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Pretty Woman: la sceneggiatura segreta (1a di 2)

By 15 Gennaio 2025No Comments

Edward Lewis (Richard Gere) era un affarista miliardario: la sua strategia lavorativa consisteva nel rilevare compagnie e aziende in difficoltà economiche, sull’orlo del fallimento, per poi rivenderle in piccole parti, in modo che il ricavo di vendita fosse di gran lunga superiore al costo sostenuto per l’acquisto.

Mentre si trovava a Los Angeles, sulla Hollywood Boulevard, si era perso in quella tentacolare metropoli, accostando la macchina ad un marciapiede, per chiedere indicazioni, aveva incontrato una giovane prostituta di nome Vivian Ward (Julia Roberts), che si era dimostrata disposta ad aiutarlo in cambio di una piccola somma di denaro.

Viivian, gran bella ragazza, sembrava un po’ scompigliata, infatti era appena scesa dall’auto di un portoricano, e gli stava ciucciando il grosso cazzo, quando il telefono dell’uomo aveva cominciato a suonare: era una chiamata importante, e visto che il ‘sevizio’ era già pagato, l’uomo dovette accelerare quel delizioso ‘stantuffo orale’ in su ed in giù, che Vivian esperta gli stava facendo, e prendendola con le mani dietro la nuca , aveva spinto il suo ‘palo’ fino in fondo alla gola e gli era venuto tutto dentro, riempiendole la bocca di bianco liquido.

Quando la voce di Edward la richiamò dicendole: «Scusi signorina, lei saprebbe dirmi la strada per l’hotel Reginal, mi sono perso…», la ragazza cercando di sistemarsi i capelli, e di pulirsi i residui su guance e labbra, con il sapore nauseabondo che le impastava la bocca, aveva risposto: «Cero che so dov’è, ma è difficile da spiegare a parole, se vuole la accompagno, diciamo per 50 dollari, non mi sembra che se la passi male dopotutto, ok?» Lei astuta, aveva appena soddisfatto per 30 dollari un puzzolente e grasso portoricano, non le pareva vero di intascarsene 50 al caldo di quella lussuosa macchina: una LotusEspritSE. E Vivian di motori se ne intendeva, suo padre aveva lavorato una vita in un garage in uno squallido sobborgo di San Francisco, e sapeva, anche che il presidente degli Stati Uniti George Bush (padre), ne aveva ordinata una simile per sostituire la Cadillac Fleetwood del 1983, utilizzata durante l’amministrazione di Ronald Regan, – non da poco, dev’essere proprio ricco questo qua – aveva pensato.

Vivian era una prostituta che lavorava sulle strade trafficate di Los Angeles. Aveva messo da parte i sogni romantici, e sviluppato un lato pratico e cinico della vita, che le permetteva di accantonare il cosiddetto “sogno americano” e di fare di tutto per sopravvivere.

I due raggiunsero l’hotel dove doveva recarsi Edward, e lui invaghito di quella bellissima ragazza dai capelli castani e gli occhi nocciola, le aveva chiesto di rimanere e di passare la notte con lui. Certamente colpita dalla signorilità ed eleganza di quel imprenditore, Vivian aveva accettato di buon grado, intravedendo anche la possibilità di ricavarci qualche dollaro extra, tra l’altro in una camera ‘de luxe’, con tutti in comfort: dall’idromassaggio, al frigobar pieno; e poi quel quarantenne la stimolava, e le faceva avvampare e surriscaldare l’interno delle cosce.

– Stasera che non volevo neppure uscire, e guarda che fortuna… Potrei telefonare a Kit, e dirglielo… meglio domani, vediamo ocsa mi aspetta. – aveva pensato guardandosi allo specchio del gigante ascensore che li portava in camera. Cercò di avvicinarsi, ma lui quasi non accorgendosi delle sue intenzioni si era girato dall’altra parte, guardando l’orologio.

La notte dormirono in un lettone caldo e morbido, ma non si sfiorarono neppure, Edward non sembrava intenzionato a nessun approccio sessuale, anche se aveva preso sonno con un’erezione che lo infastidiva, mentre lei con la sua calda mano aveva iniziato a sfiorarsi da sola la sua ‘passerina’, cercando di trattenere i sospiri, visto l’inerzia di lui. Ma avere in parte un uomo che non la desiderasse, la destabilizzava e rendeva il suo solitario e tentatore gioco quasi inconsistente di passione.

