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Erotici Racconti

Premura e partecipazione

By 10 Ottobre 2017Febbraio 5th, 2023No Comments

E’ un venerdì di fine ottobre, il tempo non è né bello né brutto, è malgrado ciò alquanto indefinito, quasi diabolico e malvagio, Liliana è in piedi in cucina che beve il suo primo caffè mattutino, nero e amaro come il suo stato d’animo. Lei non ha fame, giacché lo stomaco è agguantato da una sgradevole morsa, lei guarda studiando il calendario con le annotazioni e quella penna che copre le date. Fra pochi giorni compirà quarantasette anni d’età, si tocca la guancia destra, ha un po’ di dolore e pensa alla sera prima, alla scossa e al cervello che ha armato le sue mani distruttive, quando ha scaraventato il piatto dell’arrosto per terra, alle roventi parole uscite fuori come serpi, definizioni fisiche le sue eruttate come lava. Una rabbia non contro qualcuno né qualcosa di specifico, bensì collera e rancore, punto e basta. 

Adesso prova disgusto, imbarazzo e vergogna, dato che decide di ritornare a letto mentre il marito dorme con un’espressione mite. Lei lo guarda, in quanto è la colonna portante della casa, il suo porto sicuro, lo stabilizzante naturale dell’umore, come s’autodefinisce, eppure lei è una furia incontrollata, devastante e pervasiva, per il fatto che lo aveva sfidato la sera prima con quell’inedita ostilità primitiva e piuttosto rozza. Lui per la prima volta era sceso nell’arena emotiva di lei, aveva perso la pazienza e l’aveva picchiata con furia cieca, sì, proprio lui, l’uomo bilanciato, mite e pacifico, incapace del maltrattamento e della violenza, in quanto era per lei invece sostanza esistenziale. 

Lui l’aveva battuta sulla schiena e sulla testa e quel dolore l’aveva placata all’istante, dal momento che nessuna parola era uscita dalla sua bocca, intanto che la mente era occupata a registrare una sensazione nuova, il corpo percepiva come non captava sorprese da tempo per quell’uomo con il quale viveva ormai da quasi quindici anni, quando lei era in balia della tempesta allora gli vomitava addosso tutta la sua agitazione, la devastazione, la disperazione e l’irritazione e lui scappava anche fisicamente. Più d’una volta, invero, se n’era andato da casa lasciando che Liliana riprendesse il controllo, che esaurisse totalmente quell’energia negativa e sanguinaria che le infestava rudemente l’anima e burberamente il corpo, lei rimaneva da sola come una bestia rabbiosa e violenta che ha ferito cercando di leccarsi a suo modo le piaghe, però ieri no, perché ieri l’uomo assennato, equilibrato e posato aveva insperatamente reagito contrastandola con violenza cieca e Liliana aveva provato paura, poi si era messa a scrivere furiosamente sbattendo sui tasti del PC come per volerli annientare.

Attualmente lui riposa beato, solamente lei è adesso sveglia alle sei d’una domenica mattina, con i pensieri che la sua piccola testa non riesce né ad accogliere né a contenere, dal momento che cozzano stridendo l’uno contro l’altro come macchinine all’autoscontro che generano calore, un ardore e una convinzione sennonché inconsulta, insana e maniaca. Liliana ha dimezzato addirittura le dosi degli antiepilettici e degli antidepressivi, perché questa è la cura che gli psichiatri prescrivono per chi soffre di disturbo bipolare, quella condizione d’instabilità emotiva, una continua e prolungata discontinuità e un’oscillazione fra picchi d’euforia e baratri di depressione. Dovrebbe addirittura aumentare le dosi, raddoppiarle, perfino triplicarle come dai suggerimenti dello specialista, perché così frastornata e intontita sarebbe unicamente una spettatrice della sua vita, che le fluirebbe davanti come un film mediocre dalle tinte grigie, invece lei i colori vuole vederli tutti. Una volta per tutte entra sotto le coperte in posizione fetale, in un’auto abbraccio che le dà calore, lui si muove, avvicina una mano e le sfiora la coscia. Che situazione, ma guarda un po’, ha voglia di me, com’è possibile? E soprattutto, perché sfiorarmi dopo tutto il veleno che io gli ho sputato addosso ieri sera? Perché non mi fa del male torcendomi la pelle, perché quest’inattesa delicatezza? Come fa ad amarmi e a desiderarmi ancora? Queste continue riflessioni le rimuginano arrovellandole la mente. 

Questa volta decide d’assecondarlo, d’incoraggiarlo, per quanto è stata crudele e spietata la sera prima, per ringraziarlo d’aver finalmente reagito. Il problema è che Liliana non sente niente, non può accusare né incolpare gli antidepressivi, perché ha quasi smesso. Lei avrebbe indubbiamente bisogno d’un adeguato lubrificante, perché lei a quarantasette anni d’età ha un corpo da femmina trentenne. Al momento prova cercando di scervellarsi su concetti e nozioni più indecorose, lascive e sconce per essere una puttana con un cliente, malgrado ciò ha la fica asciutta. Come posso essere così fredda? In quell’istante allunga le gambe, s’inarca un poco, imita la donna che accoglie il suo uomo, le sue dita salgono solleticandole il clitoride, carezzano le labbra, poi le inumidisce di saliva e scivola dentro. Liliana cerca di fermare il vorticoso ondeggiare dei suoi pensieri per essere solo un corpo, malgrado ciò non ci riesce, allarga le gambe, sospira in silenzio con dei movimenti impacciati e maldestri, lui entra intimamente in lei, eppure agl’inizi della loro storia d’amore lo facevano per ore, come due animali con estro e con una famelica ispirazione senza saziarsi mai. Che cos’era successo? Come si poteva arrivare a questa scena così difficoltosa, sgradevole e penosa? Liliana prova vergogna per sé, per quell’uomo che elemosina supplicando al presente sesso dalla sua donna.

