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Erotici Racconti

Nulla è ciò che sembra

By 12 Luglio 2018Febbraio 10th, 2023No Comments

Io ero appena rincasata dopo aver trascorso due ore in automobile tra un clima inclemente e una faticosa giornata di lavoro lasciata alle spalle, bisticciando e rimbeccandomi perfino con i colleghi. In quella gelida giornata, dopo pranzo mi ero accomodata dinanzi al computer sfibrata e verosimilmente scocciata, l’abitazione in quella circostanza era vuota, perché ero da sola in compagnia soltanto del tumulto delle raffiche continue di vento, che sbatacchiava agitando le grosse piante là di fuori nel giardino. 

In quell’occasione non avevo niente di rilevante da compiere, così scorrevo il tempo curiosando nel web da un insulso portale all’altro, fintanto che girovagavo qua e là nella rete mi nacque il desiderio d’esaminare uno di quei tanti siti, dove vengono pubblicati gli annunci di coloro che ambiscono avere degl’incontri bizzarri, ristretti ed esclusivi, in tal modo dopo una veloce investigazione scoprii delle aree dedicate, dove gl’individui attraverso esigue definizioni inserivano meticolosamente fotografie e ritratti dei propri intimi attributi senza sottintesi, cercando in ultimo un attimo d’evasione magari uscendo da una storia piatta, avendo in tal modo l’occasione di conoscere e la possibilità di frequentare in seguito altri maschi. 

Più andavo avanti nella navigazione e maggiormente la faccenda diventava elettrizzante e scatenante, fintanto che m’imbattei in una fotografia il cui contenuto risultò per me assai familiare, in quanto appariva la descrizione meticolosa dell’istantanea del mio ragazzo, con il proprio cazzo in bell’esposizione corredato con delle locuzioni precise, che in modo grossolano e plebeo specificava ricercando dei maschi per godersi gli appagamenti completi del sesso orale. In quel preciso frangente restai notevolmente meravigliata, in un primo istante amareggiata e dispiaciuta, nel contempo seriosamente addolorata e pensierosa, perché mi sentivo sconfortata e fermamente sminuita, perché tutte le certezze, i convincimenti e le credenze che fino a quel momento avevo ricavato sulla nostra intesa di coppia, mi crollarono irrimediabilmente addosso come un gigantesco masso annientandomi.

Il tempo era passato speditamente e prima che me ne rendessi conto si stava avvicinando l’orario nel quale lui sarebbe rincasato, cosicché m’affrettai per spegnere il computer cercando di mantenermi occupata, affinché lui non s’accorgesse né potesse vedere quello che avevo appena scoperto. Decisi di non riferirgli nulla, di non reclamare chiarimenti né di pretendere precisazioni su ciò che avevo constatato, eppure dentro di me aumentava a sproposito la collera, il risentimento e lo sdegno del non cogliere né comprendere né giustificare che cosa potesse realmente scarseggiare all’interno del nostro rapporto, il mio cruccio e il malanimo iniziale rimase, perché supposi che forse la mia intima presenza non era stata adeguata né bastante né consona, perciò lui ricercava altri stimoli esterni investigando altrove non sentendosi del tutto intimamente appagato, per il fatto che quest’aspetto era quello che ipotizzavo temendo il peggio.

Il giorno terminò, arrivò la sera e dopo una scarna cena stabilii di fare un bagno prima di coricarmi, pensando forse inconsapevolmente che potesse servire a purificare via la confusione e ad allontanare il netto disagio che provavo, malgrado ciò fu tutto inutile, sennonché andai a letto. A ben vedere, però, di fronte a me c’era soltanto quell’impersonale e distaccato ritratto del suo cazzo eretto in straripante eccitazione, assieme a quegli esigui versi di rivendicazioni indecenti e scostumate indirizzate a quei visitatori di sesso maschile che s’aggiravano. Nei giorni successivi diventò una fisima, giacché esaminavo quell’immagine e interpretavo quelle definizioni che ormai erano diventate un sigillo nel mio intelletto e nella vita di tutti i giorni, perché perlustravo esplorando su degli altri portali simili, se potessero esserci altri annunci e altre richieste da parte di lui dello stesso tipo.

