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Erotici Racconti

Non sono raggiungibile

By 20 Novembre 2016Gennaio 30th, 2023No Comments

Il telefono sembra ormai una prolunga come se fosse un allungamento, una dilatazione e un’estensione di me stessa, per questo motivo, difatti, non apprezzo ma detesto energicamente i cellulari, quei minuscoli arnesi d’elettronica che vogliono sostituirsi subentrando alla mia memoria, al mio senso dei numeri, quel maggiordomo tuttofare che ha l’attitudine e il potere di farti stare sempre al centro dell’universo, sempre presente, eternamente a disposizione. No, ribadisco che non è il mio forte, mentre per Camilla sembra un insostituibile e unico compagno di vita. Io a volte rinuncio, giacché non riesco a capirla: al minimo accenno d’uno squillo sbuffa e protesta, io le dico di spegnerlo e lei prontamente mi elenca tutte le qualità materiali e virtuose di quell’apparecchio. Da quando ha una mezza storia con un elettrizzato ed esaltato venditore d’automobili, questa casa sembra essere diventata la città dei campanelli e dei sonagli, per il fatto che giorno e notte sono assalita da segnali, suoni, toni e vibrazioni d’ogni genere: non dico che non m’attraggano né m’invoglino, però quelle cose graziose e piccole che stanno in una mano con la discrezione d’un reporter assetato di sangue hanno anche il loro carisma e il loro fascino, quello che non sopporto invece è il loro suono vivo e squillante:

‘Camilla, suona l’allarme’. 

‘Un attimo’ – mugugna lei, con lo spazzolino tra le labbra e il dentifricio.

‘Camilla, sbrigati’.

Decido di rispondere io schiacciando il tasto più logico, quello della cornetta verde.

‘Sì?’ – mi sento frattanto cadere le braccia nell’udire quella voce.

E’ il corteggiatore di Camilla, addolorato, desolato e triste fino alla nausea, con quei ciao ammiccanti e portati avanti all’inverosimile. A volte, mi chiedo perché agli uomini non vengano le mestruazioni, in tal modo forse capirebbero e percepirebbero la distanza tra le cose gradevoli e non.

‘Ciao Mirco, Camilla adesso è in bagno, potresti richiamare più tardi?’.

‘Veramente è di te che ho bisogno’. Che cosa vorrà l’idiota?

‘Di me? E per che cosa?’ – cerco d’assumere nel frattempo l’atteggiamento più educato e gentile possibile.

‘C’è un mio amico che ti vuole conoscere, se stasera hai modo’.

‘Ho da fare, Mirco. Mi dispiace, mi secca, perché ho veramente da fare’.

‘Chiara, allora no?

‘No, non posso’.

Nel frattempo guardo il pulsante per interrompere quell’infelicità, lui però insiste mentre Camilla in mutande e con il turbante mi fa segno d’intrattenerlo, così io a malavoglia ascolto vita, morte e miracoli di Juan Quello strazio dura quasi dieci minuti, finalmente Camilla agguanta l’aggeggio e io vado in camera senza salutare:

‘Sì, verso le nove va bene, arriviamo lì a quell’ora. Va bene, a dopo, ciao’.

Arriviamo? Plurale o pessima idea?

‘No, guarda Camilla che te la sbrighi tu da sola , io non vado neanche morta’.

‘Dai però, che palle. Su dai, ormai gliel’ho già detto’.

‘Non dovevi dirglielo, dovevi negarti, semplicemente tutto qui’.

Lei è in piedi con le mutande e con l’asciugamano in testa, le labbra a cuore per implorarmi perché non so quanto potrò resistere. Al momento si mette a fare la bambina, adesso infila un dito in bocca, gioca con la punta sul collo:

‘Camilla, dai piantala’.

Io ho una sua mano sulla coscia, sale fino a scaldarsi nel mio fuoco bagnato:

‘Camilla, no veramente, non si fa così, smettila’.

Io apro le gambe, lascio che le sue dita affusolate salgano dentro di me lentamente, lascio che la sua lingua vada a sfiorare i miei capezzoli, che l’asciugamano scivoli via mettendo in libertà i suoi lunghi capelli bagnati. Scivola ancora, mi fa mugolare come una gattina, mi bacia il collo teso dal piacere, passa l’asciugamano per solleticarmi con dovizia il clitoride, lo passa ancora, cerca la parte più sottile per raggiungermi meglio e insiste:

‘Va bene, verrò con te’ – sommessamente lei si ferma.

