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Erotici Racconti

Non voglio smarrirti

By 24 Giugno 2016Gennaio 30th, 2023No Comments

Quella mattina mi svegliai come avvolta in una specie di torpore, principalmente in uno stato d’inconsueto benessere, forse per ciò che m’attendeva di lì a poche ore, oppure per la bella serata che avevo da poco trascorso. Ero stata a cena con degli amici tra cui il mio caro Francesco e un suo amico di nome Giorgio, che di professione effettuava lo scenografo. La sera precedente, prima di tornare ognuno a casa propria, Francesco m’aveva bonariamente salutato dandomi due baci sulla guancia e sussurrando unicamente un essenziale:

‘A domani’.

Due semplici parole solamente, eppure così piene di senso e cariche di significato, per ciò che soltanto noi due sapevamo. Io me la presi con calma, mentre consumavo la colazione la mia mente era già altrove, dato che accarezzandomi i seni, pensavo a che cosa sarebbe successo, in seguito andai in bagno e mi sciacquai il viso per svegliarmi dalle fantasie che avvolgevano la mia mente, però nulla giovò tutto questo. Ritornai in camera per decidere come vestirmi e decisi d’indossare un pantalone nero, una maglietta trasparente di colore rosa con dei ricami, successivamente rientrai di nuovo in bagno per illuminare la mia faccia con un velo di fondotinta, un ombretto rosa e un lucidalabbra. Uno squillo di telefono mi fece sobbalzare, così corsi in cucina lasciando cadere per terra tutti i miei trucchi. Il cuore cominciò sennonché a battere, era lui, Francesco, che con una voce chiara e pacata mi annunciava:

‘Sto arrivando, t’aspetterò di sotto nell’androne’.

Terminai gli ultimi ritocchi, due gocce di profumo, afferrai la borsetta, scesi le scale e lo vidi in piedi ad attendermi. Lo salutai con un bacio sulla guancia e un sorriso complice che esprimeva esternando tutta la voglia di lui, perché altro non potevo fare in quel momento, salii in macchina e partimmo. Quanti pensieri in quegl’istanti affollavano la mia mente, mentre io lo osservavo con quella sua aria così distinta e impenetrabile: lui era un uomo che a prima vista poteva sembrare freddo, insignificante, per nulla ciarliero, però proprio per questo attirò fortemente la mia attenzione. La sua vita? Direi perfetta, una moglie che ama, un lavoro che gli piace e che gli permette di tanto in tanto di viaggiare, degli amici con i quali esce e qualche vezzo, tra cui me naturalmente. Lui diceva che io ero una delle pazzie che si era concesso negli ultimi tempi. Avevo atteso questa giornata con agitazione, con apprensione e parecchio desiderio, ma anche con tanta inquietudine, pensando come sarebbe andata a finire e che cosa avremmo fatto, in realtà avevamo pianificato tutto, dove andare e come trascorrere la giornata, tuttavia ciò che m’impensieriva e mi turbava era come sarebbe finita.

Quante conversazioni avvenute insieme per telefono, quante confidenze e numerose rivelazioni, ciononostante pochi accenni ai desideri fisici sia dell’uno sia dell’altro. Il problema non era che non ci desiderassimo, bensì era un qualcosa che scorreva ugualmente dalle nostre conversazioni delle quali non si parlava apertamente, eppure entrambi avvertivamo cogliendo in modo poderoso quell’attrazione e quel coinvolgimento che subito emergeva, quando raramente ci ritrovavamo nell’intimità. In effetti si era creata fin dal nostro primo incontro una sensazione mentale fatta di sguardi, di percezioni, che dalla pelle arrivava alla mente passando per i bassifondi e provocando un calore e uno slancio istantaneo che bruciava il corpo. Sentii a quel punto l’esigenza d’accarezzare le sue cosce con una mano e la nuca con l’altra, mentre lui continuava a guidare verso la meta; finalmente un semaforo rosso ci permise di guardarci negli occhi e d’avvicinarsi per un bacio e un altro ancora. A dire il vero non erano mai abbastanza i baci che riuscivamo a darci, perché in quel frangente la sua mano s’infilò delicatamente sotto la maglietta rosa che già lasciava intravedere che cosa Francesco cercasse, dato che quando arrivò ai miei seni cominciò a stringerli come se stesse impastando, un composto, poi amabilmente scostò il reggiseno con le dita strinse quei capezzoli che tanto adorava, provocandomi uno spasmo e un piacere da farmi contorcere.

