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Erotici Racconti

Notte leggendaria

By 12 Giugno 2017Febbraio 3rd, 2023No Comments

Edda in conclusione seppe, che il direttore quella sera sarebbe andato a esaminare testando convenientemente la sua esibizione nel pieno della serata: 

‘Come ti senti?’ – le domandò l’amica di sempre cogliendola nettamente di sorpresa.

‘Devo confessarti che sono nervosa e assai stressata, visto che non so neanche se questo vestito m’andrà bene per il ballo. Gigi so che mi vedrà, per questa ragione esigo che brami spasimando di possedermi’.

Lei era convinta e determinata di poter trascorrere con lui una delle più belle e indimenticabili notti di sesso mai veramente avvenute fino a quel giorno, perché in realtà sentiva d’amarlo e per lei non si sarebbe trattato unicamente d’un gioco, ma Gino era un convalidato rubacuori, un amante perlopiù d’un corpo di donna, piuttosto che d’un attento e premuroso estimatore del cuore, cosicché pensò di gareggiare con lui e di sfidarlo in modo opportuno:

‘Direttore, vedo che pure lei è qui, che inedita improvvisata’.

L’uomo, maestoso e solenne nell’avanzare, vistosamente elegante e leggiadro come d’abitudine, fu inaspettatamente ricevuto da una schiera di ricconi che s’agguantavano con signorilità a spallate, pur d’impadronirsi d’un leggero tocco o di ricevere in anteprima un bacio dalla danzatrice del momento. Per queste ragioni, perciò, occupato spazio a un tavolo tra l’altro piuttosto centrale e soprattutto ben visibile al resto del pubblico, il direttore con i suoi occhi oscuri cominciò abilmente a cacciare Edda, visto che lei intanto lo aveva già squadrato e tastava cercando di dissimularne il suo lampante impaccio:

‘Sì, brave, su belle, andate avanti così’ – gridavano alcuni al termine dello spettacolo, nel momento in cui lei scendeva per raccogliere le ultime lusinghiere acclamazioni, accerchiata da una ressa di danzatrici altruiste sia negli atteggiamenti quanto nei lineamenti.

‘Ciao’. Lei sentì la voce di Gino e volle voltarsi con falsa e snaturata indifferenza.

‘Buonasera Direttore’.

Lui sorrise con fascino e con garbo, dandole una carezza e avvertendo le sue gote andare in fiamme:

‘Andiamo a spasso là di fuori?’. Lei rispettò il tono del ‘Voi’ sia per costumatezza che per garbo.

‘Dovrete aspettarmi’. Lui la interruppe rudemente.

‘No, io voglio che tu venga con me, però subito’.

Lui, invero, era abituato a decretare, a pretendere, lei invece era talmente entusiasmata dalla sua espressione, in realtà tra il granitico e il risoluto da una parte e l’ammaliante e il coinvolgente dall’altra, la donna a quel punto cedette subito e non appena furono là di fuori lui le parlò in modo molto chiaro:

‘Sai che cosa cerco e che cosa voglio da te, vero?’ – facendola sentire una cucciola irrimediabilmente indifesa.

‘Perché proprio io? Voi avete la facoltà e siete in grado d’avere chiunque al vostro fianco: donne importanti che contano e d’alto lignaggio insomma, femmine influenti e notevoli’. Lui le tolse la parola zittendola di nuovo:

‘Io voglio solamente te’. 

In seguito l’allontanò urtandola verso la muraglia d’una stradina ormai disabitata, nel momento in cui stava per piegarsi sulle sue labbra annunciò:

‘No, non qui’. Lei si scostò, ma Gino fu più svelto di lei:

‘Io so che anche tu mi desideri molto, non puoi contestarlo. Io t’ho visto bene come mi scrutavi e poi si è sparsa qua attorno persino la parola’. 

La ballerina era afflitta, agitata e manifestamente combattuta. Io non posso cedere così, che si comporti e mi usi come fa con tutte le altre pensava, però lo anelava più d’ogni altra cosa e per questo motivo rimase in silenzio.

‘Edda’. 

