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Erotici Racconti

Patisco la lontananza

By 5 Febbraio 2017Febbraio 1st, 2023No Comments

Che donna però, è davvero un autentico incanto, pensò patologicamente Gianna passandogli così vicina, avvertendo spiccatamente il suo penetrante profumo dato che sembrava nobile e signorile, per il fatto che com’era così vestita doveva essergli sembrata perfino assai agiata e chiaramente facoltosa. Lei aveva in realtà dei lineamenti bellissimi con dei lunghi capelli biondi, giacché era una donna allettante e alquanto desiderabile, quarant’anni o più pensò Gianna dentro di sé, al contrario lei non era solamente che una studentessa universitaria impacciata, spiantata e per di più timida.

Gianna provava svisceratamente un irrazionale richiamo e una notevole attrazione, realmente uno spiccato segnale sessuale per le donne, eppure a ben vedere, a causa del suo carattere molto indulgente e mite e talvolta poco intraprendente, non aveva per ora avuto rapporti con loro, tuttavia di notte nell’intimità della sua cameretta poco prima d’addormentarsi, si liberava delle sue oppressioni riscattandosi dal suo impaccio, svincolandosi apertamente perfino della sua timidezza e sognava a tal punto appaganti e soddisfacenti rapporti sessuali con alcune delle sue compagne d’università. Tutto questo scenario restava nondimeno immancabilmente nella sua mente, nelle sue fantasie, quindi affrettando il passo transitò oltre dirigendosi verso l’ingresso dell’università: 

‘Scusa ragazza, questa qua è tua per caso?’.

La voce che inaspettatamente udì era un tono molto forte e veemente, d’una donna assolutista e dispotica, Lucia sennonché si voltò nel tempo in cui quella donna aristocratica e raffinata teneva in mano la sua sciarpa e gliela stava affabilmente porgendo:

‘Oh sì, grazie, è mia, dev’essermi caduta dalla tasca della giacca a vento’.

‘Tieni, è molto bella’.

‘Com’è cordiale, io non so come ringraziarla’.

Nel momento in cui diceva quelle parole le sembrò di notare nella donna un inconsueto luccicore, per dirla tutta un inverosimile e penetrante scintillio. Adesso la stava osservando da vicino, giacché non poté fare a meno di confermare avvalorando il giudizio frettoloso di prima: era senz’ombra di dubbio una donna avvenente, benfatta e graziosa, considerato che di fronte a lei si sentiva piccolissima, fragile e molto imbarazzata, in quanto in quella piacente donna scattò celermente qualcosa come un cacciatore che s’avvicina alla preda persuadendola e rabbonendola, incoraggiandola in qualche maniera:

‘Un modo in realtà ci sarebbe. Accompagnami a casa, perché io vivo da sola e soffro tra l’altro parecchio la solitudine, in quanto mal la sopporto’.

Gianna rimase nettamente pietrificata e sbalordita per quell’insperata e bizzarra reazione. Possibile che quella donna fosse così diretta? Quali intenti avrebbe messo in pratica? Che cosa poteva volere da una studentessa goffa e timorosa come lei?

‘Allora, che cos’hai deciso?’ – le intimò in modo risoluto senza troppi tentennamenti.

‘Io devo presentarmi all’università, onestamente non posso’.

‘Fa’ come vuoi, se cambi idea da oggi saprai dove individuarmi. Mi troverai in quell’ufficio là in fondo accanto alla portineria’. 

Gianna era indecisa, eppure guardando acutamente negli occhi quella donna impenetrabile e misteriosa pensò di non aver niente da temere, perché cambiare in fondo abitudine per un giorno non avrebbe di certo fatto male né pregiudicato nuocendo in ultimo alla sua carriera né al suo impiego d’universitaria.

‘Va bene, così passeremo ben volentieri insieme la mattinata’.

‘Molto bene, vieni, io ho la macchina parcheggiata qua vicino’.