In quell’occasione scattò il verde e quando la macchina ripartì io ebbi due profondi respiri e a stento mi ricomposi. Scambiammo dei pareri sulla sera precedente e sulle persone che erano presenti, lui divertito mi fece notare come il lo avessi fulminato con lo sguardo in una precisa situazione. Seduta accanto a lui c’era una nostra amica di nome Daniela, una bella donna di circa quarant’anni, molto silenziosa, eppure sempre attenta a osservare e ad ascoltare. Daniela teneva la sua gamba appoggiata alla sedia di Francesco e le due cosce quasi che si toccavano, io con lo sguardo feci notare questa circostanza e Francesco rispose con un sorriso allusivo e insinuante. Lui adorava prendersi gioco di me e gradiva stimolare quel pizzico di gelosia e d’aggressività che accrescevano la voglia che avevo di lui, io come d’istinto, rapita da quel gioco, gli morsi il lobo dell’orecchio infilandogli la mia lingua dentro facendogli sentire il calore del mio respiro, giacché un brivido lo assalì, poi agguantai la sua mano così accogliente e la coprii di baci, poi succhiai le sue dita affusolate una a una, infine tornai così ad accarezzare l’interno della coscia, a un certo punto mi disse:

‘Ecco ci siamo. Vedi quell’insegna là in alto? Siamo arrivati’.

A bruciapelo una sensazione di proibito m’invase, dentro di me e nei miei occhi si stampò quell’insegna con la scritta Motel Charlie, così afferrai la mano di Francesco e la strinsi dicendo:

‘Che bizzarra sensazione, è la prima volta che vengo in un motel così particolare’. Anche per lui era forse prima volta, pure lui si sentiva un poco a disagio e guardandomi disse:

‘Ci hai ripensato?’.

Io non ci avevo ripensato perché lo desideravo, lo volevo, ero lì per lui e quella sua mano che mi stringeva mi trasmetteva sicurezza. Dopo ci avvicinammo all’entrata e ci fermammo davanti a una sbarra automatica per dare i nostri documenti e prendere la chiave della camera, la n. 25, che tra l’altro ricordo bene ancora. Attraversammo un primo piazzale e notai tante porte una a fianco all’altra, come delle villette a schiera immerse nel verde di numerose aiuole e di lunghe file di alberi. Arrivammo poi alla seconda piazzola parcheggiando precisamente davanti alla nostra camera, scendemmo dalla macchina e andammo verso la porta della camera, quando sentimmo alle nostre spalle una voce chiara e impostata che sosteneva annunciando:

‘Salve ragazzi, anche voi qua?’.

Io mi voltai con il cuore in gola e con un imbarazzo crescente per entrambi riconoscemmo il nostro amico Giorgio, che era lì per un sopralluogo nelle stanze che sarebbero state lo scenario d’un film, s’avvicinò con uno sguardo malizioso e penetrante, m’accarezzò sulla guancia sussurrando:

‘Fai tanto la preziosa e poi ti ritrovi in un motel con quel volpone di Francesco’ – indi rivolgendosi a Francesco gli manifestò:

‘Certo che hai una gran fortuna e hai scelto anche bene’. Francesco con un sorriso partecipe rispose:

‘E’ lei però che m’ha scelto, che cosa t’aspettavi’.

