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Erotici Racconti

Momenti insopprimibili

By 10 Dicembre 2018Febbraio 12th, 2023No Comments

Riflettendo talvolta in maniera equanime, distesa, spensierata e in ultimo spassionata, di frequente ripercorri certi istanti della tua esistenza ammonendoti e persuadendoti con una certa credenza che c’è un periodo nella vita nel quale concepisci e ponderi che tutte le cose siano disposte e in definitiva piazzate stando comodamente al loro posto, giacché hai un impiego, addirittura una famiglia, sei in grado di mantenerti, ti concedi qualche svago, hai una persona d’amare, in sostanza complessivamente procede in maniera ordinata, quieta e rilassata, dal momento che non c’è motivo alcuno per prendere in considerazione che potrebbe non proseguire in tal modo. Certo, è incalcolabile è indefinibile, tutto può indiscutibilmente accadere, perché sai bene che potrebbe sopraggiungere qualche avversità nel tuo stato di salute, malgrado ciò comprendendo la probabilità che ciò potrebbe verificarsi, quest’idea neanche la misuriamo né la quantifichiamo in nessun caso. In seguito, d’improvviso qualcheduno t’annuncia che la tua vita non sarà più come in passato per una qualsivoglia ragione più o meno dolorosa o spiacevole, sicché la tua vita sarà differente, per il semplice fatto che usualmente accade quando più l’avvenimento è decisivo d’un cambiamento radicale, poiché più tempo utilizzi nell’assorbirlo, perché così ho fatto io impiegandoci molto tempo nel farlo proprio e comprenderlo.

La circostanza che ha trasformato totalmente la mia vita scompigliandola è stata desolante e penosa, d’un patimento celato e insidioso, molto infossato, di quelli che quando cadono fanno a stento fragore, suppergiù come una moina sul cuore, all’opposto addolorano e affliggono, perché s’intrufolano nella psiche costringendoti a snaturarti per rimanere vivo, eppure non me ne sono resa conto all’istante, talmente affaccendata nell’impostare pianificando la vita degli altri, esattamente di tutte le persone che si muovevano girando nei dintorni della mia esistenza, giacché mi sono ingegnata perché non s’angosciassero né patissero, in realtà ho svolto la tipica funzione del parafulmine, invero da polo d’attrazione dello spasimo, in quanto cercavo di mantenere salvaguardando loro dal dispiacere e dalla tribolazione.

Ponderavo di compiere il fatto adeguato, opportuno e retto, in tal modo mi sono data da fare alla ricerca del loro bilanciamento e della loro stabilità interrompendo e mollando intenzionalmente la mia, sennonché il periodo di considerare la mia persona è sopraggiunto, malauguratamente, tanto da collocarmi di fronte allo specchio, d’appoggiarmi con vigore al muro per non sprofondare del tutto. E’ comparso sgarbatamente il malaugurato e odioso giorno che dovevo ruvidamente iniziare a piangere, diversamente sarei ammattita, la giornata nella quale meritavo di sbraitare con tenacia, strepitare con accanimento contro il creato, in opposizione di tutti quelli che non m’avevano compresa, quantunque fossi stata io a non dare a nessuno l’occasione di farlo.

Io prendo repentinamente in considerazione, che prima o poi tutti attraversino un lasso di tempo in quel modo nella propria vita e sono persuasa che a tutti sia concessa la condizione favorevole di poter alternarla e modificarla, eppure pochi probabilmente la colgono o hanno l’audacia e l’imprudenza di realizzarla, pur valutandone i suoi molteplici aspetti. Presumibilmente io sono stata indiscutibilmente aiutata da chi ha visto in me una persona impareggiabile, di buona qualità, senza tener conto che s’avvicinava verso di me nell’intervallo di tempo meno opportuno e propizio della mia vita. Qualcuno che m’ha esibito spiattellandomi un’altra razione di me che io non conoscevo, qualcheduno che ha intravisto in me l’inatteso sprazzo, la scintilla, la luce della speranza, che ha sapientemente colto la mia essenza celata afferrandola dottamente nel momento appropriato, forse fino a quel momento giammai ammessa né mostrata né sciorinata a nessuno. In tal modo ho intrapreso la mia nuova vita, aggrappata e piena degli affetti, delle gioie e delle soddisfazioni di prima, zeppa persino delle afflizioni e dei dispiaceri che fra l’atro m’hanno resa energica e nerboruta, ma dotata della loro presenza tonificandomi e temprandomi. 