Seguì la donna, si fermo vicino alla macchina, le aprì la portiera ed entrò. Lucia accese il motore e partì, dopo circa mezz’ora di tragitto svoltò in un viottolo di sassi che portava nei pressi d’una incantevole villa coperta da numerosi grandi arbusti intorno al perimetro della recinzione peraltro invisibile dalla strada. I pensieri di Gianna al presente erano diventati in quel preciso istante un subbuglio di sensazioni positive e un putiferio di paure per l’ignoto, perché mescolandosi fra di esse sembravano un gigantesco caleidoscopio frullava nella mente scompaginandola, l’auto frattanto si fermò nel cortile della villa giacché erano arrivate.

‘Ti piace? Come ti chiami, non conosco il tuo nome’.

‘Gianna e tu invece?’.

‘Io sono Lucia. Su dai, vieni che entriamo’.

Ambedue entrarono nella villa, Gianna seguiva Lucia che appena varcata la soglia si voltò per chiudere la porta. Erano vicinissime, Lucia dopo che aveva appena chiuso la porta cercò il contatto con il corpo di Gianna, che sentendosi tra l’altro spinta perse l’equilibrio dovendosi rapidamente appoggiare alla porta e proprio lì i loro sguardi famelici s’incontrarono. Gianna aveva paura, sapeva che quello era il momento tanto desiderato, però non aveva mai fatto niente se non con la pura fantasia, ma attualmente poterlo mettere in pratica con una donna così attraente e gradevole era un sogno che si concretizzava nella sua interezza. Erano entrambe in piedi con i vestiti invernali ancora addosso, Lucia cercò subito la bocca di Gianna prima con le dita e poi appena riuscì a farsi breccia v’infilò argutamente subito la lingua. Lei era una donna molto esperta e ferrata, in quanto capì subito che la sua amica era alla prima esperienza, così s’eccitò come non le capitava da parecchi anni, dato che la sua lingua diventò più intraprendente addentrandosi in profondità.

Gianna viceversa si sentiva quasi soffocare dall’impeto di quella lingua, lasciò cadere lo zaino e s’abbandonò del tutto contro la porta. Lucia senza togliere la lingua dalla bocca di Gianna iniziò a muovere la mano che teneva appoggiata alla porta per non schiacciare l’esile corpo della sua amica andando su e giù sulle cosce di Gianna, dopo infilò una gamba in mezzo a quelle di Gianna e la usò per allargarle. Gianna non sapeva come muovere la lingua, così subiva impotente e svigorita la grinta e l’irruenza vistosa di Lucia, che intanto aveva iniziato a slacciarle i pantaloni insinuando una mano nella foltissima e curata peluria della sua fica.

Lucia aveva capito che la nuova e piacente sua amica era vergine, quindi si fermò appena raggiunto il clitoride e iniziò un movimento esperto facendo gemere immensamente Gianna dal piacere mandandola testualmente in subbuglio. Lei non aveva infatti giammai provato un piacere così febbrile e intenso come in quel momento, poiché era all’apice, in tal modo staccò di forza la bocca da quella di Lucia, che senza sosta continuava a farla godere con il movimento competente e virtuoso della sua mano. Afferrò con entrambe le mani il braccio della sua amica, lo strinse come per aggrapparsi, proprio nel momento in cui raggiunse un altro grintoso e lussurioso orgasmo, urlando in conclusione tutta la sua ardente, focosa e inedita beatitudine raggiunta.

Lucia sfilò opportunamente le dita dalla fica di Gianna, gocciolanti oramai di fluidi e gliele infilò nella bocca ancora aperta per gli spasimi di quell’orgasmo che la stava tempestando sconvolgendola in modo smisurato, successivamente si voltò e andò a sedersi sul divano della sala, dal momento che si stava succhiando ghiottamente le dita gustandosele al massimo e annusandosele di continuo, perché fino a qualche istante prima erano felicemente infilate nelle mutandine della studentessa.

{Idraulico anno 1999}  

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