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Erotici Racconti

Osare si può

By 15 Agosto 2017Febbraio 4th, 2023No Comments

Io la scrutavo nel tempo in cui lei si sfilò la calza sgambettando spensieratamente per aria, distesa con la schiena sul giaciglio scoprendo a poco a poco le gambe nerborute e lattescenti com’è per l’appunto il caratteristico colorito naturale delle femmine rossastre, inframmezzata da numerose lentiggini sparse qua e là in viso. Appena si svestì mi resi tempestivamente conto che stavo per compiere un atto pressappoco meschino e vile, azzarderei riferire spregevole, sicché in quella mirabolante circostanza m’infervorai appassionandomi notevolmente al solo concetto di poterlo realizzare. 

Alessandra era goffa, quasi sciatta, mentre completava quei movimenti e certo non poteva risultare adeguatamente protetta con quella corporatura da seducente cinquantenne, eppure si spogliava con naturalezza di fronte a me proponendomi ogni tanto un sorriso animoso, audace e volutamente spigliato. La donna in questione aveva un viso simpatico, non ameno né vistoso, perché unicamente gli occhi dal color verde acqua marina erano pregevoli, giacché la rimanenza della faccia non si poteva di certo definire amabile e piacente. Soppesandola e squadrandola per bene aveva un naso alquanto ampio con le narici larghe, la cavità orale smodatamente vasta, le gote carnose, tutto incorniciato da una foltissima capigliatura rossastra. A dire il vero, esaminandola, era dotata comunque d’una maniera di sorridere che le teneva interamente occupato il viso, perché dal momento che lo sguardo si stringeva rimpicciolendosi mostrando due sottili fenditure, le guance si raggrinzivano, la cavità orale s’allargava rivelando due file di denti ben fatti e sfavillanti.

In un secondo momento rimosse altresì la blusa e rimase con le mutandine e il reggipetto, si sfilò perfino i braccialetti chiedendomi perché nel contempo non mi spogliavo pure io. Io ero rimasto frattanto seduto sull’ottomana a osservarla, mi protesi sennonché verso di lei per baciarla e notai che sbaciucchiava bene con tutta la bocca, la lingua, le labbra, quello che in conclusione ottenni fu un bacio appassionato, asciutto e persino protettivo, di sostegno. Ambedue ci eravamo già baciati a lungo in macchina prima di salire su da lei, in tal modo mi tolsi la camicia e i calzoni e ritornai a baciarla. In quella circostanza le sganciai il reggiseno, squadrandola attentamente mi resi conto che aveva i seni grossi e un po’ cadenti, con dei larghi capezzoli che frattanto lambii amorosamente con la lingua. Nonostante il caldo afoso di quei giorni Alessandra aveva la pelle asciutta e profumata, affondai la testa lassù inebriandomi interamente della fragranza delle sue carni, con il cuore che batteva velocemente le abbassai senza fronzoli le mutande, scoprendo in modo inatteso un foltissimo e smisurato triangolo di peli rossicci.

In quell’istante tastai trepidante e animoso quell’odorosa fenditura, la sentii fremere per un istante, dopo risalii rapido all’altezza del suo viso, le baciai le palpebre, mentre lei con le mani mi sfilava il cazzo dai boxer e iniziava ad accarezzarmelo. Salii celermente sopra di lei, intanto che orientava il cazzo dentro di sé prudente ma sicura. Lei ea calda e stretta, io mi mossi lentamente mentre le carezzavo i glutei con le mani, poiché avevamo ripreso a baciarci, ma al momento il bacio era diventato molto più umidiccio e appassionato. Alessandra estrasse per un attimo il cazzo e lo tenne per un po’ con la punta sull’apertura come per volerlo sondare, frattanto che avvertivo le sue mucose palpitare io non potevo più resistere e glielo dissi, cosicché entrai di nuovo dentro di lei e ripresi a muovermi cercando di controllarmi.

In quel frangente la sentii dire ‘sì, ecco’ con un sussurro e spinsi più forte fino a sborrare di gusto dentro il suo ventre poi capii un ‘prosegui’ e diedi ulteriormente due o tre colpi sino a sentire un delizioso ‘sì’ lungo e strascicato dentro l’orecchio. Quando mi risvegliai, dopo essermi assopito per alcuni istanti, lei dormiva prona sotto le lenzuola, io sollevai il lenzuolo lentamente per contemplare il suo corpo nudo, gradualmente per non svegliarla ammirando la sua schiena, liscia e inarcata e il suo imponente culo latteo. Le sue erano invero due collinette ben modellate e prominenti, che si ricongiungevano verso il basso in forma di cuore, io seguii la forma esterna con un dito, poi feci scorrere il polpastrello lungo il solco su per la pendenza, dopo di nuovo giù sino all’orifizio protetto da quella villosa peluria rossiccia, lei solleticata si mosse un po’, io mi ritrassi trattenendo il fiato.

Dopo alcuni istanti, tenuto conto che lei rimaneva statica, io m’avvicinai di nuovo alle sue chiappe e gliele baciai, collocai le labbra sul buchino solleticandolo impercettibilmente con la lingua. Un leggero fremito della schiena mi fece capire che non dormiva, lei in maniera manifestamente sorniona mi lasciava fare, in tal modo agguantato il giusto coraggio e l’appropriata risolutezza io osai arrischiando di più, riprendendo a leccarle l’apertura anale, perché il temperato sentore di quell’odoroso effluvio che da là ne scaturiva, mi rendeva inspiegabilmente ma al tempo stesso sorprendentemente ebbro, entusiasta ed euforico di desiderio.

Attualmente Alessandra inarcava la schiena e sollevava i glutei per agevolarmi il compito, io appoggiai il cazzo eretto e palpitante al pertugio cercando di penetrarla. L’apertura era ancora stretta e asciutta, lei emise un gemito e sollevò ancora di più i fianchi puntellandosi sulle ginocchia, io la penetrai nell’apertura anteriore. Lei era così infradiciata che scivolai fuori più volte, con una mano raccolsi un po’ del suo fluido e lo trasportai sulla fenditura più stretta, riprovai sennonché a spingere facendo entrare unicamente la punta.

Lei aveva ripreso a gemere e a dimenarsi, malgrado ciò non mi disse di smettere, io spinsi così più forte afferrandola per i fianchi, lei emise un grido più forte, ma ormai ero dentro di lei. Vidi in quel focoso frangente che si masturbava con una mano e rapidamente sostituii quel gesto con la mia, perché lei era a quattro zampe e io la inculavo da dietro riverso sulla sua schiena. Trascorsero soltanto pochi istanti, finché io sborrai comodamente e gustosamente dentro di lei con un fiotto di sperma che sembrava non voler finire mai, la sentii distintamente dimenarsi ancora, estrassi successivamente il cazzo e spinsi forte la mano dentro di lei solleticandole il clitoride con le dita.

Io durai per lungo tempo finché non la sentii venire con un fremito selvaggio, uno strillo furibondo l’avvolse scompigliandole le membra scuotendosi tutta mentre stringeva forte le cosce imprigionandomi la mano, poiché continuò a vibrare ondeggiando per diversi secondi per poi fermarsi disfatta allo sbaraglio, ma visibilmente paga e felice.

Alessandra in ultimo si voltò, io la squadravo nel tempo in cui aveva il viso stralunato, vistosamente inebriato con la bocca semiaperta e ansimante strusciandogli in conclusione il cazzo sulla faccia sporcandogliela con il mio candido e denso nettare di vita.

{Idraulico anno 1999} 

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