Può darsi che quel giorno ho davvero iniziato a schiamazzare confidando che qualcuno riuscisse a sentirmi, vociavo effettivamente senz’accento soltanto scrivendo, lui prontamente ha ascoltato captando tutto. Ancora oggi, invero, avviene sorprendentemente che lui annusa riscontrando il mio pensiero, tenuto conto che non esiste distanza né tempo, perché noi due eccezionalmente ci ascoltiamo e straordinariamente ci apparteniamo. Quando io non mi vedevo nemmeno, lui sapeva ammirare la mia sensualità, più mi disapprovavo come persona e maggiormente coglievo prorompere in lui l’amore per me, per com’ero spontaneamente, per ciò che sapevo porgergli e mettergli a disposizione. Ho razionalmente cominciato nuovamente ad amarmi attraverso l’amore che lui percepiva per me, ho iniziato a scarabocchiare per esprimermi con lui, perché attualmente è la mia più maiuscola e smisurata predilezione. Sono tornata ad apprezzare le gioie del sesso soltanto captando il suo folle desiderio: la voglia di toccarmi, di baciarmi, di bere le mie lacrime, di baciare il mio dolore, d’illuminarsi del mio sorriso, ho focosamente e istintivamente sentito crescere dentro di me il desiderio d’appartenergli, d’essere radicalmente sua, di sentirlo entrare dentro di me. Ho lottato al suo fianco affinché i nostri pensieri vedessero un giorno la luce, allo scopo che pure noi avessimo un giorno la nostra intima e unica alba, così è stato.

Un giorno è accaduto che lui si è trovato nella stessa strada in cui c’ero io, adesso lo ricordo bene, era un giovedì pomeriggio, rovente, una giornata canicolare, io seduta in attesa godevo del suo imbarazzo mentre percorreva i pochi metri che ci separavano. Lui che non ridacchiava mai, in quel frangente mi elargiva sfavillanti sorrisi, lui che dialogava poco con me era diventato loquace, pareva un affluente di radiosa piacevolezza. Il suo profumo al presente m’inebria, alcune volte mi strabilio nel cercarlo su nell’aria, laddove è unicamente la mia ragione che ne custodisce gelosamente la fragranza salvaguardandolo. Oggigiorno lo avverto, attualmente lo intravedo accostare la sua faccia delicatamente chinata verso destra, anche ora capto quelle labbra morbide poggiarsi sulle mie per godere del contatto con la mia bocca, attendere il mio invito per entrare, riscontro il brivido incommensurabile che mi cagionava la sua lingua che cercava la mia, la trovava avvolgendola con passione. Due appassionati conviventi appiccicati nel loro intimo piacere segreto, un miraggio che s’avvera quando la camicia di seta scivola per terra, denudando le mie spalle e da qui lasciandomi discinta ed essenziale di fronte a lui.

Al momento mi smarrisco nel ricordo dell’intensità di quegli attimi sbigottendomi, quando l’integrale esistenza per noi non aveva più tempo né importanza né valenza, poiché eravamo soltanto noi, io e lui in un letto biancastro, immacolato e fiorente. I nostri corpi senza veli avviluppati in un abbraccio perenne, attualmente sorrido al ricordo di come centellinavo ogni istante del suo intimo piacere, di come andavo beatamente in visibilio nel procurargli l’acme finale, succhiando bramosamente il suo intrinseco desiderio vigorosamente manifestato. Sgusciavo attraverso il suo corpo disteso, nudo e abbandonato al mio focoso volere, i capelli bagnati dopo la doccia, gli occhi chiusi, le mani che mi cercano, mentre guizzo nell’individuare il suo inconfondibile odore.

Ricordo quanto l’ho annusato, quanto l’ho leccato anelante e bramosa d’imprimere nella mia mente la sua persona. Passavo il cazzo eretto sul viso, sugli occhi e sulla bocca, schivando spontaneamente d’avvolgerlo nel mio respiro, attendendo unicamente che la sua eccitazione fosse al limite. Rievoco ogni momento il piacere che provai sentendo il suo cazzo scorrermi in bocca, scivolarmi dolcemente in gola, e risalire avvolto dalla mia saliva e dalla mia voglia incontenibile. Rammento al presente l’istante in cui mi chiamò per nome, tra i gemiti e i sospiri che gl’impedivano di parlottare, mentre la mia bocca cercava la sua voglia, mentre la mia lingua lo guidava per perdersi nell’oblio. 

Attualmente sono in grado di cogliere chiaramente e dignitosamente il sapore della sua gradita, gustosa e invitante sborrata invadermi a tutt’oggi, poiché lo riscontro registrandolo dentro la bocca che mi scivola deliziosamente nella gola. Presagisco la sua bocca cercare la mia, la sento baciarmi per spartire anche quest’altra gioia, perché mi basta unicamente sbarrare gli occhi per rivivere il mio sogno, un giorno trasformatosi in completa realtà. E’ invero proporzionato al bisogno la sua voce nel telefono, un messaggio veloce, un omaggio ingenuo, recapitato a sorpresa per riaccendere in me un desiderio mai attutito né smorzato né sopito.

Accadrà nuovamente, si verificherà senz’altro, perché sono più che certa che un giorno ci ritroveremo riconoscendoci ancora, entrambi nella stessa strada, daccapo, noi l’uno davanti all’altra, gli occhi negli occhi, perché ancora una volta, immancabilmente il globo terrestre per noi indubitabilmente si fermerà. 

{Idraulico anno 1999}   

 

 

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