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Erotici Racconti

Petali di ghiaccio

By 1 Novembre 2019Febbraio 13th, 2023No Comments

Il mare oggi è pacifico e silenzioso, c’è un tramonto di color arancio e tu m’inviti finalmente a fare il bagno. La barca è ormeggiata, restano alcuni gabbiani qua e là tra le rocce e il vento, per il fatto che in quest’insenatura dovremmo essere completamente da soli e lontani da occhi invadenti e dagli abituali e frequenti rompiscatole.

Appena siamo nei pressi della riva l’acqua fresca ci fa sobbalzare facendoci indietreggiare, ci sfiora le caviglie, però è piacevole, successivamente tenendoci per mano avanziamo lentamente, perché più avanti andiamo e più ci salgono i brividi, dato che l’eccitazione li fa sentire anche dentro. Quando l’onda arriva all’altezza del tuo cazzo tu sorridi, io faccio finta di non capire, in quanto è già granitico da un po’, poiché il freddo diffonde una sensazione d’indebolimento del muscolo, giacché io vorrei sentire quel movimento dentro.

Dopo sprofondiamo finché l’acqua non ci fa da coperta, chiudiamo gli occhi e io ti cerco con le mani sotto il costume, in quanto la tua parte più intima non è ancora in tensione, così gioco e m’immergo per prenderla in bocca. Non ti sento, poiché gli abissi mi permettono soltanto d’usare due sensi, di cui uno di questi drogato e insaporito dal sale. Emergo e mentre ti lecco la faccia con la lingua lo sento, infine ti levo adagio il costume e lo getto sugli scogli, metto le gambe strette sui tuoi fianchi e lo spingo dentro.

Sembra che non esista la forza di gravità, perché è quasi come volare. Non c’è nulla di violento, tutto è cullato da una natura perfetta e sublime, io metto le mani tra i tuoi capelli, mentre dentro di me il tuo liquido si mischia all’acqua salata. La pelle seccata dal sole e il profumo di salsedine, mi fa salire la voglia di leccarti dai piedi fino alla fronte.

Sento il rumore delle onde che s’infrangono accompagnate da una musica blues, intanto che avverto il forte profumo della tua pelle e delle alghe. Ascolto e percepisco il tuo respiro caldo, il tuo cuore che batte sotto il palmo della mia mano e con il ginocchio il tuo pene che riposa. Percepisco il sale sulla punta della lingua che scorre su di te, come su dei petali di fiori che ricordano paesi lontani, infine vedo delle ombre scure allungarsi su di noi e m’addormento sperando di ritrovare tutto questo la mattina seguente.

Tu intanto stai preparando i tagliolini ai frutti di mare, io t’osservo attenta, t’ammiro in silenzio e ti amo. Sì, t’amo da impazzire, non soltanto perché se non ci fossi tu forse io morirei di fame, ma perché adoro l’impegno, la passione e il trasporto che metti nel fare le cose di sempre. Ti piace essere osservato, però io non ho nessuna voglia che tu finisca quel sugo proprio adesso, in quanto non mi degni da un’ora, per il fatto che per me un’ora senza di te è davvero troppo. Facciamo l’amore tre volte di seguito senza quasi fermarci, poiché non sappiamo più se fuori piove o se ci sia il sole, o meglio, non sappiamo neppure più se esista un “fuori”.

Tu sei ancora in pigiama ed è mezzogiorno, in effetti, qualcosa dovremmo pur mangiare, eppure io ho una gran voglia di strappartelo, così mentre stai alzando il coperchio, io arrivo alle tue spalle, metto le mani nei tuoi pantaloni e li faccio scendere. Tu ridi e m’inviti ad aspettare, però io ti mordo forte le orecchie da farti spegnere il fuoco. Il tuo cazzo è già duro, ormai gli basta sentirmi nelle vicinanze, lo afferro con la mano destra e ti masturbo forte senza farti voltare, ti schiaccio il bacino contro il bancone della cucina, poi ti volto verso me e tu con le mani t’appoggi al granito.