Il giorno dopo, quando Vivian si stava preparando per tornare a casa sua e alla sua solita vita, si era alzata da letto indossando solo il perizoma, mostrandogli il suo meraviglioso culetto tonico, e due tettine non troppo grandi, ma sode e con due capezzoli rosa e turgidi da far impazzire chiunque.

Edward, era andato a farsi la barba, e tornato, quando lei, sconsolata, oramai era vestita, le aveva fatto una proposta davvero ghiotta: per una cifra esorbitante le chiedeva di rimanere al suo fianco per tutta la settimana in cui lui doveva soggiornare a Los Angeles, facendogli compagnia e, soprattutto, accettando di partecipare ad alcuni eventi mondani legati al lavoro che l’uomo stava cercando di portare a termine, e che riguardava l’acquisizione di un’azienda.

Tra desideri celati e tentazioni latenti il loro rapporto d’affari pareva procedere molto bene, ma Edward cominciò a provare qualcosa di inaspettato per Vivian, una sorta di morbosa e impensata gelosia, soprattutto quando Vivian aveva stretto amicizia con il portiere del ricco albergo in cui risiedevano.

Un pomeriggio che Edward era tornato in hotel prima del solito, non vedendo il portinaio, a cui voleva chiedere se c’era qualche messaggio, o qualche telefonata arrivata in sua assenza, incuriosito da strani rumori provenienti dal sottoscala che portava ai sotterranei, aveva visto Vivian inginocchiata giocare con la bocca tra le gambe del ‘concierge’ e nell’intravedere di nascosto: le sue labbra e la sua mano andare avanti e indietro all’unisono, la testa di lui girata indietro, il suo pene iniziò a farsi duro, e abbassandosi la cerniera si era masturbato venendo velocemente, e con un senso di fastidio e di disprezzo per quella ragazza che oramai voleva sua.

Oltre alla cifra pattuita, Edward per tenerla lontana da quegli impuri svaghi che lo irritavano a morte, le aveva dato un’ingente somma di denaro, per comprarsi qualche vestito da indossare durante le cene di affari, alle quali avrebbe dovuto accompagnarlo.

Vivian si era diretta così a fare shopping sulla Rodeo Drive, ma era stata snobbata dalle commesse che l’avevano derisa a causa della sua apparenza trascurata e volgare. Inizialmente anche il direttore del negozio si era dimostrato sorpreso, ma aveva deciso comunque di aiutarla a comprare un vestito. A sera Edward tornato in camera, rimase visibilmente stupito dalla trasformazione di Vivian, quell’abito la faceva splendere in tutta la sua giovane bellezza.

Durante la cena di lavoro, Edward aveva fatto presente di voler acquistare e poi smantellare la società di James Morse e quest’ultimo, arrabbiato, aveva abbandonato la cena insieme a suo nipote.

La mattina dopo, Vivian raccontò ad Edward ciò che le era accaduto il giorno prima sulla Rodeo Drive, e stavolta insieme erano tornati in quella strada ma in un negozio diverso. Dopo aver mostrato le carte di credito al direttore e avergli intimato di trattare la ragazza con tutti i riguardi, Edward se ne era andato, così Vivian si era sbizzarrita acquistando un’ingente quantità di abiti, poi, presa dalla voglia di rivalsa, era passata dal primo negozio, umiliando le commesse che l’avevano trattata senza rispetto il mattino precedente.

Il giorno seguente, Edward e Vivian sarebbero dovuti andare ad una partita di polo; anche la sera prima Vivian aveva cercato, uscendo dalla doccia nuda, di invitare l’uomo d’affari a toglierle quelle voglie: erano tre giorni che non aveva rapporti completi, oltre ai due ‘giochetti orali’, ed ora bramava, smaniava di farsi scopare, ma Edward sembrava di tutt’altro avviso. – Non posso credere che non gli piaccio, che non mi trovi attraente, io gli farei di tutto, sarà per caso gay? – così, con questi pensieri si era addormentata insoddisfatta.