‘Sì, non adesso però’ – sussurra.

Passata l’onda torrida che emana quella creatura splendida in calore, mi ritrovo a fumare fuori dal finestrino della leggendaria Renault 5, i sandali con il tacco, la gonna gialla alle ginocchia e la canottiera nera corta. Camilla invece è tutta tirata, poco trucco perché fa un caldo da soffocare, i tacchi, la minigonna al punto giusto, la camicetta senza maniche. Io ho i capelli raccolti, sembro una presa in prestito in confronto a lei, alla sua elegante bellezza da far girare la testa agli uomini e a me naturalmente. La gelateria nasconde i golosi sotto un pergolato, mentre i due ci aspettano seduti in un tavolo anonimo all’angolo, Mirco con la sua solita aria da saputello, da navigato sputasentenze. L’amico non indifferente, moro, i capelli normali né corti d’arrampicatore sociale né lunghi da ribelle con i soldi, io paglia in bocca, con l’aria da scaricatrice di porto tirata a festa, i capelli in eterno disordine.

Trascorse le presentazioni ci sediamo e mi levo subito le scarpe con discrezione e sollievo. Intanto vedo e non sopporto le labbra di Camilla in quel sorriso idiota e gli occhi di quel grossolano che puntano dritti sul seno della mia amica: poi come si fa, a uscire in compagnia e tenersi come unico panorama proprio quello, almeno guarda in faccia la gente quando parli. Juan sorride un po’ spaesato, poverino evidentemente è in imbarazzo:

‘Dall’Argentina’ – risponde lui annuendo. 

Lui ha una voce marcata, piuttosto morbida e sensuale, inoltre non è un fusto, cosa che propende nettamente a suo favore secondo i miei gusti, di questo andare per l’occasione cerco ed esprimo un luogo comune:

‘Allora sai ballare il tango?’. Lui sorride:

‘Non c’è soltanto quello al mio paese’.

Io cado rapidamente in visibilio se mi ammiri in quel modo, penso dentro me stessa. L’altra coppia si trattiene amoreggiando, malgrado ciò quella infrequente rappresentazione atipica e inusuale a cui assisto mi ripugna indiscutibilmente. Il gelato è finito, da sotto il tavolo il mio piede va a sfiorare di proposito le gambe di Juan, mentre io lo guardo con il mento in mano e con il gomito appoggiato al tavolo sorridendogli. Lo scruto negli occhi, mi lascio sciogliere, il mio piede diventa sempre più audace e impertinente, gli altri due e il resto della gelateria hanno altro cui pensare, mentre io scavo nello spazio un posto unicamente per noi due. Finalmente ci alziamo, però sono già in agitazione, lo guardo e mi mordicchio il labbro, perché sono chiaramente indisponente e per di più apertamente provocatoria. Lui non fa una piega, tenuto conto che continua a fissarmi e basta, nonostante le mie lamentele e le mie proteste quello sbruffone di Mirco salda tutto il conto. Camilla e l’idiota sfilano davanti, io agguanto una mano di Juan, gli pianto gli occhi addosso come due spilli e me lo tengo stretto. Uscendo, l’unica cosa che mi chiedo è perché mi batte forte il cuore quando mi guarda, perché ho quel senso di vuoto allo stomaco. La passeggiata in centro è tutto uno stringersi di mani, un gioco di dita, lui allunga un braccio per cingerlo attorno alla mia vita, però io lo respingo educatamente con un sorriso:

‘Preferisco le tue mani, perché è come volare in compagnia delle tue ali e di due splendidi occhi scuri’ – dico con un filo di voce. 

A un certo punto ci troviamo tutti e quattro in un salotto, piccolo ma confortevole, Juan fa gli onori di casa, Camilla siede accavallando le gambe perfette e mi guarda sorridente, sorridente sì, ma non felice, penso dentro di me, spero soltanto non ti stia facendo troppo male. Juan ritorna con del rum, inizia a mettere il ghiaccio, ma io lo blocco sul nascere:

‘Sacrilegio’ – scherzo, ribattendo prontamente.

