigido come il marmo dentro di me, scivolando fino in fondo a quel lago che lui stesso aveva abilmente e accortamente provocato. Lui si muoveva forte, sbattendo contro il mio corpo tutta la sua voglia e la sua furia di prima, sperando di farmi del male, però pienamente cosciente che se io stavo gridando, per il fatto che tutto questo non era causato dal dolore, al contrario. In breve lo sentii raggiungere il piacere massimo ed esplodere dentro di me, soffocando il suo gemito energico e rabbioso tra i miei capelli e ricadendo esausto e scarico sopra la mia schiena.

‘Attenzione, attenzione! I passeggeri del volo in partenza da Verona, sono pregati d’avvicinarsi all’imbarco’.

Tutto ciò era quello che mi sembrava di ascoltare e percepire limpidamente e con precisione lontano nella mia testa, perché quando aprii gli occhi, Alessandro dormiva ancora lietamente con la testa appoggiata sul mio seno, completamente indifeso e nudo con il corpo pieno di graffi e di lividi, come comprensibilmente ed esplicitamente lo era addirittura il mio.

{Idraulico anno 1999}

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