Il mio imbarazzo non faticava a diminuire quando Giorgio appoggiando la mano sulla mia spalla, m’invitò a entrare nella camera. Avvertii subito la sensazione d’un ambiente accogliente e focoso, plasmato d’un particolare fascino, avvolto dalle luci soffuse sparse nella camera, perché sulla mia destra c’era il letto coperto da lenzuola dal color rosso porpora e sopra il letto uno specchio, io girai un attimo lo sguardo e notai quanti specchi ci fossero in quella stanza, persino sul soffitto. Davanti a me, in fondo alla stanza sulla sinistra, c’era una vasca da idromassaggio separata dalla camera da letto attraverso un muretto con delle arcate sul soffitto e una colonna bianca di marmo, i colori e i dettagli caratterizzavano l’ambiente d’una raffinata eleganza creando un’atmosfera degna di quello che si sarebbe consumato. In fondo al letto, c’era una sedia in ferro battuto dipinta di bianco, sulla quale Giorgio si sedette comodamente con l’aria disinvolta, mentre io e Francesco eravamo in piedi imbarazzati e increduli per la situazione. Io potevo andarmene, scappare via, però non lo feci, perché era quello che avevo segretamente desiderato, dal momento in cui conobbi entrambi, dal momento che potevano essere miei nello stesso momento, insieme come amici nella vita, così insieme con la stessa donna.

‘Che cosa eravate di preciso venuti a fare in questo motel? Sesso o altro? Coraggio Francesco, voglio vedere come te la scopi’.

Queste, in realtà, furono le parole che uscirono dalla bocca di Giorgio che con l’aria spettegolante attendeva di godersi lo spettacolo. Che strano però, per il semplice fatto che si fosse trovato lì per caso. Che cosa spingeva Giorgio ad assistere a quella scena? Era entrato in quella stanza, sapendo che cosa sarebbe successo e la situazione lo eccitava e lo coinvolgeva però, che cos’altro aveva in mente? Io ero così infastidita e irritata, eppure addirittura attratta da quelle parole e da quel tono di sfida che acciuffai Francesco per la camicia e lo baciai di gusto buttando di tanto in tanto l’occhio verso Giorgio, che fermo guardava con attenzione. Francesco non si fece pregare e cominciò a spogliarmi e così feci altrettanto con lui, mentre le nostre labbra continuavano a cercarsi e a intrecciarsi appassionate e frementi.

Io mi resi conto di non riuscire a controllare quella stravagante condizione che da un lato però mi spaventava, nondimeno dall’altro m’avvolgeva inebriandomi, coglievo il calore dell’eccitazione salire fino allo stomaco e i fluidi colare tra le cosce, così nuda Francesco m’adagiò delicatamente sul letto accompagnandomi con dei baci, intanto che Giorgio era lì che guardava immobile e vivamente attratto. Quegli sguardi complici con Giorgio e quel corpo focoso di Francesco su di me mi travolgevano in un tunnel di desiderio e di smania senza ritorno, nonostante la strana situazione Francesco aveva un’attenzione particolare nei miei confronti con una leggiadria e un’indulgenza tipica del suo modo di essere. Percepivo il calore e i suoi baci e che baci, sì, indubbio di quelli che ti rapivano con passione e poi i suoi abbracci così corposi, forti e intensi da farti mancare il respiro, perché nel tempo in cui mi baciava le sue mani m’accarezzavano la schiena.

Com’era bello Giorgio, sì, nonostante i suoi quasi cinquant’anni aveva un fisico asciutto e delineato nella muscolatura, che ben evidenziava le sue forme così forti e sensuali. Io ero avvolta nelle loro braccia e nei loro baci, combattuta e contrastata tra una situazione terribilmente eccitante e la paura d’un qualcosa che non mi era mai successo. Per la prima volta, dovevo dividere le attenzioni e i baci tra due uomini e non volevo trascurare nessuno dei due, perché entrambi non dovevano sentirsi da meno, allora mmi sollevai sulle ginocchia appoggiandole sul letto e invitai i miei due uomini ad avvicinarsi l’uno all’altro, braccio contro braccio. Che splendida visione avevo davanti a me: due uomini e due corpi nudi incredibilmente incantevoli: sarei stata lì a osservarli per ore godendomi quell’immagine come se fosse stato un dipinto, però non potei fare a meno di toccare i loro corpi così accalorati e lussuriosi e giocare in ultimo con i loro cazzi la quale eccitazione era ben evidente. Mi bastò guardarli senza chiedere quando s’abbracciarono, perché ambedue si baciarono facendo partecipi tutti i miei sensi, accrescendo il mio desiderio; io avrei pagato per vederli così avvinghiati, seducenti, vogliosi e selvaggi mentre i loro corpi trasudavano ardore, animazione e godimento. Appresso Giorgio m’afferrò e mi ritrovai su di lui in contemplazione della sua erezione così invitante ai miei occhi, mentre sfregava il suo sesso contro il mio; Francesco mi baciò appassionatamente e Giorgio delicatamente spinse il suo pene dentro di me.

