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Erotici Racconti

Mi mescolo con te

By 9 Febbraio 2021Gennaio 30th, 2023No Comments

Bruno, tu sei veramente uno scentrato ed esaltato essere di primo livello, un cocciuto e stravagante maniaco da legare, hai l’indole d’un pazzoide, non credevo davvero che arrivassi a tanto”.

La voce allettante e suadente di Annunziata, si diffonde risuonando nel cuore della notte in maniera lusinghevole, dentro un vicolo per niente trattenuta. Dopotutto, la voglia e quella tentazione libertina e viziosa di lui, essendo alquanto attraente e propiziante che le comunica, è tutt’altro che sottovoce:

“Annunziata, dai tesoro, adesso ti serve un letto morbido sul quale sdraiarti comodamente, almeno un poco. Sono certo che ti farà bene, dammi retta, ascoltami”.

“Sei proprio un bastardo, sei un farabutto, un grandissimo lazzarone e lasciatelo dire, un autentico furfante di prim’ordine, lasciatelo dire. Vattene via, adesso ne ho abbastanza” – incalza lei in maniera rapida e serrata, piuttosto infastidita e scocciata per la circostanza.

Annunziata avverte lucidamente l’attrito, capta logicamente la discordia, sente nettamente la tensione stringerle le gambe, facendole fuoriuscire lucidamente fuori in maniera calda, irruente e altrettanto passionale la sua voce squillante, che adirata e stizzita in modo eloquente gli manifesta:

“Che tipo balordo e sconclusionato che sei. Non ti fai sentire, sparisci per svariati giorni e dopo ti presenti qua come se niente fosse. Canaglia e disonesto che non sei altro. Adesso che cosa credi d’ottenere? Che cosa t’aspetti di guadagnare?”.

Lei lo respinge intenzionalmente, però trattenendolo un poco verso di sé, cerca d’allontanarlo per un istante dissuadendolo con le solite stronzate, facendogli luminosamente cambiare idea, perché Annunziata per mezzo della sua naturale indole non accetta accomodamenti né compromessi né ripieghi d’alcun genere. Che cosa significa tutto questo? Che cosa credi di raggiungere, lo incalza lei, pungolandolo ammodo nuovamente. Annunziata cerca di prendere tempo, gli sta alle costole, tergiversa, anche se da un lato pretende urgenza e una certa sollecitazione da parte di Bruno. Lei ha bisogno di lui quasi senza fiato, per lei Bruno è un tipo di maschio essenziale, è indispensabile, la sua presenza è inevitabile, anela e smania per la sua figura di maschio come non mai, dato che lo respingerebbe rifiutandogli perfino qualsiasi piccolo piacere, con la scusa di far rimbombare veramente l’entusiasmo:

“Lo sai che cosa penso francamente di tutti quegl’individui così come te? Sì, la verità è che sei apertamente chiaro e tondo proprio un porco, uno spregevole e indegno scostumato, anzi di più, sinceramente un disgustoso immorale e un osceno infame di primo livello, sappilo” – anche se in cuor suo medita e concepisce tutt’altro.

La discussione affonda, sembra degenerare, quella disputa incalza, quel diverbio preme, grava e in ultimo s’incunea penetrando nell’intimo, lei lo bracca, però Bruno s’avvicina, poiché quelle braccia lunghe e quelle mani affusolate, sanno abilmente e avvedutamente come inforcare le sue grazie di femmina, agguantando in modo scaltro e previdente il corpo di Annunziata. Con un esercizio preciso, ben assestato e definito, Bruno le apre la camicetta all’altezza del seno, stuzzicando e solleticando ingegnosamente il capezzolo che subito sporge, strofina in modo solerte il pollice scuro sulla carne gonfia e rosea stringendolo delicatamente fra i denti, mentre Annunziata gradualmente cede sottomettendosi alle sue calcolate e libidinose grinfie. Lei è uno spettacolo innaturale, d’altronde la sua manifestazione è chiaramente artificiosa e studiata: il vezzo eccentrico e stravagante, per di più artefatto e ingannevole della protesta bislacca della vocazione da una parte, assieme all’interesse voluto, per l’esplosività e per la sensazionalità caricata esplicitamente dall’altra.