In conclusione non ottenni niente del genere, ma scoprii che aveva una casella di posta elettronica clandestina zeppa di foto di uomini e dei loro organi, che lo invitavano dopo una dettagliata descrizione a incontri segreti e a momenti fuori dalla normalità. Fu allora che persi ogni prestanza e fermezza sentendomi davvero morire, tenuto conto che ponderavo rimuginando ai suoi verosimili incontri e consideravo che cos’avrebbe trovato nel buio d’una macchina in un vicolo, o peggio in qualche fumoso e grigio locale di qualche anonimo e malfamato posto. Trascorse ancora qualche giorno, ma io avvertivo che non ero più in grado di mantenere nascosto ciò che avevo casualmente scoperto. In quell’occasione gli telefonai e fra i singhiozzi d’un pianto isterico gli urlai tutto ciò che sapevo. Il silenzio che ne seguì durò meno d’un secondo, ma sentii che forse avevo sbagliato tutto, che dovevo tenermi dentro quell’atroce e repellente intimo arcano. 

Lui cercò con supposizioni scompigliate che si trattava soltanto d’uno scherzo, che era tutta una menzogna ben architettata e tramata. In quella circostanza non percepii nessuna delle sue parole, perché riuscivo unicamente a detestarlo urlandogli contro interamente il mio risentito disprezzo e la mia collerica malevolenza, un attimo dopo lui riagganciò il telefono, dato che in quel momento riflettevo che veramente tutto era finito in quell’istante, con il segnale del telefono diventato improvvisamente silenzioso. Alla svelta predisposi ammucchiando i miei oggetti personali sul letto, perché volevo avviarmi, ma non sapevo esattamente dove, ciononostante desideravo squagliarmela allontanandomi da ciò che mi cagionava tanto male e un pungente dispiacere. Durante il tempo in cui sgombravo il guardaroba, prima che potessi subodorare accortamente il resto, sentii il baccano dell’uscio che si chiudeva alle spalle di lui che frattanto era rincasato. 

Alla sua vista, per un attimo, avevo avuto la reale impressione che il mio cuore si fosse bloccato, perché non distinguevo se quello che vivevo era il godimento e l’esultanza di vederlo lì, oppure il reale esecro e la completa ostilità per ciò che sapevo cercando di respingerlo da me. In verità lui non articolò nessuna sillaba, visto che mi strappò con entusiasmante inciviltà gli oggetti che sorreggevo fra le mani, in seguito mi brandì per un braccio come per rimproverarmi, tuttavia non riuscivo a conversare, giacché l’esaltazione che sperimentavo sentendomi posseduta da lui, arginava ineluttabilmente ogn’intenzione d’oppormi e di protestare. In primo luogo, osservando ciò che stava accadendo, in modo inatteso lui m’abbrancò la camicia e me la strappò. Io rimasi pietrificata anche se la lusinga e la seduzione che verificavo era indefinibile, perché non riuscivo a compiere un solo gesto che mi distogliesse separandomi da lui. 

A quel punto espugnò le mie tette, le tastò con vigore, successivamente iniziò ad addentarle distendendomi i capezzoli, perché stranamente, più avvertivo dolore, maggiormente quella scena m’elettrizzava invasandomi nuovamente. Dopo mi cinse i fianchi, mi sollevò dal pavimento quel poco che bastava per scaraventarmi sul letto, tenendomi stretta fra le sue gambe in maniera tale che non potessi divincolarmi dalla sua morsa, poi iniziò a denudarsi celermente. Io proseguii a non reagire ai suoi modi, poiché quel comportamento approssimativamente impetuoso e manesco era perfino parecchio stuzzicante, notando il suo apprezzabile e maestoso cazzo elevarsi di fronte a me. Fu allora, invero, che ricomparì nella mia testa la medesima disposizione delle sue istantanee, perché in quell’istante d’acume e di brillantezza cercai di dibattermi, perché agognavo di sgattaiolare lontano da lui, ciò nondimeno le sue gambe attorno alle mie anche mi legavano.

