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Erotici Racconti

Ottimismo esclusivo

By 26 Febbraio 2018Febbraio 6th, 2023No Comments

Mi piace compiere il turno di lavoro notturno precisamente nell’accettazione d’un piccolo ma elegante hotel d’una piccola città di mare. Dopo una certa ora, invero, quando tutti gli ospiti sono nei loro letti, io m’immergo nel silenzio catapultandomi all’interno d’una certa atmosfera di ‘vedo e non vedo’, in compagnia delle poche luci soffuse del soggiorno all’ingresso. Il tempo frattanto scivola sgusciando nella notte in un modo tutto suo, tra la lettura d’un libro e qualche calice del bar, fino a quando prima dell’alba e un paio d’ore prima del cambio arriva lei: la collega del bar giacché effettua la colazione per i clienti, una specie d’angelo biondo e slanciato dalle gambe lunghe, con i capelli a caschetto assieme a due occhi come due laghi verdi con un sorriso bellissimo sempre, anche nei primissimi mattini d’inverno, di freddo e di pioggia. Ha tutte le volte lo stesso sorriso che mi saluta, accompagnato dal suo inimitabile ‘ciao caro’ d’una voce rauca che da sola comunica la sonnolenza residua.

Lei entra nello spogliatoio del personale e dopo qualche minuto esce con il grembiule, con la gonnella e la cuffietta bianca, l’autentico ritratto della sostenitrice ai tempi della bella époque, l’allegria e la gioia di un’amante del fetish e dei travestimenti. Da qui in poi, per un paio d’ore io e lei siamo da soli, nel silenzio, nella totale quiete, io di solito finendo di sistemare qualche carta e lei preparando la colazione per i clienti. Questa persona qua è Donatella, la collega che scherza con allegria e con pacato garbo, che frena lestamente le allusioni arginando e mitigando le frequenti freddure dei colleghi maschi con poche parole ironiche, mordaci e talvolta taglienti, infine quell’immancabile sorriso che le fa candidamente da contorno. E’ invero questa qua la routine del turno di notte, fino a quella volta in cui tutto si era svolto come sempre. Eppure, a un certo punto, mentre controllo le chiusure notturne e non bado dove lei sia o che cosa faccia, sento quella voce più calda e più profonda del solito, che chiama il mio nome:

‘Andrea’ – immediatamente senza sapere perché avverto lestamente quell’accento ed entro in una specie di dormiveglia, come ipnotizzato e radicalmente sedotto da quella voce.

Io non rispondo, sicché m’alzo dirigendomi verso il luogo da dove proviene la sua voce, giacché giunge dal salottino appartato a fianco della sala per le colazioni ammobiliato personalmente dal proprietario dell’hotel, appassionato d’arredi d’antiquariato con annesse sedie e poltrone d’epoca. Là io la vedo, seduta con indosso le calze, il reggicalze e un reggiseno di pizzo e nient’altro. Donatella ride con quella deliziosa spensieratezza e subito porta l’indice davanti alla bocca, sulle labbra di ciliegia, per impormi il silenzio, poiché tendendomi una mano m’invita. Io obbedisco come un automa, mi pare d’essere come schiavo in estasi frastornato, perché dalla gola non riesce a uscirmi nessuna parola. Lei essendo in piedi mi sbottona i pantaloni senza staccare gli occhi dai miei, continuando a sorridermi li tira giù assieme alle mutande, in seguito mi spoglia del tutto e pigramente inizia a masturbarmi, dopo ingoia il mio cazzo succhiandolo adagio fino a farlo indurire come il marmo.

Io avverto distintamente che la sua esperta e favolosa lingua come il velluto mi massaggia il glande insistendo di proposito sul frenulo facendomi delirare di piacere, capto le labbra che spingono premendo con dovizia fino in fondo facendo scomparire il mio cazzo in quella bocca affamata, avida e desiderosa. In quell’istante mi scappa un sospiro, come una specie di lamento che sento uscire dal fondo del petto, sennonché lei subito sogghignando in silenzio smette di succhiare e con un gesto m’intima nuovamente di rimanere in silenzio. La deliziosa e piacevole afflizione dura per un tempo che sembra infinito, finché non resistendo più la stacco da me, la faccio stendere sulla poltrona e tuffo la bocca tra quelle cosce leccandola e baciando fino al buchetto, succhiando a mia volta con cupidigia il miele che fuoriesce dalla sua lussuriosa e villosissima fica.

Donatella affonda le dita nei capelli e me li tira, io mi stacco da lei e per la prima volta ci baciamo intrecciando le lingue e spartendoci i nostri reciproci liquidi. Il tutto avviene con uno sforzo doloroso per mantenere il silenzio, quasi non capisco quello che succederà, finché non la penetro immergendo il mio cazzo teso allo spasmo tra quelle labbra pulsanti e calde come una fornace. Ambedue ci muoviamo dapprima lentamente, perché adesso è il suo turno di ricacciarsi in gola i gemiti mordendomi una spalla. Io le poso le mani sui fianchi collocandola nella posizione della pecorina, in tal modo la sbatto più forte, attualmente lo schiocco delle sue chiappe sul mio ventre è l’unico suono che si sente, intenti entrambi a morderci le labbra per non gemere. Lei m’agguanta una mano e tenendomela con la sua m’invita a carezzarla in mezzo alle gambe.

Trascorre qualche istante e la sento sciogliersi in un veemente orgasmo che la squassa, tra brividi e gemiti soffocati fino a esaurirsi lentamente. Io rallento il ritmo ma la sbatto ancora più forte, le artiglio le chiappe tonde e sode e gliele allargo, quando Donatella sente che sto per sborrare si stacca di colpo provocandomi un dolore che quasi mi paralizza, ma subito dopo mi prende in bocca di nuovo il cazzo e soltanto un attimo prima del culmine finale lo ritira fuori masturbandomi velocemente, poiché si bea totalmente di farsi spruzzare il mio piacere sulla lingua, sul viso, a fiotti lunghi e abbondanti. 

Le gambe mi tremano e quasi crollo, mentre con una lentezza spasmodica lei mi lecca dal glande gonfio e violaceo accuratamente le ultime stille di seme. Ci accasciamo esausti sulla poltrona abbracciandoci e baciandoci in silenzio, dopo con tranquillità inizia a svelarmi d’un marito che passa le giornate in palestra, che da qualche tempo non le presta più nessuna attenzione e della depressione che aveva iniziato a pervaderla e di come da un po’ non si godesse nulla della vita nel tempo libero, una volta fuori dalla quotidianità del lavoro.

La nottata che con il suo sorriso pone l’accento come unica e singolare, era stata invero stabilita per allontanare e per esorcizzare la situazione, mi spiega illustrandomi che per sentirsi nuovamente energica e viva la scelta era ricaduta immancabilmente su di me, perché io le sono sempre piaciuto e la cosa m’ha inaspettatamente affascinato lusingandomi parecchio: chi lo avrebbe mai detto.

Ridiamo assieme mentre la stringo tra le braccia e le carezzo il biondo caschetto, rilassati e piacevolmente abbandonati nel silenzio del salottino. Dopo ci ricomponiamo pronti a rivestirci in fretta prima che arrivi il collega a darmi il cambio e lei che si deve spicciare nel preparare la colazione per i primi clienti mattinieri come se niente fosse accaduto, eppure sorridiamo in silenzio ogni volta che i nostri sguardi s’incrociano.

Da allora, quel sorriso è diventato ancora più distinto, gradevole e soprattutto speciale, soltanto ed unicamente per me. Adoro il turno di notte, eccome. 

{Idraulico anno 1999} 

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