Uno spasmo mi fece trattenere il respiro per godere di quella penetrazione il più a lungo possibile e quando sentii la calda lingua di Francesco sulla mia bocca ripresi a respirare ansimando di piacere. Fu a quel punto che Francesco premette il pollice della sua mano contro il mio ano e un brivido corse su tutta la schiena, spingendomi in avanti verso di Giorgio per porgere meglio il mio posteriore nella direzione di Francesco. Le dita di Francesco lavoravano egregiamente dentro quella fessura, io le cercavo e le volevo dentro di me, la mia voce soffocata sussurrava ti voglio e Francesco esaudì con piacere i miei desideri. Mi ritrovai sennonché penetrata avanti e dietro, provando un piacere intenso e vigoroso, tale da rendermi impotente con la sola possibilità d’abbandonarmi a quell’irruenta passione animalesca. Non avevo bisogno di muovermi, bastava soltanto stringere i muscoli per sentire meglio la penetrazione e far sentire loro la voglia che cresceva dentro di me, sì, la voglia totale di godere. Io tenevo stretti a me i glutei di Francesco e di Giorgio, avevo la gola secca, le lacrime agli occhi, avrei voluto interrompere quel vortice di piacere e di dolore, ma dalla mia bocca usciva unicamente la voce strozzata dai colpi dei miei amanti che implorava mista a sospiri di continuare:

‘Ancora ti prego, così, di più’.

Fu così che persi come nell’oblio ci abbandonammo in un lungo piacere che sembrava non finire mai, perché appagati e stremati ci adagiammo così sul letto uno a fianco all’altro. Le uniche forze che avevamo erano quelle d’accarezzarci, così i nostri muscoli s’allentarono, ci rilassammo e ci godemmo quel momento così, abbracciati senza dire una parola. Non so quanto tempo passò, eppure sembrava un’eternità, Giorgio si rivestì senza dire una parola, s’avvicinò e mi riferì:

‘Grazie, per aver esaudito il mio desiderio’.

‘Credo, che non sia stato un sacrificio per te’.

Mi baciò appena sfiorandomi e se ne andò. Francesco allora mi strinse a sé calorosamente, io sentivo una sorta di tensione nella sua stretta e a stento mi chiese:

‘Tutto bene?’.

Lui m’abbracciò ancora a lungo e insieme ci coccolammo tra baci e teneri sguardi, nel momento in cui ci stringevamo forte gli domandai:

‘E’ solo un caso che Giorgio si trovasse qui?’.

Non feci in tempo a terminare la frase, che con il dito mi fece un cenno di silenzio e languidamente disse:

‘Godiamoci questi ultimi istanti qui insieme, stretti l’uno all’altro, perché le parole al momento non servono’.

Arrivò in conclusione il momento di rivestirci e prima d’uscire mi voltai un attimo per dare un’ultima occhiata, giacché subito mi resi conto che qualcosa era cambiato, io ero cambiata e forse anche Francesco. Per tutto il viaggio ci tenemmo per mano, più volte avrei voluto dire qualcosa, eppure non so perché mi mancava la parola. Più volte si rivolse verso di me come per dirmi chissà che cosa, però nulla uscì da quella bocca che tanto poteva dare piacere. Quando arrivammo a destinazione io dovetti scendere dalla macchina, lui m’abbracciò e nuovamente mi rivelò:

‘Non voglio smarrirti’.

Nemmeno io volevo in alcun modo perderlo, dal momento che un lungo e appassionato bacio sancì e stabilì quel rappresentativo momento, alla fine ci salutammo.

{Idraulico anno 1999} 

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