Io oscillo con te ai quattro venti, fluttuo con la cadenza della tua anima, poiché è la mia, barcollo perché il mio corpo è tuo, dal momento che te lo lecco da farti assaggiare uno spasmo appena accennato, io ti guardo e tu mi esorti a non bloccarti, sei incantevole, dato che non vedo l’ora di vederti venire. Tu in quel frangente dissenti, insorgi e t’opponi, mi levi i vestiti di dosso sbattendomi contro la parete della cucina, però io ti spingo per terra mettendomi in ginocchio su di te, in quanto sono a tal punto eccitata, tutta aperta e bagnata che non aspetto, giacché me lo spingo dietro e ti cavalco. 

Sollecitamente riscontro signorilmente un intralcio all’entrata, dopo sdrucciola come sul grasso e mi stropiccio su di te, mentre va sempre più in fondo e godo con te che te lo senti stretto stretto, mi guardi semi sottomessa e raggiungi il paradiso. Io sono andata per controllare la perdita in bagno, ho riaperto per un attimo la porta della stanza alla ricerca di non so bene che cosa. Il letto è vuoto, la pioggia batte sulla finestra, fa troppo freddo, c’è troppo mutismo, troppo silenzio.

Mi è sembrato per un attimo d’annusare ancora un profumo leggero, le tue scarpe sono in fila sotto il letto gemello, le tue borse appoggiate sopra, il tabacco sparso sulla scrivania, le coperte buttate a terra e il PC per terra sotto il comodino attaccato alla batteria. Il cellulare è in carica e un velo mi copre gli occhi, in quanto le tue mani e la tua voce mi entrano dentro e davanti a me appare il buio. Sabato notte avrei voluto staccarmi dalla tua schiena così fredda, tuttavia le righe del tuo pigiama buttato sul letto a fianco al nostro mi ricordavano quanto sapessimo giocare durante tutta la giornata.

Il tuo sorriso era in tutti i miei pensieri, i tuoi piedi mi sfioravano e attendevo il tuo calore, perché adoro quando ti perdi su di me quando lo sento muoversi fuori e dentro e m’accorgo che proprio non ce la fai più. Entri nei miei pensieri più segreti, eppure ancora non devi farlo, non puoi, ancora no. Il dolore con te è piacere, puro benessere ed euforia, perché se avessimo corde e petali te lo dimostrerei adesso avvalorandotelo in pieno. Fasciami adagio, osservami durante il tempo in cui mi possiedi da dietro, dal momento che mi ribadisci che mi vuoi tutta, perché io ho svisceratamente fame di te.

Tutte le volte che non mi trattengo più mollami di colpo, desisti, smetti, abbandonami per terra e inizia ad esplorare pigramente tutto il mio corpo con un petalo di rosa, che diventa come il ghiaccio sulla mia pelle, perché passato sui piedi mi fa venire. Dopo soffermati sulla parte interna del ginocchio, sul mio sedere alterna il brivido del petalo tra i tuoi denti al calore del tuo cazzo dispotico e furioso, dal momento che appena ti strofini sulla mia schiena lo sento caldo e quel petalo continua a contrastarlo dandomi i brividi. 

Quando arrivi sul mio viso il freddo scompare, ma non mi baci, raggiungi le orecchie e a quel punto i miei nervi si tendono, poi arrivi sui miei seni duri e quando da lì scendi mi conquista un orgasmo tanto forte, che per un attimo abbandono tutti i sensi.

Nella mattinata successiva mi sono risvegliata enormemente eccitata, con un’esaltata e con un’irragionevole carica di scopare con te nel modo più bestiale, incontrollato e selvaggio, scavalcando e scordando ben presto i soliti criteri e omettendo la consueta e usuale prassi da me conosciuta, piombando nel tuo letto durante il tuo dormiveglia, spogliandoti improvvisamente e poi saltandoti addosso senza darti modo di muoverti, scompaginandoti le membra. 

In seguito, in maniera disinvolta, istintiva e naturale non ho fatto altro che abbandonarmi lasciandomi trasportare da un sonno leggero sotto quelle morbide e profumate coperte, intanto che fuori continuava insistendo schiettamente a piovere. 

{Idraulico anno 1999}   

 

 

 

 

 

 

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