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Aveva deciso che sarebbe stato in base al vento. A volte veniva da nord, a volte da sud. Era facile da riconoscere. Una finestra era ad nord, l’altra era a sud.
Le disse: da una parte davanti, dall’altra dietro. Tutti i giorni, al mattino controllerai il vento e ti posizionerai per me. Se soffia a fronte aprirai le gambe, se soffia a a retro ti metterai a novanta.
A quel tempo non sapeva che erano molti di più quelli in cui soffiava per dietro, molti, quasi tutti.
Essere scopate analmente per colazione era straziante, fisicamente e moralmente. A volte non aveva ancora aperto gli occhi, capitava che s’accorgesse che era giorno quando sentiva aprirsi il culo.

Ma facciamo un passo indietro, si era ripromessa di mantenere il suo culo vergine. Era troppo sporco e poi chi lo dava non era rispettabile. Non voleva che ridessero di lei.

Poi sentì la voce di lui e le sue ginocchia si piegarono, pochi minuti dopo il loro primo incontro lui glielo stava spingendo in bocca e quando le blocco la nuca per riempirle la gola lei non oppose resistenza. Ma si sbrodolo tutto addosso e fu lì che perse ogni sua volontà.

La sollevò dal pavimento e con un fazzoletto di stoffa le pulì il viso, il collo, la scollatura.
L’ accompagnò nella sala da pranzo e lentamente la fece piegare sul tavolo.
Spostò i vestiti fino ad avere le sue chiappe nude, se non ti piace in bocca ti piacerà da qualche altra parte, disse.

Lo punto direttamente li, era venuto da pochi minuti e la sua cappella stava già premendo sul suo sfintere pronto a segnare il territorio in un’altra parte di lei.
Lei non poteva sapere se smettere o continuare, senti il suo cazzo scivolarle nell’ano mentre guardava il vuoto. Il clitoride vibrava sul legno del tavolo, il cuore batteva così forte che le faceva sobbalzare i seni. Lui con le mani aperte le ruoto le chiappe nella giusta posizione. In un totale silenzio come glielo aveva spinto in gola, glielo spinse in culo.

Si era piegata alle volontà del piacere. Letteralmente.

Domani mattina alle 7.
Mentre sentiva l’acqua fresca sulla pelle tornò in se, si precipitò nel salone furibonda.
Mi sei venuto dentro senza chiederlo! Hai mai sentito parlare del consenso?
Ti è piaciuto?
Lei lo guardò senza avere il coraggio di rispondere.
Non ti sto chiedendo se ti è piaciuto prenderlo ti sto chiedendo se ti è piaciuto che non te lo chiedessi.
Certo che le era piaciuto, mentre lo realizzava non sapeva più dove guardare.
Domani mattina alle 7. Ripeté lui per accomiatarla.

Passo la notte insonne, l’idea di poter godere ancora al mattino non la faceva dormire. E non poter togliere la mano dal suo inguine non aiutava. Non si sarebbe mai permessa di venire, ma teneva alto in desiderio.

Quando arrivò da lui andò a controllare il vento, preparò il caffè e lo mise accanto a lei piegandosi sul tavolo.

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