Lui approva non senza stupore, poi si siede accanto a me. Questa volta lascio che la sua mano m’accarezzi volutamente i capelli, io sono persa nei suoi occhi e non m’accorgo che sull’altra poltrona Camilla e Mirco hanno le lingue arrotolate, la sua camicia sbottonata e la sua mano che scivola al centro delle sue gambe. Juan continua a fissarmi, il respiro gli aumenta, io mi torturo il labbro con i denti, poi sento la sua lingua nella mia bocca e le sue labbra appassionate che mi fermano il respiro. Camilla ha sbottonato i pantaloni del suo ragazzo, ha una gamba sul suo ginocchio e con la coscia gli solletica un cazzo enorme, direi smisurato, ecco che cos’ha di positivo, penso io sospirando. Le mani di Juan sono dappertutto, tuttavia non riesco a staccare gli occhi dalla mia amica che masturba il suo uomo con una coscia, lui gode, se la spassa come un ragazzino altalenando il respiro ed emettendo piccoli gemiti, ridicoli ma eccitanti emessi da un uomo. La bocca di Juan esplora i miei seni, ho i suoi capelli nelle mie mani, con forza mi tolgo la canottiera, lascio che si sollevi liberandomi della gonna e del perizoma, in tal modo mi lascio guardare eccitandomi a dismisura.

Dopo gli spalanco le gambe, lui nota i segni lucidi dei miei fluidi che iniziano a colarmi sporcando l’ottomana, adesso lo guardo perché voglio che abbia gli occhi solamente per me e non per Camilla, che ha spogliato Mirco e ha fatto un cappio con i suoi lunghi capelli, mentre adesso sta lentamente scivolando su di lui avvolta al suo membro per il cappio. Quella femmina mi confonde e mi sconvolge, io inarco le caviglie, sollevo le gambe, lascio che mi guardi e si ecciti, lui si spoglia, io gli leggo il fuoco negli occhi, tuttavia sono dispettosa e mentre lui vuole penetrarmi sfoderando un palo nodoso e di marmo, io rapidamente mi sottraggo, lo sfido con lo sguardo, lascio che il suo cazzo si posi nella mia mano, poi scivolo dalla poltrona e mi dirigo verso Camilla senz’attendere repliche, assaporo fino in gola il cazzo del suo uomo.

Lei non ci resta male, anzi, va in piedi sulla poltrona e inizia a farsela leccare, aprendogli il pertugio con due dita. Io però continuo, passo la lingua da un fallo all’altro lasciandoli entrambi carichi di desiderio. Camilla si fa assaggiare ed è lei ora a stringergli la testa tra le mani e muove il bacino su e giù dettandogli i suoi tempi. Poi io m’accanisco e insisto sull’uccello di Juan, lo passo sulle mie labbra e con la punta della lingua insisto sul glande fino a che lo sento pulsare, poi mi fermo, lo abbandono un po’ lasciandolo raffreddare. Camilla sta gemendo ed è un arco in tensione, lascio che sfoghi il suo orgasmo tra i denti, lei ansima, mi guarda lavorare il suo uomo di lingua e sorride, poi vede Juan masturbarsi solitario e lo cavalca. All’attimo in cui il grosso cazzo dell’argentino va a sfondarla gli costringe la bocca su un capezzolo, piega il collo all’indietro e urla, poi si scatena sempre più veloce, i capelli sono dappertutto, le sue grida che lacerano la stanza diventano più forti, fino a quando lei non emette gemiti che somigliano al pianto, io vedo il suo bacino che freme, continua a gemere, trema ancora, geme di nuovo, urla appena, stringe i denti. Juan la solleva, la gira e attualmente posso vedere il suo viso colmo dal piacere di quegli attimi. Io e Mirco ci siamo fermati, io leccandoglielo distrattamente, entrambi persi nello spettacolo di due corpi stupendi che s’aggrovigliano rilevando lo spettacolo più bello e incantevole della vita: l’amore.

Io sono troppo eccitata, però sento il bisogno assoluto di Mirco di possedere la mia amica, Camilla capisce l’intenzione, stacca letteralmente Juan dalle sue viscere e si lascia impalare dal suo uomo, mentre l’argentino riprende la sua posizione. Io sono estasiata, senza parole, la bocca aperta in un’eccitazione senza pari, cosicché mi solletico il clitoride stando però ben attenta a non venire, durante il tempo in cui Camilla è sbattuta dai colpi sempre più decisi che la portano in breve a un altro favoloso e vistoso orgasmo. Lei si contorce su sé stessa dal piacere, mi squadra invasata, io le apro le gambe davanti alla bocca e avverto il sudore della sua faccia sulle cosce, in breve tempo d’improvviso la sua lingua va a impadronirsi del mio clitoride e tra un orgasmo e l’altro trova il tempo per stuzzicarmi fino al culmine dell’acme del piacere, lasciandomi sennonché di proposito sulla soglia.