Al campo di polo, Vivian chiacchierava e sorrideva con David Morse, il nipote dell’uomo coinvolto in affari con Edward, ma quest’ultimo poco tollerava quei comportamenti lascivi e provocatori di Vivian, ma non poteva intervenire perché stava parlando con il suo avvocato Philip Stuckey.

Philip, visto l’atteggiamento fin troppo amichevole di Vivian e David, aveva cominciato a preoccuparsi dell’onestà della ragazza e chiese se c’erano possibilità che lei fosse una spia. Edward lo rassicurò dicendogli che era una prostituta conosciuta per caso, così, a partita finita, l’avvocato era andato da lei e si era offerto di assumerla, per portarsela a letto, una volta finito con Edward, ma lei aveva rifiutato e lui l’aveva insultata dicendole: « Anche se fai la santerellina, mi ha detto che lavoro fai, ho visto come ti trastullavi con il nipotino di Morse, brutta troia, preferisci lui a me? Quello dopodomani sarà un morto di fame senza la sua azienda»

Quando tornano in albergo, lei si era dimostrata furiosa con Edward per aver raccontato a Philip la sua professione e decise così di andarsene, ma lui era riuscito a fermarla davanti all’ascensore convincendola, scusandosi, di portare a termine la settimana.

Il giorno successivo, Edward aveva lasciato il lavoro prima del solito, portando Vivian a vedere uno spettacolo a San Francisco con il suo jet privato. Al buio della galleria del teatro Vivian, colta da un capriccio erotico che le aveva fatto bagnare le mutandine dal desiderio di fare sesso, aveva allungato la mano sopra il pantaloni di Edward, che per un po’ si era lasciato andare, ma poi le aveva spostato il braccio.

Una volta ritornati all’hotel, i due giocarono a scacchi e Vivian aveva convinto Edward a prendersi un altro giorno di ferie, e lasciar stare l’azienda dei Morse, invaghita, ma questo lo tenne per se, del rampollo e nipote di quella famiglia.

Così i due avevano trascorso l’intera giornata insieme, sentendo che qualcosa stava nascendo, e quando Edward era entrato nella stanza aveva trovato, Vivian completamente nuda, con le gambe oscenamente aperte che si stava toccando con l’indice ed il medio, e li faceva roteare schiacciandosi il clitoride, che soave appariva tra i peletti scuri che coronavano quella fica perfetta. Ai suoi sospiri e quando con l’altra mano si era infilata dentro la ‘fessurina’ un piccolo toy, Edward rimase senza parole, scrutandola con il cervello che si riempiva di frenesia, ed il sangue che gonfiava il suo membro. L’appetito, la fame e la sete per quel corpo che lo chiamava a se, si era fatto devastante e brutale e si era spogliato in fretta, mettendosi sopra di lei e l’aveva penetrata di colpo, senza preamboli. Spingeva a ritmo forsennato, ma lei esperta e di mestiere, l’aveva fatto uscire e si era inginocchiata tra le sue gambe e guardando quel piccolo cazzetto aveva cominciato a ciucciargielo. Ne rimase in parte delusa, 12 cm in tutto però era duro come fosse di marmo. Le stava tutto in bocca, poi quando aveva capito che lui stava per venire si era fermata, si era tirata sopra la sua faccia con le cosce divaricate, e gli aveva messo la fica bagnata dai suoi succhi dolciastri, in faccia, lasciandolo leccare e mordicchiare le sue labbra vaginali e il suo clitoride. Con la bocca Edward era veramente bravo e di lì a poco Vivian ebbe un sussulto, e ansimando era venuta, godendo forte con tutto i corpo percorso da spasmi di piacere. e da brividi di estasi. Poi Vivian si era messa a 90, sperando di sentire di più, più in profondità il cazzo di Edward, ma lui dopo pochi colpi era venuto dentro lei, lasciandole solo la calda sensazione dello sperma che ora refluiva fuori dalla sua vagina. Era stata la prima volta, ma lei non si era tolta tutti i pruriti, ma sentiva che: il sentimento che provava, ed il conto in banca forse potevano bastare ad avallare quella, di sicuro non per lei, piccola defezione. Poco prima di addormentarsi tra le braccia di Edward, Vivian ammise di essersi innamorata di lui.

