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Erotici Racconti

Pomeriggio d’inverno

By 25 Aprile 2018Febbraio 8th, 2023No Comments

Dai quei vetri appannati intravedevo delle figure che si muovevano in maniera convulsa e disordinata, incuriosita m’avvicinai al vetro e con un gesto delle mani allontanai il vapore che si era modellato là di sopra. Le figure allora m’apparvero più chiare e nitide, poiché davanti alla mia stanza da letto si trovava effettivamente lo studio d’un avvocato molto famoso, che usciva di frequente con lo sguardo concentrato, con il volto accigliato e sovente risentito, perché quando lo incontravo giù per strada lui mi guardava come se volesse scoprire tutto di me, con un modo quasi indagatore e investigativo. Una volta lo avevo intravisto all’interno d’una caffetteria che discuteva in maniera molto allegra e disinvolta con due donne, gesticolando e facendo il fantasioso.

In quel pomeriggio d’inverno faceva molto freddo e in quella specifica circostanza potei osservarlo attraverso le finestre, per il fatto che lui stava animatamente conversando con quelle due donne. Una di loro era poggiata sulla scrivania del suo ufficio e lasciava intravedere le sue gambe lunghe ed esili che comparivano dalla gonna, lei stava in silenzio, sorrideva di tanto in tanto accarezzandosi le cosce, l’altra donna viceversa, abbondantemente più in carne, ma non meno bella, in modo concitato dialogava seriamente con l’uomo, che talvolta allungava le mani per accarezzarle il viso e i capelli. A un certo momento, le sue mani si spostarono sulle labbra della donna quasi come per volerla ammutolire, lei lo guardò maliziosamente e succhiò il suo dito con molta dolcezza, infine lui tirò fuori la lingua e percorse il volto della donna. 

In quella lasciva e scostumata circostanza mi piaceva osservare, perché mi deliziava assai meditare che quel volto fosse stato il mio e che quella lingua lo stesse percorrendo: la immaginavo in effetti calda, palpitante, sanguigna e succosa, perché quella lussuriosa faccenda mi provocava suscitandomi interiormente un lascivo e vizioso sussulto dei sensi scompigliandomi le viscere, sennonché lui digradò verso il collo di quella femmina baciandolo ingordamente dopodiché incredibilmente senza un motivo apparente bruscamente si fermò. Guardò le due donne e rimase a fissarle per diversi minuti, loro due non fiatavano, ma guardavano l’uomo che essendo immerso nei suoi pensieri verso la fine ebbero dei segni d’ansia. Lui lasciò la stanza e ritornò dopo pochi minuti con un vasetto di miele e con una bottiglia di champagne, con i gesti delle sue mani ordinò alle due femmine di spogliarsi: loro eseguirono, l’una lo fece velocemente e senza coinvolgimento, mentre l’altra si spogliava lentamente squadrandolo negli occhi e socchiudendo le labbra. Erano nude e vicine di fronte all’uomo che al presente le osservava ammirato, però distante al contempo. Lui prese la bottiglia e aprendola l’affidò alla donna più in carne, sennonché l’aiutò ad agitarla lentamente quasi simulando un gesto sacro e importante. Il tappo scattò e un getto colpì i volti e i corpi dei tre, mentre uno di loro leccò la schiuma che colava fuori dalla bottiglia. Allora l’uomo scatenò le sue voglie e s’avvicinò eccitatissimo alla donna con la bottiglia versandole su tutto il corpo quel liquido frizzante e odoroso; esso scendeva sul suo corpo come un fiume che lentamente scorre in mezzo a una valle morbida e fresca, conosce tutti i suoi punti, li annusa, li osserva e li colora.