Lei lo accoglie fermamente con attaccamento e con devozione, quel corpo al momento è inerte e passivo, giacché lui non può vedere i suoi occhi, poiché resterebbe sbalordito e sconcertato. C’è un’evidente amarezza, un chiaro disgusto e un’indiscussa repulsione, quella profonda malinconia per qualcosa che a lei manca da troppo tempo per arricchire indubbiamente le sue giornate, gonfiando in conclusione efficacemente sia il cuore quanto l’anima. Lui è sempre stato un esperto scopatore, dotato d’autocontrollo, di centimetri e perfino di grande fantasia, però adesso quelle qualità diventano irrimediabilmente difetti, imperfezioni e svantaggi. Liliana vorrebbe adesso che lui sborrasse talmente in fretta, come si fa però, pensandoci bene, a raggiungere ragionevolmente un orgasmo scopando una statua? E’ amaro, angoscioso e penoso, il sapore che ha in bocca adesso Liliana, tutto ciò non per mezzo del caffè, ma è la vita stessa che per il momento ha perso la gamma e la varietà di sapori e di sensazioni.

Il tempo intanto trascorre calmo, implacabile e silenzioso, Liliana ha vari amanti, Liliana sperimenta emozioni, ribellioni e trasgressioni, quell’uomo nero l’ha portata silente per mano in quel mondo dove attualmente è rimasta, perché oggi può camminare da sola, visto che i farmaci sono soltanto un ricordo lontano. La sua bulimia sessuale a lungo trattenuta è esplosa in un arcobaleno dalle tinte forti, adesso Liliana ha fame, un vigoroso appetito e un’incredibile smania di vita, di piacere sconfinato, d’appagamento mischiato al dolore, di parole sommesse e di suoni laceranti, di cera bollente e di baci, di denti e d’orgasmi, di saliva e di sperma, di lacrime e di sangue. 

In questo momento lo rivede, ebbene sì, lui, l’amore d’una vita, l’uomo che adesso non l’ama più, che la disprezza, la odia e la sottovaluta, che vorrebbe ammazzarla con le sue mani. La donna che ha amato in modo energico, eroico e glorioso, che gli ha rubato quindici anni di vita che non torneranno più. In questo momento si trovano nello studio del legale per dare una svolta, per ottenere un senso e un significato coerente, tanto da essere concorde e logico per la loro separazione, per decidere di privazioni, di soldi, di rinunce, di sacrifici, di case, pieni d’orari d’adempiere e di tabelle da rispettare. Lui arpiona i suoi occhi con i suoi e Liliana si specchia per la prima volta, perché riconosce comprendendo l’animale che è nato dall’afflizione, dalla disperazione e dal dolore. Gli occhi, la bocca, la pelle, adesso in lui tutto è diventato inospitale, selvaggio e scortese, in quanto ne sente avvertendone chiaramente la natura primitiva. All’istante si riconosce identificandosi in conclusione in quell’uomo così uguale, così diverso, perché tutto si confonde, complicandosi e scompaginandosi nella sua mente sbalordendola e disorientandola. 

Lei non origlia né presta attenzione alle nozioni che al presente l’avvocato gli sta esponendo, tuttavia firma e sorride, perché è realmente confortante per una volta recitare simulando la parte dell’oca felice, positiva e spensierata. In conclusione entrambi discendono le scale allontanandosi da quella casa signorile del centro storico, è già buio, in quanto adesso s’avverte il freddo ed è pure umido, sul pianerottolo lui balza su di lei come una fiera aggredendola, la spinge contro il muro, lui è ruvido, le graffia la pelle del viso, la morde sulla nuca, sul collo e finalmente la tensione si scarica sgravandosi fra i loro corpi. Dopo anni in cui lui indietreggiava davanti alla furia incontrollata di lei, adesso lui è puro istinto, appetito e ghiribizzo istintivo, intenzione e voglia animale, perché è lei la preda da domare, per il fatto che finalmente si fondono in una mescolanza di fluidi e di suoni soffocati, muovendosi uno sull’altro così come agisce l’acqua del mare in burrasca. 

E’ lui il suo domatore, il personale educatore, perché il loro è amore misto a malevolenza, odio e risentimento, che arma fortificando le sue mani in modo univoco. Una vera inimicizia e un disprezzo viscerale, perché composto, intrecciato e sovrapposto di passione, ma anche di condivisione, di conoscenza e di tenerezza, perché lui è il suo uomo, il suo padrone, il suo tutto. Lui ha visto i figli strillanti uscire dal suo basso ventre, l’alienazione, la follia e lo squilibrio divampare scatenandosi dalla sua bocca, la gioia di farla urlare a squarciagola, finché ormai priva di voce si rannicchiava contro il suo torace inzuppandogli i peli di lacrime. 

Lui tutto questo lo sa molto bene, lo comprende afferrandolo svisceratamente, in quanto non potrà giammai dimenticarlo, perché ha annusato, captato, sentito, sperimentato e vissuto radicalmente con tutti e cinque i sensi, con tutte le percezioni e i sentori di lei, Liliana al momento è sua, perché malgrado ciò che è avvenuto lo sarà ininterrottamente per sempre. 

{Idraulico anno 1999} 

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