Io tentavo di lasciargli un segno come potevo, distribuendogli dei cazzotti sul torace, eppure lui fu più svelto di me, abbrancandomi per i polsi e bloccando infine le mie mosse. M’accorsi che in quell’attimo poggiava le sue braccia sotto la mia schiena nuda, arginando e sbarrando in tal modo ogni mio possibile movimento, scaraventandosi in ultimo di peso sopra di me. Il suo corpo era arroventato, adesso captavo il suo cazzo duro che spingeva contro le mie gambe. Lui collocò una mano sotto la gonna lambendomi le mutandine, poi sfilò la gonna e iniziò a sfiorarmi la fica con le labbra. A dire il vero non si soffermò, anzi, risalì immediatamente verso le tette riprendendo ad addentarle con angheria e veemenza. Io tentai di parlottare, ma lui fu agile e guardingo, perché mi bloccò all’istante tappandomi la bocca. Io provai nuovamente a sbraitare, ma in realtà i camuffati e dissimulati piagnucolii che fuoriuscivano dalla mia bocca coperta dalla sua mano, altro non era che l’effetto e il conseguente riflesso cagionato da una strepitosa eccitazione, che mi provocava in maniera inconsueta e stravagante il suo forsennato atteggiamento, pertanto iniziò così con il suo vigore a spalancarmi gradualmente le cosce e adagio intraprese a penetrarmi. 

Sentii pian piano che il glande del suo cazzo sfiorava le labbra della mia rovente fica, lui lo faceva apposta, non voleva insinuarsi del tutto, perché subito dopo digradò sul mio addome scivolando intorno all’ombelico. In seguito parcheggiò nei paraggi della mia fica in smaniosa attesa d’essere appagata dal desiderio. Proseguì intorno al mio clitoride martoriandolo, precisamente su quel bottoncino che per un attimo avevo rimuginato che non lo potesse eccitare né gli bastasse più, tuttavia l’eccitazione al presente era da parte d’entrambi talmente formidabile, nerboruta e poderosa, da non poter pensare altro che a lui e a quanto lo potessi svisceratamente amare. 

Lui s’accorse che quello era il momento giusto, così inizio a intrufolarsi dentro imprimendomi degli affondi ritmati. Percepii che non mi era rimasto ancora molto tempo, ma lui continuava con una cadenza che troncava il fiato. Quello che mi colse, devo realmente ammettere, confessare e sostenere, fu indiscutibilmente l’orgasmo più delizioso, lungo e vistoso che potessi immaginare, perché mentre emettevo gli ultimi poderosi gemiti di piacere, lo vidi sdraiarsi armoniosamente su di me, nel tempo in cui sentii il mio addome divenire palpitante, accogliendo e in ultimo riempiendosi per mezzo della sua deliziosa e lussuriosa sborrata finale.

Ambedue ci addormentammo nudi in un caldo e tenero abbraccio fino al mattino seguente. Non parlammo giammai più di quello che io avevo scoperto su di lui e nemmeno di quell’intensa, memorabile e stupenda notte d’amore passata insieme.

Nel silenzio dei suoi gesti di quella notte c’era una totale decifrazione, una radicale illustrazione che equivaleva molto più di mille domande che avrei potuto confezionargli e di numerosissime repliche che avrebbe potuto porgermi.

Capii in quell’istante con franchezza e con sincerità, capacitandomi e in ultimo persuadendomi nel profondo, che il nostro amore e la nostra intesa amorosa andavano più in là di quelle due righe anonime, impersonali e piatte firmate, che oramai non avevano più importanza né senso né valore sia per me quanto per lui.

{Idraulico anno 1999} 

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