Durante la colazione del giorno successivo, Edward offrì a Vivian un appartamento in cui vivere così da poter continuare a vederla. Lei si era sentita offesa dalla proposta e l’aveva rifiuta, offendendosi.

Quella mattina, dopo che Edward era andato a lavoro, Kit, la giovane prostituta che coabitava con Vivian, l’aveva raggiunta in hotel e quest’ultima si era resa conto che l’amica si stava innamorando, anche se qualcosa non le sembrava quadrare, ed alle parole di Vivian tutto le fu più chiaro: «Kit, lui è stupendo, straricco, elegante, un signore, mi tratta come una principessa ma… » e si era bloccata, ma l’amica curiosa voleva sapere: «Dai dimmi cosa c’è che non va, questa è la tua favola felice, lui è il tuo principe, cosa vuoi di più? » « Kit, non so… tu credi che mi basteranno 12 cm di cazzo per tutta la vita? Ieri notte abbiamo scopato, bon ‘scopato’ è un termine grande, è bravo a leccarmela, ma con il pisellino così piccolo io non mi accorgo di averlo dentro. Ti ricordi Jack, il nigeriano che ci siamo fatte insieme, ti ricordi il suo maestoso bastone, quello era divertimento, quello si portava via tutte le voglie con se quando finiva, non Edward con un ‘lombrichino’, duro, anzi durissimo, ma minuscolo… Non so…» Kit aveva pensato che per lei non sarebbe di certo bastato, ma poteva farsi un amante o più di uno, ma non aggiunse altro ed il discorso si chiuse lì.

Nel frattempo Edward aveva incontrato il signor Morse per chiudere l’affare, ma all’ultimo, in una sorta di crisi di coscienza data dall’amore per Vivian, decise di non comprare più l’attività e anzi, si era offerto di aiutarla economicamente. L’avvocato Stuckey chiedendo spiegazioni a Edward, non aveva avuto risposte da quest’ultimo se ne era andato senza rispondergli.

Poco dopo l’avvocato raggiunse l’hotel in cui Edward alloggiava, per chiedere spiegazioni, ma aveva trovato Vivian con indosso una vestaglietta nera semitrasparente, che lo aveva fatto eccitare all’istante. Si era avvicinato a lei ,che non pareva spaventata, aveva iniziato a baciarla e a toccarle le tette, Vivian aveva voglia, la tentazione era forte, voleva essere posseduta, e quando palpando il suo membro teso ed eretto e lo aveva visto così lungo e grosso, si era sfilata il perizomino girandosi per farsi penetrare da dietro. In quell’istante però il rumore dello scatto della porta li aveva fermati, e lei ritraendosi rapida, al vedere gli occhi incazzati di Edward, aveva mentito gridando tra le lacrime: «Mi stavo cambiando, ha cercato di violentarmi questo stronzo, devi licenziarlo, è un bastardo. Vieni qui abbracciami. » Edward non volle sentire scusa da Philip e sbattendolo fuori dalla porta gli disse di non farsi mai più vedere.

Edward, oramai completamente innamorato, stava cercando di convincere Vivian a rimanere con lui: solo nel caso lo volesse e non per i soldi, ma lei, insicura, aveva rifiutato ancora e era ritornata all’appartamento che condivideva con Kit.

Dopo aver donato un po’ di soldi alla sua amica, Edward era stato molto generoso con Vivian per quella settimana di ‘lavoro’, Kit aveva promesso di usare quei dollari per frequentare una scuola d’estetista, che l’avrebbe tolta dalla strada.

Vivian aveva deciso di partire, subito dopo che Edward se ne fosse andato, per San Francisco per riprendere gli studi e tornare ad una vita normale. Edward però salendo in macchina con l’autista, anziché andare all’aeroporto dove era diretto, raggiunse l’appartamento di Vivian.
Lui lì le aveva dichiarato il suo totale amore e la voglia di averla sempre con lui, e sulla scala antincendio infine i due si erano baciati appassionatamente.

(questo, anche se condita e farcita dalla sfera sessuale un po’ osé, ma che può essere del tutto veritiera, ci racconta come il film finisce, tipo: “e tutti vissero felici e contenti”, ma andò davvero così?, fu davvero amore eterno?… Lo scoprirete nella seconda e ultima parte mai uscita, per ora, al cinema.)

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