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Erotici Racconti

Niente da dire

By 26 Maggio 2017Febbraio 3rd, 2023No Comments

Nel momento in cui m’avvicino con gli occhi allacciati ai tuoi osservo l’abbigliamento femminile distinto ed elegante, perché hai arrischiato osando un po’ con quelle scarpe con il tacco alto, che rivelano una forte sensualità e una dichiarata voluttà, giacché questo mi piace molto. Al presente siamo a faccia a faccia, per un attimo sento il profumo dei tuoi capelli, in quanto è buonissimo, tenuto conto che io so che non reggeresti ancora a lungo il mio sguardo così vicino e talmente penetrante, peraltro ai limiti della sfacciataggine, per cui ti sorrido e ti dico vieni dirigendomi verso le scale che portano al piano interrato. 

Nella prima sala, illuminata con le luci soffuse, alcuni musicisti si preparano per il concerto di musica da camera, e qualcun altro che non faccio in tempo a riconoscere nel tempo in cui attraversiamo velocemente l’atrio. In un secondo tempo entriamo nella seconda sala utilizzata per una mostra fotografica, là dentro ci sono pochi invitati intenti a studiare le opere, due addetti alla sicurezza alla porta di fronte e sulla destra accanto c’è un’altra porta che sembra in disuso. Io do lestamente un’occhiata dentro, visto che è una stanzetta con i tavolini, le sedie e un montacarico adoperato unicamente dal personale di servizio. Io entro e tu mi segui alla svelta, perché so d’avere soltanto trenta secondi, un minuto al massimo prima che qualcuno degli addetti alla sicurezza entri per controllare, allora afferro con amabile fermezza entrambe le tue braccia e ti blocco al muro, mentre il mio viso è a pochi centimetri dal tuo:

‘Sei matta a guardarmi così? Ti rendi conto?’.

‘Sì, anche tu però non scherzi, perché hai uno sguardo pazzesco’ – mi precisi.

Io ti bacio con una voracità impressionante, perché mi sorprendo anch’io di quanta foga e trasporto mettiamo entrambi, sennonché mi distacco un attimo, ti guardo, in quanto hai gli occhi come dopati:

‘I tuoi occhi mi dicevano scopami adesso, lo sai vero?’ – ti dico.

Con la coda dell’occhio, vedo nel frattempo due guardie avvicinarsi dalla prima sala, in questo modo ti sposto in un angolo più riparato:

‘Ferma’ – ti dico, mentre con la punta delle dita della mano destra percorro la scollatura fino all’altezza del seno.

In seguito sempre guardandoti forzo la mano nel reggiseno afferrando il seno tra il dito grosso e l’indice, poi torno a baciarti spegnendo così il tuo debole e sommesso:

‘Così non mi era mai successo’ ‘ mi esponi baciandomi le labbra.

‘Quanto sei bagnata?’ – ti sussurro io nell’orecchio in maniera infervorata.

‘Tantissimo, se sapessi’ – mi riferisci in modo animoso, come arrendendoti all’evidenza dei fatti.

Io ho giusto il tempo necessario d’agguantare il capezzolo tra le labbra e baciarti il seno, per poi riadagiarlo con cura al suo posto, che vedo due guardie alla porta che ci guardano con un palese ghigno. In quel frangente non c’&egrave bisogno di dire nulla, ti prendo sottobraccio e mentre passiamo tra quelle due colonne umane che sghignazzano, io strizzo l’occhio a uno dei due che peraltro annuisce tra l’espressione complice, invidiosa e livida, intanto saliamo e usciamo.

‘Dammi il tuo numero’ – ti dico.

Dopo aver memorizzato il numero, metto via il cellulare, infine una collega un po’ alticcia mi vede e m’annuncia:

‘Dov’eri finito? Sbrigati, che là di sotto c’è il taxi che ci aspetta’.

Tu m’osservi andare via, ti senti debilitata e sfinita, come se un tornado t’avesse investito scompigliandoti, però eccitata e divertita come non ti sentivi da qualche tempo.

Dopodiché esci anche tu dal palazzo e intanto che sali sul taxi, pensi che non sai assegnare un nome al pirata, che per un attimo stasera t’ha lucidamente rapito e portato via, sconvolgendoti amabilmente e in modo inatteso i sensi e le membra.

{Idraulico anno 1999} 

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