L’uomo la strinse a sé, insinuando le mani fra le cosce toniche e sinuose della donna, che in ultimo s’abbandonò donandogli le labbra. Lei avvertì che le sue erano infuocate e mentre le loro lingue s’intrecciavano con fremente e turbata esaltazione, toccandolo delicatamente sopra i pantaloni, lei percepiva captando a quel punto che lui la desiderava ardentemente:

‘Vi piace?’ – gli domandò continuando a toccarlo.

‘Sì, è una meraviglia’ – in quanto pure Gino si era abbandonato per un attimo. 

‘Andiamo via. Effettivamente questo non è il luogo più adatto per una notte d’amore’ – infine giunsero da lei in qualche minuto. 

‘So di certo, che la mia abitazione non costa poi così tanto, ciononostante &egrave veramente tutto quello che posso concedermi’ – enunciò la danzatrice.

‘Io non mi trovo qua per giudicare né per vagliare la tua abitazione, questo lo intuisci tesoro mio?’.

In quell’occasione non riuscirono più a frenarsi né a trattenersi oltremodo, per il fatto che si lasciarono scivolare su d’un canapè alquanto ridotto, sennonché moderatamente accogliente per muoversi sopra: 

‘Aspettate un istante’. A quel punto il loro passatempo cominciò, il reggente la stava ammirando e ispezionando, nel tempo in cui lei con esperienza e con accorta maestria apriva le gambe sui suoi fianchi. 

‘Gino mio’ – sussurrò lei senza vergogna, intanto che con calma staccava gli ultimi bottoni della sua profumatissima e stiratissima camicia bianca. 

‘Sta’ attenta però, perché questa camicia me l’ha regalata mia moglie’ – le manifestò lui con dileggio e con un marcato sberleffo, collocando il suo viso addosso a un guanciale di cotone sistemato poco distante.

‘Sì, palpami nuovamente’ – le supplicò in seguito, intanto che la donna lasciava scorrere le proprie labbra calde lungo il petto virile di quell’uomo smaliziato e altrettanto vissuto. 

‘Voglio che siate voi a farlo per primo’.

Il piacere era esuberante, irrefrenabile, Gino glielo manifestò lestamente poggiandole le mani sul fondo schiena quasi incitandola per possederlo. I loro gesti diventarono più spiccati, molto lussuriosi e un po’ oltraggianti e in qualche attimo i loro fisici asciutti divennero compatti in un tripudio di godimento estremo. Gino la governava, la manovrava con esaltazione e con smaniosa cupidigia, mordendole la bocca e facendo scorrere la lingua lungo il suo petto, Edda frattanto gli accarezzava i capelli neri ricoperti di brillantina, dopo giunse rapidamente l’apice, mentre lei lo supplicava di punzecchiarla e di stimolarla di nuovo, tenuto conto che l’effluvio del suo corpo l’eccitava facendola smaniare struggendosi in tal modo ancora di più. 

‘Dopo, lui non m’aspetterà né mi cercherà mai più’ – si ripeteva lei tra sé e sé, eppure non poteva non considerare né ponderare quanto in ogni caso fosse stato adorabile, delizioso e piacevole averlo amato, seppur unicamente per una nottata. 

‘Edda’. 

All’improvviso, in modo inatteso comparve l’orgasmo ancora una volta e l’uomo premette il viso verso quel guanciale di cotone, facendo pressione sulla donna e attirandola a sé, baciandola con imprevista e insospettata dolcezza. 

‘Voi adesso andrete via per sempre immagino’ – gli domandò lei piuttosto incuriosita con una punta d’abbattimento e di desolazione stampato sul volto, mentre Gino si ricomponeva pacatamente. 

‘Non lo so bambina, non lo so davvero mia cara’. 

Quel dubbio e quell’incertezza le regalarono un po’ d’ottimismo e qualche filo di speranza, perché dopo aver pronunciato quel ‘a risentirci’ o ‘alla prossima’ che fosse stato, Gino la baciò ancora:

‘Edda, adesso però, dammi del tu’. 

In quell’occasione, quella fu l’unica, peculiare e rara frase che lui le spifferò, visto che gliela rivelò prima di perdersi sparendo totalmente nel buio della notte. 

{Idraulico anno 1999} 

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