Il suo corpo era lucido e luminoso e ancora una volta io distinsi i suoi piaceri sul mio corpo, avrei voluto che quel fiume arrivasse a me, che sfiorasse i miei capezzoli ingrossandoli, che sfiorasse il mio ventre quasi per baciarlo per poi sfociare nel mare, nel grande e schiumoso mare. La ragazza più giovane si chinò per baciare quel punto caldo assaporando al contempo il gusto di quella succosa bevanda, l’individuo la spostò un po’ bruscamente costringendola a sdraiarsi sul tavolo. Lei eseguì immaginando con piacere ciò che fra poco sarebbe accaduto: sdraiata con le gambe aperte era bellissima, tutto il suo corpo evocava calore e passione, le sue cosce e i suoi seni fremevano. Lui acciuffò il barattolo del miele, lo aprì e spalmò il contenuto sopra il bel corpo, affondò due dita, le impregnò della sostanza dolce e appiccicosa trasferendo il miele sulla pelle della giovane donna. Dopo massaggiò con cura e fece in modo che ogni parte del corpo assorbisse quel nettare avvolgente e viscoso.

La donna ancora con la pelle lucida e lucente non poté trattenersi dall’avvicinarsi alla coppia che ultimava quell’atto così sacro, solenne e sublime, così si chinò verso il corpo dell’altra e cercò di leccare. L’uomo però la fermò immediatamente in maniera molto brusca afferrandola per i capelli e sussurrandole qualcosa all’orecchio, lei agguantò dalla borsetta una stoffa nera che servì a bendare in modo rapido la ragazza stesa sulla scrivania. Quest’ultima sentendo vicino il momento che aveva atteso socchiuse la bocca e in maniera impercettibile, io m’accorsi del suo gemito, giacché vidi anche che allargava sempre più le gambe come se il suo sesso fosse ormai pieno di desiderio e volesse buttarlo fuori, annientarlo e vaporizzarlo. Così bendata pensai, potrà concentrarsi soltanto sugli odori e sui rumori, ma ancora di più sul tatto. Che sensazione bellissima è sentirsi baciata, leccata e toccata, senza che si sappia che cosa si stia compiendo. La fantasia e l’immaginazione spiccano il volo e fanno sì che tu possa sentirti vittima o carnefice di chi vuoi, dove e quando vuoi. Sei tu a dirigere il gioco con la tua mente, sei schiava e ugualmente padrona: sì, ecco come doveva sentirsi quella donna che veniva lambita e rifinita da due lingue. L’una, la più grande e la più veloce, si muoveva su tutto il suo corpo concentrandosi più su quei grandi seni, sul collo alto ed esile, sul ventre teso e morbido, l’altra lingua invece, più dolce, morbida e più eccitata era in mezzo alle sue gambe per gustare quel miele naturale che scendeva come la linfa da un albero, perché scorreva dall’uno per immergersi nell’altro, scambiandosi desideri, sensi, significati e passioni.

Quella lingua serpentina la penetrava lentamente leccandola nel contempo con equilibrio e con parsimonia, come se volesse rinviare ritardando di proposito un piacere immenso, ma nello stesso tempo ad attenderlo con ansia. Quel piacere però non arrivò, perché l’uomo spinse la donna che leccava con tanta passione e lui occupò il suo posto, la sua lingua era scatenata e selvaggia, per il fatto che io vedevo nettamente come entrava e come lucidamente usciva dal quel vortice: lui la stava scopando con la lingua. 

Lei adesso però voleva di più e nonostante fosse bendata s’alzò, afferrò il volto dell’uomo baciandogli le labbra impregnate dei suoi stessi fluidi. Da dietro, la donna si stava masturbando energicamente con intensità e con fervore, poiché si sfregava il clitoride accompagnandosi simultaneamente le dita alla bocca per apprezzare gustandosi questa volta appieno la sapidità di se stessa. 

Dalla mia finestra quell’impudica e libidinosa esibizione prosegue, io scorgo quella bottiglia in mano, mentre il becco è indirizzato verso i glutei dell’uomo. Si può notare lestamente un breve lampo che con l’oscurità avvolge inghiottendo tutti, persino il mio estremo, immenso e urgentissimo piacere, perché pure io assisto in pieno a quello sregolato e traviato spettacolo, sono al culmine, per il semplice e genuino fatto che al presente in modo ritmato mi sto masturbando in modo sincrono assieme a loro, fino all’esplosione del mio intimo, solitario e vigoroso piacere. 

{Idraulico anno 1999}  

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