Bruno si protende in avanti e costringe Annunziata a compiere un movimento che gli fa indurire il cazzo maggiormente, cosicché a quel bramoso contatto, Annunziata avverte tangibilmente una specie di fuoco lambirle i fianchi. Lei sparpaglia aizzata una serie di viziosi mugolii, tuttavia non lascia che Bruno continui a sfregarsi con la schiena contro il muro, dato che si graffia le spalle e si gira, perché adesso lei sfugge, sì, però solamente all’apparenza, intanto che il sangue comincia a espandersi invadendo con forza le vene più profonde, le stesse vene che avvolgono irrefrenabilmente la libidine e incontenibilmente la passione di lui, spingendolo a un’imponente erezione, per il fatto che attualmente quel cazzo indocile, fremente e alquanto ribelle adesso sussulta voglioso.

Annunziata scorre con il corpo di lato, lo contrasta bloccandolo contro la parete, Bruno le afferra un braccio torcendoglielo dietro la schiena, in quanto quella caccia è la specialità maggiormente amata e preferita di Annunziata, un gioco peraltro assurdo e insensato, a tratti paradossale, irrazionale e scriteriato, che ripete fino allo spasimo. Annunziata ha un’intera collezione d’intendimenti, un’intatta gamma di percezioni dilatate a modo sui sui suoi personali propositi, perciò pure stavolta in maniera energica e risoluta volutamente gli manifesta:

“No, seriamente, questa volta no, dai lasciami, fermati, non mi va” – sbraita frattanto lei a voce alta lievemente infastidita, quasi seccata.

Le parole sono il frutto improprio di un’inedita generosità, il ricavato inopportuno e ignorato di un’apertura rapida e fulminea, perché Annunziata percepisce nettamente che è giunto il momento appropriato di cogliere il frutto, in quell’istante fa appoggiare Bruno dietro di sé, giacché con una mossa munifica e persino navigata le piega magistralmente le ginocchia. In posizione di sotto sforzo, sente il cazzo gonfio a dismisura e vuole che quel membro le causi sofferenza, le elargisca un sostanziale patimento, così come la tensione che le ha fatto male finora, perché in quel momento lancia grida di dolore mescolate a parole oscene, lemmi scurrili e definizioni volgari inenarrabili.

In quell’attimo, Annunziata si lamenta sistematicamente in maniera accalorata e lasciva, deplorandolo e vibrando di piacere. Subito dopo, alla base del muro, disegna con le mani degli scarabocchi cercando ancora il riscatto, giacché tutto lo lascia supporre, tranne quel cazzo che attualmente per tutta risposta si sente masturbare lievemente dai piegamenti, con la punta del glande scoperto e ricoperto con pigrizia dalla vita del corpo di lei. Bruno nel mentre stringe forte i capezzoli di Annunziata, al presente la presa è dura, tanto più coriacea e tigliosa quanto Annunziata, giacché dà l’impressione di volersi rendere volutamente inaccessibile e ponderatamente inarrivabile. Bruno davvero non capisce, che Annunziata aspetta quella voluttuosa e inebriante scarica, che la costringe inducendola ad aprirsi in maniera definitiva e incondizionata.

Lui invece la caccia, sfidandola e confinandola, braccandola e tallonandola la snida, la stana fondendosi e legandosi con Annunziata, unicamente quando ne prende il risolutivo sopravvento e il radicale vantaggio.

E’ proprio vero, ognuno di noi, maschio o femmina che sia, a conti fatti gode in modo individuale in maniera bizzarra e differente, se opportunamente aizzato e convenientemente stimolato. Nessuno escluso, basta solamente provare schiacciando i tasti giusti e appropriati.

Un vero quanto lampante e indecifrabile arcano, piuttosto inafferrabile, molto indefinibile e senz’altro un veritiero e autentico mistero, chissà perché.

{Idraulico anno 1999} 

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