‘Vieni tu adesso, perché te lo meriti’ – sbotta lei animata ed euforica più che mai.

Io non me lo faccio ripetere, bensì voglio nella fica Juan, mentre Camilla si dedica con foga a succhiare il cazzo di Mirco, lo sento enorme, mentre lui mi guarda estasiato, chiaramente indemoniato, giacché dopo alcuni colpi ben assestati libero i miei sensi e vengo urlando stringendo l’ottomana con le unghie. Lui continua, mi fa girare e me lo sento di nuovo dentro, ma questa volta da dietro, sempre più forte, mi chiedo se avrà mai una fine, eppure lui continua. Lo capto scorrere tra le pareti vaginali e nel frattempo aiuto Camilla a insalivare il cazzo di Mirco, dato che con le lingue c’incontriamo sul pene e le uniamo, lecchiamo assieme mentre io sussulto sotto i colpi forsennati dell’argentino che mi portando a un altro enorme e fenomenale orgasmo, così per non urlare scanso Camilla e mi metto in bocca tutto il cazzo del suo uomo. Lei si stacca un attimo, allunga una mano e la fa scorrere su quell’asta dura, finché uno schizzo enorme non ci prende in pieno viso, noi amabilmente lecchiamo tutte quelle candide e speziate gocce. Assieme puliamo quel corpo ancora semi rigido, Juan però non si ferma, io sono in estasi da più di mezz’ora, perché lo sento spingere, in quanto lui vorrebbe liberamente sborrare, ciononostante non ci riesce ancora. 

Io lo fermo, Mirco si sdraia esausto, Camilla prende Juan per mano, lo conduce vicino al tavolo, si sdraia sopra e gli allarga le gambe, lui l’afferra con fermezza, così come ha fatto con me, in tal modo posso vedergli i muscoli allo stremo, perché ho ancora addosso una gran voglia di farmi scopare. Camilla gode, tuttavia lo allontana, io mi piego e lascio il mio intestino a sua totale disposizione, lui sragiona, mi sodomizza ansimando senza compatimento, sempre più forte, sudando abbondantemente. Camilla intanto si masturba per eccitarlo di più, io lo sento chiaramente ingrossarsi, lo avverto boccheggiare, capto forte che mi fa sobbalzare, lo sento quasi in gola, urlo, con una mano mi spinge ancora di più verso di lui, arriccio il tappeto con le dita, poi m’accorgo che bruscamente geme, allora sfilo il cazzo e mi giro, perché con una mano lo masturbo e con la lingua gli lecco i testicoli solleticandoli con esperienza. Lui ha un sussulto, io e Camilla ci avviciniamo a quell’asta meravigliosa e anch’egli in conclusione esplode, spruzzando con violenza il suo seme di desiderio, frattanto che la sua gagliarda e potente sborrata ci annaffia completamente, noi ci apprestiamo ad assaporare quel liquido vitale.

Io accolgo ben volentieri in bocca tutto quel liquido seminale, ciononostante sono ancora piena di lussuria, affamata d’impudicizia, golosa di libidine, cosicché lo imploro di soddisfarmi ulteriormente, in tal modo lui si china picchiettando sul clitoride con la lingua fino a farmi urlare nuovamente. Successivamente ci ricomponiamo e rientrando verso casa esauste e realizzate io la guardo quasi deformata dal piacere, quello che ha sperimentato minuziosamente stasera. Io non so di preciso come sono, certamente appaio alterata e deturpata:

‘Sei bellissima così, lo sai questo?’ – mi dice lei in modo amabile e gentile.

‘Anche tu’ – ribatto io, andando a posarle la testa su d’una spalla.

Lei in conclusione m’accarezza, io la bacio con amorevolezza sulla guancia, le spengo in modo scaltro il cellulare, giacché stanotte sarai totalmente mia penso dentro di me, appresso l’abbraccio e m’addormento.

{Idraulico anno 1999} 

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